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domenica 2 dicembre 2018

THE PHOTOGRAPHER: A Gentleman’s Honor - Philip Glass



Una persona, non un personaggio, un artigiano, di cui spesso mi sono servito inconsapevolmente, e avventatamente, sin dagli albori di queste pagine è Francesco Barbaro alias Cicciu i Santa -17 febbraio 1917/3 novembre 1999 - fotografo. L’innumerevole quantità di foto che conservo hanno origine, provenienza, possesso e soprattutto autore ignoti, e tra queste molte appartengono a lui. Egli è stato il primo professionista fotografo pratiotu di un certo spessore, con la soddisfazione della scelta dell’inquadratura e dell’angolatura di cui si servono i grandi professionisti; uno sguardo da etno-antropologo, inconsapevole di adoperarsi per quanti verranno dopo di lui, ingrati col servirsi di una creazione artistica, per come è fruita una sua qualsiasi foto. A recepire è solo la superficie, non lo spessore creativo e il sotto-testo contenuti. In esse si cercano solo volti e ricordi che non derivano da un lavoro che coinvolge un passato, un gruppo identificabile da cui si proviene, un canto idilliaco sulla fine di una dinastia, o di un momento particolare. Questo è un fenomeno che coinvolge chi sfrutta la tecnologia gratuitamente disponibile soltanto per stare in un cortile senza confini. La storia della fotografia platiota è ancora tutta da scrivere e di questo passo non vedrà mai la luce. Con Cicciu i Santa -  lo riporto così perché sono molti e gloriosi i Francesco Barbaro passati attraverso il fonte battesimale – ci sono stati il professore De Marco, Leone Fera, il già citato Totu Delfinu e Totu Callipari. Di questi tempi i selfie e il jpeg che non sono altro che polvere elettronica, come queste pagine.

La foto in apertura,via Francesco di Raimondo, per cortesia degli eredi.


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