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mercoledì 28 novembre 2012

Batte il temburo lentamente pt 2



Nelle festività del paese i bambini andavano dietro al tamburo accompagnato dalla grancassa come davanti alla banda, che veniva da Seminara o da Stilo; con i loro passi indicavano al gruppo musicale il percorso da compiere nei loro giri per le vie dell’abitato.
Michele non ha cominciato col suonare il tamburo, dapprima accompagnava con la grancassa Gianni “u tamburinaru”.
Credo che quando la mamma di Gianni lo concepì pensò già da allora di farne un suonatore di tamburo, così venne su massiccio, e, dono della natura, con il braccio sinistro più corto, cosa che lo aiutò molto a divenire un esperto dello strumento. E’ stato l’ultimo ad aver gridato il bando per le vie,  annunziando le ordinanze del municipio, come le offerte mercantili sempre con la stessa cadenza di voce, preceduta  dai rulli del suo tamburo.
A quel tempo gli strumenti, tamburo e grancassa, venivano realizzati artigianalmente con legno, pelle di capra o pecora e corda. Ricordo che Gianni aveva un tamburo con una cassa di risonanza larga circa 30 cm. dipinta di nero, mentre la grancassa di Michele era verde.
I motivi che suonavano nei giri erano due: un adagio molto marziale e una tarantella, a cui si aggiungeva un lento intonato solo fuori dalla chiesa al momento della consacrazione dell’ostia e del vino. Se il comitato che organizzava le feste raccoglieva soldi sufficienti al tamburo e alla grancassa si aggiungevano i giganti: il re, la regina e l’asino, questi la tarantella la ballavano lungo il percorso e talvolta sostando davanti a quei generosi che offrivano denari o rinfreschi.

continua ...

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