Bianco
(con una nota su Ferdinando Mittiga, partigiano
ed il testamento di Padre Bonaventuta da Casignana)
ed il testamento di Padre Bonaventuta da Casignana)
E’ una delle più cospicue e antiche terre della diocesi ed occupava il
quinto posto nella gerarchia ecclesiastica.
Col terremoto del 1783 il paese rimase totalmente distrutto compresa la
Chiesa parrocchiale e per sovrana disposizione il popolo passò a trapiantare la
patria nell’amenissimo suolo di Pugliano dove in virtù del Reale Decreto 1788
vi trasferì l’Arcipretura e l’amministrazione comunale.
Per officiare provvisoriamente si eresse dalla pietà dei fedeli una
capanna, mentre con una elargizione della Cassa Sacra si diede principio alla
Chiesa Arcipretale. Già la costruzione era molto avanzata quando vennero meno i
mezzi, e già si era ottenuto il mandato di altre somme per il compimento di essa, ma per cavilli
degli impiegati, le somme non furono pagate. Successero intanto le vicende
calamitose dell’occupazione militare francese che portava spese enormi,
continui alloggi e saccheggi, sicché la popolazione restò esaurita e immiserita
per quattro anni. Ristabilita la pace il Decurionato ottenne 600 ducati dal
Sovrano perché abolita la Cassa Sacra, e con quella somma si portò la chiesa a
compimento. Vi era la parrocchia detta di Santa Marina che fu soppressa dal
Vescovo Scoppa nel 1791 e la popolazione fu aggregata alla matrice.
In detta chiesa vi era il beneficio di San Giacomo, di patronato della
famiglia Medici, fondato nel 1693, quello di S. Maria della Stella della stessa
famiglia; quello della Concezione della famiglia Mediati, col peso di una messa
settimanale; quello di S. Antonio di Padova della famiglia Saporito, con due
messe settimanali; quello di S. Michele Arcangelo della famiglia Medici; quello
di S. Francesco di Paola, della famiglia Staiti; quello di S. Giov. Battista,
della famiglia Palizzi, con l’onere di 4 messe settimanali; quello di S.
Giuseppe della famiglia Ceratti, poi Mesiti; quello di S. Caterina, che fu poi
aggregato alla teologale di Gerace; quello di S. Giacomo e S. Nicola De
Muscolis, fondato dai fratelli Abate Diego Muscolo, Medico Francesco Muscolo e
Ignazio, dotato il 7 Maggio 1677. Inoltre quello di S. Domenico,
dell’Annunziata e quello di S. Mercurio di patronato del Principe di Roccella e
quello del Sacramento.
Vi erano pure i seguenti altari: Del S.S. Crocefisso di patronato della
famiglia Saporito; del Carmine della famiglia D’Andrea con l’onere di due messe
settimanali poi passato alla famiglia Medici e quello di S. Gregorio della
famiglia Albanese con l’onere di due messe settimanali; quello di S. Maria
della Stella della famiglia Napoli e Pittari e quello dell’Immacolata della
famiglia Medici; quello didel carmine e di S. Giuseppe eretto da Prassede
D’Andrea.
Nell’ambito della cura vi era la chiesa di S. Francesco di Paola
situata nel rione Bombile di patronato della famiglia Ielasi e si celebrava la
sola festa di S. Francesco. Con l’andare del tempo distrutta la chiesa gli
eredi Ielasi in memoria del Teol. Ielasi la costruirono nuovamente nel rione
Marina aderente al proprio palazzo. Vi era pure la chiesa campestre di S.
Nicola col beneficio omonino distrutta prima del 1750 e il beneficio fu
aggregato alla matrice. Vi era ancora la chiesa di S. Giov. Battista e quella
dell’Annunziata nella quale vi era la cappella di M. S. S. di Loreto di
patronato di Laura Ciranta. Vi era un conservatorio di vergini fondato nel 1632
da Suor Maddalena Lucà per legato fatto da Giovanni Lucà. Le vergini
convivevano a propriie spese ed avevano la Chiesa propria sotto il titolo di S.
Giov. Battista dove l’economo celebrava messa e amministrava i sacramenti della
Penitenza e della Eucarestia. Questo luogo non solamente fu rispettato dal
Sovrano ma bensì con reale decreto venne dichiarato sotto la sua protezione.
Verso lo scorcio del 1700 i beni furono usurpati da varie persone del luogo. Vi
era pure un monte dei Pegni.
Nel 1875 esisteva una confraternita sotto il titolo di Pugliano e
sciolta questa dall’Arcip. Dama nel 1912, ne istituì quella del Carmine ed il
suo successore Arcip. Raschellà compilò lo statuto che venne approvato dal
Vescovo Del Rio.
Titolari della parrocchia sono “ Tutti i Santi “, patrono è S. Leonardo.
La Chiesa non fu consacrata né vi ha canonica. La popolazione della parrocchia
ascende a 3.500abitanti. Hanno luogo durante l’anno le seguenti processioni:
Pugliano, del Carmine, S. Francesco, S. Antonio. Poco lontano era la chiesa
sotto il titolo di S. M. di Pugliano che apparteneva alla celebre badia sotto
lo stesso titolo, le cui rendite ascendevano a 700 scudi annui ed ebbe quale
Abate Commendatario il Cardinale Enrico Enriquez. Vi era inoltre il convento
dei riformati, sotto il titolo di S. M. della Vittoria fondato nel 1622.
Sorgeva in uno dei tre villaggi che formavano la “ terra di bianco “ detto Crocefisso,
forse perché si venerava ivi la miracolosa ed antica Immagine del S. S.
Crocefisso. Questo convento non patì detrimento dal terremoto del 1783 e viene
diretto con somma cura da un numero di morigerati esemplari Padri che vivono di
elemosina. Si rende eziandio di somma utilità per le due fere che si fanno nel
piano del convento una alli 3 di Maggio per tre giorni continovi e similmente
un’altra alli 14 di Settembre ove vi concorrono compratori di più luoghi della
provincia. Il Principe Carafa si dice che era lui ad ordinare da una finestra
del Convento l’incominciamento delle fiera. Esercitava tale diritto perché
forse era stato il fondatore del Convento, come lo fu di tanti altri.
In detto convento visse quasi tutta la sua vita Padre Bonaventura da Casignana
religioso di santa vita che era stato confessore della Regina di Spagna, la
beata Maria Cristina ( di cui si conservano alcune lettere dirette allo
stesso). Egli fu valente oratore ( un volume delle sue prediche esiste),
predicò a Roma, Corfù, Venezia ed in molte città, col ricavato delle sue
prediche arricchì il Convento di suppellettili preziose e di sette statue. Nel
1860 il Convento fu bruciato per rappresaglia dei bersaglieri comandati dal
tenente Rossi e dal tenente Quadri i quali seguivano le peste dei 22 ufficiali
e del Generale Boryers mandati dalla Spagna ad inquadrare e comandare il grosso
brigantaggio di Ferdinando Mittiga da Platì. Il Padre Samuele da Siderno, al
secolo Antonio Vincenzo Mercuri fu Pietro, era in quell’epoca il Guardiano del
Convento ed avendo dato alloggio alle truppe spagnuole, diede motivo alla
rappresaglia per cui il convento fu bruciato. Il 21 Settembre 1861 P. Samuele
fu proditoriamente ucciso. Durante l’incendio è andato distrutto il celebre,
antico e artistico Crocifisso che vi si venerava e si vuole che nel cadere a
terra abbia lasciata l’impronta della mano del Cristo.
Vi era inoltre il Convento dei P. P. Osservanti di S. Francesco di
Assisi fondato nel 1576 e soppresso nel 1789 di cui nulla resta. Di quello invece
di Riformati esistono le mura, fu adibito ad uso di cimitero comunale sino a
poco tempo fa, oggi chiuso per ordine del Prefetto della Provincia.
Sac. Ernesto Gliozzi, il vecchio
Testamento di Padre Bonaventura da
Casignana al secolo Giuseppe Nicita
Avendo io qui sottoscritto dal mio superiore Generale nel 1827 il
permesso da potermi conferire in Napoli e dimorar colà tra frati del mio ordine
del convento di S. Pietro ad Aram, subito mi son conferito colà, ed ivi
cominciai a far parte di quella comunità, ma non potei sanzionar nel luogo conto per lungo tempo, perché spesso
disturbato da due vizi capitali ambizione ed invidia. Col permesso del suo
successore Padre Ferdinando da S. Bartolomeo ottenni e passai ad altra famiglia
dei PP. Osservanti di S. Severo Maggiore ove dimorai per il corso di anni 22,
ed in questa lunga dimora mi applicai nell’esercizio della santa predicazione,
e cavalcai quasi tutti i pulpiti rinomati del regno non esclusi quelli di Corfù
Venezia Benevento, da quali ricavai molto lucro, che applicai all’acquisto di
sacri arredi, mobilia ed ornamenti di chiese, e molte statue di santi, che
comperai per ornarci la chiesa del convento del Sant. Crocifisso di Bianco, ove
a mie spese feci fabriche, riformai la chiesa, , ma ritenni per uso mio libri,
ed arredi sacri, che per gratitudine lascio al mio pronipote Giuseppe Nicita
per consegnarli al suo figlio Francesco Nicita essendosi iniziato per ascendere
al Sacerdozio. Detti oggetti li lascio anche col permesso del Sommo Pontefice a
me comunicato per mezzo della Sacra (…..), e per gratitudine verso lo stesso il
quale per il corso di anni dodici mi mantenne in convento e fuori a sue proprie
spese, e mi salvò come è noto al pubblico ed al chiesaro da fiera persecuzione, per cui son vivo per
miracolo. Così voglio, e così lascio, poiché niuno da chiesaro e di fuori,
potrà domandar veruno oggetto, né libri, né calici, né camici, né pianete. A
questo permesso si unisce u fondo di
vari decreti reali, i quali accordano al religioso la facoltà di disporre degli
oggetti da lui acquistati e che conserva a suo uso e comodo. Lascio questa mia
volontà in scritto per cautela a cui ho tutto lasciato.
Casignana oggi 23 7bre 1859
P. Bonaventura da Casignana lascio come sopra
Da un altro atto testamentario quasi identico risulta che il padre
Bonaventura avesse in Platì una sorella, Elisabetta Nicita, moglie di Domenico
Portulise. I quali ebbero quattro figli di cui il primo, Rocco nacque nel 1811,
come risulta dal lavoro compiuto dello zio Ernesto, il giovane
Padre Bonaventura al secolo si chiamava Francesco Nicita nato a Casignana
RispondiEliminanel 1780 e morì a Casignana il 6 di aprile 1860 era figlio di Giuseppe e Caterina Micchia. Giuseppe Nicita era suo fratello medico chirurgo.
Padre Bonaventura al secolo FRANCESCO NICITA e non Giuseppe come viene erroneamente riportato era nato nel 1780 e morì il 6 aprile 1860 come risulta dal registro degli atti di morte. i suoi genitori si chiamavano Nicita Giuseppe e Micchia Caterina.
RispondiEliminaPadre Bonaventura al secolo FRANCESCO NICITA e non Giuseppe come viene erroneamente riportato era nato nel 1780 e morì il 6 aprile 1860 come risulta dal registro degli atti di morte. i suoi genitori si chiamavano Nicita Giuseppe e Micchia Caterina. Nicita Giuseppe ere il fratello che ere medico chirurgo.
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