Powered By Blogger

lunedì 24 ottobre 2016

Another Time, Another Place - secondo tempo



Nel 1631, il detto casale fu  visitato da D. Giovanni Mottamaros  che, in sede di visita fiscale, vi eseguì un censimento della popolazione attraverso il registro dei defunti della chiesa si S. Maria di Loreto. Il controllo effettuato porta per porta, (ostiatim) potè accertare la presenza di 80 famiglie e di 210 abitanti. Nel 1642, una « nova numeratio Casalis fundaci, alias Platì », vide decrescere la popolazione a 132 abitanti,dediti, per la maggior parte, alla pastorizia. Oltre a un esiguo gruppo di case, esisteva, allora, un’altra chiesa, nella parte centrale dell'abitato, più « un carcere senza carcerati» ed una sola via di transito.
Durante il terremoto del 5 febbraio 1783, il nuovo centro che contava 1143 abitanti, subì la distruzione di gran parte dei suoi edifici, con 25 vittime e danni considerevoli, per l’ammontare di centomila ducati, in base alle cifre della perizia condotta dalla Giunta di corrispondenza e della Cassa Sacra.
Nel 1861 il territorio di Platì fu teatro di un sanguinoso brigantaggio capeggiato da Ferdinando Mittiga, il quale aveva inquadrato nella sua banda, grosse schiere di contadini renitenti alla leva e di delinquenti comuni, al fine di provocare la reazione contro il nuovo Stato unitario italiano. Tale banda fece credere ai legittimisti di Francia e di Napoli che il Mittiga disponesse di forze ingenti, sicchè fu inviato  il generale spagnolo Josè Borjes, con altri 22 ufficiali, che avevano il compito di galvanizzare le velleità combattive dei banditi.
Ma la spedizione militare dall’esterno non poteva che fallire, ciò che determinò l'uccisione del Mittiga e la fuga del Borjes.  Si concludeva così, tristemente, uno dei tanti episodi del brigantaggio politico, fenomeno non trascurabile della questione meridionale, dalla quale, peraltro, non andavano disgiunte le cause di ordine economico e sociale.
 A distanza di un secolo dall’unità italiana il comune di Platì ha visto il graduale aumento della sua popolazione, nonostante il salasso di due grandi guerre, e la forte spinta migratoria verso il Nord e i rovinosi effetti delle più recenti alluvioni.
L'espansione demografica in atto, accompagnata da vivi fermenti di rinascita, induce alle migliori speranze sull'avvenire economico e civile del Paese, che ha, tra l'altro, un'eccellente posizione geografica, a cavaliere dell' Jonio e del Tirreno.
Antonio Delfino

ALBO D’ONORE

1 Giuseppe Delfino, maresciallo dei carabinieri, ebbe notorietà in Calabria, col nome di « massaro Peppe ››, per le sue brillanti azioni poliziesche. Corrado Alvaro gli dedica una novella, nel libro « L'amata alla finestra ›

2 Giuseppe Fera (vivente), insigne medico e  valoroso combattente, è la persona più rappresentativa della cultura locale aperta, nello stesso tempo, al culto delle lettere e delle scienze.

3 Vincenzo Papalia, medico chirurgo, scrisse alcune opere di carattere scientifico, andate purtroppo disperse. Professionista e filantropo, egli seppe coraggiosamente affrontare le vessazioni dell'odio politico, senza mai rinnegare le sue idee.

4 Agostino Mittiga, avvocato e giornalista, visse a Roma, esercitando l'attività forense, presso la Sacra Rota. Era una delle figure più note nella Capitale, per la sua profonda conoscenza dei problemi giuridici.

5 Francesco Portolesi, professore di chiara fama, latinista rinomato e poeta versatile, pubblicò numerose poesie che trovarono larghi consensi. Più famoso è il libro intitolato: «La luce ››.

6 Giacomo Tassone, agricoltore e poeta umorista, scrisse decine di poesie, già tanto ricercate, e anche oggi non prive di freschezza immaginativa. Letterato ed uomo di profonda cultura, ha lasciato di sè durevole ricordo.

7 Nicola Spadaro, farmacista attivissimo, fu uomo di grandi virtù e chimico esperto.
Con generoso altruismo, egli profuse, intorno a sè, la luce del sapere e della bontà.

Tratto da:
STORIA E CULTURA DELLA LOCRIDE, a cura di G. Calogero, Editrice LA SICILIA Messina, 1964

Note:
-          Saverio Mittica, per l’esattezza Mittiga, sacerdote, professore e scrittore, trascorse buona parte della sua vita lavorando e servendo Dio a Napoli. Egli era fratello di Rocco Mittiga, padre della nonna Lisa. Mentre Giuseppe Fera, sempre alla nonna, veniva cugino per via della mamma, Caterina Fera.
            Agostino Mittiga era cugino del primo Abate Nullius di Polsi, Mons Giosofatto Mittiga.
            Il suo personale albo d’onore il simpatico e lodevole Toto Delfino lo apre e chiude in famiglia: per altro, la sua cronistoria platiota è indiscutibile, illuminante, facendo sorgere l’idea che un tempo, inizialmente, esistessero due comunità in quel territorio, quella di Sancta Barbara e quella che avrebbe dato origine al paese vero e proprio. Su questo può indagare solo Francesco di Raimondo.





SDG





2 commenti:

  1. E' strano come ancora perduri l'insensibilità del paese verso i nomi citati, nessuno di loro, ed altri con loro, viene ricordato o citato; e peggio, nessuno possiede un pezzo di marmo da quattro soldi ad un incrocio viario,o un brandello di pubblicazione- Solo re regine e vittime per mano di costoro in battaglie combattute altrove.Visto l'andazzo, continuerà così ancora ... e per sempre.

    RispondiElimina
  2. tutta la storia riportata da Delfino si può ritenere abbastanza completa ed è quella che circola di più. Me penso che quella di Zangari sia molto più interessante soprattutto per i nomi delle prime famiglie che hanno composto il villaggio di Platì e che l'Associazione Etno-culturale Santa Pulinara ha recuperato.

    RispondiElimina