II parallelo, tracciato da «Sette»,
tra il paese della 'ndrangheta e quello della peste, Suruf, non è piaciuto al vescovo di Locri. Che qui protesta.
LASCIATE CHE I BAMBINI DI PLATI' CRESCANO
IN PACE
di padre Giancarlo Bregantini
C`e un gelsomino sull`uscio dell`asilo delle suore, a Platì. Un profumo
delicatissimo, nella brezza della sera, si espande attorno. Non fa rumore, non
si impone, ma c`è. Un regalo, che però non tutti colgono. Specie i giornalisti frettolosi
o i fotografi che guardano quel paese, non loro, con occhi «professionali»,
cioè miopi e freddi.
Certo, non e facile parlare o descrivere la Calabria. Ancora meno facile
e cogliere un paese contraddittorio e complesso come Platì. Mi riferisco all`inutile
servizio su Platì apparso sul numero 41 di Sette.
lnutile?
Sì, proprio così, perché di questi servizi, spietatamente veristi, la
gente, sia in Calabria che fuori, non sa più che farsene. Le solite analisi, i
soliti colori ormai sbiaditi. Non di denunce la Calabria ha bisogno, ma di
forza, di animo nuovo, di incoraggiamento. l calabresi, che tanto soffrono,
conoscono benissimo i loro problemi. Il vero rischio che corrono è piuttosto un
altro: chiudersi nel fatalismo e nella rassegnazione. Questo sì è il vero «incubo››,
ben peggiore della stessa `ndrangheta, perché colpisce l`interno del cuore, il
midollo delle coscienze. Ora un servizio come quello recentemente apparso su Sette scoraggia e demolisce. Uccide quei
tentativi mirati che proprio in quella difficile scuola media di paese si stanno
già facendo da parte di insegnanti e presidi coraggiosi, per sensibilizzare e
illuminare gli occhi scrutatori di adolescenti prematuramente provati dalla
vita e ora anche delusi da un servizio giornalistico e fotografico che li ha
inchiodati al negativo.
Che diranno ora quei ragazzi, quasi colpevoli di essere nati e di
vivere a Platì? Gioverà alla loro maturazione? Si sentiranno incoraggiati, vedendosi
confrontati con la peste di Surat?
Perché non si e confrontato Surat con qualche periferia di grandi città
del Nord, tra siringhe abbandonate e
panchine sfasciate...? E non diteci che non ci sono. Perché non fotografare
invece il centinaio di ragazzi dell`Acr, nel giardino delle Suore, che giocano
sull`altalena o costruiscono coloratissimi cartelloni sulla pace? Già, ma
questo non fa «cassetta», non fa cronaca, non ripaga. Eppure è proprio di
questa cronaca che la Calabria ha bisogno, per cogliere positivamente i luoghi
in cui, pur con tanta fatica, sta crescendo la coscienza civica della gente
d`Aspromonte.
E allora l`obiettivo del fotografo si fermerà sulla cinquantina di
ragazze che, insieme a suor Gerarda, imparano a ricamare, unendo l`antico e il
nuovo nella trama di meravigliosi colori, riflesso delle bellissime pinete che si
aprono a pochi passi da Platì.
Non si tratta solo di artigianato ma di coscienza. E allora, perché non
regalare loro una macchina da cucito o
non lanciare una sottoscrizione per l’acquisto di un arazzo tessuto a
mano frutto della fatica notturna delle
mamme di questo nobile paese?
Certo Platì non e solo questa immagine quasi idilliaca. Ma e anche questo!
Certo, anche le istituzioni dovranno aiutare la crescita di questa nuova
coscienza. Anche i giornali. Allora, anche il sindaco sarà finalmente in grado
di terminare i lavori della nuova scuola media (dopo ben 17 anni) e il campo
sportivo verrà finalmente finito. E un prete giovane proprio per i giovani ci
impegniamo, come chiesa, a inviarlo a Platì per piantare tante nuove piantine
dalle radici profonde.
Eco di tutto, la poesia di un ragazzo di terza media:
A volte ho l`impressione di avere
sulle spalle il peso
di colpe non commesse.
Perché, mi chiedo! Perché ?
Perché sono nato qui.
A Platì.
A volte ho l`impressione di essere
diverso dagli altri ragazzi del mondo
e allora penso di odiarti, paese mio,
ma è solo un attimo
perché mi rendo conto di amarti
all`infinito
e mi dico che è ingiusto
tu non puoi essere colpevolizzato
la tua realtà non è poi così diversa
da altri paesi del mondo,
anche se costringi i figli tuoi ad
emigrare
e forse un giorno anche me.
Ma una parte di te rimarrà sempre
nel mio animo.
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