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mercoledì 14 novembre 2018

Il piacere della sua compagnia [di George Seaton,1961]



Totò Delfino era un vero platiese e del paese amava tutto: persone, luoghi e cose. Anche dopo che si era trasferito a Bovalino, godeva nel ritornare a percorrere le strade dove era cresciuto, seguiva i tornanti della montagna soffermandosi a immortalare con la sua macchina fotografica le cime, le vallate e i torrenti. Volendo parafrasare il titolo del romanzo dello scrittore Thomas Mann, per lui, l’Aspromonte era “la Montagna incantata”. Terra, casa e vita di cui si nutriva ogni giorno di storie, leggende, colori, odori e suoni come quello dello scorrere dell’acqua della fiumara, che per lui era musica che lo accompagnava durante le ore di studio o di scrittura. Lui per noi era un amico, un goliarda che amava la compagnia. Sono indimenticabili le serate d'estate quando si passeggiava fino a notte fonda scherzando e ridendo. In sua compagnia non c’era la separazione per gruppi d’età e molti eravamo più giovani di lui, ma si trovava benissimo perché aveva la leggerezza dello spirito giovanile. A quel tempo la strada era luogo d’incontro, il circolo di tutti, il teatro all’aperto dove ognuno recitava la sua parte. Noi, più giovani lo ascoltavamo con piacere perché era una fucina di aneddoti, di racconti scherzosi e lui amava raccontare e raccontarsi, compiacendosi di essere ascoltato. Totò Delfino è stato un giornalista attento alle problematiche sociali, professore e preside stimato. Da politico ricoprì il ruolo di consigliere e assessore provinciale. La sua penna era proverbiale per l’ironia leggera e mai offensiva. Alcuni suoi pezzi giornalistici sono quadri di vita quotidiana. Una vita semplice, umile, ingenua e decorosa da cui traeva la sua ispirazione. Basta ricordare qualche suo brano come “Rocco in frac”, “Il cappotto”, “Le anime del Purgatorio” che sono dei piccoli capolavori. I suoi libri, “Gente di Calabria”, “Amo l’Aspromonte”, “Il raglio dell’asino”, rappresentano il grande affresco di una terra dalle mille sfaccettature, il condensato di storie e uomini osservati e descritti nei tratti somatici e caratteriali con pennellate simili a quelle di un abile pittore. Sono passati dieci amai dalla sua scomparsa ed oggi ci siamo riuniti per ricordarlo. Ci piace immaginare che lui sia qui di fronte a noi che ci osserva con aria ironica e divertita, contento di ascoltarci. Noi lo salutiamo, dicendogli: “Ciao caro Totò, ben tornato nel tuo amato paese.”
 Pasquale Violi

Nota. Alla serata del cinque novembre scorso Pasqualino Violi non potette intervenire. Il testo inviato agli organizzatori si sarebbe dovuto leggere durante il corso della manifestazione ma il tempo gli fece danno e così lo scalpitare dei presenti dato il prolungare degli interventi. Oggi si tenta di riparare anche perché il tributario dell’evento è (ri)visto con gli occhi di un altro platiotu. La foto d'apertura la trovate dispersa nel web.






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