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martedì 28 settembre 2021

Once Upon a Time in America [by Sergio Leone - 1984]

SPERANZA / HOPE
di ROSALBA PERRI
 

In questi giorni sto leggendo “Vita” di Melania G. Mazzucco che è stato Premio Strega 2003.

È un libro sull’emigrazione dalla miseria di un paese nel Lazio alla miseria di New York. Un libro spietato e crudo, affollato di una umanità con i suoi sentimenti e con le sue crudeltà.  La differenza fra le due miserie è la speranza insita nella seconda.

È anche una rivisitazione dell’autrice delle storie di famiglia nel periodo che il proprio nonno visse da emigrante a New York e poi a Cleveland.

Nella prima parte, capitolo “L’ostinato profumo di limone” trovo questo passaggio:

Quando, nell’archivio di Ellis Island, consultai la lista passeggeri della nave Republic, a bordo della quale Diamante arrivò in America, scoprii il nome delle 2200 persone che viaggiarono con lui. Ora posso dire di conoscerli uno a uno. La nave – che dopo la sosta a Napoli fece scalo a Gibilterra – trasportava italiani e turchi. Ma la parola “turchi”, nel 1903, ai tempi dell’Impero Ottomano, significava molte cose: ebrei, greci, armeni, albanesi, siriani, libanesi, slavi, berberi. A Ellis Island sbarcò per primo Athanapos Kapnistos, sedicenne di Creta, poi Marie Kepapas, diciannovenne di Salonicco. Quindi, in successione, gruppi di Beirut, di Rodi, della Macedonia, di Samo, Vasto, Fano; poi decine di ragazzi da Platí e Gioiosa Jonica, Gerace, Polistena, Scilla, Agropoli, Nicastro, Nocera, Teramo, Castellabbate.”

E qui, vedendo menzionato Platì, mi incuriosisco e vado a controllare sul sito di Ellis Island dove trovo l’elenco dei passeggeri della nave Republic del 1906 (e non del 1903 come dice l’autrice per sue esigenze narrative).

 

These days I am reading "Vita" by Melania G. Mazzucco which was awarded the 2003 Strega Prize.

It is a book on emigration from the poverty of a village  in Lazio region to the poverty of New York. A ruthless and raw book, crowded with a humanity with its feelings and its cruelties., the difference between the two poverties being hope.

It is also a reinterpretation by the author of the family stories in the period that her grandfather lived as an emigrant in New York and then in Cleveland.

In the first part, chapter "A persistent lemon scent", I find this piece:

"When, in the Ellis Island archive, I consulted the passenger list of the ship Republic, aboard which Diamante arrived in America, I discovered the names of the 2,200 people who travelled with him. Now I can say that I know them one by one. The ship - which after the stop in Naples made a stop in Gibraltar - carried Italians and Turks. But the word "Turks", in 1903, at the time of the Ottoman Empire, meant many things: Jews, Greeks, Armenians, Albanians, Syrians, Lebanese, Slavs, Berbers. The first to land at Ellis Island was Athanapos Kapnistos, sixteen from Crete, then Marie Kepapas, nineteen from Thessaloniki. Then, in succession, groups from Beirut, Rhodes, Macedonia, Samo, Vasto, Fano; then dozens of boys from Platí and Gioiosa Jonica, Gerace, Polistena, Scilla, Agropoli, Nicastro, Nocera, Teramo, Castellabbate. "

At the mention of Platì, I get curious and go to check the Ellis Island website where I find the passenger list of the Republic ship from 1906 (and not from 1903 as the author says for her narrative needs).

Provenienti da  Platì e Natile, imbarcati a Napoli, sbarcano a Ellis Island:

Pasquale  Rinaldo, n. 1871, 35 anni, celibe (Platì)

Antonio   Zappia, n.1889, 17 anni, celibe (Platì)

Antonio    Callofan, n. 1882,24 anni, celibe (Natile)

Pasquale  Jermani (Jermanò), n. 1888,18 anni, celibe (Platì)

Giuseppe Perri, n. 1865, 41 anni, celibe (Platì)

Pietra (Pietro?) Stansio  (Strangio?), n. 1887, 19 anni, celibe (Natile)

Michele   Strangio, n. 1877, 29 anni, sposato (Platì)

Guiseppe (Giuseppe) Calabina (Calabria), n. 1887, 19 anni, celibe(Platì)

Rosario    Portolese , n. 1865,  41 anni, vedovo (Platì)

Coming from  Platì e Natile, embarked  in Neaples, desembark at Ellis Island:

Pasquale  Rinaldo, n. 1871, 35 yrs, single (Platì)

Antonio   Zappia, b.1889, 17 yrs, single (Platì)

Antonio    Callofan, b. 1882,24 yrs, single (Natile)

Pasquale  Jermani (Jermanò), b. 1888,18 yrs, single (Platì)

Giuseppe Perri, b. 1865, 41 yrs, single (Platì)

Pietra (Pietro?) Stansio  (Strangio?), b. 1887, 19 yrs, single (Natile)

Michele   Strangio, b. 1877, 29 yrs, married (Platì)

Guiseppe (Giuseppe) Calabina (Calabria), b. 1887, 19 yrs, single(Platì)

Rosario    Portolese , b. 1865,  41 yrs, widower (Platì)

 

 (*)


L’autrice continua con una riflessione sui passeggeri:

 

La maggior parte aveva meno di vent’anni. I passeggeri ragazzi di quella nave – e di tutte le altri navi di quegli anni – non corrispondono all’immagine che mi è stata tramandata. Alle fotografie che ho visto nelle mostre e nei musei, e che si sono impresse cosí profondamente nella mia memoria da condizionare la mia immaginazione. Figure dolenti e incomprensibili, comunque lontane, distanti. Ho negli occhi i volti tristi dei contadini, le loro mogli tristi, vestite di nero, i loro bambini tristi, ho negli occhi i loro tristi fagotti, che contengono tutto il loro niente. Forse ho negli occhi uno stereotipo. Possibile che tutti questi ragazzi senza bagaglio – S, single, nella casella relativa allo stato coniugale – siano partiti per non tornare? Scorro l’elenco interminabile di quei nomi – Saverio Ricci da Brodolone, 17 anni, Aniceto Ricco da Montefegato, 17 anni, Annibale Spasiani da Sgurgola, 16 anni, Giuseppe Vecchio da S. Coseno, 14 anni… – e comincio a pensare che per un’intera generazione di ragazzi l’America non fosse una meta né un sogno. Era un luogo favoloso e insieme familiare – dove si compiva, con il consenso degli adulti, un rito di passaggio, un rito di iniziazione. Altre generazioni ebbero il servizio militare, la guerra in trincea, le bande partigiane, la contestazione. I ragazzi nati negli ultimi decenni dell’Ottocento ebbero l’America. A quattordici, sedici, diciott’anni (qualcuno prima, qualcuno dopo), in gruppo, con i cugini, i fratelli, gli amici, dovevano compiere la traversata – morire – se volevano crescere, se volevano sopravvivere. Risorgere. Dovevano affrontare l’America come i ragazzi delle tribú australiane, di Papua e della Nuova Guinea affrontavano il mitico mostro che li inghiottiva per rivomitarli uomini. Dovevano essere pianti, essere persi, essere considerati morti. E dovevano tornare indietro. Solo una parte lo fece realmente: il protagonista di molte favole iniziatiche, viaggiando, spingendosi al di là dei confini del mondo noto finisce per trovare un regno preferibile a quello da cui è partito – e per restarvi, cominciando un’altra vita.

 

The author continues with her considerations on passengers:

“They were mostly under the age of twenty. The boy passengers of that ship - and of all the other ships of those years - do not correspond to the image that has been handed down to me; to the photographs that I have seen in exhibitions and museums, and which have impressed themselves so deeply in my memory as to influence my imagination. Painful and incomprehensible figures, however far, distant. I have in my eyes the sad faces of the peasants, their sad wives, dressed in black, their sad children, I have in my eyes their sad bundles, which contain all their nothingness. Maybe I have a stereotype in my eyes. Could it be that these guys without baggage - S, single, in the box relating to marital status - have left never to return? I scroll through the endless list of those names: Saverio Ricci from Brodolone,17, Aniceto Ricco from Montefegato, 17, Annibale Spasiani from Sgurgola,16, Giuseppe Vecchio from S. Coseno, 14 ... - and I begin to think that for an entire generation of youths America was neither a destination nor a dream. It was a fabulous and at the same time familiar place - where, with the consent of the adults, a rite of passage, an initiation rite, was performed. Other generations had military service, trench warfare, partisan bands, protest. The boys born in the last decades of the nineteenth century had America. At fourteen, sixteen, eighteen (some before, some later), in a group, with cousins, brothers, friends, they had to make the crossing - die - if they wanted to grow, if they wanted to survive. Resurrect. They had to face America as the boys of the tribes of Australia, Papua and New Guinea faced the mythical monster that swallowed them to revive them as men. They had to be mourned, to be lost, to be considered dead. And they had to go back. Only one part really did it: the protagonist of many initiatory tales, travelling, pushing himself beyond the confines of the known world, ends up finding a kingdom preferable to the one he started from - and staying there, starting another life.”

 

Mazzucco, Melania G. Vita (Super ET Vol. 1640) (Italian Edition) (pp.147-148). EINAUDI. Edizione del Kindle.

(*) La Republic naviga ora nel wb.
Il testo appena letto richiama da sé il titolo iniziale e il brano che segue:

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