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domenica 25 novembre 2018

Il destino di un uomo - Redemption Song


All I ever had, is songs of freedom
Johnny Cash-Joe Strummer-Bob Marley



Nonno non aveva un bel carattere: era autoritario e, diciamolo, rompiscatole. Nel ventennio era stato coinvolto nel partito fascista ed il vizio del comando gli era rimasto. Rimproverava chiunque sospettasse di comportamenti non adeguati: figli, cugini e compaesani. Mio padre mi raccontava che, per non mettersi nei guai, non rispondeva mai direttamente alle sue domande, specialmente se lo apostrofava con il voi. Questa era una loro tipica conversazione:
Peppantoni: - Aundi jistivu?
Pasqualino: - Aundi jia?
Peppantoni: - Chi facistivu?
Pasqualino: - Chi fici?
Peppantoni: - Cu ccu’ eruvu?
Pasqualino: - Cu ccu’ era?
Però, come nipote, io non lo temevo e lo adoravo. Peppantoni, che pure non era proprio felicissimo per la mia nascita visto che il figlio aveva diciannove anni, è sempre stato dalla mia parte.

Forse è il ’57, io ho quattro anni e siedo sulle scale interne della casa dei nonni con il grembiulino dell’asilo, il cestino di latta e piango disperata. Entra Peppantoni dal portone principale: o non è partito o è rientrato a prendere qualcosa. Mi vede e urla sia per farsi sentire dalla moglie al primo piano sia per sovrastare il mio pianto:
“Pacchì ciangi a fijjiola?”
“Non voli u vaji all’asilu”
“E cu tutti i fimmini chi ‘ndavi ‘nta sta casa, a fijjiola chi bisognu ‘ndavi u vaji all’asilu?”
Tutti i fimmini” erano mia nonna, le sue ultime due figlie di undici e otto anni, la bisnonna Cata e forse un’altra figlia adulta, mia zia Giuseppina. Quindi rimasi fra i piedi di mia nonna almeno per un anno, non credo con sua grande gioia.

Anni dopo, quando dall’Abruzzo tornavo a volte d’estate al paese e stavo con loro, nonna Rosina mi teneva da parte le annate intere di “Famiglia Cristiana” che non lasciava buttar via perché “se no Rosalba cosa legge quando viene a stare qui?” e Peppantoni mi abboffava di cibo. Io non sono mai stata né inappetente, né magra, ma lui ci teneva a darmi la metà delle sue polpette che Rosina gli cucinava senza sale. Io, già satolla di ciò che la nonna aveva cucinato per noi, ingollavo anche le sue polpette per compiacerlo.

Di solito a fine estate la seguente conversazione intercorreva fra i nonni:
Peppantoni: - Rosina! Comu si lavasti i rrobbi da fijjiola?
Rosina:        - Comu l’attri, pecchì?
Peppantoni: - Si stringiru! Non vidi ca si vanno stritti?
Rosina:         - Non ennu i rrobbi chi si stringiru, ma ija chi si 'ngrassau! Na vidi?



Nelle foto appare sempre serio, quasi triste, ma in effetti non era così. Non era il più divertente degli uomini, ma nemmeno quell’uomo quasi sofferente dei ritratti. L’unica foto in cui è sorridente, è quella con mio fratello Pino che ha il suo stesso nome (Giuseppe Antonio di Pasquale). La foto è rovinata, ma questo vuol dire che è stata maneggiata spesso. Sul retro c'è la dedica alla figlia Ada ed a suo marito, che abitavano in Australia, dove c'è tutto l'orgoglio di nonno per il nipote maschio con il proprio nome. Una curiosità: l'anno precedente era nato Carlo, il figlio di Ada, in Australia, e mia madre aveva dato gli auguri al suocero che le aveva risposto: "Gli auguri me li farete quando sarete voi ad avere il figlio maschio". Rideva sotto i baffi perché era contento del nipote nato in Australia, ma non stava scherzando: voleva un nipote con il proprio nome.

Nell’altra foto è con i miei due fratelli Giuseppe Antonio, come lui, e Fabio. Saranno gli unici due nipoti maschi con il suo cognome fino a quando il figlio Francesco avrà Gian-Paolo in Australia, ma Peppantoni se n’era già andato molti anni prima. Ha conosciuto i due maschi della figlia Ada, ma loro hanno altro cognome. Tutte le altre siamo femmine: Rosalba, Maria Isabella, Maria Felicia, Rina, Rosalinda, Cristina, Bianca e Stefania. Però… il nipote Pino ha un figlio: Pasquale Perri di Giuseppe Antonio.

Nell’alba del ventunesimo secolo, nessuno dei figli o dei nipoti è rimasto al paese. Solo mio padre è voluto tornare per esservi seppellito. Una delle numerose diaspore delle famiglie che furono protagoniste della vita del paese fino agli anni ’60.
Rosalba Perri




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