La Storia di Natile Nuovo
scritta dal Prof. Pino Pipicella, da oggi storico ufficiale di Natile tra
Vecchio e Nuovo, è un testo venuto fuori dal cuore di quei luoghi. I fatti
descritti sono stati vissuti in prima persona poiché Pino Pipicella è stato
primo cittadino del Comune di Careri tra il 1993 ed il 2001, per due mandati
consecutivi. Dal testo vengono fuori le intime e datate connessioni con Platì.
Natile è stato annesso al
Comune di Platì per Decreto di Ferdinando II il 13 marzo 1831(1) e tale rimase fino al 1836
quando fu trasferito al Comune di Careri. Aldilà dell’appartenenza ai Comuni, tra
Natile e Platì sono sempre esistiti legami di sangue con arricchimento di DNA
per i due territori. Legami ed arricchimenti (natilotu era anche un alias) che ancora oggi continuano ad
esistere. Per verità storica bisogna aggiungere l’assoggettamento dei territori
di Natile alla potente famiglia platiese degli Oliva. Questa servitù è
antecedente al Decreto Ferdinandeo e risale ad un periodo tra la fine del XVII
secolo e l’inizio del XIX quando Domenico Oliva suddivise i beni tra i figli avuti
da Saveria Rechichi: Michele, Stefano e Arcangelo. Ad Arcangelo andarono i
terreni intorno al Molino Nuovo mentre a Michele spettarono quelli intorno all’abitato
di Natile Vecchio. Erede di questi ultimi divenne Michele Vincenzo, avvocato,
che nel 1885 sposò Elisabetta Furore. Dal matrimonio nacquero quattro figlie,
fra cui Maria Girolama, nota come a
cavalera(2) e Maria Carmela Francesca che
ereditò i terreni di Natile Vecchio. Amministratore dei terreni divenne il suo
sposo dottor Giuseppe Galatti fino agli anni 50 del secolo scorso.
I terreni Galatti-Oliva non
subirono i forti dolori che toccarono ai beni di Filippo ed Arcangelo sul
finire del 1800 quando alla morte di Francesco erede di Arcangelo divenne unico
possessore il giovane Filippo di Filippo e della contessina Luisa Ricciardi,
vissuto sempre a Napoli, poco avvezzo agli affari. Arrivato a Platì il conte
Filippo fu da subito vittima di raggiri, e per citare l’avvocato Alberto
Mercurio: “adescato dalle lusinghe di certi avidi
vampiri, che in breve tempo riuscirono a dilapidare quello che doveva essere
inesauribile patrimonio”. Di tali
raggiri il Mercurio accusò la famiglia Zappia in vari procedimenti giudiziari.(3)
Parte di tale patrimonio nel
territorio del comune di Careri che interessava il circondario di Natile fu
acquisito dal dottor Filippo Zappia e di conseguenza dai suoi eredi che si
suddivisero il Molino Nuovo e l’Angelica. Di tutto l’Impero Oliva oggi
rimangono solo documenti e ruderi che ne descrivono la capillare decadenza ed
estinzione.
Edizione a cura di Rosalba Perri
Nell'immagine d'apertura un ritratto di Francesco Oliva di Arcangelo e Rosa Romeo (1817 - 1898) conservato dagli eredi.
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