L'edizione 2019 della Festa della Patrona dei platioti è di già un ricordo archiviato. Oggi è un ritorno con quella che può essere considerata l'effige (incompleta) più antica raffigurante la statua della Lauretana. Ancora le foto della statua sono di la da venire e la sopra riportata è un lavoro artistico monocromatico. L'offerta sottostante si riferisce invece al restauro (1993) dell'icona più antica adagiata sopra l'altare maggiore.
lunedì 9 settembre 2019
giovedì 5 settembre 2019
L'angelo del miracolo [di Piero Ballerini, 1945] - Dressed in Black
Platì, 2 gennaio 1952
Rev.da Madre Generale,
L'alluvione che, come è noto, ha devastato diversi paesi
d'Italia, si è abbattuto e forse con più violenza che non altrove, anche nel nostro
Platì, comune in Provincia di Reggio Calabria, che conta ottomila anime.
La pioggia che da diversi giorni cadeva ininterrotta, la
notte del 18 ottobre si è cambiata in un vero diluvio accompagnato da un fragore
terrorizzante. Verso mezzanotte si sentì il grido accorato di una persona che
avvisava di abbandonare le case perché il fiume, impedito dalle frane che erano
cadute lungo il suo corso, aveva cambiato direzione allagando la parte occidentale
del paese e trasportando con la furia delle sue acque un'ingente quantità di materiale.
Non c'era da indugiare; al buio pesto, perché la centrale elettrica fu la prima
ad essere travolta dalle acque, fummo costretti a scappare per rifugiarci in
casa di una mia zia. In quei momenti di ansia mi sono rivolta, come al solito,
a Suor M. Teresina, che in tutte le mie necessità mi è venuta sempre in aiuto, pregandola non solo per me e per la
mia famiglia, ma per tutte le persone del paese. La mia preghiera fu esaudita; infatti
sebbene molte case siano crollate, allagate e piene di materiale, nessuna vittima si è verificata nell’abitato.
Sono sommamente grata alla nostra cara santina e invio la
modesta offerta di Lire 1000 per la causa di Beatificazione.
Elisa Zappia Messineo
BOLLETTINO
delle Figlie di N. S. al Monte Calvario Anno XXV – N. 1 Gennaio-Marzo 1952
...................
She's
dressed in black again
Martin
L. Gore
Elisa (altrimenti Lisa o
Bettina) Zappia era una della famiglia! Non fosse altro perché negli anni infantili
stando, dressed in black come da foto, nella farmacia del cognato don Nicolino
Spadaro, sul corso san Nicola, - locale annesso al palazzo Gliozzi e di cui il
dottore aveva acquistato il possesso dal nonno Luigi; sforando il pedante,
affianco la farmacia c’era l’esattoria dello zio Pepè, divenuta dagli anni ‘70
ingresso principale – preparava quell’olio di ricino, molto in voga in quel
tempo, che aveva due aspetti: uno, il più difficile da mandare giù, di colore
giallo e l’altro bianco, addolcito da un confetto rosso. L’effetto che potete
immaginare era lo stesso.
Bettina nata il 3 ottobre 1912 discendeva dall’ultracentenario don
Cicco Zappia e da Bettuzza Portolesi sorella del più famoso segretario. E’ noto anche che una sua
sorella, Marietta, andò sposa al più famoso di tutti: Massaru Peppi, al secolo Giuseppe Delfino.
Ebbe un breve matrimonio con il riggitano Demetrio Messineo, di
Cristoforo e Morabito Giuseppa, che sposò a Platì il 18 febbraio 1940. Quando il
Demetrio, ufficiale dell'Arma dei Carabinieri la rese vedova, Bettina ritornò alla casa del padre, occupandosi quindi
della farmacia del cognato.
Un’altra sorella, Maria Grazia, scambiato il nome in Maria Loreta (1915 -2000),
anch’essa una della famiglia Gliozzi-Mittiga, prese a Roma i voti religiosi
presso le Figlie di N. S. al Monte Calvario che editavano il Bollettino con acclusa la cronaca di Elisa sul disastro
che si abbatté su Platì.
In questi giorni Lisa Zappia, deceduta a Bovalino il 23 ottobre 2009, avrebbe avuto 107 anni come quel terribile
evento su cui lei ritorna ne ha 68 e di morti ne fece diciannove.
P. S. La venerata suor Teresina che Elisa pregò corrisponde alla Serva di
Dio Maria Teresina Zonfrilli.
Un grazie anche al Signor B. Callipari che attraversando la rete è giunto a queste pagine riscoprendo il padre.
Un grazie anche al Signor B. Callipari che attraversando la rete è giunto a queste pagine riscoprendo il padre.
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HISTORICAL PLATI',
Once upon a time in Platì
martedì 3 settembre 2019
Il Distacco [di Tony Kaye, 2011]
Catanzariti:
«Ecco perché
lascio il
Pci»
Reggio Calabria –
Clamorose dimissioni di Francesco Catanzariti dal partito comunista. In una
lunga lettera, l’esponente della Cgil spiega i motivi che hanno determinato il
gesto. «Me ne vado dal Pci non perché il partito si è ossificato nel
Mezzogiorno, ma perché la voce del Mezzogiorno, la voce di comunità anelanti ancora, nel
1985, non hanno che blando ascolto nel Pci, come in tutti i partiti nazionali».
Catanzariti, già
deputato dal 72 al 76, afferma di guardare da anni «con molta attenzione a quel
che avviene in Sardegna
ed in generale ai movimenti autonomistici». Al suo ex partito, Catanzariti
rimprovera una gestione
burocratica delle sezioni che «disperde un patrimonio ideale e culturale di
inestimabile valore».
Con una lettera inviata alla sezione
«Girasole»
Catanzariti si dimette
dal partito comunista
Secondo l'ex parlamentare occorre
porsi con una nuova ottica verso
i problemi meridionali e calabresi in particolare. Fonderà un
movimento autonomistico?
Reggio Calabria - L'ex deputato
comunista Francesco Catanzariti, attuale presidente del comitato regionale
dell'Inps, si è dimesso dal partito. Lo ha fatto con una lettera di quattro
cartelle inviata alla segreteria della sezione «Girasole» del rione Gebbione
di Reggio alla quale risulta iscritto. «Nel presentare le mie dimissioni dal
partito – ha scritto Catanzarití (che è stato deputato dal 72 al 76, n.d.r.) -
sento il dovere di darvene notizia, a norma dello statuto, con
le motivazioni dettate dalla coscienza di chi lascia l'organizzazione in cui ha
servito, ma non la classe in cui è nato ed il popolo fra cui è vissuto».
«Le mie dimissioni - prosegue
Catanzariti - sono una decisione dolorosa e lungamente sofferta; sofferta
perché ho la coscienza che esse non passeranno senza lasciare traccia nell’opinione
pubblica; dolorosa perché mi distacco dal partito
dopo aver vissuto una intera esistenza di militante e di dirigente».
«Ciccio›› Catanzariti, 52 anni,
si era iscritto al PCI nel '48; nel '51 è stato dirigente della Camera gel
lavoro di Platì, il centro jonico dove è nato e dove ha iniziato la sua
carriera politica e sindacale.
«Ho servito con passione e
dedizione - ha scritto Catanzariti nella sua lettera - ho avuto anche la
fiducia del partito che ha voluto che lo rappresentassi in istanze politiche a
tutti i livelli: da sindaco del mio paese natale, a consigliere comunale di Reggio,
a deputato al parlamento italiano. Se qualche volta ho commesso degli errori,
mai mi sono macchiato di slealtà verso il partito e verso i compagni. Ho servito
e continuo a servire i lavoratori della mia terra, nel sindacato,
anche qui ricoprendo incarichi di altissima fiducia e responsabilità. La mia
militanza nel PCI - ha scritto ancora l'ex deputato - è stata una meravigliosa
esperienza di vita. Le lotte politiche e sindacali, lo scontro sociale che sta
alla base di tali lotte, mi hanno fortificato, mi hanno fatto crescere
umanamente, culturalmente, civilmente.
Ma attraverso quarant'anni di
esperienza e di militanza mi sono reso conto - prosegue Catanzariti - che nel
PCI, come in tutto l'arco politico parlamentare, Reggio Calabria non vale Reggio
Emilia, che Napoli non conta quanto Milano, che cento contadini dell’Aspromonte
non valgono quanto un operaio Fiat.
Mi dimetto dal PCI - afferma
Catanzariti - non perché si è ossificato nel Mezzogiorno. Ma perché la voce del
Mezzogiorno, la voce di comunità anelanti ancora nel 1985, lavoro e giustizia,
non hanno che blando ascolto nel PCI, come in tutti i partiti nazionali. Ho gli
anni necessari per ricordare un partito che discuteva e combatteva. Le sezioni,
le federazioni, mandavano avanti i più rapaci, i più combattivi. Oggi pare la logica
stessa dell'agire politico sia stata ribaltata: chi non discute, chi non ha
personalità, possiede un titolo di merito.
Secondo Catanzariti, lo stesso
PCI, che dovrebbe conoscere la situazione sociale del Paese, criminalizza
l’assistenzialismo.
Combatterlo non può e non vuole
significare una condanna alla disoccupazione ed alla fame. I grandi interventi
governativi sono sempre rimasti sulla carta e quando sono stati avviati, sono
abortiti sul nascere. Si coglie l’aspetto criminale della mafia imperversante,
ma non l’aspetto sociale. Affidando soltanto alla magistratura ed alle forze
dell'ordine il pesante onere di risolvere una questione che non è solo
criminale, ma anche sociale e civile, il Governo scarica le responsabilità e
per di più distorce i ruoli tra i poteri dello Stato.
OGGISUD
giovedì 7 febbraio 1985
lunedì 8 luglio 2019
Jack Nitzsche - Remembering The Summer of 1959
Nella foto - cortesia degli eredi Mimì Col. Fera - Michele, Maria Concetta e Peppe, pulinaroti doc, nell'estate 1959.
domenica 30 giugno 2019
L'altro volto della speranza [di Aki Kaurismäki, 2017]
LETTERE – Rubini si rivolge a La Malfa
nazionale
per Platì
Caro segretario,
non condivido le preoccupazioni, dell'amico Nucara, e
non comprendo né giustifico le affermazioni secondo le quali la nostra
iniziativa sarebbe una sceneggiata.
Ritengo che la presa di posizione di formare una lista
per Platì formata da cittadini di tutt’ Italia sia estremamente importante. Il
fattore simbolico inserito in questo "Progetto Platì” ha un valore di
valenza nazionale che non poteva sfuggire all'Italia democratica.
Da tutta la nazione sono arrivati attestati di
solidarietà che confermano la bontà dell'iniziativa.
Gli intrecci dei vari partiti su questa questione,
anche contraddittori, fanno comprendere che la "provocazione repubblicana”
ha colpito nel segno. La classe politica calabrese si è risvegliata su un caso
che rischiava di essere seppellito perché troppo pericoloso. Noi andiamo avanti
secondo le iniziali indicazioni. La dichiarazione di Nucara sul
commissariamento ulteriore mi trovano perplesso poiché significa rimandare un
problema drammatico la cui soluzione può essere trovata subito. Platì ha
bisogno di liste democratiche, immediatamente.
Cordialmente
Il Segretario del Pri di Teramo
Tito Rubini
IL
GIORNALE DI CALABRIA QUOTIDIANO
REGIONALE D’INFORMAZIONE - Anno XXIX – N. 208 Sabato 28 settembre 1991
https://iloveplati.blogspot.com/2019/04/il-vizio-della-speranza-di-edoardo-de.html
mercoledì 26 giugno 2019
E DI SHAUL E DEI SICARI SULLE VIE DI DAMASCO [di Gianni Toti, 1974]
Paolo di Tarso
Un ferale corteo percorreva un giorno – schiamazzante – le popolate vie
di Gerusalemme: S’andava a lapidare un bestemmiatore fanatico. Era un giovine
pallido, di nome Stefano, buono come il pane, solo reo confesso di appartenere
a l’odiata setta dei cristiani – dicevano.
Non per questo, un’olimpica serenità gli risplendeva sul volto;
camminava, o meglio veniva trascinato da cento braccia fuori le mura, ma egli –
mite come il suo Maestro – non metteva fuori un lamento, una lacrima, una
maledizione, tutt’altro.
Un giovine vigoroso – da l’ampia fronte pensosa – veniva anch’esso al
luogo de la condanna, una vasta pianura di là del Cedron, arida e
biancheggiante d’ossame. Ivi giunti, il Martire piegò in un istante sotto la
tempesta di sassi, sanguinolento e pallido. Pareva un fior primaverile colpito
da la grandine fitta.
Il giovine vigoroso che lo seguiva rispondeva al nome di Saulo.
X X X
Da lontano s’udiva la pesta d’un cavallo rampante sulla via di Damasco.
Un cavaliere in fretta marciava, con pieni poteri, a la cattura dei cristiani,
e questo cavaliere era Saulo.
Il Libano vicino, intanto, ammantato di sole, rispondeva a quei passi
ed i cedri eterni, da le verdi chiome incurvate, stavano immoti aspettando –
quasi che lo sapessero –un’istantanea mutazione di scena. Ed ecco, d’un tratto,
cavallo e cavaliere precipitati per terra mentre che un’onda di luce
soprannaturale l’investe. (Il sole, in quel momento, pareva avesse
riconcentrato i suoi raggi tutti sul capo del caduto). Si volta, si poggia sul
fianco il cavaliere ed una voce soave lo scuote, l’affascina, l’attrae: Saulo –
gli dice – Saulo, perché mi perseguiti? Un momento dopo un cieco brancolava su
la via di Damasco …
Dal Libano vicino, intanto, i cedri eterni – da le verdi chiome
incurvate – mandavano confusi mormori ed i ruscelli limpidi dicevano: “Sorgi, o
campione de la Croce, sorgi ad illuminare la terra”. Paolo di Tarso si scosse,
si strinse al petto i panni insanguinati e disse: Sul Campidoglio i vecchi numi
tremano vi pianteremo la Croce.
X X X
E s’incamminò per conquistare la terra col valore sicuro d’un paladino,
passando su le rovine d’un mondo defunto ed aprendo le porte de la nuova Idea
per cui il Biondo Nazareno era morto. I popoli d’Asia Minore e de la Magna
Grecia lo videro passare, quell’ de l’Arcipelago e de la Palestina si voltarono
per benedirlo, mentre Egli –l’Apostolo – continuava sereno la marcia trionfale
verso il Campidoglio, sul domicilio inaccessibile di Giove Statuo.
Noi lo vediamo, infatti ne la grande metropoli della corruzione
sconvolgere con la sua parola dinamica tutto un mondo invecchiato dal sozzo
epicureismo regnante ed impiantarvi un nuovo ordine d’affetti ed Idee,
intieramente diverse da le vecchie teorie – cancrena de l’Urbe e de l’intiero universo.
X X X
Ne cimiteri, ne l’arenaie, ne le grotte; ovunque un sentimento di pace
e di raccoglimento raduna i trepidi adoratori del Nazareno, un uomo comparisce
ed ha la fronte solcata dal dolore, con le vesti lacere e da la barba incolta.
Esso parla. Un silenzio occupa le moltitudini, le sue parole cadono come lingue
di fuoco sui devoti ascoltanti, un gemito rompe ora il silenzio, un grido
poscia s’eleva, seguito tosto da un coro di voci dicente “Vogliamo presto
vederlo – Cristo. Noi vogliamo vederlo”.
E l’Apostolo, commosso, esortò tutti al martirio, al sacrificio cruento
d’ognuno de la propria esistenza, a la sublime testimonianza ultima di fede
dinanzi al tiranno. La commozione si rende generale. Molti neofiti vengono battezzati,
si distribuisce il pane dei forti e l’Apostolo esce.
Una sera invano fu atteso. Si seppe il giorno dopo che Paolo di Tarso
era stato calato nel Tulliano e molti piansero.
X X X
Reduce Nerone dai ripetuti e splendidi trionfi di Grecia intese come ne
l’orrida prigione di Catilina un vecchio ed ostinato cristiano oprava ancora de
le conversioni ed in persona da gli stessi suoi pretoriani. - Oh vada a morir
decapitato costui fuori de le mura – aveva urlato la Belva – e non sia l’ultimo
… Quel giorno, infatti, un vecchietto da la lunga barba ed incolta, curvo sotto
il peso de la fatica e de gli anni, veniva condotto da gli sgherri, fuori di
Roma, in un campo presso una palude, detto le Acque salvie, in quei luoghi la
testa del vecchietto fu spiccata dal busto e rotolò su l’erba umida che furon
bagnate di sangue. Quel sangue fu lavato da tre fontane, miracolosamente
spuntate.
Oggi il pellegrino ci sa dire benissimo come sul Campidoglio abbia
veduto una Croce, ed accanto a quella Croce due venerande figure. L’una
slanciata, calva appoggiata ad un ferrato bastone di pellegrino; e l’altra
corta e robusta, con una spada nel pugno: Sono le formidabili figure de gli
Apostoli Pietro di Galilea e Paolo di Tarso, veglianti per la salute de la
Sposa di Cristo.
Ernesto Gliozzi Fera
Nota. E' un piacere, per me, incollare sul testo di Ernesto Gliozzi il vecchio - allora Gliozzi Fera, siamo nella prima-seconda decade del novecento, niente di che lo ammetto,un panegirico superato - il film di Gianni Toti del 1974. Film, mai più rivisto, difficile da accettare e digerire per via dello sperimentalismo estremo sebbene affascinante, che gli autori, tanto premiati oggi nei festiva, neanche ragguagliano. Paolo è oggi un nome quasi dimenticato all'anagrafe platiota, un tempo veniva esso-spesso incollato sui nuovi arrivati al mondo e l'icona che ancora si venera nel duomo di Platì faceva sognare, per via della spada, ai piccoli mirabolanti avventure da vedere nell'annesso cinema.
mercoledì 12 giugno 2019
Prima e dopo [di Barbet Schroeder, 1996]
Comincio a piovere il I 5 ottobre 1951 e piovve per
giorni e giorni, c’è anche chi dice per qualche settimana. Una frana aveva già
rotto e svuotato la montagna e rovinato il Municipio nella parte bassa del
paese. Le cascate di pioggia scavarono il monte rendendo più profonda la
spaccatura e i detriti di roccia, gli alberi, la terra smossa e il fango
rotolarono come una fiumara solida e distrussero con un rumore sordo le pareti
e i tetti delle fragili case, mentre anche il terreno franava. Le fiumare
parvero matte più del solito, avevano scardinato tutti i possibili argini,
erano uscite dai vecchi letti, portatrici di carcasse di animali, di masse
informi cli fango, di macigni, di tronchi".
CORRADO STAJANO, Africo, 1979
Al testo originale ho scambiato/sostituito "... nella memoria degli africoti" con "dei platioti", ignaro l'autore, senza danneggiarne la maestria letteraria, un peana al luogo e al tempo. Lo scopo ancora una volta è quello di sottolineare le colpe di chi aveva l'obbligo del risanamento a tutto vantaggio del danneggiamento morale di un'intera popolazione. La foto di Brancatisano appartiene ed è conservata dagli eredi di Joe Ielasi in Adelaide che ne hanno gentilmente concesso la pubblicazione.
lunedì 10 giugno 2019
La morte in diretta [di Bertrand Tavernier, 1980]
Platì –
E’ morta durante il trasporto in ospedale
Una donna è
colta da collasso
durante la
perquisizione dei CC
REGGIO CALABRIA -
Circondato dai carabinieri «parà», alle prime ore dell'alba,
il centro abitato di Platì e le sue frazioni nel raggio di due chilometri. E'
la terza fase questa dell’operazione tesa a contrastare all'anonima sequestri
il possesso territoriale dell'Aspromonte e nel contempo, a localizzare la
prigione del farmacista, dott. Antonio Curia.
Sono stati impiegati, nel blitz, duecentocinquanta
carabinieri divisi in squadre che hanno operato l’accerchiamento del centro
dell'entroterra jonico provenienti dai piani dello Zomaro e da Bovalino Marina.
Solo nella prima parte dell'operazione è stato possibile impiegare gli
elicotteri che, poi, sono dovuti ritornare alla base di Vibo Valentia per le
cattive condizioni atmosferiche.
Presidiati i punti nevralgici del paese i carabinieri hanno
iniziato la perquisizione di tutte le abitazioni alla ricerca di latitanti e
per sequestrare armi e munizioni. Il rastrellamento si è esteso anche nel
territorio del Comune di San Luca dove sono stati ispezionati ovili, anfratti, grotte
e casolari diroccati.
Gli uomini del ten. colonnello Sabato Palazzo, comandante
del Gruppo dei carabinieri, hanno proceduto all'arresto di quattro persone per
detenzione abusiva di armi e munizioni. Si tratta dl Antonio Grillo, 35 anni;
Rosario Trimboli, 44 anni; Francesco Trimboli, 22 anni; e Michele Catanzariti,
38 anni, tutti di Platì. Altre diciannove persone sono state denunciate a piede
libero per reati vari; sequestrate due pistole, tre fucili, munizioni di diverso
calibro e chilogrammi di polvere da sparo. A conclusione di una delle
perquisizioni nelle abitazione del centro di Platì si è verificato che la
padrona di casa si sia sentita male. Si tratta della signora Girolama de Leo,
66, anni, cardiopatica, la quale è stata visitata dall'ufficiale medico dei
carabinieri che le ha prestato anche le prime cure.
La donna è stata poi adagiata su un'autoambulanza e
trasportata d'urgenza all'ospedale civile di Locri. Ma tutto è stato vano in quanto
la De Leo è deceduta durante il tragitto stroncata, come hanno accertato i
sanitari del nosocomio locrese, da un collasso cardiaco.
l.m. GAZZETTA DEL SUD Venerdì 7 Marzo 1986
Durante un 'operazione anticrimine del «Tuscania»
Drammatico
blitz
dei
« para» a Platì
Una vedova muore d 'infarto
Si trovava insieme ad un'anziana
parente e ad una nipotina al
momento della perquisizione
domiciliare effettuata alle prime luci
dell'alba - Denuncia della famiglia
Platì - Ancora una morte drammatica a Platì. Ma questa volta in
seguito ad un'operazione dei carabinieri
del «Tuscania», i famosi «parà» che si stanno utilizzando nella lotta
alla criminalità organizzata della provincia di Reggio Calabria. Nelle prime
ore di ieri è stata stroncata da un infarto una signora, Girolama Leo, al
termine di una perquisizione domiciliare effettuata dai paracadutisti nella sua
abitazione, dove stava riposando insieme con la ciognata ed una nipotina. La
vedova non ha retto allo spavento provocato dal blitz dei Cc, che avevano
praticamente cinto d’assedio l’intero paese rastrellando tutte e case del
centro abitato. Perquisita anche l’abitazione del sindaco Pasquale Marando. Non
è stata risparmiata neppure quella del parroco don Ernesto Gliozzi e della
comunità di Suore. La ha gettato ancora e più nella disperazione un paese già duramente provato dalla violenza.
OGGISUD venerdì 7 marzo 1986
Bilancio drammatico di un 'operazione anticrimine dei carabinieri
Vedova muore d 'infarto
durante una perquisizione
II fatto avvenuto in un blitz dei «para» a Platì
Plati - Si è trasformata in
dramma un’operazione condotta ieri dai carabinieri del battaglione speciale «Tuscania» nel territorio di Platì.
Una donna ultrasessantenne, Girolama De Leo vedova Mittiga, è morta durante una
perquisizione domiciliare svolta dai nella sua abitazione, dove viveva insieme
con una cognata più anziana di lei e con una nipotina. Non è ancora chiara la
dinamica dei fatti, ma sembra che la donna sia stata stroncata da un infarto
cardiocircolatorio per la forte emozione causata dalla visita dei carabinieri.
ii. Inutili sono stati i tentativi di rianimarla e soccorrerla. Il
battaglione paracadutisti del «Tuscania», comandato dal tenente colonnello
Pistolesi e dal capitano Tunzi, era giunto a Platì alle tre di mattina con
mezzi motorizzati, cingendo in pratica d'assedio il paese. Gli uomini del
battaglione hanno subito iniziato un
rastrellamento a tappeto, visitando mia ad una ad una le abitazioni del centro
aspromontano, compresa quella del sindaco Marando (che è anche presidente del
comitato di gestione dell’Usl n. 28 e che inutilmente aveva cercato di dare le
proprie referenze), quella del parroco don Gliozzi e l'asilo gestito dalle
Suore Salesiane.
Sembra che il blitz non abbia sortito nessun arresto o sequestro di armi,
ma in compenso ha gettato il paese in uno stato di quasi terrore, che purtroppo
è costato la vita di una persona innocente. L'operazione rientrava in quelle
decise dell'Arma per rispondere alla recrudescenza criminale nella provincia di
Reggio
Calabria, soprattutto dopo il rapimento del farmacista Antonio Curia. Già
domenica scorsa i paracadutisti del «Tuscania» avevano agito nel quartiere
Archi di Reggio, operando diciannove arresti. Platì era stato scelto per
un'azione che aveva probabilmente un duplice scopo: quello di ricercare persone
latitanti che trovano ospitalità in quella zona e quella di svolgere un
servizio teso alla prevenzione dell'attività mafiosa. Si voleva insomma far
«sentire» la presenza delle forze dell'ordine in un paese considerato «caldo»
dal punto di vista della giustizia e che già respira un clima di tensione e di
assedio.
Come si ricorderà nello scorso mese di febbraio avvenne l'ultimo
eclatante delitto, quello del duplice omicidio dei coniugi Prestia, due persone
incensurate, così come lo era Girolama De Leo e la sua famiglia (un figlio
della vedova morta d'infarto è medico a Roma ed una figlia lavora presso il
locale ufficio postale). Una denuncia è stata già presentata dai familiari alla
procura di Locri
Enzo Romeo OGGISUD venerdì 7 marzo 1986
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Ernesto Gliozzi Jun,
I Love Platì
giovedì 6 giugno 2019
Alle soglie della vita [di Ingmar Bergman,1958]
Per la terza edizione, 2019, del Premio Letterario “Ernesto Gliozzi”, archiviata come le
altre volte presso la Scuola Media di Platì il 31 maggio scorso, il maggior
riconoscimento, e la lode che ne consegue, vanno alle Maestre Rosaria Sacco e
Santina Stilo che con l’impegno che le caratterizza hanno predisposto i loro
alunni alla maturità che spetta di diritto a bambini che ancora non hanno
compiuto il decimo anno di vita. Le Maestre Sacco e Stilo hanno la tempra
giusta per portare a termine questo non facile compito. E’ attraverso le loro
schermaglie sacrosante che nasce e matura il frutto, laddove si nota anche lo
scarso interesse dimostrato dai loro colleghi, Professori in fattispecie, della
Scuola Media. Le Maestre Sacco e Stilo hanno posto anche le basi di quelle che
saranno le future edizioni di un Premio povero. A nessuno è chiesto niente,
tanto meno a quelli che dovrebbero garantire i diritti spettanti ad una
comunità abbandonata a se stessa, la quale non trova la strada per uscirne con
le proprie forze. Dal canto loro i piccoli scolari si sono impegnati ad
illustrare il motivo proposto dagli organizzatori: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociali e sono uguali davanti alla
legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni sociali.
Attraverso il citato testo i piccoli partecipanti hanno illustrato con
scritture e disegni la loro esperienza con la vita e la comunità sociale. E gli
elaborati segnalati in fase di premiazione ne erano una valida sintesi e
testimonianza. Allo stesso tempo su Annalucia Papalia, Maria Fanzago , Maria
Pangallo e Pasquale Grillo si sono appuntate nuove speranze per il futuro di
Platì, certi dell’infelice cammino che li aspetta, a cominciare dall’ingresso
in quella Scuola Media di cui si sono già lamentate le insufficienze. In vena
di polemica è quasi doveroso far notare agli uomini di buona volontà che Platì
non ha bisogno di sole caserme e oratori intitolati ai caduti della benemerita
ma anche un cambio di effige per l’istituto scolastico ancora intitolato al De
Amicis, visto che Platì ha dato i natali ad un educatore, e unico
meridionalista platiese, come Pasqualino Perri, compianto in altre terre e
distretti scolastici e dimenticato nel suo paese natale. Platì, non è il
distretto 13 di carpenteriana memoria, è il distretto della vita.
lunedì 3 giugno 2019
Winning - may 31, 2019
Maria Pangallo con Bullismo e Cyber bullismo , Annalucia Papalia con Una volontà mutilata e Maria Fanzago scuola media II B con Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge
assieme a Pasquale Grillo (assente giustificato) con Il bullismo
sono i vincitori della terza edizione del Premio Letterario "Ernesto Gliozzi" organizzato dall'Associazione Culturale "Santa Pulinara" e rivolto agli alunni dell'istituto comprensivo "E. De Amici" di Platì.
La piccola signorina Maria Pangallo aveva già ritirato il premio nella edizione 2018 con il racconto Il fiore della vita.
Nel corso dell'edizione 2019 sono andate perdute una G e una L nell'eccitamento dovuto alla insperata riuscita dell'evento. Chi le rinvenisse è invitato ricomporle al IOZZI riportato dalla stampa.
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