Era il 17/18 ottobre 1951 quando il paese di Platì fu messo in
ginocchio da una violenta alluvione.
Pioveva a dirotto ormai da tre giorni, sembrava pioggia naturale fino a
quando un forte rumore simile a un tuono svegliò tutti. “Le grida della gente,
dice mia nonna, non le dimenticherò mai, scene terribili, è stata la notte più
brutta della mia vita” dopo la mezzanotte del 17 il fiume aveva rotto il ponte
e verso l’una erano iniziate a crollare le prime case. Le montagne erano
letteralmente aperte la gente scappava, chi piangeva, chi gridava, chi correva.
Per la strada non si capiva nulla, sembrava il diluvio universale.
“Ero piccolissima ma ricordo che scappammo in chiesa per pregare –
aggiunge mia nonna – poi ci dirigemmo tutti verso l’inizio del paese dove
l’alluvione non ha colpito”. Tutto ciò lascò un grande lutto per la cittadina
di Platì provocando 19 morti, centinaia di feriti e cinquanta famiglie senza
tetto. Passati i terribili giorni molti si accorsero che oltre ai parenti
avevano perso anche la terra e la casa e tutti i sacrifici fatti in un’intera
vita erano andati persi. Molte famiglie emigrarono in Australia, America e nord
Italia e non fecero più ritorno il paese si spopolò: infatti prima contava
quasi 11.000 mila abitanti dopo meno di 4.000. Questa fu una brutta
emigrazione.
MARCO VARACALLI 2 B
Testo presentato alla seconda edizione, 2018, del Premio Letterario "Ernesto Gliozzi".
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