La morte del Principe
Odo lenti rintocchi,
morto è qualcun co’ fiocchi,
un agitarsi vario,
anzi straordinario
di sarti e calzolai ,
e di fabbri-ferrai,
e di candele e fiori
d’incensi, fumi e odori,
di falegnami chini
su cassa da becchini,
di priori e fratelli,
di chericotti belli,
di sacerdoti e croci,
di lacrime e di voci,
per funebri apparati
son tutti affaccendati.
Ecco ch'é preparata
la cassa sospirata:
aperta, vi si serra
un corpo, che la terra,
ove per sempre giace.
accoglie; e si dispiace
del puzzo che esso spira
che a vomitar ti tira,
dai pochi denti guasti
dal tempo, già rimasti;
da bianca testa e calva;
da grinze de la malva
del colorito cupo;
da le labbra di lupo;
da l'occhio che s'incava
ne l'orbita che scava;
dal padiglione acustico
od asinino e rustico;
dal pendolo evirato
da moto esagerato,
che sempre de la volpe
ricorda molte colpe.
La bara parte, un'onda
di gente la circonda;
l'olla di traditori,
di ladri e adulatori,
di adultere deluse
e vergini contuse,
di sordidi usurai,
del mondo eterni guai;
di prepotenti tristi,
di vili camorristi,
di bastardi parecchi,
di paraninfi vecchi,
di tutta la plebaglia
che ha nome di canaglia.
Ahi! non si vede il povero
che nel suo vil ricovero
va.. mentre vi si reca,
contro la salma impreca;
il giusto in casa fugge.
di gaudio si strugge;
la donna egregia, onesta.
come ne' dì di festa,
di nastri cinge il crine;
la popolana in trine
si para, pur s'adorna,
impreca e dice corna
al suono della squilla:
il ciel, l'aria brilla;
foresi e forosette
in su le collinette
cantando, in ogni loco.
fanno falò, va in foco
del misero massajo
qualsiasi pagliajo;
ruggir di gioia s'ode
la vampa, che pur gode;
gli uccelli pure inneggiano
di libertà gorgheggiano;
tripudio si arriso
nè anco è in paradiso;
mentre l'inno di morte
intuona la coorte
di preti rallegrati,
financo ai morti ingrati.
Durante il lutto un moto
di servi, non ignoto,
di serve e concubine,
dì cugini e cugine,
e d'altri in parentezza
si svolge con destrezza,
si svolge con la mani,
frugando in ogni vano
casse, cassette, scrigni,
stipi, tutti gli ordigni,
di giorno e pur di notte,
rubando fln ricotte.
Il lutto terminato,
va tutto suggellato;
e, fatto' l’inventario,
cosi cala il sipario.
Ad onorare l’ossa
si scrive in sulla fossa:
Qui senza lividure,
ma pieno di lordure;
di Dio e dei diavoli
non degno, sterco ai cavoli,
qui giace sua Eccellenza;
finì la penitenza!
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