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mercoledì 26 ottobre 2016

Il trionfo della volontà (reg. Leni Riefenstahl - 1935)


Per andare a Polsi, tanto dal versante del Jonio come da quello del Tirreno, si percorre per lungo tratto l’antica via Consolare o Traiana, che mette capo a Montalto, la più alta vetta della Calabria, esistente nel territorio della diocesi di Gerace, a 1950 m. sul livello del mare.
Oggi vi si può arrivare in automobile fino al Sanatorio, e quindi restano tre buone ore di strada mulattiera, giungendo a 1900 m. sul mare, alla contrada detta Cerasara e scendendo per giungere alla Valle prodigiosa, che resta a 900 m. sul livello del mare, ai piedi del gigantesco Montalto.
È precisamente il lungo tratto che Mons. Mittiga aveva sognato di trasformare in via carrozzabile, sogno che con molta probabilità avrebbe realizzato se gli amici, che lo circondavano, fossero stati sempre sinceri. Viceversa, il sogno ardito e geniale ha segnato l’inizio di una dolorosa odissea, culminata con la incompatibilità dell’alta carica di Superiore di quel Santuario, ove pure aveva tanto lavorato.

La posa della prima pietra del Sanatorio pei tubercolotici di guerra ad Acqua del Faggio è avvenuta ai primi di settembre 1923, presente il Vescovo Giov. Battista Chiappe che ha eseguitola benedizione di rito, il Prefetto della Provincia, comm. Nobile, il dott. Mannarella del Comitato Centrale dell’Associazione Mutilati, il dott. Capua rappresentante la Croce Rossa, l’Ing. Pirrello con una eletta schiera di professionisti e di quasi tutti i Sindaci dei Comuni più vicini. È stato quello un giorno memorando che segnava l’inizio di una  imponente costruzione sorta per merito del Regime Fascista.
 Il Sanatorio dedicato al Re Vittorioso, è stato solennemente inaugurato il 28 Ottobre 1929 con l’intervento di S. A. R. il Duca di Bergamo, di S. E. l’On. Manaresi, Sottosegretario alla Guerra, presente il Comm. Birelli in rappresentanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Prefetto di Reggio Calabria ed i Rappresentanti dei Prefetti di Cosenza e di Catanzaro e molte altre Personalità del Senato, della Camera, dell’Esercito, della Federazione Fascista ed ella Milizia V. S. N. con molti Professori di Università. La cerimonia si è svolta preceduta dalla benedizione impartita dall’Arcivescovo di Reggio Calabria, Mons. Carmelo Pujia.
Il Sanatorio consta dei seguenti fabbricati:
Il padiglione dei servizi generali. -- È composto d’un corpo centrale unito a due laterali da due ampie gallerie d’accesso, fabbricato su due piani e provveduto di locali sotterranei. Il piano terreno del corpo centrale è destinato agli uffici di direzione ed'amministrazione ed alla accettazione degli ammalati; il
primo piano comprende gli alloggi del personale amministrativo. Nelle due ali sono sistemati gli alloggi per le suore e l’altro personale d’assistenza e di servizio, maschile e femminile.
La cucina e la sala da pranzo. -- Il fabbricato della cucina è retrostante al precedente. Costruito con ogni ampiezze vi trovano posto tutti i servizi per la preparazione degli alimenti, le operazioni di lavaggio e di disinfezione delle stoviglie, un frigorifero Frigidaire, e numerosi locali per dispensa e deposito. La cucina
ha diretta comunicazione con la sala da pranzo, spaziosa, bene illuminata, aereata e riscaldata, a sezione semicircolare.
I padiglioni per gli ammalati. - Sono in numero di due ed hanno la capacità complessiva di circa 170 ammalati. La loro orientazione verso Mezzogiorno assicura ad essi il massimo dell’insolazione.
I due padiglioni sono identici: ciascuno è costruito su due piani con un corpo centrale e due ali che si concordano con esso ad arco di cerchio; nella parte frontale dei padiglioni sono distribuite le camere degli ammalati - a due letti con doppio lavabo ad acqua corrente calda e fredda e pavimento rivestito di linoleum - e le spaziose verande di cura. Inoltre ogni padiglione possiede due sale di riunione, una camera da bagno con quattro vasche, un servizio medico-chirurgico con sale di medicazione ed operazione, gabinetti per indagini chimiche, batteriologiche e microscopiche, gabinetto di radioscopia e radiologia, locali per disinfezione, cucina, guardaroba, magazzini ecc.
Oltre gli edifici ora descritti sono da noverarsi:
L'abitazione dei medici, villino che sorge nelle adiacenze immediate del sanatorio.
La autorimessa, per i veicoli in servizio del sanatorio, fra i quali è compresa una comoda autoambulanza; il fabbricato comprende anche l’officina per le riparazioni, il deposito del carburante e l’alloggio del personale addetto agli autoservizi.
La lavanderia, fornita di acqua abbondantissima e degli apparecchi tecnici più moderni. Vi è annessa una stazione di disinfezione con impianti completi per le disinfezioni generali ed speciali.
La cappella per i servizi religiosi. Nel sottopiano di essa è situata la camera mortuaria.
 Il sanatorio è pure munito dei seguenti servizi generali:
L'acqua potabile derivata da sorgive purissime alla temperatura costante di 7° C. -- convogliata al sanatorio per mezzo di un acquedotto espressamente costruito e distribuita abbondantemente a tutto l’istituto.
Il riscaldamento centrale, a termosifone, esteso a tutti gli edifici del sanatorio.
L'energia elettrica, provveduta da una linea propria, tanto per illuminazione che per forza motrice.
Il telefono; la linea telefonica del sanatorio si innesta alla rete generale della Calabria, mettendo in comunicazione l’istituto con tutta l'Italia.
Alle confortevoli condizioni di soggiorno e di cura offerte dall’istituto, si associano le attrattive dell’incantevole natura che lo circonda. Secolari faggete e giovani abetine fanno da ogni lato corona al sanatorio per vaste estensioni, ove gli ammalati trovano il conforto di comode passeggiate e di soste riposanti. Splendidi panorami ne allietano la vista che per imponenti discese dell’Aspromonte può spaziare sino all'uno ed all'altro mare.
Nel concetto dell’O. N. I. G. il Sanatorio Vittorio Emanuele III sull’Aspromonte vuol essere la testimonianza tangibile dell’attaccamento che l’Opera porta alle popolazioni meridionali. Quest’istituto benefico è il primo che sorge nel Mezzogiorno continentale: presidio poderoso di lotta contro il male e quindi emblema di civiltà, esso si apre tanto ai minorati della guerra come a tutti i malati di petto, che tra le sue pareti ospitali troveranno vigile, saggia e fraterna assistenza.
Attualmente il Sanatorio è da tre anni chiuso per costosi lavori di restauro e trasformazione, a cura dell’I. N. F. P. S.

 MONS. VINCENZO RASCHELLA’, Nuove Luci sul Santuario di Polsi, Pompei, 1938 - XVII



Note:
- Mons. Raschellà a Siderno, dove risiedeva, probabilmente non visionò mai il cinegiornale dell'Istituto LUCE. Oggi il suo testo è diventato il commento ideale a quelle immagini.
- Mons. Giosofatto Mittiga si avvalse di tutte le sue energie ed il suo potere per la costruzione della strada e l'edificazione del Sanatorio, per questo il ricorso al titolo in apertura. Leni Riefenstahl mi è sempre piaciuta come attrice e come regista ed, al di là della retorica e della propaganda nazista, il film citato rimane un esempio di vero cinema, che come ho detto in un post addietro, ha le sue origini in Caligari e Fritz Lang.
- Mons. Giosafatto Mittiga è ormai praticamente ignorato a Platì come don Gesufattinu Trimboli, anche lui per anni alla direzione polsiana, e nessun pezzo di marmo in paese li ricorda.
A polsi Mons. Mittiga gode ancora di questo ricordo ad opera dello scultore Vincenzo Jerace

DA QUESTA TERRAZZA
RICORDO PERENNE
DELL' OPERA RESTAURATRICE
COMPIUTA
DA MONS. GIOSAFATTO MITTIGA
SUPERIORE ZELANTISSIMO
L’EMIN. CARD. FILIPPO GIUSTINI
PREFETTO DELLA CONG. DEI SACRAMENTI
IL GIORNO 2 SETT. 1919
DOPO AVER PRESO POSSESSO DEL SANTUARIO
COME PROTETTORE INSIGNE
IN NOME DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XV
CON COMMOZIONE PATERNA
BENEDICEVA I POPOLI
ACCORSI NUMEROSI
IN QUESTA VALLE
DOVE DAI SECOLI REMOTI
SOVRANA POTENTE
REGNA MARIA


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