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lunedì 12 dicembre 2016

Il campanile d'oro (reg. Giorgio Simonelli - 1956)

Sui fatti del campanile
(Per lettera da Platì)
Caro direttore,
L’on. Ferdinando Martini, governatore dell’Eritrea nonché deputato di Pescia – come sai – si allontanava, in questi giorni, dagli “ Amici dei monumenti “ per il buco che si voleva praticare nelle mura di Lucca. Non so se avrai avuto la letterina, frizzante di ironia, che questi dirigeva ad Ugo Ojetti: in ogni modo ti dico che lodò l’emerito scrittore, l’approvo e l’ammiro.
Se potessi fare lo stesso, mi allontanerei volentieri anch’io dagli “ Amici dei campanili “ – visto e considerato che il mio (campanile) è minacciato da serio pericolo di demolizione. La cronaca paesana è tutta rivolta a quella storica punta che si perde nell’aria, che ha la sua pagina classica e resisté, da forte, a tante convulsioni telluriche ! …
Oggi è vecchia, fessa, malconcia! … che importa?!
Tanto meglio, dico io, il forestiero resterà pochi minuti di più e con la bocca spalancata per meditare su quelle rovine … a distanza
Ma non così la pensa il Sottoprefetto di Gerace.
Egli, cui sta a cuore più la salute temporale che spirituale dei suoi amministrati, vuole tagliare, ad ogni costo, la testa al … campanile.
Dal canto suo, il Signor Genio Civile, fa delle perizie che fanno accapponare la pelle e l’ordinanza – ragion vuole – dev’essere firmata ed eseguita addirittura.
Che c’entra il popolo, perbacco?!  …
E quel cieco che funge da Sacrista in prima. Con la carica di campanaro e suonatore di organo per giunta; quel cieco-nato devi essere un coso formidabile, e, se lo volete, invulnerabile! Si son temute quel giorno, il giorno della rivolta, quando suonava le campane a stormo, le sue botte da orbo … si è levato verbale contro lo stesso; ma pare che, tutto sommato, egli abbia ora molto da guadagnare. Si atteggia a martire della rivoluzione platiese, o meglio; è uno dei danneggiati politici nella politica del campanile ed il popolo deve soccorrerlo con elargizioni spontanee di grano, granturco, lana, formaggio e tutto il resto: una vera cuccagna.
Ora tu mi domandi come stanno le cose – Siamo in momenti di tregua, di pace; ma questa pace è apparente, perché il popolo tiene gli occhi al campanile e le mani alla scure.
Mi auguro che questa pace armata non venga ad essere turbata, per ora, e che la crisi campanilesca sia risoluta alla meglio.
Dovresti sentire il popolo come il ragiona! “ Il campanile non cade, è duro, fermo, d’acciaio … e poi, se il Signore avesse voluto, quella notte … con un’occhiata! …
Mi convince ti giuro; ma più convincente è la postuma dichiarazione d’un certo Genio: “ Quella punta, vedete, è messa lassù come una coppa: non pende per qua, non per là “.
Evviva l’equilibrio!
Se così è veramente e dobbiamo credere ad ogni Pietro l’Eremita che ci piove quassù, resti pure la punta, la coppa e la cappa, che dir si voglia; con buona pace del Salvatore, nonché di questo popolo devoto sino al fanatismo.
Ritornerò sull’argomento in settimana, se occorre; per ora ti abbraccio e ti bacio.
Platì 31 maggio 1909.
Dev.mo

Ferdinando Caci

Il Giornale di Reggio l’eco settimanale della provincia  R. C. 9 giugno 1909 Anno I – N. 5, Direttore: D.r A. Scabelloni, Redattore-capo: Farm. G. Sculli

Nota
Soltanto un genio si poteva firmare Ferdinando Caci ed apparteneva sicuramente a don Giacomino Tassoni Oliva se confrontate la presente pubblicazione con il post precedente.

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