A Condojanni (Reggio Cal.) sono state celebrate nei giorni
scorsi le nozze della gentile signorina Chiarina Principato di Gaetano,
coll’egregio giovane Giuseppe Zappia da Platì, fratello del collega ed amico
Carlo Zappia collaboratore da Parigi del nostro “Via Veneto” e della “Gazzetta
del Popolo”.
VIA VENETOHEBDOPONTINS-IMPERTINENZE-
WEEKLEY GOSSIP- CHISTES & C.
Questa pubblicazione è frutto di Francesco di Raimondo
Anthony Germano,
1105 N. Division St., died at 2:15 a.m. today in his home. He had been ill for
the last year.
Born in
Regio Calabria. Platì, Italy, on Sept. 3. 1878. Mr. Germano came to Mishawka
from Italy in 1927. He married Nunziata Sergi in Italy in 1903. He was employed
by the city street department until his retirement in 1955.
Surviving,
besides his widow, are three sons, Frank, Dominic and Joseph, and four great
grandchildren, A daughter, Miss Mary Germano, died on July 1, 1950.
The South Bend Tribune, South Bend, Indiana 03 Oct 1960
Mrs. Nunziata Germano
Word has been received of the death on June 8. in Plati, Italy, of Mrs. Nunziata Germano, 91, formerly of Mishawaka. She was born on March 25, 1887, and had lived in Mishawaka between 1928 and 1962.
As Nunziata Sergi, she married Anthony Germano in Platì. He died on Oct. 3, 1960. She is survived by two sons, Frank Germano of Mishawaka and Joseph Germano of South Bend, six grandchildren and 10 great-grand-children. The South Bend Tribune, South Bend, Indiana 12 Jun 1978
Note - Nunziata Sergi (Annunziata all'anagrafe di Platì) era figlia di Domenico (alias Simone), bracciante e Maria Spagnolo, contadina. Sposò Antonio il 16 febbraio 1904.
Anthony Germano, all'anagrafe Jermanò - difficile definire la paternità in quanto in quel 1878 al comune risultano registrati due Antonio Jermanò figli di due Francesco - era zio di Rocco Germano, anche lui Jermanò, che rivide la luce qui:
festose e cordiali
accoglienze di autorità e popolazioni
I platiesi, sin dall'inizio del
secolo scorso, hanno conosciuto la via dell'emigrazione: sono andati nei Paesi
di tutto il mondo e lì, grazie alla loro iniziativa ed al loro attaccamento al
lavoro, si sono spesso affermati
portando nei luoghi di nuova
residenza lo spirito e l'impronta del carattere calabrese.
Perciò, il tre febbraio 1974 le
popolazioni di Platì hanno vissuto una giornata di attiva solidarietà, di
ideale collegamento con i fratelli d'oltre Oceano: l'On. le A.J. Grassby, ministro
per l'immigrazione del Governo australiano, in occasione di una sua visita
ufficiale al Governo italiano, è stato ospite graditissimo di Platì.
L’illustre ospite ha voluto
direttamente conoscere il Paese di origine dl migliaia dl cittadini, immigrati
od oriundi, che popolano diverse cittadine australiane, particolarmente
Griffith e l'intera Riverina. Assieme alla Sua gentile consorte, lo ha
accompagnato Pietro Callipari, ritornato a Platì dopo 26 anni di assenza, uno
dei tanti platiesi che hanno, con la loro energia ed attività, contribuito allo
sviluppo economico e sociale della Australia. Calde ed affettuose sono state le
accoglienze delle popolazioni di Platì, dei suoi lavoratori, dei giovani, degli
scolari; l’amministrazione comunale interpretando fedelmente la volontà
popolare, ha fatto di tutto per accogliere il rappresentante del Governo australiano
con generosa ospitalità.
Alle porte dell'abitato,
affollato di cittadini e di autorità convenute da tutta la provincia di Reggio
Calabria, era ad attendere l'illustre Ospite un complesso bandistico: al suono
degli inni nazionali australiano ed italiano, il ministro Grassby, la sua
consorte ed il seguito, sono stati accompagnati nella sede del palazzo
Municipale dove il sindaco On. le Francesco Catanzariti gli ha consegnato, tra
gli applausi dei presenti, la chiave d'oro della città.
Dopo la presentazione delle
Autorità provinciali e regionali, il vice sindaco Francesco Prestia ha letto il
messaggio inviato dall'On. le Luigi Granelli, sottosegretario di Stato per gli
affari esteri; successivamente I’assessore comunale, Nicola Sergi, ha letto la motivazione
con cui il Consiglio comunale di Platì, riunito in sessione straordinaria, ha conferito
all'On. le Grassby, la cittadinanza onoraria.
Il discorso di benvenuto è stato
fatto dal sindaco On. le Francesco Catanzariti; infine, l'On. le Grassby ha ringraziato,
visibilmente commosso, porgendo i saluti del Governo, del popolo australiano e
suoi personali.
Il ministro Grassby, prima di
lasciare Platì per raggiungere la vicina cittadina di Locri, famosa per i suoi
interessanti reperti archeologici della Magna Grecia, si è lungamente intrattenuto
con i platiesi e con le numerose delegazioni degli altri Comuni calabresi.
Numerosi messaggi sono stati
inviati a parenti o ad amici residenti in Australia con nastri registrati.
Il saluto di arrivederci è stato,
infine, porto all'illustre Ospite nella colazione offerta dall’amministrazione
comunale a Locri nei saloni dell'Hotel Demaco.
Luigi Mandarano segretario capo del comune di Platì
The «Platieses» (people from
Platì), ever since the beginning of this century, have known the way of
emigration to all countries all over the world and, thanks to their initiatives
and devotion to their work, have proven their worth bringing to the places of
new residence the spirit and mark of the Calabrian character. For this reason, the third of February, 1974 the
population of Platì lived a day of active solidarity, of ideal junction with
their countrymen overseas. Hon. A. J. Grassby, Minister of lmmigration of the Australian
Government was a most welcome Guest of Platì. The distinguished guest wanted to visit the town
of origin of thousands of citizens, immigrants and their descendants that
populate several Australian towns, particularly Griffith and the entire
Riverina. He was accompanied by his gracious wife and by Pietro Callipari, who
returned to Platì after 26 years of absence being one of the many «Platiesi»
that have contributed to the social and economic development of Australia with
their energies and activities. The Minister
received a warm welcome by the people of Platì, by its workers, by its students
and children. The Municipal Administration of Platì, faithfully interpreting
the wish of the people, did all they could to welcome the Representative of the
Australian Government with wholehearted hospitality. At the entrance of town,
full of people and Authorities present from all over the province of Reggio
Calabria, a musical band met the eminent Guest playing both the Australian and
Italian anthems while Minister Grassby, his wife and retinue were taken to the
Municipality where the Mayor, Hon. Francesco Catanzariti, handed over to him
the town's golden key, amid applauses. After the introduction to the provincial and
regional Authorities, Vice Mayor Francesco Prestia read the message sent by
Hon. Luigi Granelli, Undersecretary of State to the Italian Foreign Office.
Hence the Muncipal Alderman Nicola Sergi read the Statement of Reasons for
which the town council, gathered in an extraordinary session, conferred the Honorary
Citizenship to Hon. Grassby. The welcome speech was delivered by Hon. Francesco
Catanzariti. At the end Hon. Grassby, clearly moved, thanked all, giving his personal regards and the regards of the Government
and people of Australia. Minister Grassby, before leaving Platì to reach
the near town of Locri, famous for its interesting archaeological findings from
«Magna Graecia» (Great Greece), spent time talking to «Platiesi» and to
delegations from other Calabrian Towns. Plenty of messages were recorded for relatives
and friends residing in Australia. At the end the «goodbye» greetings have been
addressed to the illustrious Guest during a dinner offered by Platì's Municipal
Administration at Demaco Hotel in Locri.
Luigi Mandarano
Chief Secretary to the Commune of Plati
IL CONSIGLIO COMUNALE DI PLATI’
Sindaco: On. le Francesco CATANZARITI
Vice-sindaco: Francesco PRESTIA
Assessori effettivi:
Francesco AGOSTINO, Domenico IEROPOLI, Nicola SERGI
Assessori supplenti: Domenico CATANZARITI, Giuseppe LENTINI
Consigliati di maggioranza: Rocco Antonio AGOSTINO, Giuseppe
BARBARO, Francesco CARBONE, Antonio COSENZA, Michele CREA, Bruno Antonio
MEDIATI, Francesco MUSITANO, Domenico PERRE, Giuseppe ZAPPIA
Consiglieri di minoranza: Biagio CARBONE, Antonio MICELI,
Bruno REITANO, Emilio RIZZO
Testo contenuto nella pubblicazione edita dal Comune di
Platì in occasione della visita del ministro Mr Grassby avvenuta il 1° febbraio
1974.
La pubblicazione è conservata presso la Biblioteca Comunale
“Pietro De Nava” di Reggio Calabria ... and there is no story of Platì or of a "platiese" that can be told by other blood.
Ecco come si presenta, visto dall'aereo, il corso inferiore
del torrente Ciancio che da secoli aspetta di essere bonificato.
In primo piano si vede la Statale 112 d'Aspromonte; in seguito
è chiaramente visibile l’immenso alveo costituito da cumuli di sassi e di
ghiaia. Lo alveo incomincia a pochi metri di distanza della strada; una parte
di esso è coperto dal verde anemico di una selva di erbacce. Notare come
l'acqua del Ciancio scorre solo su una la piccola parte del letto stesso.
ecco un secondo contratto fra la casa Cariati ed un Massaro di Platì con i
suoi foresi.
Ogni
volta che ho preso in mano un fascicolo degli atti notarili nell’Archivio di
Stato a Locri, mi sono persuasa di essere la prima da anni, se non persino
dalla sua archiviazione, a sfogliare quegli atti redatti nei primi decenni del
1800. Questa consapevolezza mi ha emozionata. A volte le pagine erano
appiccicate ai bordi a causa dell’azione del tempo e dovevo staccarle con
delicatezza per non rovinarle. L’emozione è stata più forte quando ho letto il
contratto che segue perché oltre all’interesse come pezzo della storia di
Platì, era anche un pezzo della storia della mia famiglia. Il Massaro Domenico
Perre fu Francesco, detto Banto, è stato un mio antenato diretto risalendo
indietro di sette generazioni. Nato nel 1773, sposò Francesca Caruso ed ebbe
undici figli: nove maschi e due femmine. Nel 1824 aveva 51 anni.
Il
nostro cognome è stato, nei registri delle Anagrafi del 1800, indifferentemente
scritto come Perre e Perri. A volte, addirittura nello stesso atto, padre e
figlio venivano indicati in maniera differente.
Torniamo
al contratto. Come già detto nel post di cui sopra, la Casa Cariati stipulava
contratti per la cura degli allevamenti, delle terre e delle macchine (mulini e
trappeti). Quello che segue riguarda un gregge di ovini e caprini di
proprietà dell’Illustre Casa Cariati a Soccio 1, cioè a custodirlo a
metà frutto e guadagno, per un semplice anno, principiato dal dì primo Agosto
di questo anno e terminando nel dì trentuno Luglio mille ottocento venticinque
Oggi
che si contano li diciassette del mese di settembre dell’anno mille ottocento
ventiquattro, in questo Comune di Platì.
Ferdinando
primo Regnante, per la grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie, di
Gerusalemme, Infante di Spagna, Duca di Parma, Piacenza, Castro “e Gran
Principe Ereditario della Toscana””.
Avanti
a noi Saverio Gliozzi, Figlio del fù Carlantonio notaio pubblico residente nel
comune d’Ardore col nostro studio, Strada Pittellari, oggi in questo di Platì
di passaggio, e de’ sottoscrivendi testimonj a noi ben cogniti, richiesti, ed
aventi tutte le qualità prescritte dalla Legge; si sono personalmente
costituiti il Signor Don Francescantonio Stillisano del fù Antonio
proprietario domiciliato in questo sudetto Comune di Platì, Strada Chiesa
Madre, bene a noi cognito, ed ai testimonj, il quale age nella qualità di attuale
Agente, ed Amministratore de’ beni del Patrimonio Giudiziario dell’Illustre
Casa Cariati, pe’ Comuni di Platì, Natile, e Careri, ed interviene alle cose
infrascritte per se e per l’Agente suo successore, dell’una parte.
E
dell’altra, il Massaro Domenico Perre del fù Francesco, e suoi foresi
Domenico di Marco del fù Antonio, Francesco Molluso del fù Pasquale, Saverio
Iermanò del fù Giuseppe, e Domenico Romeo di Rocco, proprietari,
domiciliati in questo sudetto Comune di Platì, del pari a noi notajo e testimonj
bene cogniti, li quali aggono ed intervengono alle cose infradicende per loro
stessi, loro eredi e successori.
Restituito
dal Massaro Domenico Staltari che deve aver deciso di cambiare occupazione in
quanto nello stesso anno, con altro atto, riceve delle terre sempre dalla casa
Cariati, il gregge è così composto:
Pecore
grosse numero centosessantotto, per ducati dugentottanta cinque e grana
sessanta;
montoni
numero dodeci, per ducati venti e grana quaranta;
capre
numero centosessantasette per ducati dugentottantatre e grana novanta;
caproni
numero trenta, per ducati cinquantuno;
castrato
numero uno, per ducato uno e grana settanta;
agnelli
ed agnelle numero sessantacinque, per ducati cinquantotto e grana cinquanta;
capretti
e caprette numero quarantacinque, per ducati quaranta e grana cinquanta;
in
tutto numerano quattrocentottantotto, per ducati settecento quarantuno e grana
sessanta
Secondo
il calcolo che vuole un ducato corrispondere a circa 50 euro (basandosi sul
valore dell’oro), il valore del gregge è di 37.000 euro, cifra inferiore alla
mandria di bovini, ma sempre considerevole.
Compresi
sono gli utensili: caccavo numero due, un caccavo di rame di circa libre
trenta, un altro di circa libre quindici, una caldara di rame di circa libre
sette, due cagne ed una cagnola, tavole per ripostarci il cacio, numero sei;
scanni numero quattro, perché gl’altri inrecivibili consumati dall’uso.
Guadagni
e perdite:
-
se nel tempo della riconsegna precedente perizia da farsi di comune consenso,
risulterà un numero di animali maggiori all’epoca in cui se l’han ricevuto,
allora il detto Signor Agente fosse obbligato pagare alli detti Domenico Perre,
Domenico di Marco, Francesco Molluso, Saverio Iermanò e Domenico Romeo e ai di
loro eredi, per ogni animale grosso d’avanzo la somma di grana cinquanta e sopra gli avanzi degli
animali piccoli di quelli cioè meno di un’anno, la somma di grana diciassette
-
il prodotto de’ latticini della lana, e dello stabio2si dovesse
dividere per mettà in favore della Casa Cariati e mettà a favore delli
detti Perre, di Marco, Melluso, Iermanò
e Romeo.
-in caso di perdita de’ sudetti animali, nascente da morte naturale, fossero
obbligati detti Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo pagargli a grana
cinquanta per ciascheduno, all’infuori de’ casi fortuiti, per li quali si
rimettono al disposto della Legge.
-
siccome le pecore e capre che si riceverono li cennati Perre, di Marco,
Melluso, Iermanò e Romeo sono affette dal morbo chiamato vucculo superiore a
qualunque rimedio, se mai per l’avvenire continuasse il detto morbo, allora
tutti gli animali che verranno a perire collo stesso dovranno andare a carico
del Patrimonio. In tal caso però dovranno ativarsi due Periti per conoscersi la
causa della morte; indi si dovrà formare un foglio annotandosi in esso tutti
gli animali giudicati morti col vucculo3, un tal foglio firmato da
esso Signor Agente per ogn’animale morto, dovrà conservarsi da esso Perre per
presentarlo nella riconsegna.
Erbaggi.
- gli
erbagi per popolare la sudetta gregge4 si dovessero pagare per mettà
fra le parti, di unit’a tutte le altre spese che occorreranno nel corso
dell’anno, e che potessero mettere le capre di detta gregge nel carruso pagando
quant’è giusto
-
Dichiarano ancora essi Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo di aversino
ricevuto del mentovato Signor Agente gl’erbaggi de’ fondi chiamati Santa
Barbara e Bollarino, siti nel Territorio di Platì, per poter pascolare la
mentovata gregge nel corso dell’anno, per la mercede di ducati settanta,
restando a carico di esso Signor Agente di pagare la rate de’ pascoli ai Coloni
di detti fondi coll’obbligo a detti Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo
di pagare a tutt’il mese di luglio venturo anno, la mettà degl’erbagi sudetti.
Anticipo.
Dichiarano
ancora essi Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo aver sino ricevuto da
esso Signor Agente docati dieci di contante moneta d’argento5corrente in Regno, a titolo di soccorso, per restituirli nella fine dell’anno.
Firme
Franc.
Ant. Stillisano Ag. Contraente
Giovanni
Mittiga sono presente Testimonio
Pasquale
Zappia son Testimonio
Saverio
Gliozzi, figlio del fù Carlantonio
Ricerche svolte presso l'Archivio di Stato di Locri, Atti
notarili, Notaio Saverio Gliozzi fu Carlantonio di Ardore, atto n. 61, Anno
1824.
1 - dal
vocabolario Treccani.
sòccio s. m.
[lat. sŏcius «compagno, socio»]. – 1. Chi prende il bestiame a soccida,
soccidario. 2. tosc. a. Soccida: dare, pigliare a soccio. b. Il bestiame dato o
preso a soccida.
sòccida (ant.
sòccita) s. f. [lat. sociĕtas «società» (nella variante pop. sòcietas)]. –
Contratto diretto a costituire un’impresa agricola di natura associativa, nella
quale si attua una collaborazione economica tra colui che dispone del bestiame
(soccidante, concedente) e chi deve allevarlo (soccidario, allevatore), al fine
di allevare e sfruttare una certa quantità di bestiame ed esercitare le
attività connesse, ripartendo spese e utili inerenti sia all’accrescimento del
bestiame sia ai prodotti (latte, formaggio, ecc.) che ne derivano. Si
distinguono tre tipi di soccida: s. semplice, in cui il soccidante conferisce
il bestiame e il soccidario presta l’attività necessaria all’allevamento,
dividendo tra loro gli accrescimenti, i prodotti, gli utili e le spese secondo
le proporzioni stabilite dal contratto o dagli usi; s. parziaria, in cui il
bestiame è conferito da entrambi i contraenti, mentre il soccidario presta in
più l’attività necessaria all’allevamento; s. con conferimento di pascolo, in
cui il soccidante conferisce il terreno per il pascolo, e ha la direzione
dell’impresa, il soccidario conferisce il bestiame e il lavoro necessario, con
il diritto di controllare la gestione.
2 - dal vocabolario Treccani.
stàbbio s. m.
[lat. stabŭlum «dimora, alloggio», e in partic. «dimora, recinto per animali,
stalla», der. di stare «stare, dimorare»]. – 1. Spazio, recinto in un terreno a
pascolo, dove si tengono gli animali all’addiaccio per concimare il terreno (v.
stabbiatura). 2. Stalla, ricovero per animali: Belan le capre ne lo s. pien
(Carducci); sul tetto di latta della sua abitazione che pareva uno s. per le
pecore (Pasolini). 3. Sterco di animali da allevamento; letame, concime
costituito da sterco animale: fumava lo s. in mezzo alle vie, ammassato
fuori delle scuderie
3 – vucculo = ipotiroidismo spesso con gozzo
4 - fra le curiosità linguistiche di
questi testi, oltre ad un’abbondanza di virgole e di quelli che oggi sarebbero
errori grammaticali, vi
è anche la gregge che giustifica il plurale le greggi.
5 - le monete d’argento di solito erano: la
piastra (120 grana, cioè 1,20 ducati), la mezza piastra (60 grana), il carlino
(10 grana), il tarì (2 carlini). In un ducato vi erano 100 grana.
ROSALBA PERRI
Nota. La foto introduttiva: per quanto possa fare riesco a distinguere in costume calabrese la zia Amalia, al centro, con il braccio appoggiato sulla zia Iola; il resto sono una nebulosa, the location and the young boys, il primo alla vostra sinistra mi pare il giovane Totò Delfino, e, forse, uno degli Spadaro accanto alla zia Amalia.
Alla foto allego questo brano della virtuosa dell'organetto celtico:
E non c’è storia di platiese o di Platì che possa essere raccontata da
altro sangue.
Antonella Italiano
È il 17 giugno
del 1861. Da appena tre mesi, poggiata sul giaciglio d’Europa come una creatura
dalla longilinea forma, assetata di democrazia e giustizia, l’Italia unita
implora presente e futuro da grande nazione. È figlia di tanti padri giunti a ogni
compromesso pur di generarla: taluni
speculatori hanno comprato per rivendere, talaltri hanno corrotto e svenduto,
non senza aver rubato, intrepidi quelli che invece hanno combattuto invocando
libertà e
Costituzione; e poi, sia i taluni
che i talaltri hanno tradito in nome di un Risorgimento che ha fatto rinascere
la sorte e gli interessi di pochi.
Nel più
profondo e remoto Sud, laddove il Signore perse scarpe e camicia, volge al
termine un giorno uguale a mille altri. Sul promontorio dell’Aria del Vento,
mille metri d’altura attorniati da lecci e querce, siede un uomo; barba incolta e occhi nelle orbite scavate dalle
ultime notti insonni lo fanno più vecchio dei suoi trentacinque anni. Gli giace
accanto un cucciolo di maremmano, fedele nel rispettare il silenzio del
padrone.
Michele
Papalia, Caci il bigante, Citta del
Sole Edizioni, 2020
Come annunciato qualche post addietro è stata approntata un' edizione aggiornata del libro di Michele Papalia, Caci il brigante. Chi vuole acquistarlo in rete lo trova qui:
Di certo appare semplicistico attendere dallo Stato e dalla «Divina provvidenza» la soluzione «magica» e «caritatevole» agli endemici problemi della società del Sud, incapace di scrollarsi di dosso sonni della regione e lassismi incomprensibili.
«La politica non sempre dalle nostre parti viene eletta a nobile sistema di spinta e di crescita civile, ma viene spesso intesa come piccolo cabotaggio per accaparrarsi posti negli enti e nei centri di potere» mi dice un anziano ex consigliere comunale.
E cosi molti giovani continuano a fuggire per liberarsi psicologicamente dall’ossequio formale ai notabili del luogo. Un fuggi-fuggi dalla totemica civiltà contadina e pastorale che per lunghi decenni aveva mantenuto intatti gli equilibri sociali. Non sempre il viaggio verso gli hinterland milanesi e torinesi approdano a lavori onesti. Ma questa e ormai storia di molti paesi.
Le croci di pietra del Sud, impastate di sudore e sangue, ma anche di tanta paura e di tanta omertà, rendono sempre più immobile e immutabile la società del paese. Mancano i nuovi orizzonti ed emerge intanto uno zoccolo duro di criminalità che ingiustamente criminalizza l'intera popolazione. Le vecchie «famiglie», basate sul rispetto dell'uomo e sull'onore, riescono ancora a mantenere in vita equilibri vecchi e nuovi, rinsaldati dai matrimoni e dai vincoli di parentela strettissimi.
Le nuove filosofie edonistiche hanno allontanato per più di un decennio molta della popolazione dalla attenzione per i problemi della scuola. Il tessuto sociale tra il finire degli anni Settanta ed Ottanta si sfalda ulteriormente. La scuola viene considerata come parcheggio. Scuola e famiglia stentano a capirsi e collaborare.
A metà degli anni Ottanta ed in modo particolare negli ultimi anni si registra una inversione di tendenza ed il rapporto diventa di affiancamento collaborativo, grazie anche ad una diversa attenzione del Provveditore agli Studi, Dott.ssa Vincenzina Greco, e della Regione Calabria in termini di aiuti economici.
Gli ultimi avvenimenti politici sono cronaca di questi ultimi mesi. Pur nella precarietà e nell'assenza di un’Amministrazione Comunale, qualcosa lentamente si sta muovendo.
«Si riparla di scuola - mi dice l'ins. Domenico Riganò responsabile dei servizi sociali e dell’Ufficio elettorale del Comune di Platì - ma anche dei problemi dei disabili mentali, di problemi di integrazione sociale degli anziani e dei soggetti portatori di handicap».
Mi fa vedere il piano del Comune che è partito in data 22.6.90, (predisposto dall'ultima Giunta guidata dal ragioniere Natale Marando). Una richiesta di interventi per complessivi 405.000.000 che attende di essere finanziato dalla legge regionale n. 5/87. Alcuni vecchi dell'ex P.C.I. mi evidenziano come lo spirito aventianiano del partito, sul finire degli anni Settanta, ha fatto sì che tanti problemi di Platì incancrenissero.
Gettare la spugna, fare un manifesto accusatorio e non impegnarsi dai banchi dell'opposizione e cosa fin troppo facile.
Qualcuno ricorda con amarezza Micu «u Togliatti» e qualche altro compagno che tennero lutto nella locale sezione comunista per un'intera giornata all'annuncio della morte di Stalin.
Certo, ritornare alla vita democratica, alla lotta politica di un tempo significa dare voce alle aspettative dei giovani, creare luoghi di ritrovo, impianti sportivi, che tolgano dalla strada tanti ragazzi spesso neanche scolarizzati.
«L'angusto cortiletto delle elementari- mi dice Domenico, alunno della scuola media - non può bastarci. Il campo sportivo non è stato ancora terminato».
Si impone una inversione di tendenza nell’approccio ai problemi secolari di questa comunità che registra un dissesto idro-geologico non indifferente, aggiunto ad un alto tasso di affetti da epatite virale che tocca punte del 30 %.
Le azioni repressive dello Stato hanno fatto sì che semplici cittadini, magari denunciati 30-40 anni fa per pascolo abusivo o indebito porto di coltello, non siano stati ancora riabilitati dagli organi competenti. E ciò è grave danno anche per l'economia del piccolo centro. L'Italia, paese delle municipalità, deve restituire anche a Platì il gusto di credere in un'amministrazione comunale propria. Le strategie dei partiti, per lungo tempo impegnati ad occupare i centri di potere dello Stato, devono restituire ai giovani il gusto di far politica.
Basta leggere tra i segni, tra i gesti, tra i messaggi, tra i silenzi che a Platì sono tanti. Domande ben precise che aspettano risposte chiarificatrici.
«Le false complicità vanno evitate - mi dice Maria, giovane insegnante platiese. Gli atteggiamenti repressivi ed autoritari non sempre creano da soli le condizioni per uno sviluppo equilibrato della società».
Mi indica l'enorme ferita, in alto, sopra la montagna che sovrasta pericolosamente il paese. Ha acquisito con il tempo sembianze umane. Agli occhi di Maria è diventata una sorta di «gigante buono» tra la terra «sfilesata»* dell'Aspromonte.
«Ogni volta che ritorno dal Centro ltalia» - mi sibila, illuminandosi in viso - «lo cerco con lo sguardo: è un appiglio per non scivolare nel baratro nel nulla. Che brutta cosa la città. Qui basta niente per parlarmi di tutto!».
Continua a fissare quella montagna, mentre controlla con la mente il suo respiro, il suo corpo vacillante in terra infidelium. Poco più in là, un gruppo di bambini guarda, scruta, quasi, l'elicottero della Polizia di Stato che, assordante, disegna strane geometrie nel cielo. Mi sfrecciano davanti girando per la piazzetta, quasi isolati dal mondo, allargando le braccia per meglio librarsi in volo. D'improvviso si rannicchiano dietro il muretto per difendersi dal terribile nemico... cui indirizzano anatemi e dichiarazioni di guerra, con lo sguardo complice dei più anziani, che sulla soglia della porta appaiono pensosi, come sospesi tra due mondi.
È l'imbrunire, quando lascio il paese salutato dalle donne che, con i loro pesi in testa, ritornano dalla campagna, strappata alla furia della fiumara, con una mano appiccicata al fianco. Sono alla ricerca continua di un equilibrio che solo loro sanno ben mantenere. Continuano a saltellare per evitare di inciampare nelle pozzanghere d'acqua, che riflettono case disegnate in stile ionico e nascondono per alcune ore i buchi della storia ...!
Gianni Carteri
Testo e foto: Calabria – Anno XX – Nuova Serie - N. 83 -
giugno 1992
Restyling editoriale del testo Rosalba Perri.
FINE
* Secondo l'avvocato Michele Fera: Le «filese»,
le terribili frane dei nostri paesi, quando si muovono provocano effetti
stranissimi e paurosissimi.
Nota - A quasi trenta anni dalla pubblicazione del lavoro del compianto Gianni Carteri, il titolo del film scelto per la ripubblicazione su queste pagine rispecchia lo stato in cui il paese rimane ancorato. L'orizzonte è grigio, la voglia di riscatto... utopia! I sogni... covidizzati dallo smartphone.
Al dramma dell'emigrazione si aggiunge il dramma
del disastro dell’Andrea Doria che cola a picco il 26 luglio del 1956. Quella notte a Nantucket muoiono
Concettina Zappia e i suoi quattro figli - Giuseppe, Anna Maria, Domenica e
Rocco. Non riescono ad approdare negli Stati Uniti dove li attendeva il marito,
Nino Sergi.
La continuità del flusso migratorio, la rilevanza
dei suoi effetti, le notevoli sofferenze che hanno accompagnato il suo
svolgimento, servono a sottolineare lo stretto rapporto tra l’esodo dalle
campagne e l'avvio di un certo moto di sviluppo autonomo della società meridionale.
Ma per Platì partire significa quasi sempre non ritornare. Si pensa a consolidare
la presenza all'estero, fondando veri e propri quartieri «pratioti». Basti
pensare a quel che succede a Griffith in Australia.
La popolazione nel giro di qualche lustro si
dimezza, pur resistendo un certo gruppo di giovani leve che studiano nelle
scuole di Locri e di Reggio. Pochi approdano all'Università.
Anche qui un altro primato: il primo e più giovane
notaio donna d'Italia è Grazia Fera di Platì. Certo l'umanesimo meridionale
incomincia a scricchiolare. La cultura del paese che un tempo contava insigni
studiosi e cultori, intenti allo studio delle tradizioni, della storia, si
esaurisce lentamente.
Eppure, lo spopolamento in Platì tra le due guerre
era stato non poco contenuto rispetto agli altri paesi della Calabria: appena l’1,80%
rispetto a quote del 13%-17% di altri paesi.
Questo aveva consentito un incontro formativo reale
tra giovani e borghesia e aristocrazia locale. Non mancava di certo l'interesse
per la coscienza viva dei problemi del Paese che di certo meglio li preparava
ad affrontare la vita.
Nella vita amministrativa qualcosa cambia. Dopo
alcuni scioperi si aprono i primi cantieri della Forestale e del Consorzio di
Bonifica, la gente più povera può accedere ai boschi di proprietà del demanio
del Comune per il «legnatico». C'era pure l'erba per l’allevamento delle
bestie. «Ogni anno - mi dice una vecchia ottantenne in nero - il Comune il tre
del mese di marzo vendeva gli erbaggi, quasi sempre a prezzi bassi. C'erano due
guardiani che badavano a custodire e far rispettare le regole». Qualcun altro
interviene nella discussione affermando che il vero problema non sono più le
cicorie e la legna: «E’ il lavoro che manca ai nostri figli!».
Intanto il fronte cattolico-democristiano si
sfalda: nelle elezioni amministrative del 1960 la lista «Spiga con foglia» capeggiata da Francesco Catanzariti e con
Prestia e Michele Crea travolge gli avversari: 1.235 voti contro i 665 degli
avversari. Inizia un lungo predominio della sinistra che si prolungherà fino al
1978, quando la Democrazia Cristiana del compianto Mimmo De Maio ha la meglio sulla
Spiga: 1.370 voti contro i 719.
Gli anni Sessanta e Settanta incrementano la
presenza della Forestale e del Consorzio di Bonifica. ln verità la sinistra
favorisce non poco il settore scolastico, anche se le migliori intelligenze lasciano
il paese per il Nord ed il centro Italia. Non si pensa, però, a creare una
nuova classe dirigente e questo peserà non poco nella vita politica del paese,
ormai dissanguato delle migliori intelligenze.
L’esodo delle famiglie della borghesia terriera
infligge un ulteriore colpo alla ormai fragile società platiese.
E lo Stato? Viene visto più lontano, nonostante gli
sforzi del Sindaco, Mimmo De Maio, di incrementare la presenza della Forestale,
del Consorzio di Bonifica e del ripristino della vecchia statale 112, che
riesce a farsi finanziare per rompere l'isolamento del paese. Forse appare poco
per risollevare le sorti di un paese sempre più disgregato e sfilacciato. Lo
stesso De Maio viene ucciso in un agguato il 27 marzo 1985 alle porte di
Natile. Analoga sorte tragica toccherà a Ciccio Prestia, per lunghi anni
sindaco del paese.
Momenti molto tragici per la vita del paese. (continua)
Gianni
Carteri Testo e foto: Calabria – Anno
XX – Nuova Serie - N. 83 - giugno 1992
Sotto il segno della «Spiga con
foglia» si rompe con il passato, così sembra, e nel maggio del 1947 il Delfino, dopo alcuni mesi di carica, cede
la poltrona di sindaco ad un giovane della stessa lista: Ciccio Prestia. Il
Prestia fece notizia: fu il sindaco più giovane d'ltalia in quell'anno ed alla
sua scuola e a quella di Michele Crea si formerà politicamente Ciccio Catanzariti,
che diventerà poi sindaco e deputato al parlamento, nelle fila del PCI,
segnando un momento particolarmente felice nella storia amministrativa del
centro aspromontano.
In verità quella del '46-'47 fu
una battaglia aspra. La lista cattolica portò in processione la statua della
Madonna del Loreto, la patrona di Platì («a Madonna du Ritu») ma tutto apparve
inutile. Ben 500 voti distanziarono gli «eretici» dai loro «santi» avversari. Un
tripudio popolare con la spiga di grano appesa ai balconi del paese per diversi
giorni. Non mancarono le serenate consolatrici ai vinti (Don Peppino Zappia,
l'ins. Rosario De Marco). Qualche vecchietto mi intona i versi mentre si forma
un nutrito capannello di nostalgici e curiosi. « ... O professuri, la spiga chi
vinciu era di granu, e nui 'ndi-'ndi futtimu i Don Peppinu, u signurinu». Si passava
di poi sotto il balcone dello Zappia con una sola variazione: «’ndi-'ndi
futtimu du vostru vinu, o Don Peppinu, o Don Peppinu...!».
Passati i fumi del vino, la
concentrazione popolare si sfalda. Nel giro di qualche anno pressioni esterne
ed iniziative giudiziarie degli agrari costringono qualcuno della Spiga alla
defezione. Gli agrari prendono in mano il comune quindici giorni prima dell’alluvione
del 18 ottobre 1951 ed eleggono sindaco proprio Giuseppe Zappia. Il cataclisma
sconvolge il paese: diciassette sono i morti tra una popolazione sgomenta, atterrita
per il lento disfacimento della montagna sovrastante il paese. Domenico
Catanzariti, «u giarruni», padre del futuro sindaco e deputato, Francesco,
scrive alcuni versi per ricordare la catastrofe:
U diciottu ottobri chi doluri
Quandu li frani vittimu scindiri,
si riuniru muntagni e vagliumi
paria lu giudiziu universali.
Il fango inghiottì tutto e mise in ginocchio l'economia agricolo-pastorale di Platì.
Scrisse Rizzuti sul Mattino di Napoli «Anche il sonno dei morti a Platì non è stato rispettato: il mostro delle acque ha attraversato il cimitero, lo ha sommerso». «. . .Questa è la tragica sorte di Platì, un povero paese destinato a sparire dalla faccia della terra, perché sotto di lui il terreno frana e slitta verso una corsa paurosa alla morte».
Arrivano i primi soccorsi e nel marzo del 1953, in piena campagna elettorale, il capo del Governo Alcide De Gasperi sale a Platì per inaugurare le case popolari costruite in contrada Lacchi, alle porte del paese. Il corteo presidenziale viene fermato con uno stratagemma a Natile, lungo la vecchia statale 112: il tricolore deposto sull'asfalto obbliga il Presidente a fermarsi ed il capo-popolo, cavaliere Giovanni Napoli, consegna una lettera di protesta per il mancato trasferimento dell'abitato di Natile Vecchio. Si prosegue nel frattempo, superato lo scoglio della protesta popolare dei natiloti, verso Platì. De Gasperi nel vedere le casupole costruite alla frazione Lacchi ha un moto di ribellione, di stizza e non può non esclamare: «E che vi devono abitare i porci? Vergogna!». Altri tempi!
Dal balcone di casa Oliva lo statista tiene un comizio tra l'arciprete Gliozzi, l’on. Michele Murdaca ed il sindaco Peppino Zappia. C’è qualche contestazione popolare quando si arringa la folla paventando il pericolo comunista e gridando: «Il mostro comunista mangerà anche i vostri bambini ...». Domenico Catanzariti, mischiato tra la folla, risponde gridando: «Buum!». Accorrono i carabinieri e lo portano in caserma in stato di fermo e sarà poi lo stesso Capo del Governo ad invitare il Comandante della locale stazione a lasciarlo libero. De Gasperi, prima di partire, firma un assegno di un milione che consegna al Sindaco per i bisogni del popolo. Ma è proprio l'alluvione che determina lo sconvolgimento sociale di Platì. Un inesorabile processo di emigrazione che dissangua il tessuto economico platiese e dimezza nel giro di pochi anni la popolazione che contava più di 6.000 abitanti.
È un richiamarsi a vicenda; dall'Australia e dalle Americhe. Si abbandonano le campagne e conseguentemente i proprietari terrieri incominciano a perdere il loro potere. Furono in prima fila ad ostacolare il trasferimento dell'abitato di Platì che si voleva portare nella zona di S. Ilario dello Ionio. Si optò per il consolidamento. Con i contadini vanno via tanti bravissimi artigiani (in special modo sarti) cerniera sociale tra la borghesia terriera e la classe contadina: il vero collante insieme agli intellettuali (non pochi) della società platiese. (continua)
Gianni
Carteri Testi e foto: Calabria – Anno
XX – Nuova Serie - N. 83 - giugno 1992 La foto introduttiva è nella rivista che contiene il testo di Gianni Carteri. La foto con il professore De Marco e lo zio Ciccillo e quella dello statista con lo zio e don Peppino Zappia sono una cortesia di Francesco di Raimondo. L'immagine con Ciccillo Prestia è già apparsa in queste pagine.