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giovedì 25 aprile 2019

Il vizio della speranza - il degrado



Se è vero che oggi la vita politica a Platì è stata distrutta, che i partiti, strumenti e pilastri insostituibili dalla democrazia, non esistono più, è pur vero che tutto ciò non si è verificato per una maledizione divina. Ci sono responsabilità ben precise e che ricadono, in dimensioni diverse, su tutti o su molti. Responsabilità che vanno ricercate non solo in sede locale. Il processo di degrado, che ha investito i partiti, nella logica del voto di scambio, clientelare, della lottizzazione ed occupazione selvaggia del potere, la gestione a livello di clan, la sostituzione della tensione e della passione politica con l’affarismo, in una parola il male della cosiddetta partitocrazia, hanno avuto qui, a Platì, come in tanti altri comuni, manifestazioni acute e drammatiche da mettere in moto processi di sfascio di non ritorno.
E’ vero che non esistono i partiti, ma è anche vero che il loro posto è stato occupato da una miriadi di piccoli clan, di ricercatori e distributori di voti e di tessere, che agiscono sotto la protezione di personaggi che dominano la scena politica calabrese, appartenenti a tutte le aree. Sarebbe lungo e forse inutile fare l’elenco.
E pure Platì ha alle spalle una ricca tradizionale di vita e di lotte politiche e sociali caratterizzata da grande respiro morale e politico.
Lo stesso movimento spontaneo di “protesta delle donne vestite a nero”*, a parte limiti e contraddizioni, non nasce dal nulla, ma si colloca e si raccorda a questo patrimonio di combattività. Perché si è caduti così in basso, oggi? È la domanda, piena di angoscia e di preoccupazione, che non solo io mi pongo. Certo il non aver dato risposte adeguate alla lotta, alle aspirazioni, alle speranze e sete di giustizia, di progresso e di sviluppo ha contribuito ad aggrovigliare ed a far degenerare la situazione. E la responsabilità, rapportata al peso ed al ruolo, è di tutte le forze politiche.
Su Platì, come “sulle zone interne' ', si è soltanto blaterato. Di fatto si è continuato con processi di emarginazione, essendo l’attenzione e l’impegno rivolti a rafforzare ed agevolare le zone ed i soggetti forti e garantiti. Quello che io chiamo, forse impropriamente, corporativismo categoriale e territoriale. Si è così mandato allo sbaraglio, a volte alla distruzione, preziose risorse, vasti territori, diverse comunità, molti sistemi economici. (continua)
FRANCESCO CATANZARITI
IL GIORNALE DI CALABRIA  QUOTIDIANO REGIONALE D’INFORMAZIONE  -Anno XXIX – N. 208 Sabato 28 settembre 1991

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