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mercoledì 17 aprile 2013

Per l'amore di mia figlia (reg. Charles Spaak - 1948)



                                                                                            I.M.I                   Viterbo 7 – 8 -  1942 XX
Mia carissima mamma.
E’ da tempo che non scrivo a te direttamente, ed ho grande desiderio di parlarti un poco.
Papà mi ha scritto che ti trovi a Locri, e mi disse pure che tu entrando in casa ti sei messa a piangere perché mancavo io. Non voglio dirti che la lontananza non è brutta, e quanto maggiormente per chi è lontana da tutti, ma non dobbiamo piangere, ma pensare che il Signore merita infinitamente di più di quel poco che facciamo per lui. Dobbiamo offrire tutto al Signore con grande generosità; egli non lascia senza ricompensa neppure un bicchiere d’acqua offerto per suo amore.
Io ogni volta che mi viene il desiderio di vedere te, e tutti gli altri di famiglia “ quante volte! “ parlo a Gesù di questo sacrificio, ed Egli non può dimenticare che ho lasciato tutti per Lui, sento che Egli mi vuole bene perché ho fatto la sua volontà; che si era manifestata così chiaramente: e sono felice. Non perdiamo il merito piangendo, ma amiamo il Signore con amore così grande che fa godere nel soffrire, il tempo vola e noi dobbiamo acquistarci meriti per il Cielo. Oh se potessi avere la gioia di averti vicina il giorno della vestizione, certo che non piangeresti più. Quanto è stato bello il discorso che abbiamo ascoltato il giorno della professione delle novizie! Parlava il predicatore del giovane del Vangelo, al quale Gesù disse: se vuoi essere perfetto abbandona tutti e seguimi . Ma quel giovane perché era attaccato ai suoi beni se ne andò conturbato. Al rifiuto di quel giovane  diceva il predicatore: hanno risposto e risponderanno le giovinezze di tutti i secoli, che hanno sentito nel loro cuore la medesima chiamata e generosamente hanno ubbidito. Fortunati, diceva, ai parenti delle novizie che erano venuti per assistere alla cerimonia: che avete sentito la chiamata del Signore nella vostra casa e non avete opposto resistenza. Quante cose ti potrei dire ancora, ma per ora ti dico solo di ringraziare il Signore di avermi chiamata ad abitare nella sua casa, dove sono meno i pericoli, e maggiore gli aiuti alla salvezza dell’anima. Prega che sia buona, che abbia la S. perseveranza in questa vocazione. Mamma, voglio confidarti un’altra cosa, e questa mi dispiace: alle volte dallo scritto di Papà mi accorgo che egli non è contento di me,  per questo che son venuta in monastero. Non è che mi ha detto mai niente, perché non vuole dispiacermi, ma mi accorgo. Per esempio, in quest’ultima lettera, mi diceva che tu piangi dicendo: dov’è Fina? E poi ha scritto: lasciamo stare ogni cosa. Mi promise papà che qualcuno verrà per la vestizione, io desidero che venisse anche lui, certo che la mia festa è quella e io desidero di avervi qui. Il giorno che indosserò l’abito religioso, mi verrà cambiato anche il nome, ed io ci ho piacere di prendere un nome che piace a te, pensa un po’ in questi giorni e scrivimi, poi se le Madri lo approveranno prenderò quello se no farò come loro desiderano.
Peppe mi ha mandato una fotografia.
L’altro giorno sono andata a visitare la casa di S. Rosa. Sono due stanzette, c’è una finestra e di là S. Rosa vide il Crocifisso, vicino al focolare ci sono due lucerne a olio come si usavano prima, proprio una casetta di gente povera, un po’ annerita, al muro c’era un grande Crocefisso e tanti quadri. Al posto dove morì fecero un altare, in quell’altra casetta c’era la cassa dove si conservò il corpo della Santa, per tanti secoli, e poi fu trasportata in un monastero dove sono andata pure a vederla. Ti mando nella lettera una medaglietta, e una mando ad Amalia che oggi fa il compleanno, e le faccio i miei migliori auguri. Alle altre mie sorelle gliela manderò in un’altra lettera, se no questa viene pesante. Ho comprato un quadrettino tanto grazioso, ad Ernesto, a Ciccillo ed uno allo zio, ma con la posta temo che si perdano, glieli darò a mano con la loro venuta. Ernesto ancora non mi ha risposto alla cartolina che gli ho scritto  da qui, neanche le mie sorelle mi scrissero più, mi scrive Ernesto ed esse mai prendono la penna ricordandosi di Fina.
Non è necessario raccomandarti, di scrivermi anche tu al più presto, e mentre attendo per leggere le tue belle parole, ti chiedo la S. Benedizione, ed abbraccio sorelle e fratello come te grandemente-
                                                                                                           La tua
                                                                                                                       Fina

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