Qui abitava la zia Angeluzza (08/05/1894 – 15/05/1983), ultima di nove tra fratelli e sorelle di nonno Rosario, sposa di Lentini Giuseppe. I due ebbero due figlie, Ciccina (1924) e Rachele Pasqualina (1925) e un figlio Pasquale (1926) che morì ancora bambino affogando nella mastra.
Questa casa era come quella di Penelope, costruita dal suo sposo, Ulisse, attorno al loro letto matrimoniale, progettato e realizzato dal bugiardone sotto il tronco di un ulivo. Accanto a questo stava il telaio dove la regina tesseva la coperta che non aveva mai fine.
Quella della zia era anch’essa una sola stanza, ma era tutto: laboratorio, camera da letto, cucina e soggiorno. La cosa magica era il telaio dove lei realizzava coperte che competevano con quelle di nonna Lisa, anch’essa una Mittiga. Quando la zia mi portava con sé in quella casa e doveva lavorare al telaio, mi faceva sedere accanto. Io un poco avevo paura perché per la mia statura era enorme come un castello, e ancora lo ricordo così.
Abilissima si destreggiava con spole, manubri e pedali, filo per filo, come il lavoro richiedeva. Come quando Johan Sebastian Bach, in chiesa, durante una funzione, eseguiva la notissima Toccata e Fuga in re minore BWV 565.
Zia Angeluzza, come la nonna Lisa, cardava la lana, dopo la filava col fuso e come Van Gogh la colorava con colori brillanti che ancora reggono col passare degli anni. Operazioni ormai dimenticate e scritte solo nella memoria di pochi.
La zia, data la poca distanza di anni che la separavano, competeva con papà, e a volte sgridandolo pure ne aveva timore. Era lei che mi portava, assieme a Gianni, da mastru ‘Ntoni u barveri per quella che era una vera tosatura; il quale, per farmi arrivare all’altezza giusta della spalliera, sui braccioli della sedia appoggiava una tavola ed io mi arrampicavo sopra. In quei momenti la zia si parava davanti allo specchio e non facendomi rispecchiare comandava il povero mastru ‘Ntoni che battendo i piedi per terra sollevava polvere e peli.
Coincidenza della vita, la zia ora riposa vicino al nonno Rosario, il quale ha perso la sua sposa, portata lontana oltre lo stretto.
SDG - Soli Deo Gloria
sembra un pezzo di far west.... :)
RispondiEliminaSi tratta di Angeluzza la cui figlia Ciccina sposò Peppino u muttuiu? Lui era cugino di mio nonno, bravissimo sarto, persona dolcissima sempre con un sorriso quasi timido.
RispondiEliminaSono proprio loro e tu hai una memoria utilissima per queste pagine.
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