Alcuni anni più tardi, e precisamente nel 1758, sotto
il Vescovo Scoppa, il Rettore del Seminario, Can. Stefano Piteri, con l'aiuto
del Parroco Francesco Antonio Oppedisano, sempre con le oblazioni dei fedeli,
abbellì la facciata, ornandola di portale in pietra con due belle colonne. Al
disopra della porta si le legge la scritta:
D. O-
M – Dip. Virg. Templi frontem –Pet. Dom. Scoppa epo sedente – Steph. Can.
Piterius seminarii rector – et Par. Franc. Ant. Oppedisano Proc. – (CO) LL.
Eleem. Ornam. Curavit – (A) P. MDCCLVIII.
Poiché la
parete della roccia è a picco, e il punto dove sorge il Santuario è circa cento
metri sotto il livello dell'abitato di Bombile, per arrivarvi e necessario
percorrere, non senza difficoltà, una ripida scalea di centoventi gradini, alti
dai quaranta ai cinquanta centimetri. Scendendo, verso l'interno della Grotta,
si può ammirare la meravigliosa opera compiuta dall'acqua piovana che scorre
lungo la pendice: il molle tufo si è lasciato foggiare, quasi ricamare,
attraverso i secoli, dall'acqua che scende lenta dall'alto e sembra vederlo ricoperto
di un tenue merletto, dalla sommità alla base.
Della chiesa, all'esterno, non si vede che la facciata,
ben rifinita, adorna di tre finestre che lasciano filtrare un'abbondante luce
all'interno; quasi si stenta a credere che dietro quella facciata vi possa
essere, ricavato nella roccia, un ambiente capace di contenere comodamente
trecento persone. Appunto in ciò sta la caratteristica di questo Santuario, a cui accorrono i
fedeli da quasi tutti i paesi della Locride e della Piana di Gioia.
Varcata la soglia, si dimentica di essere nelle viscere
di una roccia; l'interno è ben adornato nelle pareti e nel soffitto, tutto ad
arco gotico su cui grandeggia il magnifico altare intarsiato in marmo
policromo.
La Pianta della chiesa e a croce greca, poiché a
destra e a sinistra, nell’anno 1891, il Parroco Domenico Morabito, bombi lese che
prodigò tutte le sue 'energie nell'abbellire ed ingrandire il Santuario, fece
scavare due cappelle di cui una dedicata al Crocefisso, l'altra,
all'Addolorata.
L'areazione è sufficientemente assicurata da un’
intercapedine che corre tra le mura della chiesa e la grotta.
Pregevolissima è la statua della Vergine, di aspetto
maestoso, che tiene in braccio il Bambino benedicente, il quale, a sua volta,
tiene nella mano sinistra, una colomba. Il viso ovale, perfetto, la delicatezza
delle mani, l'ampio manto regale, con le sue volute che sbalzano al naturale,
dal duro marmo, lo sguardo materno della Vergine, il portamento semplice e magnifico,
ad un tempo, del Divino Infante, che posa con straordinaria naturalezza sul
fianco della Madre, tutto concorre a fare, di questa statua, un capolavoro e ad
infondere, nel cuore dei fedeli, un sentimento mistico di pietà e di devozione,
al quale non si può resistere.
Qui, ai piedi di questo Simulacro, da quattro secoli
accorre, nel periodo della festa, che si celebra il 3 Maggio, e in tutti i
sabati dello stesso mese, una moltitudine innumerevole di fedeli.
continua ...
Tratto da:
STORIA E CULTURA DELLA LOCRIDE,
a cura di G. Calogero, Editrice LA SICILIA Messina, 1964
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