Mura divelte, spigoli
interi di case capovolte si susseguono rosi
dal tempo e fanno
pensare al capriccio terrificante di un gigante
Platì, 21 marzo
Partendo dalla contrada «angelica» si arriva alla zona dove sorgeva Pandore dopo mezz'ora, di marcia su, per una erta, faticosissima. L'argilloso «lacco» rende i piedi gravosi come piombo
I primi gruppi di macerie appaiono a metà del cammino rivestiti dalle ortiche e dai licheni. Mura divelte, spigoli interi di case capovolte, si susseguono rose dal tempo, e fanno pensare al capriccio terribile di un gigante.
Dalla vetta dell'aspra collina di Pandore si domina una grande distesa di questi ruderi dalle pose più strane e più tragiche.
Unico segno di vita il volo silenzioso di qualche farfalla, lo strisciare cauto di qualche lucertola tra le pietre sconnesse.
Scavata in un'enorme roccia sospesa sull'abisso, una vasca di pietra sembra aspettare ancora di essere adibita alle antiche mansioni della pigiatura dell'uva; la improvvisa catastrofe che seminò la morte tutt’intorno, niente ha potuto contro la sua durezza: Solo è riuscito corroderla il gocciare lento e continuo del tempo.
Quale terrificante spettacolo si offrì ai Pandurioti il giorno in cui la gigantesca frana sconvolse la loro dura ma pacifica vita di contadini? Solo lo scrittore Francesco Perri poteva riuscire a descrivere la scena apocalittica di quel momento.
Ecco cosa si legge in «Emigranti», la sua opera più famosa:
«E' caduta la quercia grande -- disse Varvaro; Ma all'invito angoscioso delle donne che rientrasse e chiudesse la porta, rispose con un mugolio che le fece agghiacciare.
Varvaro guardava. intorno in quella oscurità rotta da un chiarore debolissimo che veniva da dietro le nubi addensate, e non credeva quasi ai suoi occhi. Qualche cosa di misterioso avveniva intorno e pareva cambiasse lentamente la disposizione delie cose; Quel paesaggio che egli conosceva in ogni arbusto, quasi in ogni sasso, nel quale si sarebbe mosso ad occhi chiusi, si trasformava. Un'altra quercia accanto a quella caduta si era inclinata su di un fianco e cigolava sinistramente come una barca sul punto di affondare. E intorno quella altri alberi sembrava s'incurvassero a terra, perdendo la loro disposizione verticale. Di alcuni i rami toccavano il suolo. Una macea che si trovava parallela alla casa ora appariva spostata a sinistra e tutta a gobbe.
… Poiché in quel punto la campagna era tutta sparsa di case e di capanne, si udivano giungere col vento delle voci concitate, delle grida lunghe di spavento, dei pianti, e nel buio si vedevano muoversi luci rossastre come di tizzoni agitati! Poi si cominciarono a udire muggiti, e un abbaio lungo di cani che si rispondono e si eccitavano nella notte da ogni angolo della contrada».
Molto probabilmente il Perri, vissuto a Careri, cioè nella ona più instabile della Calabria, fu testimone di qualche scena se non identica, analoga a quella che descrisse con tanta veridicità. Nel brano che abbiamo citato non c’è infatti nessuna esagerazione; Le «filese», le terribili frane dei nostri paesi, quando si muovono provocano effetti stranissimi e paurosissimi.
Si legge ancora nel Perri, op. cit.:
« … la casa di Varvaro sembrava che camminasse; e si sprofondava: il terreno davanti all'uscio che normalmente era all'altezza della soglia, ora era lì un buon palmo più alto. E intanto il crepitio del letto diventava sempre più frequente... ebbero appena il tempo di varcare la soglia che uno scricchiolio potente investì la casa, e i muri si aprirono come un frutto di melograno troppo pieno di chicchi, ingoiando il tetto.
… la campagna intorno si vedeva assai poco e confusamente. Non si udiva che uno scroscio immenso, confuso di acque e di torrenti in piena e in mezzo a quel rovinio si percepiva qualcosa come un movimento strano della terra, come se si spostasse e venisse trascinata in giù da quel rombo tempestoso, con tutti i suoi alberi, le case, le strade, in un caos finale».
Ora la paurosa frana che distrusse la terra dei Pandurioti si è arrestata; ma le crepe dei muri, divelti o sepolti a mezzo nel terreno, sembrano occhi ancora spalancati sulla visione terrificante del cataclisma che circa un secolo fa segnò l’esodo della vita dalla città di Pandore.
Michele Fera
GAZZETTA DEL SUD, 22 marzo 1954
Le foto introduttive fatte nel maggio 1968 sono di Ernesto Gliozzi il giovane, risalgono quando egli curava la Parrocchia di Careri.
La successiva, recentissima, è una cortesia di Caterina figlia di Bruno Trimboli.
L’anno 1936 il giorno due febbraio, in Platì e propriamente
nell’oratorio della Madonna del SS. Rosario, regolarmente convocati per procedere
alla elezione del governo della Confraternita. Sono intervenuti i seguenti
confratelli: Agresta Domenico, Barbaro Rocco, Barbaro Domenico, Ciampa
Domenico, Ciampa Antonio, Lentini Nicola, Marando Domenico, Marando Pasquale,
Mittiga Domenico, Mittiga Giuseppe, Trimboli Rocco, Perre Giuseppe Antonio,
Portolesi Bruno, Pangallo Antonio, Romeo Michele, Sergi Antonio, Sergi
Domenico, Timpani Domenico, Timpani Francesco, Timpani Stefano, Timpani
Pasquale, Zappia Giuseppe.
Recitato il Veni Creator dal presidente Sig. Arciprete Pipicelli,
delegato Vescovile delle presenti elezioni, il segretario fa l’appello dei
confratelli: che su ventisei, risultano presenti ventidue.
Riconosciuto legale
il numero dei votanti il Presidentedichiaraaperta la seduta, invitando
i presenti. Riconosciuto legale il numero dei votanti il Presidente dichiara
aperta la seduta, invitando i presenti a dare il loro voto per la nomina del
governo della Confraternita di M. SS. Del Rosario.
I Si vota per il candidato Timpani Domenico, il quale ha riportato su
ventidue votanti: undici voti favorevoli e sedici contrari.
II Si vota per Perri Giuseppe Antonio il quale su ventidue votanti, ha
riportato nove voti favorevoli e tredici contrari.
III Si vota per Ciampa Domenico, il quale su ventidue votanti, ha
riportato otto voti favorevoli e quattordici contrari.
IV Si vota per Marando Domenico, il quale su ventidue votanti, ha
riportato tredici voti favorevoli e nove contrari.
V Si vota per Zappia Giuseppe, il quale su ventidue votanti, ha
riportato undici voti favorevoli e undici contrari.
VI Si vota per Timpani Francesco, il quale su ventidue votanti, ha
riportato sei voti favorevoli e sedici contrari.
VII Si vota per Mittiga Domenico, il quale su ventidue votanti, ha
riportato dodici voti favorevoli e dieci contrari.
Essendosi riconosciuto che Mittiga Domenico non era in regola con i pagamenti,
si ripete la votazione per la nomina di vice Priore tra Zappia Giuseppe e
Timpani Domenico il quale ultimo ha riportato su ventidue votanti quattordici
voti favorevoli e otto contrari, mentre Zappia Giuseppe su ventidue votanti
undici voti favorevoli e undici contrari.
Espletate le elezioni il Presidente proclama:
Priore: Marando Domenico
Vice Priore: Timpani Domenico
Primo Assistente: Zappia Giuseppe
Letto, approvato e sottoscritto
Marando Domenico
Timpani Domenico
Zappia Giuseppe
Il Presidente dell’Assemblea: Arciprete Antonio Pipicelli
Visto si approva
Gerace Sup. 12 febbr. 934
+Giov. Battista Vescovo
I documenti riportati, e gentilmente concessi, sono custoditi presso:
A Condojanni (Reggio Cal.) sono state celebrate nei giorni
scorsi le nozze della gentile signorina Chiarina Principato di Gaetano,
coll’egregio giovane Giuseppe Zappia da Platì, fratello del collega ed amico
Carlo Zappia collaboratore da Parigi del nostro “Via Veneto” e della “Gazzetta
del Popolo”.
VIA VENETOHEBDOPONTINS-IMPERTINENZE-
WEEKLEY GOSSIP- CHISTES & C.
Questa pubblicazione è frutto di Francesco di Raimondo
Anthony Germano,
1105 N. Division St., died at 2:15 a.m. today in his home. He had been ill for
the last year.
Born in
Regio Calabria. Platì, Italy, on Sept. 3. 1878. Mr. Germano came to Mishawka
from Italy in 1927. He married Nunziata Sergi in Italy in 1903. He was employed
by the city street department until his retirement in 1955.
Surviving,
besides his widow, are three sons, Frank, Dominic and Joseph, and four great
grandchildren, A daughter, Miss Mary Germano, died on July 1, 1950.
The South Bend Tribune, South Bend, Indiana 03 Oct 1960
Mrs. Nunziata Germano
Word has been received of the death on June 8. in Plati, Italy, of Mrs. Nunziata Germano, 91, formerly of Mishawaka. She was born on March 25, 1887, and had lived in Mishawaka between 1928 and 1962.
As Nunziata Sergi, she married Anthony Germano in Platì. He died on Oct. 3, 1960. She is survived by two sons, Frank Germano of Mishawaka and Joseph Germano of South Bend, six grandchildren and 10 great-grand-children. The South Bend Tribune, South Bend, Indiana 12 Jun 1978
Note - Nunziata Sergi (Annunziata all'anagrafe di Platì) era figlia di Domenico (alias Simone), bracciante e Maria Spagnolo, contadina. Sposò Antonio il 16 febbraio 1904.
Anthony Germano, all'anagrafe Jermanò - difficile definire la paternità in quanto in quel 1878 al comune risultano registrati due Antonio Jermanò figli di due Francesco - era zio di Rocco Germano, anche lui Jermanò, che rivide la luce qui:
festose e cordiali
accoglienze di autorità e popolazioni
I platiesi, sin dall'inizio del
secolo scorso, hanno conosciuto la via dell'emigrazione: sono andati nei Paesi
di tutto il mondo e lì, grazie alla loro iniziativa ed al loro attaccamento al
lavoro, si sono spesso affermati
portando nei luoghi di nuova
residenza lo spirito e l'impronta del carattere calabrese.
Perciò, il tre febbraio 1974 le
popolazioni di Platì hanno vissuto una giornata di attiva solidarietà, di
ideale collegamento con i fratelli d'oltre Oceano: l'On. le A.J. Grassby, ministro
per l'immigrazione del Governo australiano, in occasione di una sua visita
ufficiale al Governo italiano, è stato ospite graditissimo di Platì.
L’illustre ospite ha voluto
direttamente conoscere il Paese di origine dl migliaia dl cittadini, immigrati
od oriundi, che popolano diverse cittadine australiane, particolarmente
Griffith e l'intera Riverina. Assieme alla Sua gentile consorte, lo ha
accompagnato Pietro Callipari, ritornato a Platì dopo 26 anni di assenza, uno
dei tanti platiesi che hanno, con la loro energia ed attività, contribuito allo
sviluppo economico e sociale della Australia. Calde ed affettuose sono state le
accoglienze delle popolazioni di Platì, dei suoi lavoratori, dei giovani, degli
scolari; l’amministrazione comunale interpretando fedelmente la volontà
popolare, ha fatto di tutto per accogliere il rappresentante del Governo australiano
con generosa ospitalità.
Alle porte dell'abitato,
affollato di cittadini e di autorità convenute da tutta la provincia di Reggio
Calabria, era ad attendere l'illustre Ospite un complesso bandistico: al suono
degli inni nazionali australiano ed italiano, il ministro Grassby, la sua
consorte ed il seguito, sono stati accompagnati nella sede del palazzo
Municipale dove il sindaco On. le Francesco Catanzariti gli ha consegnato, tra
gli applausi dei presenti, la chiave d'oro della città.
Dopo la presentazione delle
Autorità provinciali e regionali, il vice sindaco Francesco Prestia ha letto il
messaggio inviato dall'On. le Luigi Granelli, sottosegretario di Stato per gli
affari esteri; successivamente I’assessore comunale, Nicola Sergi, ha letto la motivazione
con cui il Consiglio comunale di Platì, riunito in sessione straordinaria, ha conferito
all'On. le Grassby, la cittadinanza onoraria.
Il discorso di benvenuto è stato
fatto dal sindaco On. le Francesco Catanzariti; infine, l'On. le Grassby ha ringraziato,
visibilmente commosso, porgendo i saluti del Governo, del popolo australiano e
suoi personali.
Il ministro Grassby, prima di
lasciare Platì per raggiungere la vicina cittadina di Locri, famosa per i suoi
interessanti reperti archeologici della Magna Grecia, si è lungamente intrattenuto
con i platiesi e con le numerose delegazioni degli altri Comuni calabresi.
Numerosi messaggi sono stati
inviati a parenti o ad amici residenti in Australia con nastri registrati.
Il saluto di arrivederci è stato,
infine, porto all'illustre Ospite nella colazione offerta dall’amministrazione
comunale a Locri nei saloni dell'Hotel Demaco.
Luigi Mandarano segretario capo del comune di Platì
The «Platieses» (people from
Platì), ever since the beginning of this century, have known the way of
emigration to all countries all over the world and, thanks to their initiatives
and devotion to their work, have proven their worth bringing to the places of
new residence the spirit and mark of the Calabrian character. For this reason, the third of February, 1974 the
population of Platì lived a day of active solidarity, of ideal junction with
their countrymen overseas. Hon. A. J. Grassby, Minister of lmmigration of the Australian
Government was a most welcome Guest of Platì. The distinguished guest wanted to visit the town
of origin of thousands of citizens, immigrants and their descendants that
populate several Australian towns, particularly Griffith and the entire
Riverina. He was accompanied by his gracious wife and by Pietro Callipari, who
returned to Platì after 26 years of absence being one of the many «Platiesi»
that have contributed to the social and economic development of Australia with
their energies and activities. The Minister
received a warm welcome by the people of Platì, by its workers, by its students
and children. The Municipal Administration of Platì, faithfully interpreting
the wish of the people, did all they could to welcome the Representative of the
Australian Government with wholehearted hospitality. At the entrance of town,
full of people and Authorities present from all over the province of Reggio
Calabria, a musical band met the eminent Guest playing both the Australian and
Italian anthems while Minister Grassby, his wife and retinue were taken to the
Municipality where the Mayor, Hon. Francesco Catanzariti, handed over to him
the town's golden key, amid applauses. After the introduction to the provincial and
regional Authorities, Vice Mayor Francesco Prestia read the message sent by
Hon. Luigi Granelli, Undersecretary of State to the Italian Foreign Office.
Hence the Muncipal Alderman Nicola Sergi read the Statement of Reasons for
which the town council, gathered in an extraordinary session, conferred the Honorary
Citizenship to Hon. Grassby. The welcome speech was delivered by Hon. Francesco
Catanzariti. At the end Hon. Grassby, clearly moved, thanked all, giving his personal regards and the regards of the Government
and people of Australia. Minister Grassby, before leaving Platì to reach
the near town of Locri, famous for its interesting archaeological findings from
«Magna Graecia» (Great Greece), spent time talking to «Platiesi» and to
delegations from other Calabrian Towns. Plenty of messages were recorded for relatives
and friends residing in Australia. At the end the «goodbye» greetings have been
addressed to the illustrious Guest during a dinner offered by Platì's Municipal
Administration at Demaco Hotel in Locri.
Luigi Mandarano
Chief Secretary to the Commune of Plati
IL CONSIGLIO COMUNALE DI PLATI’
Sindaco: On. le Francesco CATANZARITI
Vice-sindaco: Francesco PRESTIA
Assessori effettivi:
Francesco AGOSTINO, Domenico IEROPOLI, Nicola SERGI
Assessori supplenti: Domenico CATANZARITI, Giuseppe LENTINI
Consigliati di maggioranza: Rocco Antonio AGOSTINO, Giuseppe
BARBARO, Francesco CARBONE, Antonio COSENZA, Michele CREA, Bruno Antonio
MEDIATI, Francesco MUSITANO, Domenico PERRE, Giuseppe ZAPPIA
Consiglieri di minoranza: Biagio CARBONE, Antonio MICELI,
Bruno REITANO, Emilio RIZZO
Testo contenuto nella pubblicazione edita dal Comune di
Platì in occasione della visita del ministro Mr Grassby avvenuta il 1° febbraio
1974.
La pubblicazione è conservata presso la Biblioteca Comunale
“Pietro De Nava” di Reggio Calabria ... and there is no story of Platì or of a "platiese" that can be told by other blood.
Ecco come si presenta, visto dall'aereo, il corso inferiore
del torrente Ciancio che da secoli aspetta di essere bonificato.
In primo piano si vede la Statale 112 d'Aspromonte; in seguito
è chiaramente visibile l’immenso alveo costituito da cumuli di sassi e di
ghiaia. Lo alveo incomincia a pochi metri di distanza della strada; una parte
di esso è coperto dal verde anemico di una selva di erbacce. Notare come
l'acqua del Ciancio scorre solo su una la piccola parte del letto stesso.
ecco un secondo contratto fra la casa Cariati ed un Massaro di Platì con i
suoi foresi.
Ogni
volta che ho preso in mano un fascicolo degli atti notarili nell’Archivio di
Stato a Locri, mi sono persuasa di essere la prima da anni, se non persino
dalla sua archiviazione, a sfogliare quegli atti redatti nei primi decenni del
1800. Questa consapevolezza mi ha emozionata. A volte le pagine erano
appiccicate ai bordi a causa dell’azione del tempo e dovevo staccarle con
delicatezza per non rovinarle. L’emozione è stata più forte quando ho letto il
contratto che segue perché oltre all’interesse come pezzo della storia di
Platì, era anche un pezzo della storia della mia famiglia. Il Massaro Domenico
Perre fu Francesco, detto Banto, è stato un mio antenato diretto risalendo
indietro di sette generazioni. Nato nel 1773, sposò Francesca Caruso ed ebbe
undici figli: nove maschi e due femmine. Nel 1824 aveva 51 anni.
Il
nostro cognome è stato, nei registri delle Anagrafi del 1800, indifferentemente
scritto come Perre e Perri. A volte, addirittura nello stesso atto, padre e
figlio venivano indicati in maniera differente.
Torniamo
al contratto. Come già detto nel post di cui sopra, la Casa Cariati stipulava
contratti per la cura degli allevamenti, delle terre e delle macchine (mulini e
trappeti). Quello che segue riguarda un gregge di ovini e caprini di
proprietà dell’Illustre Casa Cariati a Soccio 1, cioè a custodirlo a
metà frutto e guadagno, per un semplice anno, principiato dal dì primo Agosto
di questo anno e terminando nel dì trentuno Luglio mille ottocento venticinque
Oggi
che si contano li diciassette del mese di settembre dell’anno mille ottocento
ventiquattro, in questo Comune di Platì.
Ferdinando
primo Regnante, per la grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie, di
Gerusalemme, Infante di Spagna, Duca di Parma, Piacenza, Castro “e Gran
Principe Ereditario della Toscana””.
Avanti
a noi Saverio Gliozzi, Figlio del fù Carlantonio notaio pubblico residente nel
comune d’Ardore col nostro studio, Strada Pittellari, oggi in questo di Platì
di passaggio, e de’ sottoscrivendi testimonj a noi ben cogniti, richiesti, ed
aventi tutte le qualità prescritte dalla Legge; si sono personalmente
costituiti il Signor Don Francescantonio Stillisano del fù Antonio
proprietario domiciliato in questo sudetto Comune di Platì, Strada Chiesa
Madre, bene a noi cognito, ed ai testimonj, il quale age nella qualità di attuale
Agente, ed Amministratore de’ beni del Patrimonio Giudiziario dell’Illustre
Casa Cariati, pe’ Comuni di Platì, Natile, e Careri, ed interviene alle cose
infrascritte per se e per l’Agente suo successore, dell’una parte.
E
dell’altra, il Massaro Domenico Perre del fù Francesco, e suoi foresi
Domenico di Marco del fù Antonio, Francesco Molluso del fù Pasquale, Saverio
Iermanò del fù Giuseppe, e Domenico Romeo di Rocco, proprietari,
domiciliati in questo sudetto Comune di Platì, del pari a noi notajo e testimonj
bene cogniti, li quali aggono ed intervengono alle cose infradicende per loro
stessi, loro eredi e successori.
Restituito
dal Massaro Domenico Staltari che deve aver deciso di cambiare occupazione in
quanto nello stesso anno, con altro atto, riceve delle terre sempre dalla casa
Cariati, il gregge è così composto:
Pecore
grosse numero centosessantotto, per ducati dugentottanta cinque e grana
sessanta;
montoni
numero dodeci, per ducati venti e grana quaranta;
capre
numero centosessantasette per ducati dugentottantatre e grana novanta;
caproni
numero trenta, per ducati cinquantuno;
castrato
numero uno, per ducato uno e grana settanta;
agnelli
ed agnelle numero sessantacinque, per ducati cinquantotto e grana cinquanta;
capretti
e caprette numero quarantacinque, per ducati quaranta e grana cinquanta;
in
tutto numerano quattrocentottantotto, per ducati settecento quarantuno e grana
sessanta
Secondo
il calcolo che vuole un ducato corrispondere a circa 50 euro (basandosi sul
valore dell’oro), il valore del gregge è di 37.000 euro, cifra inferiore alla
mandria di bovini, ma sempre considerevole.
Compresi
sono gli utensili: caccavo numero due, un caccavo di rame di circa libre
trenta, un altro di circa libre quindici, una caldara di rame di circa libre
sette, due cagne ed una cagnola, tavole per ripostarci il cacio, numero sei;
scanni numero quattro, perché gl’altri inrecivibili consumati dall’uso.
Guadagni
e perdite:
-
se nel tempo della riconsegna precedente perizia da farsi di comune consenso,
risulterà un numero di animali maggiori all’epoca in cui se l’han ricevuto,
allora il detto Signor Agente fosse obbligato pagare alli detti Domenico Perre,
Domenico di Marco, Francesco Molluso, Saverio Iermanò e Domenico Romeo e ai di
loro eredi, per ogni animale grosso d’avanzo la somma di grana cinquanta e sopra gli avanzi degli
animali piccoli di quelli cioè meno di un’anno, la somma di grana diciassette
-
il prodotto de’ latticini della lana, e dello stabio2si dovesse
dividere per mettà in favore della Casa Cariati e mettà a favore delli
detti Perre, di Marco, Melluso, Iermanò
e Romeo.
-in caso di perdita de’ sudetti animali, nascente da morte naturale, fossero
obbligati detti Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo pagargli a grana
cinquanta per ciascheduno, all’infuori de’ casi fortuiti, per li quali si
rimettono al disposto della Legge.
-
siccome le pecore e capre che si riceverono li cennati Perre, di Marco,
Melluso, Iermanò e Romeo sono affette dal morbo chiamato vucculo superiore a
qualunque rimedio, se mai per l’avvenire continuasse il detto morbo, allora
tutti gli animali che verranno a perire collo stesso dovranno andare a carico
del Patrimonio. In tal caso però dovranno ativarsi due Periti per conoscersi la
causa della morte; indi si dovrà formare un foglio annotandosi in esso tutti
gli animali giudicati morti col vucculo3, un tal foglio firmato da
esso Signor Agente per ogn’animale morto, dovrà conservarsi da esso Perre per
presentarlo nella riconsegna.
Erbaggi.
- gli
erbagi per popolare la sudetta gregge4 si dovessero pagare per mettà
fra le parti, di unit’a tutte le altre spese che occorreranno nel corso
dell’anno, e che potessero mettere le capre di detta gregge nel carruso pagando
quant’è giusto
-
Dichiarano ancora essi Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo di aversino
ricevuto del mentovato Signor Agente gl’erbaggi de’ fondi chiamati Santa
Barbara e Bollarino, siti nel Territorio di Platì, per poter pascolare la
mentovata gregge nel corso dell’anno, per la mercede di ducati settanta,
restando a carico di esso Signor Agente di pagare la rate de’ pascoli ai Coloni
di detti fondi coll’obbligo a detti Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo
di pagare a tutt’il mese di luglio venturo anno, la mettà degl’erbagi sudetti.
Anticipo.
Dichiarano
ancora essi Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo aver sino ricevuto da
esso Signor Agente docati dieci di contante moneta d’argento5corrente in Regno, a titolo di soccorso, per restituirli nella fine dell’anno.
Firme
Franc.
Ant. Stillisano Ag. Contraente
Giovanni
Mittiga sono presente Testimonio
Pasquale
Zappia son Testimonio
Saverio
Gliozzi, figlio del fù Carlantonio
Ricerche svolte presso l'Archivio di Stato di Locri, Atti
notarili, Notaio Saverio Gliozzi fu Carlantonio di Ardore, atto n. 61, Anno
1824.
1 - dal
vocabolario Treccani.
sòccio s. m.
[lat. sŏcius «compagno, socio»]. – 1. Chi prende il bestiame a soccida,
soccidario. 2. tosc. a. Soccida: dare, pigliare a soccio. b. Il bestiame dato o
preso a soccida.
sòccida (ant.
sòccita) s. f. [lat. sociĕtas «società» (nella variante pop. sòcietas)]. –
Contratto diretto a costituire un’impresa agricola di natura associativa, nella
quale si attua una collaborazione economica tra colui che dispone del bestiame
(soccidante, concedente) e chi deve allevarlo (soccidario, allevatore), al fine
di allevare e sfruttare una certa quantità di bestiame ed esercitare le
attività connesse, ripartendo spese e utili inerenti sia all’accrescimento del
bestiame sia ai prodotti (latte, formaggio, ecc.) che ne derivano. Si
distinguono tre tipi di soccida: s. semplice, in cui il soccidante conferisce
il bestiame e il soccidario presta l’attività necessaria all’allevamento,
dividendo tra loro gli accrescimenti, i prodotti, gli utili e le spese secondo
le proporzioni stabilite dal contratto o dagli usi; s. parziaria, in cui il
bestiame è conferito da entrambi i contraenti, mentre il soccidario presta in
più l’attività necessaria all’allevamento; s. con conferimento di pascolo, in
cui il soccidante conferisce il terreno per il pascolo, e ha la direzione
dell’impresa, il soccidario conferisce il bestiame e il lavoro necessario, con
il diritto di controllare la gestione.
2 - dal vocabolario Treccani.
stàbbio s. m.
[lat. stabŭlum «dimora, alloggio», e in partic. «dimora, recinto per animali,
stalla», der. di stare «stare, dimorare»]. – 1. Spazio, recinto in un terreno a
pascolo, dove si tengono gli animali all’addiaccio per concimare il terreno (v.
stabbiatura). 2. Stalla, ricovero per animali: Belan le capre ne lo s. pien
(Carducci); sul tetto di latta della sua abitazione che pareva uno s. per le
pecore (Pasolini). 3. Sterco di animali da allevamento; letame, concime
costituito da sterco animale: fumava lo s. in mezzo alle vie, ammassato
fuori delle scuderie
3 – vucculo = ipotiroidismo spesso con gozzo
4 - fra le curiosità linguistiche di
questi testi, oltre ad un’abbondanza di virgole e di quelli che oggi sarebbero
errori grammaticali, vi
è anche la gregge che giustifica il plurale le greggi.
5 - le monete d’argento di solito erano: la
piastra (120 grana, cioè 1,20 ducati), la mezza piastra (60 grana), il carlino
(10 grana), il tarì (2 carlini). In un ducato vi erano 100 grana.
ROSALBA PERRI
Nota. La foto introduttiva: per quanto possa fare riesco a distinguere in costume calabrese la zia Amalia, al centro, con il braccio appoggiato sulla zia Iola; il resto sono una nebulosa, the location and the young boys, il primo alla vostra sinistra mi pare il giovane Totò Delfino, e, forse, uno degli Spadaro accanto alla zia Amalia.
Alla foto allego questo brano della virtuosa dell'organetto celtico:
E non c’è storia di platiese o di Platì che possa essere raccontata da
altro sangue.
Antonella Italiano
È il 17 giugno
del 1861. Da appena tre mesi, poggiata sul giaciglio d’Europa come una creatura
dalla longilinea forma, assetata di democrazia e giustizia, l’Italia unita
implora presente e futuro da grande nazione. È figlia di tanti padri giunti a ogni
compromesso pur di generarla: taluni
speculatori hanno comprato per rivendere, talaltri hanno corrotto e svenduto,
non senza aver rubato, intrepidi quelli che invece hanno combattuto invocando
libertà e
Costituzione; e poi, sia i taluni
che i talaltri hanno tradito in nome di un Risorgimento che ha fatto rinascere
la sorte e gli interessi di pochi.
Nel più
profondo e remoto Sud, laddove il Signore perse scarpe e camicia, volge al
termine un giorno uguale a mille altri. Sul promontorio dell’Aria del Vento,
mille metri d’altura attorniati da lecci e querce, siede un uomo; barba incolta e occhi nelle orbite scavate dalle
ultime notti insonni lo fanno più vecchio dei suoi trentacinque anni. Gli giace
accanto un cucciolo di maremmano, fedele nel rispettare il silenzio del
padrone.
Michele
Papalia, Caci il bigante, Citta del
Sole Edizioni, 2020
Come annunciato qualche post addietro è stata approntata un' edizione aggiornata del libro di Michele Papalia, Caci il brigante. Chi vuole acquistarlo in rete lo trova qui:
Di certo appare semplicistico attendere dallo Stato e dalla «Divina provvidenza» la soluzione «magica» e «caritatevole» agli endemici problemi della società del Sud, incapace di scrollarsi di dosso sonni della regione e lassismi incomprensibili.
«La politica non sempre dalle nostre parti viene eletta a nobile sistema di spinta e di crescita civile, ma viene spesso intesa come piccolo cabotaggio per accaparrarsi posti negli enti e nei centri di potere» mi dice un anziano ex consigliere comunale.
E cosi molti giovani continuano a fuggire per liberarsi psicologicamente dall’ossequio formale ai notabili del luogo. Un fuggi-fuggi dalla totemica civiltà contadina e pastorale che per lunghi decenni aveva mantenuto intatti gli equilibri sociali. Non sempre il viaggio verso gli hinterland milanesi e torinesi approdano a lavori onesti. Ma questa e ormai storia di molti paesi.
Le croci di pietra del Sud, impastate di sudore e sangue, ma anche di tanta paura e di tanta omertà, rendono sempre più immobile e immutabile la società del paese. Mancano i nuovi orizzonti ed emerge intanto uno zoccolo duro di criminalità che ingiustamente criminalizza l'intera popolazione. Le vecchie «famiglie», basate sul rispetto dell'uomo e sull'onore, riescono ancora a mantenere in vita equilibri vecchi e nuovi, rinsaldati dai matrimoni e dai vincoli di parentela strettissimi.
Le nuove filosofie edonistiche hanno allontanato per più di un decennio molta della popolazione dalla attenzione per i problemi della scuola. Il tessuto sociale tra il finire degli anni Settanta ed Ottanta si sfalda ulteriormente. La scuola viene considerata come parcheggio. Scuola e famiglia stentano a capirsi e collaborare.
A metà degli anni Ottanta ed in modo particolare negli ultimi anni si registra una inversione di tendenza ed il rapporto diventa di affiancamento collaborativo, grazie anche ad una diversa attenzione del Provveditore agli Studi, Dott.ssa Vincenzina Greco, e della Regione Calabria in termini di aiuti economici.
Gli ultimi avvenimenti politici sono cronaca di questi ultimi mesi. Pur nella precarietà e nell'assenza di un’Amministrazione Comunale, qualcosa lentamente si sta muovendo.
«Si riparla di scuola - mi dice l'ins. Domenico Riganò responsabile dei servizi sociali e dell’Ufficio elettorale del Comune di Platì - ma anche dei problemi dei disabili mentali, di problemi di integrazione sociale degli anziani e dei soggetti portatori di handicap».
Mi fa vedere il piano del Comune che è partito in data 22.6.90, (predisposto dall'ultima Giunta guidata dal ragioniere Natale Marando). Una richiesta di interventi per complessivi 405.000.000 che attende di essere finanziato dalla legge regionale n. 5/87. Alcuni vecchi dell'ex P.C.I. mi evidenziano come lo spirito aventianiano del partito, sul finire degli anni Settanta, ha fatto sì che tanti problemi di Platì incancrenissero.
Gettare la spugna, fare un manifesto accusatorio e non impegnarsi dai banchi dell'opposizione e cosa fin troppo facile.
Qualcuno ricorda con amarezza Micu «u Togliatti» e qualche altro compagno che tennero lutto nella locale sezione comunista per un'intera giornata all'annuncio della morte di Stalin.
Certo, ritornare alla vita democratica, alla lotta politica di un tempo significa dare voce alle aspettative dei giovani, creare luoghi di ritrovo, impianti sportivi, che tolgano dalla strada tanti ragazzi spesso neanche scolarizzati.
«L'angusto cortiletto delle elementari- mi dice Domenico, alunno della scuola media - non può bastarci. Il campo sportivo non è stato ancora terminato».
Si impone una inversione di tendenza nell’approccio ai problemi secolari di questa comunità che registra un dissesto idro-geologico non indifferente, aggiunto ad un alto tasso di affetti da epatite virale che tocca punte del 30 %.
Le azioni repressive dello Stato hanno fatto sì che semplici cittadini, magari denunciati 30-40 anni fa per pascolo abusivo o indebito porto di coltello, non siano stati ancora riabilitati dagli organi competenti. E ciò è grave danno anche per l'economia del piccolo centro. L'Italia, paese delle municipalità, deve restituire anche a Platì il gusto di credere in un'amministrazione comunale propria. Le strategie dei partiti, per lungo tempo impegnati ad occupare i centri di potere dello Stato, devono restituire ai giovani il gusto di far politica.
Basta leggere tra i segni, tra i gesti, tra i messaggi, tra i silenzi che a Platì sono tanti. Domande ben precise che aspettano risposte chiarificatrici.
«Le false complicità vanno evitate - mi dice Maria, giovane insegnante platiese. Gli atteggiamenti repressivi ed autoritari non sempre creano da soli le condizioni per uno sviluppo equilibrato della società».
Mi indica l'enorme ferita, in alto, sopra la montagna che sovrasta pericolosamente il paese. Ha acquisito con il tempo sembianze umane. Agli occhi di Maria è diventata una sorta di «gigante buono» tra la terra «sfilesata»* dell'Aspromonte.
«Ogni volta che ritorno dal Centro ltalia» - mi sibila, illuminandosi in viso - «lo cerco con lo sguardo: è un appiglio per non scivolare nel baratro nel nulla. Che brutta cosa la città. Qui basta niente per parlarmi di tutto!».
Continua a fissare quella montagna, mentre controlla con la mente il suo respiro, il suo corpo vacillante in terra infidelium. Poco più in là, un gruppo di bambini guarda, scruta, quasi, l'elicottero della Polizia di Stato che, assordante, disegna strane geometrie nel cielo. Mi sfrecciano davanti girando per la piazzetta, quasi isolati dal mondo, allargando le braccia per meglio librarsi in volo. D'improvviso si rannicchiano dietro il muretto per difendersi dal terribile nemico... cui indirizzano anatemi e dichiarazioni di guerra, con lo sguardo complice dei più anziani, che sulla soglia della porta appaiono pensosi, come sospesi tra due mondi.
È l'imbrunire, quando lascio il paese salutato dalle donne che, con i loro pesi in testa, ritornano dalla campagna, strappata alla furia della fiumara, con una mano appiccicata al fianco. Sono alla ricerca continua di un equilibrio che solo loro sanno ben mantenere. Continuano a saltellare per evitare di inciampare nelle pozzanghere d'acqua, che riflettono case disegnate in stile ionico e nascondono per alcune ore i buchi della storia ...!
Gianni Carteri
Testo e foto: Calabria – Anno XX – Nuova Serie - N. 83 -
giugno 1992
Restyling editoriale del testo Rosalba Perri.
FINE
* Secondo l'avvocato Michele Fera: Le «filese»,
le terribili frane dei nostri paesi, quando si muovono provocano effetti
stranissimi e paurosissimi.
Nota - A quasi trenta anni dalla pubblicazione del lavoro del compianto Gianni Carteri, il titolo del film scelto per la ripubblicazione su queste pagine rispecchia lo stato in cui il paese rimane ancorato. L'orizzonte è grigio, la voglia di riscatto... utopia! I sogni... covidizzati dallo smartphone.