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mercoledì 12 dicembre 2018

Desiderio, chap. 2 - ANNA


Non hai mai visto un uomo piangere 
apri bene gli occhi sai perché tu ora lo vedrai 
Lucio battisti

Capitolo due


ANNO 1892
Comune di Platì
REGISTRO
Degli Atti di Morte

N° 1

L’anno mille-ottocento-novantadue addì quattro gennaio a ore pomeridiane quattro e minuti venti nella Casa Comunale. Avanti di me Domenico Fera assessore anziano funzionante da sindaco perché quest’impedito.
Ufficiale dello Stato Civile del comune di Platì sono comparsi Antonio Agresta, di anni quarant’uno, bracciale domiciliato in Platì, e Pasquale Bartone, di anni trentanove, sagristano, domiciliato in Platì, i quali mi hanno dichiarato che a ore antimeridiane tre e minuti cinquanta di ieri nella casa posta in via Ariella al numero senza, è morta Musolino Anna, di anni settantaquattro, filatrice, residente in Platì, nata in Platì, da fu Francesco, bracciale, domiciliato in Platì vivendo vedova Antonio Trimboli.
A quest’atto sono stati presenti quali testimoni Giuseppe Romeo di anni cinquanta, bovaro, e Francesco Treccasi, di anni quarant’uno, bracciale, ambi residenti in questo Comune. Letto il presente atto a tutti gl’intervenuti, viene da me sottoscritto essendo loro analfabeti.
L’ufficiale dello Stato Civile
D. Fera

Come potete vedere, e questo lo ha verificato Rosalba, lo zio Ernesto anticipò di una decade la scomparsa di Anna. Devo confessarvi che nel ricopiare l’atto di morte mi sono commosso, tanto mi è apparso recente. E se Antonio Agresta è lo stesso dell’atto di morte di Antonio Trimboli, Pasquale Bartone che relazione aveva con il Rosario Bartone? 

Ed ora torniamo al 1837

Si certifica da me sottoscritto Arciprete di questa chiesa di Platì, che avendo riscontrato il libro battesimale, ho rilevato che Antonio Trimboli, figlio di Francesco e di Antonia Catanzariti, nacque a dodici settembre mille settecento settanta sette. In fede
Platì 3. Aprile 1837
Per uso matrimonio Franc. Arcipr.e Oliva

Si certifica da me qui sottoscritto Cancelliere Archiviario della comune di Platì che avendo fatto diligenza ne’ registri dello stato civile ho rilevato che Anna Maria Musolino figlia delli furono Francesco e Elisabetta Portulesi di questo Comune nacque a sette e fu battezzata a otto Marzo mille ottocento diciassette. A fede
Platì 1. Aprile 1837
Giuseppe Fera

Si certifica da me qui sottoscritto Cancelliere Archiviario della comune di Platì che avendo fatto diligenza ne’ registri dello stato civile ho rilevato che Francesco Musolino alias Errio, figlio del fu Damiano e della fu Domenica Staltari di questo Comune finì di vivere a sette Marzo mille ottocento trenta. A fede
Platì 1. Aprile 1837
Giuseppe Fera

Si certifica da me qui sottoscritto Cancelliere Archiviario della comune di Platì che avendo fatto diligenza ne’ registri dello stato civile ho rilevato che Elisabetta Portulese legittima moglie del fu Francesco Musolino, figlia delli furono Francesco Portulesi e Giuseppa Alfarone di questo Comune finì di vivere a ventisei Agosto mille ottocento ventidue. A fede
Platì 1. Aprile 1837
Giuseppe Fera

Si certifica da me sottoscritto Arciprete di questa chiesa di Platì, che avendo riscontrato il libro de’ morti. ho rilevato che Damiano Musolino, morì a tre del mese d’Agosto mille ottocento tre. In fede
Platì 3. Aprile 1837
Per uso matrimonio Franc, Arcipr.e Oliva

Hai ragione anche tu 
cosa voglio di più
Lucio Battisti

Nihil obstat perché Antonio e Anna possano presentarsi davanti all’Arciprete Francesco Oliva per farsi benedire. (continua)

lunedì 10 dicembre 2018

Desiderio [di Marcello Pagliero,1946]


"I got a bad desire". Bruce Springsteen




Ancora una storia minimalista da Rosalba Perri, caratterizzata attraverso atti e verbali redatti in un tempo in cui ancora la grafia ed il contenuto erano anch’essi minimalisti.
Come in Sunset Boulevard di Billy Wilder o Citizen Kane di Orson Welles andiamo ad incominciare dalla fine.



ANNO 1870
Provincia di Reggio-Calabria
Comune di Platì
REGISTRO
Degli atti di morte

N° 18

L’Uffiziale dello Stato Civile
Gio. Antonio Oliva
L’anno milleottocentosettanta il giorno sedici Giugno alle ore cinque pomeridiane nella Casa Comunale di Platì, Circondario di Geraci, Provincia di Reggio Calabria avanti di me Oliva Giovanni Andrea Sindaco ed Uffiziale dello Stato Civile del Comune sudettto, sono comparsi Rosario Bartone di anni sessanta ed Antonio Agresta di anni trenta ambedue bracciali domiciliati in questo Comune i quali informati del fatto della morte, mi hanno dichiarato che nel giorno di oggi medesimo alla ore otto antimeridiane, Antonio Trimboli di anni novantasette bovaro domiciliato in questo Comune, marito di Anna Musolino di questo stesso Comune, figlio delli furono Francesco e Caterina Staltari di questo medesimo Comune, è morto nella propria casa Strad’Ariella. Il presente atto previa lettura che viene sottoscritto da me, avendo detto i dichiaranti di non sapere scrivere.

Il fall in love di Antonio Trimboli ed Anna Musolino si può tranquillamente far risalire al 30 ottobre 1834 con la morte di Francesca Catanzariti moglie di Antonio Trimboli alias Iudici, figlia del fu Domenico e della fu Anna Trimboli.

Si Certifica da me sottoscritto Cancelliere Archiviario della comune di Platì, che avendo fatto diligenza ne’ registri dello stato civile ho rilevato che Francesca Catanzariti moglie di Antonio Trimboli alias Iudici, figlia del fu Domenico e della fu Anna Trimboli di questo comune finì di vivere a trenta del mese di Ottobre mille ottocento trentaquattro. A Fede
Platì 1. Aprile 1837
Giuseppe Fera

Antonio Trimboli in quell’ottobre del 1834 aveva già compiuti i sessanta anni di vita, essendo del 1777 ma si sentiva giovane nel corpo e nello spirito, come i divi del cinema, da Anthony Quinn a Vincent Cassel, ed Anna era a portata di mano. Se poi leggete Sigmund egli vi dirà che Antonio in cuor suo amava la suocera Anna Trimboli e per questo si unì ad Anna Musolino molto più giovane di lui. Ma voi di Sigmund non fidatevi. Anna Musolino di Francesco alias bonarrigo verrà a mancare il 3 gennaio del 1882 come già apparso su queste pagine. (continua)



domenica 9 dicembre 2018

Il giardino delle parole [di Marco Simon Puccioni, 2009]

Si sta più in alto con Giovanni Conia” P. Crupi




La lingua Calabra stupisce di vedersi gradita.

P pr . ppr , ppr , ppr , lu mundu esciu in paccìa!
Parbeu , Perdìu lu gustu , e ntabacari (1)
Sì dassa di pastocchi (2)  e nfinocchiari (3)
Di versi scancaratì (4) di Conia!
Piaci chista scunduta (5) poesia
Di lingua, chi non sai mancu parrari!
E Poeti guappuni (6), e singulari
Valinu_menu di sta friddurìa?
Chi su megghiu? li razzi (7), o li sozizzi ,
E li picciuni grassi, e ben inchiuti (8)?
Si dassa la cipuja pi li pizzi?
Sempri però li cosi su graduti?
Nu stomachu sdingatu (9) di pastizzi
A l'urtimu disija erbi scunduti.

(1) Deludere
(2) Fole ridicole
(3) Burlare. A chi compra il vino, i venditori furbi danno a mangiare il finocchio, per non fargli sentire i difetti del vino
(4) Mal connessi
(5) Insipida, incondita
(6) Valenti
(7) Erbe selvatiche
(8) Ripieni
(9) Nauseato

Nota - Nei giorni da seminarista in Gerace lo zio Ernesto il giovane tenne per sé un quaderno dove copiò con la sua inconfondibile calligrafiarimasta giovanile finché fu tra noi, opere di poeti calabresi da Diego Vitrioli a Francesco Sofia Alessio, senza trascurare il suo primo Maestro da cui riprendeva nome e cognome. Una parte è riservata a Giovanni Conia (1752 – 1839) abate nativo di Galatro e officiante fino a che visse presso il Seminario e la Cattedrale di Oppido Mamertino. Oggi più che ecclesiastico il Conia viene ricordato come l’inventore della lingua calabra.


giovedì 6 dicembre 2018

Il Silenzio [di Ingmar Bergman, 1963]




Posilipo 12 Agosto 1865

Mio caro Sig.r Compare

E’ da più di un mese che non ricevo vostre lettere, comunque io non avessi cessato di scrivervi continuamente, e pregarvi di scrivermi almeno una volta alla settimana. E ad onta, che io vi avessi fatto le più alte premure di mandare in Palmi a quel mio Sig.r zio D. Pasquale Suriano, o qui a me le somme disponibili, non avete in alcun modo adempito. Io quindi privo di vostre lettere e di vostre notizie, e di danaro, che è tanto necessario pei pressanti bisogni, mi trovo in grandissimo pensiero, non sapendo a che attribuire la causa del vostro silenzio, e nel più penoso stato di imbarazzo e d’agitazione, dovendo far fronte alle tante spese quotidiane, oltre a quelle in altre mie indicatevi, e non avendo a chi rivolgermi essendo lontano dai miei parenti ed amici, coi quali avrei potuto confidarmi e che avrebbero potuto venire in mio aiuto. Vi diriggo quindi questa mia ultima lettera per pregarvi di scrivermi subito e mandarmi al più presto le somme disponibili, onde togliermi da questo stato penoso ed infelice.
Per tutt’altro mi rimetto alle mie antecedenti, e solo vi soggiungo che non potendo venire per ora la Contessina, ho risoluto anticipare la mia venuta, che, a Dio piacendo, effettuerò nell’entrante mese di Settembre, e però vi esorto di farmi al più presto la rimessa del danaro. Ed in tale aspettativa, salutandovi con tutti codesti Nostri, anche per parte della Contessina e della famiglia caramente vi abbraccio coi miei fratelli, e cugini Arcipreti e D. Arcangelo e mi ripeto
Vostro affezionatissimo compare Filippo Oliva
P.  S. Saluto pure i domestici, e particolarmente mastro Antonio Caruso ed il massaro Pasquale Perre
Q.  Vi prego pure di spedire subito l’olio, in Gioia

Nota - La presente lettera era indirizzata a Filippo Gliozzi che era procuratore dei conti Oliva.
Una precedente sullo stesso tono e gli stessi protagonisti è qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2017/10/il-medaglione-reg-john-brahm-1946.html
Riporto qui un recentissimo - prezioso - commento di Attilio Caruso molto illuminante circa le consuetudini
relazioni, all'interno di una comunità ancora legata a schemi arcaici: "singolare che già due secoli fa si
ricorresse all'istituto della ricompra. Istituto che solo di recente viene utilizzato nel mercato dei 
calciatori. Poi l'utilizzo a garanzia di un prestito mi sembra geniale per il tempo e il luogo." 

mercoledì 5 dicembre 2018

A Tailor's Secret - True icon of multicultural fabric

 I don't think any word can explain a man's life” Orson Welles

The late Giuseppe 'Joe' Ielasi became a legend for creating clothes for former Premier Don Dunstarn

When we think of the many contributions our migrant population has made to life in Australia and, more specifically, West Torrens, chances are pink shorts and safari Suits are unlikely to be the first items to spring to mind.
But they’re probably the most visible contribution made by master tailor Giuseppe 'Joe' lelasi, who became something of a legend for his handiwork on the screaming pink shorts and cream safari suits so loved by our 1970s Premier. Don Dunstan.
Joe, who died in May 2013 at the age of 85, gave just about every day of his life in Australia to his tailoring cause, having arrived in Adelaide late one night in 1950 and finding himself behind a sewing machine in Hindley Street early the following next morning.
And that's pretty much where he remained for the next 58 years when not the family home in Torrenville, his nimble finger and craftsmanship fitting out politicians, lawyers, medical specialist, business executives and other well-heeled members of society who bach then knew a thing or two about dressing elegantly  and were happy to pay for tailored suits.
As his son Charlie recalled, two endearing traits characterized his father - he was a true gentleman and a man gifted with an abundance of love.
"Everyone who came into contact with him spoke of how gentlemanly and decent he was, which probably explains why he was particularly fond of his country folk customers who he said were always respectful, always appreciative and always paid on time." Charlie said.
"And his love for his wife, children and extended family, for his adopted country, for his many clients and, of course, for his profession, was boundless, as was his love for telling the story of his arrival here to anyone who cared to listen, whether it was for the first or umpteenth time!"
That story, of course, had this young lad from Platì in Calabria arrive at Adelaide railway stations late night, his bus from Melbourne reaching its destination well ahead of schedule. Cousin fellow tailor Giuseppe “Joe” Mittiga who’d planned to meet him was understandably nowhere to be seen.
So with all his worldly belongings crammed into the small suitcase he clutched in his right hand, brave young Joe with not a word of English in his vocabulary strode out onto an almost deserted North Terrace. He looked around and eventually spotted someone he correctly surmised was of Italian heritage and approached him tor help.
The stranger hailed a taxi and got it to take Joe to his cousin's house, where he arrived at 3.30am - and by 8.30am the next day, he was striding up the steep and narrow flight of stairs to the Hindley Street tailor's shop to start sewing alongside his cousin in what was to become his home from home.
Back then, there were about 15 tailors along Hindley Street and the strip enjoyed a reputation for being a melting pot of all cultures, with neighbouring businesses run by a potpourri of Greeks, Italians, Hungarians, Yugoslavs, Romanians, French and Russians, to name but a few.
lt also heaved with activity each Saturday morning, when business was particularly good.
"One of dad's great regrets was the demise of the street over the years, to the point where when he was forced to close shop in 2008, most of the businesses he'd worked alongside had long gone and he was to sole surviving tailor," Charlie continued.
"I think he also regretted the fact that neither of his sons continued the trade his family had been in for generations back in Italy, with my brother Joe now a Manager in Local Government and me a building designer.
"He once told us in his emphatic manner that if either or both of us took up tailoring, he'd happily leave us the business - and although I chose a different career path, I know he was grateful that I had at least inherited his geometry skills !”

tp We are West Torrens

Nota - Oltre che di Rosalba Perri, il contributo di oggi è di Carlo, "Charlie" Ielasi secondogenito di Giuseppe Rosario e Ada Maria Perri.

lunedì 3 dicembre 2018

A Tailor's Secret [di Milos Avramovic, 2006]


Giuseppe Rosario Ielasi
1927 - 2013

He was the Italian migrant who tailored Don Dunstan's famous safari suits, a Hindley St institution for almost 60 years and insisted on wearing a tie to his dying days. Giuseppe "Joe" Ielasi arrived in Adelaide in November, 1950, and began work the next day at his cousin Joe Mittiga's West End loft.
He worked there for the next 58 years, making suits for the likes of Dunstan, Labor heavyweight Clyde Cameron and numerous lord mayors, before illness caused by a brain tumour forced his retirement at 80 in 2008.
Making Dunstan's safari suits led to a lasting friendship.
Mr Ielasi, of Torrensville, died on Tuesday, May 28, aged 85.
Charlie Ielasi said his father had considered 80 "too young to stop work".
"Dad loved his work and the opportunity of meeting new people every day," Charlie said.
"(He) never complained about the pain he was enduring in the last few years.
"He always stood tall and made sure he was groomed to perfection.
"Even in his last days he would make sure he dressed himself and without question wear his tie."
Mr Ielasi liked to reminisce about his prominent clients and the heyday of Hindley St 50 years ago when there were as many as 15 tailors, his son told the City Messenger.
"He had a lot of country clients that would order three or four suits at a time.
"He was sad to see the way Hindley St ended up, when it had been a thriving business district."
Charlie, 52, said his dad was a great storyteller.
"He liked to tell everyone of growing up in Italy (which was) where he learnt to be a tailor. He used to hold masterclasses there where he would teach young children how to sew."
More than 500 people attended Mr Ielasi's funeral last week at the Queen of Angels Church in Thebarton.
He is survived by his wife Ada, children Rina, Charlie and Pino, seven grandchildren and three great-grandchildren.
 Foto e testo qui:


 


Giuseppe Rosario Ielasi era nato a Platì il 20 settembre 1927 e lì imparò l'arte della sartoria. In un primo momento il padre non lo riconobbe per cui nei registri battesimali venne registrato l’otto ottobre 1927 con il solo cognome della madre Calabria Caterina. Il riconoscimento avvenne quando i genitori si potettero sposare. Il padre Carlo, nato a Platì il 25 maggio 1882 venne a mancare in Adelaide il 29 ottobre 1972, mentre Caterina, nata a Platì l’8 febbraio del 1900 venne a mancare, sempre in Adelaide, il 24 luglio 1994. Giuseppe Rosario in Australia sposò, e amò per tutta la vita, Ada Maria Perri, figlia di Peppantoni e Rosina Miceli, per procura il 6 giugno 1956, da loro nacquero Caterina, Carlo e Pino, tuttora viventi in Australia.

Nella foto Don Dunstan, varie volte Premier Australiano dal 1967 al 1979. vestito da Giuseppe Rosario Ielasi.

Nota. Quanto leggete, e leggerete, è una proposta di Rosalba Perri. 


domenica 2 dicembre 2018

THE PHOTOGRAPHER: A Gentleman’s Honor - Philip Glass



Una persona, non un personaggio, un artigiano, di cui spesso mi sono servito inconsapevolmente, e avventatamente, sin dagli albori di queste pagine è Francesco Barbaro alias Cicciu i Santa -17 febbraio 1917/3 novembre 1999 - fotografo. L’innumerevole quantità di foto che conservo hanno origine, provenienza, possesso e soprattutto autore ignoti, e tra queste molte appartengono a lui. Egli è stato il primo professionista fotografo pratiotu di un certo spessore, con la soddisfazione della scelta dell’inquadratura e dell’angolatura di cui si servono i grandi professionisti; uno sguardo da etno-antropologo, inconsapevole di adoperarsi per quanti verranno dopo di lui, ingrati col servirsi di una creazione artistica, per come è fruita una sua qualsiasi foto. A recepire è solo la superficie, non lo spessore creativo e il sotto-testo contenuti. In esse si cercano solo volti e ricordi che non derivano da un lavoro che coinvolge un passato, un gruppo identificabile da cui si proviene, un canto idilliaco sulla fine di una dinastia, o di un momento particolare. Questo è un fenomeno che coinvolge chi sfrutta la tecnologia gratuitamente disponibile soltanto per stare in un cortile senza confini. La storia della fotografia platiota è ancora tutta da scrivere e di questo passo non vedrà mai la luce. Con Cicciu i Santa -  lo riporto così perché sono molti e gloriosi i Francesco Barbaro passati attraverso il fonte battesimale – ci sono stati il professore De Marco, Leone Fera, il già citato Totu Delfinu e Totu Callipari. Di questi tempi i selfie e il jpeg che non sono altro che polvere elettronica, come queste pagine.

La foto in apertura,via Francesco di Raimondo, per cortesia degli eredi.


giovedì 29 novembre 2018

Il segreto del bosco vecchio [di Ermanno Olmi,1993]

"noi siamo le foglie cioè gli abitanti, i rami le nostre case, e il tronco il nostro paese cioè Platì"




Racconto:
Gli elfi e le fate

Una volta mi capitò di andare in un bosco e ho visto una quercia, ho chiuso gli occhi, e ho visto una quercia con 5 finestre piccole piccole e 3 porticine, e degli elfi uscire, mi sono girata e ho visto un castello con 10 finestrelle e delle fate uscire. Siccome gli elfi e le fate sono amici mi hanno portato alle cascate arcobalenate dove viveva l’unicorno magico che poteva esaudire qualunque desiderio esprimato cioè io ho espresso: di andare a scuola e imparare tante cose belle ed andare sempre felici al 100x100. Dopo mi hanno regalato un cucciolo di cane ed una matita colorata e lucente. Dopo ho pensato che noi siamo le foglie cioè gli abitanti, i rami le nostre case, e il tronco il nostro paese cioè Platì.
Annalisa Agresta  IV B

Testo e immagine partecipante all'ultimo Premio "E. Gliozzi"








mercoledì 28 novembre 2018

Usanze d'allora [Alexander Hall,1934]





US A N Z E  A N T I C H E - Nei tempi passati si usava che quando il sacerdote entrava in casa, tutti si inginocchiavano; e la persona più anziana diceva, come saluto al sacerdote, le seguenti parole: "Bonu venutu, sant' Angelu meu; u trasíti cu na cruci d'argentu e mu nesciti cu una d'oru; u vi faciti prima vispicu e poi Papa”.

LA MADONNA DI LORETO
foglietto di Pastorale Parrocchiale della Comunità cristiana dì P L A T I'
n° 6 - Angelo – Lunedì dell’angelo - Platì (RC), 16 aprile 1979
  
Nota - Il testo è di Ernesto Gliozzi il giovane che stese il foglietto parrocchiale negli anni settanta del secolo scorso, con il solo ausilio dei soli incisore e ciclostile Gestetner, al pari di quelli nelle sedi di partito, organizzazioni e movimenti più o meno lecite rosse o nere che fossero, sindacati, scuole e là dove si doveva organizzare una formazione e un’informazione dal basso. Senza dimenticare Cineforum e Circoli del Cinema.


lunedì 26 novembre 2018

Dio non paga il sabato [di Tanio Boccia,1967]


Archivio Notarile Distrettuale di Gerace

Atto di vendita col patto di ricomprare
Regnando Umberto Primo per grazia di Dio, e per volontà della Nazione Re d’Italia
Oggi che si contano li tre del mese di Luglio dell’anno mille ottocentottantatre e precisamente nel nostro istudio sito strada Piazza Casa propria = Avanti di noi Nicola Mollica fu Don Giambattista pubblico Notaro residente in Ardore strada piazza collo istudio in casa propria iscritto nel Consiglio Notarile di Gerace, ed alla presenza degl’infrascriventi testimoni, idonei, aventi la capacità giuridica da noi personalmente conosciuti = Si è personalmente costituito, il Signor Don Francesco Gliozzi, proprietario, figlio del fu Domenico e domiciliato in Platì da una parte = E dall’altra si è personalmente costituito Giuseppantonio Caruso fu Francesco, boscaiolo, noto e domiciliato in Platì = Detti costituiti sono qui di passaggio a causa del presente atto, hanno la capacità giuridica sono da noi Notaro e presenti testimoni personalmente conosciuti e dichiarano quanto appresso = Dichiara spontaneamente avanti di noi Notaro e presenti testimoni, il sopra costìtuito Giuseppantonio Caruso, che per suoi precisi bisogni col presente atto vende col patto della ricompra due anni da incominciare oggi, all’altro sopra costituito Don Francesco Gliozzi, la sua casa osia stanza superiore sita nell’abitato di Platì, strada Caserma, limitata  dalla casa di Michele Marando, da quella di Giuseppe Mittica, e per due lati la pubblica strada soprastante al basso di Giuseppe Mittica franca di ogni servitù  peso, pervenutagli dall’eredità dei suoi genitori = Il prezzo di detta sopra descritta e confinata casa fu di lire trecentocinquanta tanto bonariamente convenuti fra esse parti = Quale somma esso venditore Giuseppantonio Caruso dichiara alla nostra presenza e dei testimoni, d’aversela ricevuta , dalle mani del compratore Don Francesco Gliozzi prima d’oggi, di moneta ben condizionata avente corso legale nello Stato. Per cui dichiarantasi pienamente pagato del prezzo e valore detta sopra descritta confinata casa o stanza superiore al sudetto basso, dona con questa il venditore al compratore Signor Gliozzi il pieno, pacifico, ed utile dominio il possesso della stanza e gli promette la garanzia di fatto e di dritto in caso di molestia o evizione da chichesia ingerendo in qualunque tempo in avvenire, si spoglia da questo momento d’ogni altro dritto, ed investe il compratore in tutti i modi di Legge. Non risolvendo altro dritto esso Giuseppantonio Caruso, che quella della ricompra fra due anni da oggi incominciando = ... quel termine ed il venditore non avrà curato d’esercitare il dritto della ricompra, detto dritto resta prescritto, e spenta, colla sola scadenza del termine, per la peggiore delle more, alla quale esso venditore espressamente rinuncia, come pure rinuncia ad ogni beneficio di legge emanato o da emanarsi, senza bisogno che il compratore spingesse alcun atto al domicilio del venditore = Di tutto ciò abbiamo formato il presente atto, il quale venne da noi Notaro letto in simultano ed unico contesto, con chiara ed intellegibbile voce oggi sudetto giorno mese ed anno, in questo comune d’Ardore Distretto di Gerace, nel nostro studio sito ... piazza in casa propria, in presenza delle parti coi di loro nomi, cognomi, paternità, condizione e domicilio, ed alla simultanea presenza dei testimoni mastro Vincenzo Musitano fu Giuseppe salassatore (?), e mastro Vincenzo Minniti fu Rosario, calzolai, ambi nati e domiciliati in Ardore i quali col costituito compratore e noi Notaro sottoscrivono il presente atto, avendo dichiarato il venditore Caruso non saper scrivere per non aver appreso = Richiesti essi parti da noi Notaro se lo scritto contenuto nel presente atto è conforme alla loro volontà risposero affermativamente = Il presente atto fu tutto scritto di carattere di noi Notaro stà scritto su un foglio di carta ed occupa quattro pagine = La sudetta casa è riportata sull’articolo novanta del catasto = firmati =  Gliozzi Francesco = Vincenzo Musitano testimone = Vito Minniti testimone = Notaro Nicola Mollica fu Don Giambattista residente in Ardore ho stipulato = Specifica = In tutto Lire ventuno e centesimi novanta £ 21.90 = Notar Mollica =
Registrato in Ardore li sette Luglio 1883 N° 217 =
La  presente copia è conforme ad esso atto originale scritta da persona di nostra fiducia e da noi collazionata, rilasciata a richiesta dal Signor Zappia Rosario di Domenico da Platì. Consta di un foglio di carta bolla; occupante pagine scritte tre, e la qurta fino al rigo quarto oltre data e firma =
Gerace marina nove Gennaio 1880 nove