Se è vero che oggi la vita politica a Platì è stata distrutta, che i
partiti, strumenti e pilastri insostituibili dalla democrazia, non esistono
più, è pur vero che tutto ciò non si è verificato per una maledizione divina.
Ci sono responsabilità ben precise e che ricadono, in dimensioni diverse, su
tutti o su molti. Responsabilità che vanno ricercate non solo in sede locale.
Il processo di degrado, che ha investito i partiti, nella logica del voto di
scambio, clientelare, della lottizzazione ed occupazione selvaggia del potere,
la gestione a livello di clan, la sostituzione della tensione e della passione
politica con l’affarismo, in una parola il male della cosiddetta partitocrazia,
hanno avuto qui, a Platì, come in tanti altri comuni, manifestazioni acute e
drammatiche da mettere in moto processi di sfascio di non ritorno.
E’ vero che non esistono i partiti, ma è anche vero che il loro posto è
stato occupato da una miriadi di piccoli clan, di ricercatori e distributori di
voti e di tessere, che agiscono sotto la protezione di personaggi che dominano la
scena politica calabrese, appartenenti a tutte le aree. Sarebbe lungo e forse
inutile fare l’elenco.
E pure Platì ha alle spalle una ricca tradizionale di vita e di lotte
politiche e sociali caratterizzata da grande respiro morale e politico.
Lo stesso movimento spontaneo di “protesta delle donne
vestite a nero”*, a parte limiti e contraddizioni, non nasce dal nulla, ma si
colloca e si raccorda a questo patrimonio di combattività. Perché si è caduti
così in basso, oggi? È la domanda, piena di angoscia e di preoccupazione, che
non solo io mi pongo. Certo il non aver dato risposte adeguate alla lotta, alle
aspirazioni, alle speranze e sete di giustizia, di progresso e di sviluppo ha
contribuito ad aggrovigliare ed a far degenerare la situazione. E la
responsabilità, rapportata al peso ed al ruolo, è di tutte le forze politiche.
Su Platì, come “sulle zone interne' ', si è soltanto
blaterato. Di fatto si è continuato con processi di emarginazione, essendo
l’attenzione e l’impegno rivolti a rafforzare ed agevolare le zone ed i
soggetti forti e garantiti. Quello che io chiamo, forse impropriamente,
corporativismo categoriale e territoriale. Si è così mandato allo sbaraglio, a
volte alla distruzione, preziose risorse, vasti territori, diverse comunità,
molti sistemi economici. (continua)
FRANCESCO CATANZARITI
IL
GIORNALE DI CALABRIA QUOTIDIANO REGIONALE D’INFORMAZIONE -Anno XXIX – N. 208 Sabato 28 settembre 1991
* Episodio è già apparso su queste pagine:
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