Miceli Pasquale, di
Francesco ed Elisabetta Catanzariti, di Platì (Reggio), nato nel 1804, vaticale*.
Condannato a 19 anni di ferri dalla Gran Corte Speciale di Reggio il 20
dicembre 1851, per discorsi in luoghi pubblici provocanti direttamente gli
abitanti ad armarsi, ma senza effetto.
Ricevuto a Nisida il 24 luglio 1852. Trasferito a Procida 15 giorni
dopo. Con un r. decreto del 26 ottobre 1858 la pena diminuita di 4 anni. Il 6
luglio 1859 in Darsena e quindi liberato per effetto del r. decreto del 16
giugno precedente.
Fu processato con altri sei, fra i quali una donna, Rosa Miceli, ma per
questi la Corte dichiarò abolita l’azione penale.
Al Sessanta fu nominato sindaco di Platì, e si adoperò a estirpare il
brigantaggio. Mittiga con la sua numerosa banda gl’impedì per 3 mesi di uscire
dall’abitato, e, quando venne il giorno dell’assalto Pasquale Miceli si batté
personalmente con lui. Arrestò il brigante Domenico Carbone, e fece che si
costituissero Jermanno e i fratelli Bisbanco.
La galera di Procida era la più vasta dei luoghi di pena dei dintorni
di Napoli e le facevano corona quelle di Nisida e d’Ischia e l’ergastolo di
Santo Stefano.
Monaco Attilio,
I galeotti politici napoletani dopo il
Quarantotto, Libreria internazionale
Treves-Treccani-Tumminelli, Roma, 1932
Note:
* mulattiere
- Leggendo le pagine dell’Attilio oritano, si viene a conoscenza che la
Siberia era nel Golfo di Napoli per i rivoluzionari del Regno delle Due
Sicilie.
Miceli, un perseguitato politico del regime borbonico gettato nell'inferno - Siberia - del carcere di Procida.
RispondiEliminaLeggo sempre con piacere e curiosità il tuo blog...
esatto con Gino non si finisce mai di scoprire. Gregorio Pasquale Miceli (1804), mio pro-pro-pro zio.
RispondiEliminaRosa Miceli era la sorella (moglie di Rosario Trimboli) nonché madre di Pasquale Trimboli da cui i PARLINI e di Francesco Trimboli da cui i PISEJA
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