ANCORA UN APPELLO ALLE AUTORITA’ INTERESSATE
L’elettrificazione della linea jonica
Un’aspirazione ormai troppo vecchia
Per i centri della Calabria tirrenica sta già realizzandosi il sogno
del doppio binario per le popolazioni dei centri oltre Reggio,
invece, ancora le vecchie “caffettiere”
Platì, 15 marzo
Com'è noto gli abitanti della civilissima riviera jonica, sono costretti a spostarsi con la velocità delle lumache sulle rotaie della linea che congiunge Reggio, Locri, Riace eccetera.
Spostarsi per i propri affari con la velocità delle lumache non sarebbe poi il peggio, il peggio sono le conseguenze della velocità predetta: i trabalzoni e gli scossoni poderosi che affliggono il malcapitato viaggiatore per tutta la durata delle corse; le lunghe fermate a tutte le stazioncine possibili e immaginabili, qua per incrociare con un altro lentissimo convoglio, che non arriva mai, là per rifornire di acqua le vecchie caffettiere che con molta fantasia sono state adibite a locomotive. Si impiegano tre ore, spesso quattro, non di rado cinque o sei, sdraiati e sballottati sugli scomodissimi sedili di prima o di seconda classe (forse le F. S. hanno creato i sedili delle loro vetture per delle indossatrici tanto hanno fatto gli schienali severamente perpendicolari ai rispetti “dessoux”!) per scoprire, dopo lo scioccante carosello, che si sono coperti ottanta o novanta chilometri.
Per i paesi della Calabria Tirrenica, sta già realizzandosi il sogno del doppio binario. Per noi ci sono soltanto le vecchie caffettiere che ci manda il Nord munito di elettrotreni.
Un vantaggio forse c'è a viaggiare con le locomotive a vapore: si gusta meglio il paesaggio; diremmo anzi che lo si gusta fino alla nausea. Altri vantaggi: ci si sente molto pittoreschi. Specie quando, scesi dal treno, ci si accorge che i vestiti hanno abbandonato il loro colore primitivo per assumere quello, molto più “chic” del nerofumo. - Poi ci sono gli imprevisti che spezzano la monotonia del viaggio: per esempio, quando uscite da una galleria, in nove casi su dieci c'è nella vostra vettura un novellino che grida: “al fuoco, al fuoco!”, credendo causate da un incendio le innocenti fumate che la locomotiva vi ha affettuosamente inviato attraverso la volta del tunnel!
Gli emozionanti tunnels della linea Jonica!!!
In quei brevi istanti di buio assoluto, succedono le più poetiche cose. Scappatelle “lampo” che si concludono il più delle volte con ceffoni che superano il fragore delle ferraglie.
E la luce non c’è? Si chiederà qualcuno. -
Evidentemente, o gli accumulatori sono mattacchioni, o sono esauriti, o bisogna conservarli integri, perché vadano a illuminare linee meno scalcinate della nostra. Comunque, bisogna riconoscere che così è molto più emozionante.
Avete mai visto un treno fermarsi perché qualcuno chiede un passaggio? Siamo convinti che se le cose procedono di questo passo, lo vedremo fra non molto, sulla linea Jonica.
Della elettrificazione della linea jonica si parlava già ai tempi di Matusalemme; non è improbabile che quest’ultimo si sia occupato personalmente del progetto, in questo caso, siamo portati a credere che Matusalemme sia stato un bel jettatore.
Scherzi a parte, sarebbe ora che le Ferrovie dello Stato si mettessero finalmente di fronte a quello che costituisce un loro preciso dovere. Siamo contribuenti come tutti gli altri italiani e abbiamo il diritto di vedere funzionare i servizi pubblici
Oltreché alla "convenienza” di elettrificare la linea jonica si dovrebbe guardare, anche e soprattutto alla comodità. della tutt'altro che ristretta cerchia di viaggiatori.
Certo che se i servizi della linea jonica funzionassero bene, su un binario doppio, e con la corrente elettrica, i cittadini preferirebbero i treni alle automobili pubbliche.
La nostra, più che una protesta, vuole essere un’istanza perché sia posto fine alla inconcepibile situazione che si protrae ormai da troppo tempo, e che da troppo tempo ostacola il progresso economico dei civilissimi paesi dell'Jonio. Tale istanza è sottoscritta da tutti i calabresi e senza dubbio da tutti i buoni italiani.
MICHELE FERA
GAZZETTA DEL SUD, 16 Marzo 1957
Nota. La vaporiera in apertura è ferma a Bova Sup.
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