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domenica 12 gennaio 2020

Racconti dalla tomba - pt. 2


Torno oggi su una pubblicazione sotto il titolo Racconti dalla tomba. E precisamente sulla figura che in quella pubblicazione Vincenzo istorosofo Papalia vi celebrava, il dottor Domenico Zappia. Quello che segue è l’atto di morte registrato presso il Comune di Platì del dott. Domenico Zappia

L’anno mille ottocento novanta quattro, addì sei di Marzo
a ore pomeridiane due e minuti trenta, nella Casa Comunale,
Avanti di me Oliva Cav. Francesco fu Don Arcangelo
Sindaco ed
Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Platì sono comparsi
Antonio Agresta, di anni cinquanta, bracciale domiciliato
in Platì, e Pasquale Bartone di anni quaranta
sarto, i quali mi hanno dichiarato che a ore
ante meridiane cinque e minuti trenta di jeri nella casa posta in
Corso San Nicola, è morto il Sig. D. Domenico Zappia di anni ottantasei, medico, residente in Platì,
nato in Varapodio da fu Rosario, medico, domiciliato in Platì vivendo, e da fu Donna Rosa Lenzi, gentildonna domiciliata in Platì vivendo, vedovo di Fasano Giovanna.
A questo atto sono stati presenti quali testimoni Antonio Barbaro di anni trenta, bracciale e Giuseppe Mittiga di anni trentuno calzolajo, ambi residenti in questo Comune. Letto il presente atto a tutti gli intervenuti, viene da me sottoscritto, avendo eglino asserito di non saper firmare.
L’ufficiale dello Satato Civile
Francesco Oliva fu Arcangelo

Il dottor Domenico Zappia nacque in Varapodio da Rosario anch’esso medico e dalla signora Rosa Lenzi, originaria di quel comune aspromontano.  Al momento del decesso aveva ottantasei anni. Stando ad altri atti di nascita, il dottor Rosario, figlio di Pasquale e Michia Francesca, al momento del parto di Domenico aveva trent’anni essendo nato il 18 agosto 1778, mentre la sua signora ne aveva diciannove di anni. Domenico sposò in un primo tempo la signora Rachele Brancatisano con la quale ebbe, tra il 1835 e il 1849, sette figli. Rimasto vedovo a cinquantadue anni si unì a Giovanna Fasano, nata in Oppido il 30 marzo 1839 e morta a Platì il 5 agosto 1873 a trentaquattro anni. I due si erano sposati in Oppido il 9 novembre 1859, lei ventenne, e da essi nacquero Francesco, Filippo, Carmelo e Pompeo.

Nelle immagini l'atto di matrimonio tra Domenico Zappia, medico e Donna Giovanna Fasano nello Stato civile della restaurazione di Oppido.

giovedì 9 gennaio 2020

God Bless America [di Bobcat Goldthwait, 2018]


Il 7 gennaio è venuto a mancare in Ross Twp PA all'onorevole età di  92 anni Giuseppe Antonio (Joseph Anthony) Gliozzi. Era nato a Platì il 16 gennaio del 1924 da Giuseppe e Teresa Mittiga. A Platì il 10 settembre del 1949 sposò Michelina Perre nata il 30 settembre del 1926 da Domenico e da Maria Antonia Scarfò. I due coniugi emigrarono in America nel 1951 e precisamente a New Castle PA dove vissero fino al 1962 quando si trasferirono a Ross, dove Michelina visse fino al 29 marzo 2005. Come molti platiesi emigrati anche Giuseppe Antonio con il fratello Ferdinando svolse l'attività di sarto. Joe e Michelina erano i genitori di Frank, Doninic, Joseph jr, Maria e Mario nonché amorevoli nonni e bisnonni.
Nella foto Giuseppe Antonio e Michelina.

Il tutto con il contributo di Francesco di Raimondo.


mercoledì 8 gennaio 2020

Racconto calabrese [di Renato Pagliuso 2016]


Schegge (direbbe Enrico Ghezzi) rubate a Mimmo Gangemi e alla sua Signora di Ellis Island


"Pochi i meridionali: qualche campano, un paio di abruzzesi, un siciliano, uno del Vibonese una bestia di fatica e di forza che tirava dal cottimo quasi quanto due di loro. E Mico, con cui erano bordanti assieme. Era di Platì, un paese vicino al suo, sulla fascia ionica però. Tra le due comunità si erano sempre intrecciati matrimoni, comparati, amicizie, anche guerre, non di rado con il morto. Li collegava una pista, poco più d'una mulattiera, che s'inerpicava fino allo Zillastro - là dove s'incrociavano i venti che salivano dai due mari - e discendeva ripida, cangiandosi con un taglio netto dal verde lussureggiante del lato tirrenico a una terra secca e riarsa, appena ravvivata da radi arbusti che la facevano più desolata, e con massi franati sulla pista o in equilibrio precario sui costoni. Tranne che con Mico, con cui stimavano l'amicizia nata fuori da lì e la fratellanza del vivere assieme, Giuseppe confidenza non ne prese, né gli altri tra di loro".

"Giuseppe a sera gli raccontava dell'Italia. Degli ulivi maestosi, dei boschi di faggio che in autunno si tingevano d'irreale, in pieno splendore nelle foglie con i vividi colori della morte, delle fiumare gonfiate a dismisura dalle piogge, dei bagni che i ragazzi prendevano nella pozza grande, della pesca alle trote e alle anguille - sezionando la poca acqua estiva e stordendole con la calce buttata dentro - delle verdi cime dell'Aspromonte, della curva lungo la pista per Platì da cui si abbracciavano con un unico colpo d'occhio i due mari, della ripida costiera ricoperta di fichi d'India i cui frutti nessuno raccoglieva per il veto del padrone, non disposto a digerire che altri godessero di ciò che per lui, vecchio, era, impossibile".

NOTA. L'interesse per il film citato sta nella presenza di Robert Woods, saltato da protagonista di Spaghetti Western a  vecchio incompreso tornato nel suo paese d'origine, in Calabria.

lunedì 6 gennaio 2020

The Celebration ... The Lizard



II° PREMIO GIORNALISTICO-LETTERARIO ANTONIO DELFINO
Platì 28 dicembre 2019

Motivazione Sezione Saggistica

Lettere meridiane. Cento libri per conoscere la Calabria” è l’opera di raccordo più notevole degli ultimi anni.
La sensibilità di Francesco Bevilacqua ha saputo cogliere l’essenza del nostro essere senza stereotipare la “regione più a sud del sud”, anzi, focalizzando l’attenzione sulle bugie storiche che hanno vestito la Calabria di pregiudizi ai quali a nessuno è facile sottrarsi. La fatica dell’astrazione ed imparzialità è
valsa questo capolavoro che definire di taglio socio-antropologico sarebbe riduttivo. L’itinerario tracciato da Bevilacqua per raggiungere la conoscenza/coscienza dei nostri luoghi, fisici e metafisici, attraversa anche le opere più incisive di importanti scrittori non solo locali che l’autore ha saputo magistralmente rileggere nel suo meta-racconto. Finalmente la ricerca dell’identità attraverso la memoria non è più pretesto di immobilità ma volano di apertura e crescita.


Motivazione Sezione Narrativa



"Un acre odore di aglio": 
è l'Odissea del popolo aspromontano, vinto ma non domo, epopea familiare come pretesto per una impalcatura di nobile letteratura: romanzo di intreccio, azione e non groviglio di narrazione fine a se stessa, lirismo calibrato che non necessita di eccessivi formalismi, accompagnato da un'analisi psicologica che muove fino all'ultima pagina, da cornice un mondo femminile pulsante come il paesaggio descritto, quindi la terra protagonista e antagonista, l'archè a cui l'uomo ritorna, tramestio di vita e di morte: perché ogni uomo, ogni scrittore, è la cifra del luogo in cui nasce e vive.

domenica 5 gennaio 2020

Quei loro incontri [di Danièle Huillet e Jean-Marie Straub, 2006]


Vuoi per la scelta azzeccata dei premiati, vuoi per la loro presenza, insieme a quella di altri non meno importanti intellettuali e personaggi accorsi dalle località della provincia, la serata del 28 dicembre 2019 è stata una ulteriore dimostrazione delle capacità organizzative dei soci della platiota Associazione Santa Pulinara che per il secondo anno consecutivo indice il premio Giornalistico-Letterario ANTONIO DELFINO. Ma non era tutto oro quello che luccicava negli occhi di quei temerari, avendo bene in testa le reali difficoltà che l’organizzazione di un evento così importante richiedeva e la scarsa locale manodopera.
A chi era assente comunichiamo che la serata è stata presentata da Lucia giarruneiu Catanzariti e coordinata da Maria Teresa D’Agostino.
Se per l’avvocato Francesco Bevilacqua, vincitore per la saggistica con il suo lungimirante Lettere meridiane. Cento libri per conoscere la Calabria”, il Premio è solo un pretesto, la scusa per stare insieme e fare comunità, bisogno sempre più impellente nell'era dell'apparire social. Ma la condivisone delle comuni radici deve essere reale non virtuale. La sua opera è destinata a indicare la testimonianza della vitalità della letteratura calabrese, e degli autori più significativi, per le future generazioni. In quella sede si è scoperto che Francesco Bevilacqua è un camminatore alla Henry David Thoreau e un amante degli alberi alla Jean Giono!
Mimmo Gangemi, premiato per la narrativa con il suo acuto “Un acre odore di aglio”. Allo scrittore gli si riconosce un modo originale di narrare, mettere in discussione, se non altro la gente d’Aspromonte, gente di non facile trattazione.  Egli ci offre il suo tributo ad Antonio Delfino, guardato a volte con invidia. Gangemi, un fedelissimo delle iniziative pulinarote, ancora una volta ci ricorda i legami di parentela intessuti tra Santa Cristina d’Aspromonte e Platì e precisamente con la famiglia di don Gustinu Mittiga, quando le carreggiate erano un legame per lo sviluppo dei rapporti tra i territori che sconfinavano sino alla Piana; ripresa di rapporti auspicata anche dal presidente del Parco dell’Aspromonte dottor Domenico Creazzo presente alla serata, finendo col  renderla preziosa.



lunedì 30 dicembre 2019

The Celebration of the Lizard - The Doors

I am the lizard king I can do anything
Jim Morrison




La zafrata e il suo creatore Domenico Carteri al Premio Delfino, Platì 28 dicembre 2019. Premio doppio andato a Francesco Bevilacqua per la saggistica e a Mimmo Gangemi per la narrativa. In calce l'artistica entrata della residenza dell'autore presso Ferruzzano a mare.

giovedì 19 dicembre 2019

Il latitante [di Raffaele Cosentino,1916]


In nome di Sua Maestà
Umberto Primo
Per grazia di Dio e per volontà della Nazione
Re d’Italia
La Regia Pretura del Mandamento di Ardore
Ha emesso la presente Sentenza.
In nome di Sua Maestà
Umberto Primo
Per grazia di Dio e per volontà della Nazione
Re d’Italia

All’udienza del dì diciassette Aprile mille ottocento settantanove il Signor Michele Agostini Pretore del Mandamento di Ardore ha emesso la seguente sentenza
Nella Causa Civile tra
Pasquale Zappia fu Filippo commerciante domiciliato in Platì, attore comparente di persona =
Contro
Filippo Fera di Giuseppe possidente domiciliato in Lubrichi sotto Comune di S. Cristina d’Aspromonte ed elettivamente in Ardore in casa del Signor Caracciolo Carlo, convenuto, due volte citato contumace =
L’attore si è rimesso agli atti della causa dodici e quindici andante registrati a Marca, coi quali conveniva in questa Pretura Filippo Fera di Lubrichi citandolo nel suo domicilio elettivo qui in Ardore, per essere condannato in linea di commercio alla consegna di una botte e mezzo di olio d’oliva chiaro, lampante, equivalente a quintali sei e chilogrammi sessanta che consegnar doveva all’istante a tutto Marzo ultimo al che non adempì, rimanendo debitore di una botte ed un sesto pari a quintali cinque e chilogrammi dieci = In mancanza del genere chiedeva  l’importo in Lire quattrocento venticinque; unitamente agl’interessi pattuiti del dodici per cento da far capo dal trentuno Marzo al finale sodisfo e le spese del giudizio colla indennità di trasferta e per scritturazione , nonché alla penale anche pattuita in altre Lire duecento, per danni ed interessi liquidati e transatti; producendo in appoggio della sua domanda  due biglietti ad ordine, datati entrambi il ventinove ottobre mille ottocento settantotto =
Il Convenuto citato non è comparso né altri per lui =
In fatto consta della domanda dell’attore nel modo come sopra concepito, e della contumacia del convenuto due volte citato nel suo domicilio eletto in Ardore =
Considerando che i due biglietti all’ordine, alla cui base l’attore poggia la sua domanda, non essendo stati protestati alla scadenza con atto legale com’era di dovere, hanno perduto la qualità di documenti commerciali, e si riducono semplicemente a titoli privati di natura civili = Per ciò in forza dei medesimi non può ammettersi l’azione commerciale che l’attore vorrebbe istituire =
Considerando per tanto e due scritture anzitutto non possono mai perdere il valore di scritture private, le quali non essendo state in verun modo impugnate dal Convenuto atteso la sua contumacia debbono ritenersi come legalmente riconosciute e quindi attribuirsi loro la stessa fede giuridica e l’efficacia degli atti pubblici, ed in conseguenza capaci a rendere pienamente giustificata la domanda dell’attore e come tale aggiudicarsi in tutto il suo tenore tanto per debito principale  che per l’interesse pattuito e per la penale reclamata per l’inadempienza dell’assunta obbligazione = art. 1232 – 1312 – 1313 e seguenti – 131 e seguenti – 1320 e seguenti Codice Civile
Considerando che le spese del giudizio sono sempre a carico del soccumbente art. 370 Procedura Civile. E che poggiando la domanda sopra documenti può ordinarsi l’esecuzione della Sentenza.
- Per quali motivi
Il Pretore diffinitivamente pronunziando in contumacia del Convenuto Filippo Fera di Giuseppe di Lubrichi due volte citato, senza però le funzioni di Giudice di Commercio, condanna il medesimo di consegnare all’attore Pasquale Zappia fu Filippo da Platì una botte ed un sesto di olio di oliva di buona qualità, chiaro, lampante, eguale a quintali cinque e chilogrammi dieci, dovuti giusta i due biglietti all’ordine ventinove ottobre mille ottocento settantotto = Per mancanza del genere lo condanna all’importo in Lire Quattrocento Venticinque = Agl’interessi convenzionali su tal somma, al dodici per cento a far tempo dal trentuno Marzo prossimo passato fino al totale sodisfo, ed oltre Lire duecento per danni interessi liquidati e transatti, alle spese del giudizio liquidate fino a giusta sentenza e registro per Lire 24:50 e Lire Cinque per indennità di comparsa e scritturazione = Ordina L’esecuzione provvisoria di questa sentenza, la quale sarà notificata al Convenuto Contumace Fera nel suo domicilio reale da uno usciere della Pretura di Oppido che verrà da quel Pretore destinato.
Così giudicato in Ardore all’udienza diciassette Aprile mille ottocento settantanove = Il Pretore firmato M. Agostini =
Pubblicata alla detta udienza diciassette Aprile mille ottocento settantanove in assenza del Convenuto.
Il Cancelliere firmato G. Fragomeni.

NOTA. La lotta Zappia vs Fera si protrasse fino all’anno 1884 e forse non ebbe mai fine. Quel che interessa oggi è un mondo scomparso, legato ai cicli della Terra, ancora feconda; agli scambi tra paesi limitrofi e le strade carrabili in intenso impiego per il transito di muli e mulattieri come anche di lavoratori stagionali; dove l’olio era alla base di rapporti che sconfinavano in scontri a colpi di carte bollate per il beneficio dell’erario, funzionari governativi nonché Notai e avvocati che, allora, avevano cospicui guadagni in pecunia ed in natura.
Il regista di oggi non era Cosentino bensì Katanese!


mercoledì 18 dicembre 2019

Al diavolo la celebrità [di Steno e Monicelli,1949]

Questa storia la scrivo di fretta così come l’ho scoperta. Stavo lavorando ad un mio progettino quando rileggendo la lettera di Pasqualino Perri ai platiesi mi fermo su un nome che in un primo tempo mi era sfuggito: generale Gelonesi luminare della medicina tropicale. Incuriosito e senza nessun documento a portata di mano mi affido al web. E questo è quanto ho scoperto.
Il generale di nome andava Gregorio ed era nato a Cirella il 15 dicembre 1882, il registro di quell’atto riporta ancora Cirella come frazione di Benestare. I suoi genitori erano Francescantonio di anni trenta contadino e Maria Mavrelli levatrice. All’infante viene posto il nome di Gregorio Natale. Testimoni dell’atto sono Antonio Mediati di anni cinquanta, bovaro e Matteo Varacalli di anni trentotto, pecorajo. Malgrado l’umile origine Gregorio raggiunta la maturità nel 1907 si iscrive in Medicina all’Università di Napoli. E lì probabilmente ebbe come compagno di studi lo zio Giuseppino, al secolo Giuseppe Mittiga figlio di Rocco e Caterina Fera. Nel 1908 lo troviamo come soccorritore tra Reggio Messina subito dopo il disastroso terremoto. Prese parte alla guerra italo turca del 1911-1912 e alla Grande Guerra imbarcato sulla Caio Duilio. Al termine del conflitto abitava a Napoli in via Margellina al numero 205 e sempre in quella città si specializzò in batteriologia per cui fu destinato dapprima a varie aziende agricole coloniali e successivamente ricoprì incarichi di primo piano presso Ospedali Militari e diverse Facoltà di Medicina tra cui quella dell’ateneo Messinese, ma qui siamo già sotto il “Regime Nero”. A cui egli prese parte facendovi carriera ed ottenendo diverse onorificenze tra cui la medaglia d’oro della Sanità Pubblica e Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia.
L’11 settembre 1942 si trovava a bordo della nave ospedaliera “Arno” quando questa fu silurata e abbattuta dagli inglesi. Tratto in salvo, dopo due giorni e due notti in mare, fece ritorno in patria e reintegrato nei corpi della marina e lì lo ritroviamo come Tenente Generale medico della disciolta regia marina che prese parte alla Repubblica Sociale di Salò. Fatto ritorno a Napoli dopo il 1945 vi rimase fino al 29 giugno 1954 giorno della sua morte. All’attivo ha diverse pubblicazioni inerenti la sua specializzazione universitaria riconosciute a livello mondiale.
Una curiosità: i giapponesi il nostro l'hanno tradotto così 格雷戈里奥·格隆内西,ma lui non è arrivato a scoprirlo!*
 http://juntuanwang.com/general/21811

lunedì 16 dicembre 2019

Racconti dalla tomba [di Freddie Francis,1972]




PAROLE SULL’ESTINTO
Dottor Domenico Zappia
DEL
Dottor Vincenzo Papalia

GERACE MARINA
Tip. Del Progresso

Al Sig. Carmelo Zappia
Compare ed amico stimatissimo
La morte del vostro Sig. Padre, matura come l’età, non come intelligenza, la quale ultima, non ostante quella, era giovane ancora, non poteva nel dolore che me ne ha colpito, non impormi a scrivere queste poche pagine, che sono un segno, come tributo di devozione alle sacre sue ceneri, dell’autore che io serbavo e serberò sempre per sì illustre collega.
All’urna, che custodisce le venerande sue spoglie, sarà conforto imperituro l’Eden; al vostro eterno dolore, la virtù d’un padre, padre adorato, che spirò tra il culto della scienza e la preghiera dei nostri antichi avi.
Vi riverisco.
Vostro Devotissimo Compare
V. PAPALIA
Platì, 7 Marzo 1894

Le foto si riferiscono a quel che rimane dei coniugi Giuseppe Morabito (1845-1925) e Maria Filomena Luscrì fu Rocco (1876-1947).


domenica 15 dicembre 2019

Messaggero d'amore [di Joseph Losey,1970]


La speranza e i suoi gesti
Il messaggio e i messaggi

di P. GIANCARLO BREGANTINI

A Platì, durante la novena che si svolge prestissimo, alle 5.00, secondo la più fedele tradizione, in una chiesa gremitissima ogni mattina, è stato posto nel cuore della chiesa un grande albero spoglio e nudo. Colpiva la sua nudità. Esistenziale. Altamente simbolica per attese di giustizia, gridi di pace, speranze nascoste nel cuore di tutti... Tutto vi era rappresentato. A Natale, il miracolo. L 'albero “nudo” ' è stato sostituito da un grande olivo verdeggiante. Non da un albero di abete, che non appartiene direttamente alla nostra cultura, ma da un albero di olivo, quell'albero cioè che orna le nostre colline e ricrea il cuore nel vederlo argenteo al sole, pur nella dura fatica, quest'anno, di un raccolto sotto la pioggia insistente.

A San Luca protagonisti del messaggio natalizio sono stati i ragazzi della Scuola elementare guidati dalle maestre e sostenuti entusiasticamente dal parroco. Hanno ricostruito luoghi e ambienti del tempo di Alvaro, hanno lanciato un messaggio di riscoperta delle tradizioni più genuine del popolo calabrese, pur nella consapevolezza che è “dura la vita dei pastori in Aspromonte”. L ‘intero paese si è mosso, rispondendo con favore alle sollecitazioni e agli stimoli offerti. “Un Natale con i fiocchi”, appunto, anche se di neve non c 'era l 'ombra.

Da Africo è partito invece un chiaro messaggio di impegno ed una proposta decisa. L 'hanno rilanciata i ragazzi, i docenti e soprattutto la coraggiosa preside della Scuola Media. Chiedono un edificio per la scuola. Per capirli, basta visitare un attimo l'attuale sede della scuola, alloggiata in una angusta casa popolare. Le aule, soprattutto del piano inferiore, strette e buie, con una rigida (e purtroppo necessaria!) inferriata alle finestre, danno a tutti un immediato sapore di tristezza. Lì non si coglie il sorriso della vita che dovrebbe accompagnare la voglia di studiare. Eppure, all'ingresso del paese, le fondazioni e i pilastri della scuola ci sono. Svettano verso il cielo, quasi mani imploranti ascolto, ormai stanche per la ruggine e l 'abbandono. La recita in dialetto ha dimostrato, lì come a San Luca qualche giorno prima, che nelle scuole i ragazzi nascondono spesso talenti impensati. Sono un po' tutti attori in questi paesi. A noi adulti, alla scuola soprattutto, la gioia di scoprire che, “dentro il marmo, la statua già c 'è e che va solo liberata dal marmo che la stringe”.
Testo e foto: L'Avvenire di Calabria, 6 gennaio 1996