PLATI’ – Perché criminalizzare un intero paese?
Dove nasce
la ‘ndrangheta
Troppo facile per gli inviati del Nord
fare di tutte le erbe un fascio
Platì --- E’ nato un caso Platì.
Fiumi di inchiostro descrivono ormai da cima a fondo questo paesello abbarbicato sui
contrafforti aspromontani. Chi come noi è attaccato visceralmente a questo paese,
lavorandovi in esso come segretario della locale scuola media da otto anni,
sente il bisogno di evitare, con qualche riflessione, che si compia un orrendo
crimine. E‘ facile asserire Platì è mafia, Platì è delinquenza dedita ai
sequestri di persona. Platì droga. E’ semplicistico. Il mio maestro mi
insegnava a cogliere in ogni aspetto della realtà le cose più apparentemente
più insignificanti, per leggere meglio gli accadimenti. Un dubbio mi assale
leggendo tutti quesii articoli: chi ha interesse a criminalizzare questo centro
aspromontano. Certo il sequestro di persona è un crimine orrendo che va
perseguito con severità, specie se consumato su vittime indifese e bambini
innocenti. Siamo stati i primi a chiedere giustizia per Marco Fiora. Ma
scrivere che il parroco è piccoletto, tozzo e dall’aspetto contadino (quando
questi, tra l’altro, è alto e di aspetto distinto) senza offendere la suscettibilità
dei contadini, è per lo meno ridicolo, denota dilettantismo nella ricerca
giornalistica che spesso si affida a soffiate sbagliate che generano solo
confusione di uomini e cose. Se si vuole rendere un utile servizio al paese di
Platì, bisogna starci almeno due o tre giorni e sforzarsi di capire perché esso oggi sale agli oneri della cronaca nazionale. In campo ci
sono erbe cattive ed erbe buone; allora cerchiamo di capire perché da una
piccola società sana, amante delle lettere e della musica, dove il mestiere di
sarto e falegname erano diffusissimi e la pastorizia e l’agricoltura fonti di
lauti guadagni, è nata, a sentire i giornali, una contadina mafiosa e dedita a
ogni sorta di traffico illecito. E’
naturale poi, che i platioti si chiudano a riccio e affermino che la ’ndrangheta
non esiste! Quali servizi sociali sono stati creati in questo paese? Lo Stato
si è posto il problema del ruolo che la scuola deve esercitare in questo paese
aspromontano? Sanno i giornalisti delle grandi testate che gli insegnanti della
scuola media per sette anni non hanno avuto una lavagna e una cattedra e solo quest'anno hanno
ricevuto questo premio, dopo la visita del signor Provveditore? Perché poi
lamentarsi se lo Stato è visto come un nemico? Perché non si perseguono con
identica e rabbiosa mordacia i centri del malaffare politico, i nuovi ricchi
che prosperano indisturbati? Perché solo la gente semplice, indifesa e non
protetta, quando si consumano giornalmente soprusi che restano impuniti? Aveva
ragione da vendere Sant’Agostino quando affermava che “quando ne sia bandita la giustizia che altro sono i regni se non
ladronerie”? Se questa compagnia si accresce fino ad occupare un paese, a
impadronirsi di città, soggiogare i popoli: allora essa prende ii titolo di
regno; titolo che gli assicura non la rinuncia alla cupidigia ma l’acquisto
delle impunità.
Questo sta accadendo a Platì: il ladrone è definito corsaro perché ha
una piccola e fragile nave che lo proteggere; le consorterie partitiche che
hanno occupato lo Stato e hanno una grande flotta sono chiamati imperatori!
Restituiamo perciò le giuste dimensioni ad un paese che non presenta pericolose
forme di delinquenza, ma ha in sé energie sufficienti che vanno coraggiosamente
tirate fuori.
Sono andati a leggersi i signori giornalisti le poesie di un poeta del
luogo, un certo Tassone? O i famosi carteggi del maestro Rosario Fera
commissario in Platì ai tempi del fascismo? Con debito di riconoscenza a questo
figlio di Platì voglio citare il tratto terminale di una delle sue epistole
datata 14 marzo 1924: “Avremo modo di
vedere e documentare da quale parte stanno le azioni turpi”.
Allora sì, egregio signor maestro, che potremmo divertirci e
sollazzarci; allora sì che la predica sarebbe stata proficua in questa Santa
Quaresima e gli amici ne avrebbero tratto ammirazione.
Perciò cari politici e giornalisti, prima di assumere atteggiamenti
schizofrenici con inutili e dispendiose parate sull'Aspromonte, cerchiamo di
non assumere decisioni che poi sono destinate a tramutarsi in vere e proprie disfatte. Platì non può conoscere
solo le manette come presenza dello stato. Ha bisogno di un grosso intervento
sul piano occupazionale, sul piano delle strutture scolastiche, ricreative e
culturali. Solo così si eviterà l’incancrenirsi del male e si renderà giustizia
ad una popolazione che non merita la criminalizzazione indiscriminata.
Gianni Carteri, Giornale di
Calabria, venerdì 12 agosto 1988
Cercatemi per favore il giornalista che ha descritto lo zio Ernesto piccoletto, tozzo e dall’aspetto contadino vorrei dirgli che lo zio per ben due volte ha ricevuto la visita, entravano dal balcone, dei Reparti Operativi Speciali, per incarico del Grande Inquisitore, terrorizzando la zia Amalia. Al galantuomo voglio mandare una pignolata messinese o una cassata palermitana ogni anno.
Questo vecchio articolo dell’ormai compianto Gianni Carteri lo potete
non condividere o aggiustarlo a piacere vostro, rimane fresco l’omaggio e
l’incitamento al paese per spianarsi un futuro a testa alta, con le proprie forze, senza
interventi forestieri.