Totò
Delfino era un vero platiese e del paese amava tutto: persone, luoghi e cose.
Anche dopo che si era trasferito a Bovalino, godeva nel ritornare a percorrere
le strade dove era cresciuto, seguiva i tornanti della montagna soffermandosi a
immortalare con la sua macchina fotografica le cime, le vallate e i torrenti.
Volendo parafrasare il titolo del romanzo dello scrittore Thomas Mann, per lui,
l’Aspromonte era “la Montagna incantata”. Terra, casa e vita di cui si nutriva
ogni giorno di storie, leggende, colori, odori e suoni come quello dello scorrere dell’acqua della
fiumara, che per lui era musica che lo accompagnava durante le ore di studio o
di scrittura. Lui per noi era un amico, un goliarda che amava la compagnia.
Sono indimenticabili le serate d'estate quando si
passeggiava fino a notte fonda scherzando e ridendo. In sua compagnia non c’era
la separazione per gruppi d’età e molti eravamo più giovani di lui, ma si
trovava benissimo perché aveva la leggerezza dello spirito giovanile. A quel
tempo la strada era luogo d’incontro, il circolo di tutti, il teatro all’aperto
dove ognuno recitava la sua parte. Noi, più giovani lo ascoltavamo con piacere
perché era una fucina di aneddoti, di racconti scherzosi e lui amava raccontare
e raccontarsi, compiacendosi di essere ascoltato. Totò Delfino è stato un giornalista
attento alle problematiche sociali, professore e preside stimato. Da politico
ricoprì il ruolo di consigliere e assessore provinciale. La sua penna era proverbiale per l’ironia leggera e mai offensiva.
Alcuni suoi pezzi giornalistici sono quadri di vita quotidiana. Una vita
semplice, umile, ingenua e decorosa da cui traeva la sua ispirazione. Basta
ricordare qualche suo brano come “Rocco in frac”, “Il cappotto”,
“Le anime del Purgatorio” che sono dei piccoli capolavori. I suoi libri, “Gente
di Calabria”, “Amo l’Aspromonte”, “Il raglio dell’asino”, rappresentano il grande
affresco di una terra dalle mille sfaccettature, il condensato di storie e
uomini osservati e descritti nei tratti somatici e caratteriali con pennellate simili
a quelle di un abile pittore. Sono passati dieci amai dalla sua scomparsa ed
oggi ci siamo riuniti per ricordarlo. Ci piace immaginare che lui sia qui di
fronte a noi che ci osserva con aria ironica e divertita, contento di ascoltarci.
Noi lo salutiamo, dicendogli: “Ciao caro Totò, ben tornato nel tuo amato
paese.”
Pasquale Violi
Nota. Alla serata del cinque novembre scorso Pasqualino Violi non
potette intervenire. Il testo inviato agli organizzatori si sarebbe dovuto
leggere durante il corso della manifestazione ma il tempo gli fece danno e così
lo scalpitare dei presenti dato il prolungare degli interventi. Oggi si tenta
di riparare anche perché il tributario dell’evento è (ri)visto con gli occhi di
un altro platiotu. La foto d'apertura la trovate dispersa nel web.
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