Ancora due poesie dedicate ad Ernesto Gliozzi sen., di questo notevole poeta di San Luca si sono perse le tracce ed i suoi paesani non lo conoscono. E' autore anche di un'opera intitolata Polsiade che prossimamente vedrete sul vostro schermo.
Questo blog, con mia somma soddisfazione, è diventato un luogo dove la poesia sconosciuta ne innalza il valore.
Che ne dici Francesco?
Inaugurazione
( Allegoria (1) futuristica in veste passatisteggiante )
Il ciel di Caci (2) sovrastava plumbo
Risentivan la pioggia i riformati
Per pondo abbovinevole (3), e squagliavansi
Pastori e armenti dagli aprici (4) prati.
Lo scilocco e il levante, in reo connubbio,
condensati sen givano bel bello,
quando Giacobbe (5), colto il dì propizio,
ratto, di scoperchiò l’avìto ostello!...
E non vedesti in giro altro che tégole
Travoni, travi, travicelli ed assi …
Inciampavi ad ogni passo, in qualche “scandala” (6)
O ti slogavi tra mattoni e sassi.
Poi, finalmente, s’è veduto splendere
Dal tetto il sol nelle scoperte sale:
e s’è potuto finalmente, imprendere
la loggia attesa che non à l’uguale! (7)
Le maestranze già si disponevano
A dar principio alla regal terrazza,
squittia rimbrotti ed ordini il gran Lépanto, (8)
architettino (9) di stilese razza,
quando, ahi ria sorte! Su, nel ciel, s’aprirono
le cataratte, e, nel battere d’un cìlio,
a rivi, a fiumi, a laghi, a mari, a océani …
invaser di Giacobbe il domicìlio!... (10)
E tutto galleggiò: dalle pantòfole
Degli antenati ai ludi della Pina, (11)
ritto Giacobbe ste ‘, sfidando impavido
fin gli uragani della sua Carlina! (12)
Amareggiata givansi in quel pélago
La secolare zia (13) in argentea chioma;
umili vesti e zuppe (14) la coprivano,
la guernìa casalingo perizòma (15)
Gli amici ed i vicini, in tal pericolo,
accorser, com’è solito, al galoppo:
e venne Cola (16) in toga d’Esculapio
e il papà (17) ch’è di calli e reumi zoppo!...
Quei proponea di toglier tanto liquido
Con un’appropriata reazione (18)
E questi sostenea lasciarlo correre,
o rovesciarlo in via con un landone! (19)
Giacobbe invece disse: “dee pur spiovere” (20)
E così fu difatti: onde, in cemento,
lo stilese architetto, a nome lèpanto,
della loggia conchiuse il monumento!
Se non che, mentre ognuno vi si estasia
E dalla via plebea gode il distacco,
non si consola già, non trova requie
l’immortale sirorchia (21) di Tabacco! (22)
“Ahimé dove ora stendo il mio panicolo”? (23)
“quel pazzo che m’à fatto del soralo? (24)
E piangeva e piangeva, e le sue lacrime
Spietrar perfino il cuore d’un bovaro! (25)
Giacobbe nel vederla inconsolabile,
e temendo di perdere la zia, (26)
pensò ad un tranello per accattivarsela
a perdonargli la terrazza ria! (27)
Disse fra sé: “le sacre cose incùtono
A fedeli vestuste un pio rispetto? (28)
Ebbene: io vò che cessi ogni discordia
E sia tal loggia un luogo benedetto!...”
Disse: e, ad un cenno, il buon sacrista Coccalo (29)
Apparecchiò l’ìssopo e l’acua santa.
“Quel mi passi” (30) la Pìstola (31), mormora;
“ma questa a che, se qui ce ne tanta?...”
E fu compiuto il rito: ecco or si sciolgono
In discorsi le facili favelle:
sono poeti issati sulle nuvole,
sono oratori dalle prose snelle … (32)
Ché accorse alla solenne cerimonia
Ognun che gusta il bello, o l’aria, o il vino … (33)
Bene augurando alla tua loggia Giàcopo,
sotto il ciel di Caci ormai turchino! (34)
Fine
Note
(1) Perché nell’inaugurazione della terrazza è adombrata la palingenesi di Giacobbe
(2) Nome indigete di colore alquanto fosco.
(3) Anomalia che fa diventar barometri e inabili al servizio militare
(4) Forma aggettivale cara a Giacobbe (v. avanti)
(5) Protagonista del carme e di molteplici avventure che sarebbe bene narrare, Delle sue gesta risuona specialmente Locri e vicinanze, ma la patria di Caci, che l’accolse bimbo irrequieto e giovane ne sa pure qualcosa.
(6) Assicello di castagno per impalcature-
(7) Terrazza ideata e attuata da Giacobbe, come sfogo di impulsi estetici
(8) Così chiamato perché discendente di don Giovanni D’Austria.
(9) Diminuitivo di grazia, alludente alle forme limitate di sviluppo e non alla statura artistica del prelodato.
(10) S’accenna al Diluvio parziale che Giove Pluvio scatenò sulla magione di Giacobbe, durante la scoperchiatura di essa, e all’insaputa del fratello Tonante … per far piacere … altrui.
(11) Vezzoso rampollo di Giacobbe, le cari pupe perirono annegate.
(12) Contraz. Di Carolina., licenza poetica di grand’effetto
(13) Donna Maria: secolare perché centenaria.Il MIchelet spina tutt’altro, cioè non monaca e pur zitella laica.
(14) Cioè bagnate, ovvero bisunte.
(15) Grembiule volgarmente detteo “fardale largo. Pare che si identifichi col “frabalà°”
(16) Taumaturgo e scienziato del tempo. La fece anche da Mecenate proteggendo le arti, specie le occulte. Ancora un debole pei medium” che riuscivano perfino a farlo largheggiare.
(17) Papà del precedente. Soffriva di calli e reumi e ignorava le reazioni chimiche; però fra i legumi preferiva le anguille
(18) L’opinione dei chimici al riguardo è controversa: pare si tratti d’un metodo di preparazione dell’ossigeno mediante la scintilla elettrica.
(19) Metodo pratico che il Cola appellò “ decantazione”
(20) questa terza idea circa l’acqua da levare è originale. Notinsi le 3 differenti proposte di soluzione d’uno stesso problema: il Cola, santissimo Iddio da scienziato invoca l’intervento della chimica in veste ufficiale;il papà s’attacca, pratticamente, al “cannatone”; Giacobbe incrocia le braccia e attende i Fati!
(21) Donna Maria. E’ detta immortale perché dimenticata da Atropo, e non come spina il Michelet, perché accademica di Francia.
(22) Sommo Sacerdote di Caciopoli, zio di Giacobbe.
(23) Derrata che va distesa contro le muffe,. Donna Maria la ricavava dai “paraspori”
(24) Luogo adatto a stendervi le derrate: vi regnano topi e altri insetti nocivi.
(25) Essere rudimentale gastro-spinale , che si commuove difficilmente. Veste la lora anche di corto; ma i tipi più rappresentativi hanno abiti … da società.
(26) Per l’affetto grande. Pare che Giacobbe per siffatto affetto “tirasse sassi”.
(27) Cioè la dannosa trasformazione del solaio utilissimo nell’inutile terrazza.
(28) Accenna al gran rispetto che hanno per le cose sacre le fedeli specialmente quando attempiate vecchiette.
(29) Famoso missionario che predicando ai Caciopoliti, faccia parlare un teschio (volgarmente detto “coccalo”, “cocculu”), donde il suo nome.
(30) Gergo volgare di sapore pistolino.
(31) Cortigiana ancora in voga al tempo della costruzione della terrazza: fu cantata dai poeti del tempo: son per lei i versi : “Passan per le tue frasch come in antri tranquilli – Filosofi e Poeti – In certi riti fungevan anche da sacerdotesse.
(32) Si allude alla celebrata scuola d’eloquenza fiorita in quel tempo sotto il cielo di Caci: ne furono capiscuola Mastro Filippo, Ting-Tang, Cola da Spadio e Grantassa
(33) L’A. fu tra quelli dell’aria; tra quelli del vino figurò il papà di Cola da Spadio; non si conoscono i nomi di coloro che accorsero per il bello:
peccato …
(34) Il cielo a Caciopoli dà belle sorprese.
All’Amico Grantassa
Congedo alla Metastasio
Il volume che t’invìo
L’illustrai di proprio pugno:
né il cugino né lo zio
deggion, quindi, protestar:
ell’èpiù facil, quan’io pingo,
fare un brutto che un bel grugno:
per musci non gii ramingo
con Rosario a studiar …
Il burlesco lavorino
Strage fa d’ognun che è caro:
non s’adonti che un pochino
sol colui che assente n’è
Ma, però, non fare motto
con Ernesto e con Portaro!...
la lor critica, di botto,
mi polvì-zzerebbe … ahimè!...
Nota
E’ evidente che, nel primo originale, l’A. à anche corredato di figure il volumetto, inviandolo all’interessato Grantassa.
Questo secondo originale, scritto apposta per Ernesto, di cui è parola nell’ultima strofa del congedo, non à illustrazioni: forse l’A. non è stato capace di riprodurvi le prime perché vecchio.
Il lettore, però, se lo pungesse vaghezza di veder tali celeberrime pitture a penna può andar a riscontrare il primo originale nella paleo teca del Grantassa, a Locri soprana.
Edita per i tipi di G. Fuggiasco. San Luca di Calabria
1931 . X .