Oggi vi si può arrivare in automobile fino al Sanatorio, e quindi restano tre buone ore di strada mulattiera, giungendo a 1900 m. sul mare, alla contrada detta Cerasara e scendendo per giungere alla Valle prodigiosa, che resta a 900 m. sul livello del mare, ai piedi del gigantesco Montalto.
È precisamente il lungo tratto che Mons. Mittiga aveva sognato di trasformare in via carrozzabile, sogno che con molta probabilità avrebbe realizzato se gli amici, che lo circondavano, fossero stati sempre sinceri. Viceversa, il sogno ardito e geniale ha segnato l’inizio di una dolorosa odissea, culminata con la incompatibilità dell’alta carica di Superiore di quel Santuario, ove pure aveva tanto lavorato.
La posa della prima
pietra del Sanatorio pei tubercolotici di guerra ad Acqua del Faggio è avvenuta
ai primi di settembre 1923, presente il Vescovo Giov. Battista Chiappe che ha
eseguitola benedizione di rito, il Prefetto della Provincia, comm. Nobile, il
dott. Mannarella del Comitato Centrale dell’Associazione Mutilati, il dott.
Capua rappresentante la Croce Rossa, l’Ing. Pirrello con una eletta schiera di
professionisti e di quasi tutti i Sindaci dei Comuni più vicini. È stato quello
un giorno memorando che segnava l’inizio di una
imponente costruzione sorta per merito del Regime Fascista.
Il Sanatorio dedicato
al Re Vittorioso, è stato solennemente inaugurato il 28 Ottobre 1929 con
l’intervento di S. A. R. il Duca di Bergamo, di S. E. l’On. Manaresi, Sottosegretario
alla Guerra, presente il Comm. Birelli in rappresentanza della Presidenza del
Consiglio dei Ministri, il Prefetto di Reggio Calabria ed i Rappresentanti dei
Prefetti di Cosenza e di Catanzaro e molte altre Personalità del Senato, della
Camera, dell’Esercito, della Federazione Fascista ed ella Milizia V. S. N. con
molti Professori di Università. La cerimonia si è svolta preceduta dalla benedizione
impartita dall’Arcivescovo di Reggio Calabria, Mons. Carmelo Pujia.
Il Sanatorio consta dei seguenti fabbricati:
Il padiglione dei
servizi generali. -- È composto d’un corpo centrale unito a due laterali da
due ampie gallerie d’accesso, fabbricato su due piani e provveduto di locali
sotterranei. Il piano terreno del corpo centrale è destinato agli uffici di
direzione ed'amministrazione ed alla accettazione degli ammalati; il
primo piano comprende gli alloggi del personale
amministrativo. Nelle due ali sono sistemati gli alloggi per le suore e l’altro
personale d’assistenza e di servizio, maschile e femminile.
La cucina e la sala da
pranzo. -- Il fabbricato della cucina è retrostante al precedente. Costruito
con ogni ampiezze vi trovano posto tutti i servizi per la preparazione degli
alimenti, le operazioni di lavaggio e di disinfezione delle stoviglie, un
frigorifero Frigidaire, e numerosi
locali per dispensa e deposito. La cucina
ha diretta comunicazione con la sala da pranzo, spaziosa,
bene illuminata, aereata e riscaldata, a sezione semicircolare.
I padiglioni per gli
ammalati. - Sono in numero di due ed hanno la capacità complessiva di circa
170 ammalati. La loro orientazione verso Mezzogiorno assicura ad essi il
massimo dell’insolazione.
I due padiglioni sono identici: ciascuno è costruito su due
piani con un corpo centrale e due ali che si concordano con esso ad arco di
cerchio; nella parte frontale dei padiglioni sono distribuite le camere degli
ammalati - a due letti con doppio lavabo ad acqua corrente calda e fredda e
pavimento rivestito di linoleum - e le spaziose verande di cura. Inoltre ogni padiglione
possiede due sale di riunione, una camera da bagno con quattro vasche, un
servizio medico-chirurgico con sale di medicazione ed operazione, gabinetti per
indagini chimiche, batteriologiche e microscopiche, gabinetto di radioscopia e
radiologia, locali per disinfezione, cucina, guardaroba, magazzini ecc.
Oltre gli edifici ora descritti sono da noverarsi:
L'abitazione dei
medici, villino che sorge nelle adiacenze immediate del sanatorio.
La autorimessa,
per i veicoli in servizio del sanatorio, fra i quali è compresa una comoda
autoambulanza; il fabbricato comprende anche l’officina per le riparazioni, il deposito
del carburante e l’alloggio del personale addetto agli autoservizi.
La lavanderia,
fornita di acqua abbondantissima e degli apparecchi tecnici più moderni. Vi è annessa
una stazione di disinfezione con impianti completi per le disinfezioni generali
ed speciali.
La cappella per i
servizi religiosi. Nel sottopiano di essa è situata la camera mortuaria.
Il sanatorio è pure
munito dei seguenti servizi generali:
L'acqua potabile
derivata da sorgive purissime alla temperatura costante di 7° C. -- convogliata
al sanatorio per mezzo di un acquedotto espressamente costruito e distribuita
abbondantemente a tutto l’istituto.
Il riscaldamento
centrale, a termosifone, esteso a tutti gli edifici del sanatorio.
L'energia elettrica,
provveduta da una linea propria, tanto per illuminazione che per forza motrice.
Il telefono; la
linea telefonica del sanatorio si innesta alla rete generale della Calabria,
mettendo in comunicazione l’istituto con tutta l'Italia.
Alle confortevoli condizioni di soggiorno e di cura offerte
dall’istituto, si associano le attrattive dell’incantevole natura che lo circonda.
Secolari faggete e giovani abetine fanno da ogni lato corona al sanatorio per
vaste estensioni, ove gli ammalati trovano il conforto di comode passeggiate e
di soste riposanti. Splendidi panorami ne allietano la vista che per imponenti
discese dell’Aspromonte può spaziare sino all'uno ed all'altro mare.
Nel concetto dell’O. N. I. G. il Sanatorio Vittorio Emanuele
III sull’Aspromonte vuol essere la testimonianza tangibile dell’attaccamento
che l’Opera porta alle popolazioni meridionali. Quest’istituto benefico è il
primo che sorge nel Mezzogiorno continentale: presidio poderoso di lotta contro
il male e quindi emblema di civiltà, esso si apre tanto ai minorati della
guerra come a tutti i malati di petto, che tra le sue pareti ospitali troveranno
vigile, saggia e fraterna assistenza.
Attualmente il Sanatorio è da tre anni chiuso per costosi
lavori di restauro e trasformazione, a cura dell’I. N. F. P. S.
MONS. VINCENZO RASCHELLA’, Nuove Luci sul Santuario di Polsi, Pompei,
1938 - XVII
Note:
- Mons. Raschellà a Siderno, dove risiedeva, probabilmente non visionò mai il cinegiornale dell'Istituto LUCE. Oggi il suo testo è diventato il commento ideale a quelle immagini.
- Mons. Giosofatto Mittiga si avvalse di tutte le sue energie ed il suo potere per la costruzione della strada e l'edificazione del Sanatorio, per questo il ricorso al titolo in apertura. Leni Riefenstahl mi è sempre piaciuta come attrice e come regista ed, al di là della retorica e della propaganda nazista, il film citato rimane un esempio di vero cinema, che come ho detto in un post addietro, ha le sue origini in Caligari e Fritz Lang.
- Mons. Giosafatto Mittiga è ormai praticamente ignorato a Platì come don Gesufattinu Trimboli, anche lui per anni alla direzione polsiana, e nessun pezzo di marmo in paese li ricorda.
A polsi Mons. Mittiga gode ancora di questo ricordo ad opera dello scultore Vincenzo Jerace
DA
QUESTA TERRAZZA
RICORDO PERENNE
DELL' OPERA RESTAURATRICE
COMPIUTA
DA MONS. GIOSAFATTO MITTIGA
SUPERIORE ZELANTISSIMO
L’EMIN. CARD. FILIPPO GIUSTINI
PREFETTO DELLA CONG. DEI SACRAMENTI
IL GIORNO 2 SETT. 1919
DOPO AVER PRESO POSSESSO DEL SANTUARIO
COME PROTETTORE INSIGNE
IN NOME DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XV
CON COMMOZIONE PATERNA
BENEDICEVA I POPOLI
ACCORSI NUMEROSI
IN QUESTA VALLE
DOVE DAI SECOLI REMOTI
SOVRANA POTENTE
REGNA MARIA
In Comune c'è l'assessore o l'assessorato alla Cultura?
RispondiEliminammmm, penso l'assessore
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