In questi giorni sto leggendo “Vita” di
Melania G. Mazzucco che è stato Premio Strega 2003. È un libro sull’emigrazione dalla miseria di un paese nel Lazio alla
miseria di New York. Un libro spietato e crudo, affollato di una umanità con i
suoi sentimenti e con le sue crudeltà. La differenza fra le due miserie è la
speranza insita nella seconda. È anche una rivisitazione dell’autrice delle storie di famiglia nel
periodo che il proprio nonno visse da emigrante a New York e poi a Cleveland. Nella prima parte, capitolo
“L’ostinato profumo di limone” trovo questo passaggio: “Quando, nell’archivio di Ellis
Island, consultai la lista passeggeri della nave Republic, a bordo della
quale Diamante arrivò in America, scoprii il nome delle 2200 persone che
viaggiarono con lui. Ora posso dire di conoscerli uno a uno. La nave – che
dopo la sosta a Napoli fece scalo a Gibilterra – trasportava italiani e
turchi. Ma la parola “turchi”, nel 1903, ai tempi dell’Impero Ottomano,
significava molte cose: ebrei, greci, armeni, albanesi, siriani, libanesi,
slavi, berberi. A Ellis Island sbarcò per primo Athanapos Kapnistos,
sedicenne di Creta, poi Marie Kepapas, diciannovenne di Salonicco. Quindi, in
successione, gruppi di Beirut, di Rodi, della Macedonia, di Samo, Vasto,
Fano; poi decine di ragazzi da Platí e Gioiosa Jonica, Gerace, Polistena, Scilla, Agropoli,
Nicastro, Nocera, Teramo, Castellabbate.” E qui, vedendo menzionato Platì, mi incuriosisco e vado a
controllare sul sito di Ellis Island dove trovo l’elenco dei passeggeri della
nave Republic del 1906 (e non del 1903 come dice l’autrice per sue esigenze
narrative). |
These
days I am reading "Vita" by Melania G. Mazzucco which was awarded
the 2003 Strega Prize. It
is a book on emigration from the poverty of a village in Lazio region to the poverty of New York.
A ruthless and raw book, crowded with a humanity with its feelings and its
cruelties., the difference between the two poverties being hope. It
is also a reinterpretation by the author of the family stories in the period
that her grandfather lived as an emigrant in New York and then in Cleveland. In
the first part, chapter "A persistent lemon scent", I find this
piece: "When,
in the Ellis Island archive, I consulted the passenger list of the ship
Republic, aboard which Diamante arrived in America, I discovered the names of
the 2,200 people who travelled with him. Now I can say that I know them one
by one. The ship - which after the stop in Naples made a stop in Gibraltar -
carried Italians and Turks. But the word "Turks", in 1903, at the
time of the Ottoman Empire, meant many things: Jews, Greeks, Armenians,
Albanians, Syrians, Lebanese, Slavs, Berbers. The first to land at Ellis
Island was Athanapos Kapnistos, sixteen from Crete, then Marie Kepapas,
nineteen from Thessaloniki. Then, in succession, groups from Beirut, Rhodes,
Macedonia, Samo, Vasto, Fano; then dozens of boys from Platí and Gioiosa
Jonica, Gerace, Polistena, Scilla, Agropoli, Nicastro, Nocera, Teramo,
Castellabbate. " At
the mention of Platì, I get curious and go to check the Ellis Island website
where I find the passenger list of the Republic ship from 1906 (and not from
1903 as the author says for her narrative needs). |
Provenienti da Platì e Natile, imbarcati a Napoli, sbarcano
a Ellis Island: Pasquale Rinaldo, n. 1871, 35 anni, celibe (Platì) Antonio Zappia,
n.1889, 17 anni, celibe (Platì) Antonio Callofan, n. 1882,24 anni, celibe (Natile) Pasquale Jermani (Jermanò), n. 1888,18 anni, celibe (Platì) Giuseppe Perri, n. 1865, 41 anni, celibe (Platì) Pietra (Pietro?) Stansio (Strangio?), n. 1887, 19 anni, celibe
(Natile) Michele Strangio,
n. 1877, 29 anni, sposato (Platì) Guiseppe (Giuseppe) Calabina (Calabria),
n. 1887, 19 anni, celibe(Platì) Rosario Portolese , n. 1865, 41
anni, vedovo (Platì) |
Coming
from Platì e Natile, embarked in Neaples, desembark at Ellis Island: Pasquale Rinaldo, n. 1871, 35 yrs, single (Platì) Antonio Zappia,
b.1889, 17 yrs, single (Platì) Antonio Callofan, b. 1882,24 yrs, single (Natile) Pasquale Jermani (Jermanò), b. 1888,18 yrs, single (Platì) Giuseppe Perri, b. 1865, 41 yrs, single (Platì) Pietra (Pietro?) Stansio (Strangio?), b. 1887, 19 yrs, single
(Natile) Michele Strangio,
b. 1877, 29 yrs, married (Platì) Guiseppe (Giuseppe) Calabina
(Calabria), b. 1887, 19 yrs, single(Platì) Rosario Portolese ,
b. 1865, 41 yrs, widower (Platì) |
L’autrice continua con una
riflessione sui passeggeri: “La maggior parte aveva meno di
vent’anni. I passeggeri ragazzi di quella nave – e di tutte le altri navi di
quegli anni – non corrispondono all’immagine che mi è stata tramandata. Alle
fotografie che ho visto nelle mostre e nei musei, e che si sono impresse cosí
profondamente nella mia memoria da condizionare la mia immaginazione. Figure
dolenti e incomprensibili, comunque lontane, distanti. Ho negli occhi i volti
tristi dei contadini, le loro mogli tristi, vestite di nero, i loro bambini
tristi, ho negli occhi i loro tristi fagotti, che contengono tutto il loro
niente. Forse ho negli occhi uno stereotipo. Possibile che tutti questi
ragazzi senza bagaglio – S, single, nella casella relativa allo stato
coniugale – siano partiti per non tornare? Scorro l’elenco interminabile di
quei nomi – Saverio Ricci da Brodolone, 17 anni, Aniceto Ricco da
Montefegato, 17 anni, Annibale Spasiani da Sgurgola, 16 anni, Giuseppe
Vecchio da S. Coseno, 14 anni… – e comincio a pensare che per un’intera generazione di ragazzi l’America
non fosse
una meta né un sogno. Era un luogo favoloso e insieme familiare – dove si
compiva, con il consenso degli adulti, un rito di passaggio, un rito di
iniziazione. Altre generazioni ebbero il servizio militare, la guerra in
trincea, le bande partigiane, la contestazione. I ragazzi nati negli ultimi
decenni dell’Ottocento ebbero l’America. A
quattordici, sedici, diciott’anni (qualcuno prima, qualcuno dopo), in gruppo,
con i cugini, i fratelli, gli amici, dovevano compiere la traversata – morire
– se volevano crescere, se volevano sopravvivere. Risorgere. Dovevano
affrontare l’America come i ragazzi delle tribú australiane, di Papua e della
Nuova Guinea affrontavano il mitico mostro che li inghiottiva per rivomitarli
uomini. Dovevano essere pianti, essere persi, essere considerati morti. E
dovevano tornare indietro. Solo una parte lo fece realmente: il protagonista
di molte favole iniziatiche, viaggiando, spingendosi al di là dei confini del
mondo noto finisce per trovare un regno preferibile a quello da cui è partito
– e per restarvi, cominciando un’altra vita.” |
The author continues with her considerations on passengers: “They were mostly under the age of twenty. The boy
passengers of that ship - and of all the other ships of those years - do not correspond
to the image that has been handed down to me; to the photographs that I have
seen in exhibitions and museums, and which have impressed themselves so
deeply in my memory as to influence my imagination. Painful and
incomprehensible figures, however far, distant. I have in my eyes the sad
faces of the peasants, their sad wives, dressed in black, their sad children,
I have in my eyes their sad bundles, which contain all their nothingness.
Maybe I have a stereotype in my eyes. Could it be that these guys without
baggage - S, single, in the box relating to marital status - have left never
to return? I scroll through the endless list of those names: Saverio Ricci from
Brodolone,17, Aniceto Ricco from Montefegato, 17, Annibale Spasiani from
Sgurgola,16, Giuseppe Vecchio from S. Coseno, 14 ... - and I begin to think that for
an entire generation of youths America was neither a destination nor a dream.
It was a fabulous and at the same time familiar place - where, with the
consent of the adults, a rite of passage, an initiation rite, was performed.
Other generations had military service, trench warfare, partisan bands,
protest. The boys born in the last decades of the nineteenth century had
America. At fourteen, sixteen, eighteen (some before, some later), in
a group, with cousins, brothers, friends, they had to make the crossing - die
- if they wanted to grow, if they wanted to survive. Resurrect. They had to
face America as the boys of the tribes of Australia, Papua and New Guinea
faced the mythical monster that swallowed them to revive them as men. They
had to be mourned, to be lost, to be considered dead. And they had to go
back. Only one part really did it: the protagonist of many initiatory tales,
travelling, pushing himself beyond the confines of the known world, ends up
finding a kingdom preferable to the one he started from - and staying there,
starting another life.” |
Mazzucco, Melania G. Vita (Super ET Vol. 1640) (Italian Edition) (pp.147-148). EINAUDI. Edizione del Kindle.
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