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lunedì 23 maggio 2011

La Rabbia (reg. Pier Paolo Pasolini - 1963)



      Indignata

20.05.2011
Per quanto ancora dovremo cadere e dove? Dove si trova la fine dell’abisso? A che punto dovrà arrivare l’indignazione, prima che l’orgoglio di essere quello che siamo ci imponga di alzare finalmente la testa e URLARE che non siamo come ci dipinge quell’unico pittore ispirato da mente ignota per far emergere, di noi, solo il peggio?
Che cosa spinge la mano di un bambino a copiare le immagini di un film e a riproporre, nella vita, a noi e a se stesso, l’idea della provocazione, della persecuzione, del dispetto e della minaccia? Chi sta tramando contro un popolo, “inculcando” nella mente dei nostri figli il pensiero e la necessità e l’urgenza di ritagliare le parole da un giornale e trasformarle, come cinema insegna, in una lettera minatoria? Dove trova, e prende, e confeziona, e recapita, nostro figlio, dei proiettili inesplosi alle persone che gli stanno a fianco ogni giorno?  E’ lo stesso che ha visto “TUTTI” i film di rocky e di rambo e di mafia e di camorra? Oppure siamo noi, che li abbiamo visti e non abbiamo impedito a lui di vederli (come se potesse bastare a” proteggerlo”…) ad armare la sua mente e le sue mani? O si armano l’un l’altro, i nostri ragazzi, forti solo dei nostri silenzi, per apparire ESATTAMENTE come l’immagine che NOI gli diamo di se stessi?   Nascondendoci, poi, dietro miseri “non è mio figlio”, come se i figli di questa nostra terra non fossero fatti, TUTTI, dello stesso sangue…
A pagare, poi e sempre, rimaniamo noi, vittime e carnefici, innocenti e criminali, perché in questo non c’è differenza. Chi non si alza per urlare NO, ha la stessa colpa della mano che uccide. Chi non si alza per riconoscere un errore continua a uccidere ogni giorno noi e se stesso.
Ma ne usciremo. Sarà necessario un atto di violenza ancora più grande: quello che sapremo, TUTTI, fare contro noi stessi, per tirarci fuori da queste reti e da queste prigioni chiamate paura, sospetto, vergogna, sgomento, per urlare a noi stessi e al mondo che siamo e valiamo molto di più di quanto ciascuno di noi sia capace di riconoscere a se stesso.

Il testo è di Marilisa, "indignata" come solo l'autore del film citato sapeva essere "indignato".



5 commenti:

  1. grazie, gino. anche per la scelta del 1963. inequivocabilmente sono io.

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  2. scusa Gino..non sono riuscito a legare l'immagine al testo e al titolo..

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  3. io, invece, mandandogli l'e-mail, due giorni fa, sapevo che gino avrebbe saputo trovare il giusto titolo da legare al testo (non saprei essere davvero più "arrabbiata"!) e l'immagine, indipendentemente dal contesto reale che rappresenta, non potrebbe essere più adeguata:
    gente che volta le spalle e non guarda verso chi, al contrario, la mette al centro dei suoi pensieri. peggio di così....

    ovviamente, ti concedo (!!!) di non essere d'accordo, francesco! ;-)

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  4. A volte mi viene naturale,ma questa volta avrei potuto citare NON E' UN PAESE PER VECCHI non il film, il libro del grande Cormac ed il suo naturale seguito LA STRADA.

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  5. me la spiegherete questo sabato dato che sarò in terra di sicilia ;)

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