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mercoledì 19 ottobre 2016

La Vergine della Roccia - ancora



Accanto alla chiesa sorgevano alcune piccole grotte naturali in prossimità delle quali altre ne furono scavate, che servirono e servono, tuttora, di abitazione ai custodi del Santuario. Sulla volta di una di esse, la terza a sinistra della chiesa, è scolpita la data 1751, anno in cui anche la grotta della chiesa fu scavata in maggiore profondità e vi fu eretto l'altare di marmo della Madonna; esso reca, alla sommità, un'importante iscrizione da cui si rileva che, sotto il Vescovo Rossi, il lavoro fu eseguito a cura del Can. Del Balzo, con le offerte dei fedeli: Ill . et rmo dno rubeo epo - Deip. Virg. Templum - Collecta a piis fidelibus stipe -Marmoreo sacello ornandum curavit  - Can. Thomas Baucius A. MDCCLI. Quali fossero í fedeli che offrirono il denaro, o che almeno si occuparono di raccoglierlo tra i pochi abitanti, risulta da un'altra iscrizione posta sulla base delle colonne, ai lati dell'altare: Io. Fr. Vincen Morabito - & Vic Antoniusq. Carlino-Cimina (Giov. Franc. Vincenzo e Antonio Carlino da Ciminà).
Alcuni anni più tardi, e precisamente nel 1758, sotto il Vescovo Scoppa, il Rettore del Seminario, Can. Stefano Piteri, con l'aiuto del Parroco Francesco Antonio Oppedisano, sempre con le oblazioni dei fedeli, abbellì la facciata, ornandola di portale in pietra con due belle colonne. Al disopra della porta si le legge la scritta:
D. O- M – Dip. Virg. Templi frontem –Pet. Dom. Scoppa epo sedente – Steph. Can. Piterius seminarii rector – et Par. Franc. Ant. Oppedisano Proc. – (CO) LL. Eleem. Ornam. Curavit – (A) P. MDCCLVIII.
Poiché la parete della roccia è a picco, e il punto dove sorge il Santuario è circa cento metri sotto il livello dell'abitato di Bombile, per arrivarvi e necessario percorrere, non senza difficoltà, una ripida scalea di centoventi gradini, alti dai quaranta ai cinquanta centimetri. Scendendo, verso l'interno della Grotta, si può ammirare la meravigliosa opera compiuta dall'acqua piovana che scorre lungo la pendice: il molle tufo si è lasciato foggiare, quasi ricamare, attraverso i secoli, dall'acqua che scende lenta dall'alto e sembra vederlo ricoperto di un tenue merletto, dalla sommità alla base.
Della chiesa, all'esterno, non si vede che la facciata, ben rifinita, adorna di tre finestre che lasciano filtrare un'abbondante luce all'interno; quasi si stenta a credere che dietro quella facciata vi possa essere, ricavato nella roccia, un ambiente capace di contenere comodamente trecento persone. Appunto in ciò sta la caratteristica di questo Santuario, a cui accorrono i fedeli da quasi tutti i paesi della Locride e della Piana di Gioia.
Varcata la soglia, si dimentica di essere nelle viscere di una roccia; l'interno è ben adornato nelle pareti e nel soffitto, tutto ad arco gotico su cui grandeggia il magnifico altare intarsiato in marmo policromo.
La Pianta della chiesa e a croce greca, poiché a destra e a sinistra, nell’anno 1891, il Parroco Domenico Morabito, bombi lese che prodigò tutte le sue 'energie nell'abbellire ed ingrandire il Santuario, fece scavare due cappelle di cui una dedicata al Crocefisso, l'altra, all'Addolorata.
L'areazione è sufficientemente assicurata da un’ intercapedine che corre tra le mura della chiesa e la grotta.  
Pregevolissima è la statua della Vergine, di aspetto maestoso, che tiene in braccio il Bambino benedicente, il quale, a sua volta, tiene nella mano sinistra, una colomba. Il viso ovale, perfetto, la delicatezza delle mani, l'ampio manto regale, con le sue volute che sbalzano al naturale, dal duro marmo, lo sguardo materno della Vergine, il portamento semplice e magnifico, ad un tempo, del Divino Infante, che posa con straordinaria naturalezza sul fianco della Madre, tutto concorre a fare, di questa statua, un capolavoro e ad infondere, nel cuore dei fedeli, un sentimento mistico di pietà e di devozione, al quale non si può resistere.
Qui, ai piedi di questo Simulacro, da quattro secoli accorre, nel periodo della festa, che si celebra il 3 Maggio, e in tutti i sabati dello stesso mese, una moltitudine innumerevole di fedeli.
continua ...                                          

ERNESTO GLIOZZI il giovane   

Tratto da:
STORIA E CULTURA DELLA LOCRIDE, a cura di G. Calogero, Editrice LA SICILIA Messina, 1964


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