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lunedì 7 ottobre 2019

Kyôshû* [di Takehiro Nakajima, 1988]


Milano 21. 7. 70

Miei carissimi cugini,
l’amata ed adorata zia Bettina ci ha anch’essa lasciati, scavando nel nostro cuore un abisso ancor più profondo di quello lasciato dagli altri nostri cari, perché in Essa avevamo riversato tutto il nostro affetto e la nostra devozione.
Una così dolorosa notizia è giunta a me come all’ultimo dei conoscenti, con tanti giorni di ritardo, come se nulla mi avesse legato alla cara zia. Così adesso son qui a scrivere una lettera che non avevo la forza di incominciare, per farvi giungere una parola di conforto che non riesco ad esprimere, tanta è l’amarezza e lo sconforto per non esservi stato vicino, per non aver potuto insieme a voi porgere anch’io il mio tributo di affetto e di amore a quella zia cara, che mi ha coperto di premure amorevoli, di affetti soprattutto nei momenti più delicati della mia adolescenza.
Adesso non rimane che il ricordo, ma nel mio ricordo Essa sarà sempre viva, perché La porterò nel cuore assieme alla mamma, allo zio Michele, allo zio Luigi. Nel farvi coraggio per superare questa nuova prova impostaci dall’Alto, vi stringo tutti in un caloroso, affettuoso abbraccio e unisco le mie alle vostre preghiere invocando che dal Cielo scenda la benedizione dei nostri cari

Sempre più aff.mo
                               Mimmo

A quasi quasi cinquanta anni dalla morte della nonna Lisa, questa lettera di Mimmo Diaco, classe 1939, rinnova il dolore per la scomparsa di una presenza avvertita dalla nascita. Tanto più grande è il dolore postumo a causa di quel umile rimprovero che Mimmo rivolge ai cugini. Ma è anche una lettera di dispiacere che possiamo estendere a tutti i nostri cari che non ci sono più.

*Kyôshû, io ricordo

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