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venerdì 13 aprile 2012

Harvest

Io arrivai all’E. inizialmente perché dopo la scuola per racimolare qualche lira e non gravare sempre su papà, ereditai un lavoretto, da mia sorella Maria, che consisteva nell’incassare per conto di una nota, a quei tempi, libreria. Una simpatica signora lavorava li dentro e vi ritornavo ben felice perché mi piacevano le sue gambe – quando divenimmo colleghi lo rivelai all’interessata, per nulla turbata, anche perché era divenuta come una sorella per me.
Dopo non ricordo se vi rimisi piede per Fabio Mollica o con Fabio, figlio del noto attore messinese Massimo, divenimmo amici lì dentro. Sta di fatto che lui aveva organizzato, ora si dice progettato, un corso per “Operatore Culturale”, a cui mi iscrissi. Ma forse, ora che ci penso, lo conobbi per via di un ciclo di film promosso da una cooperativa di cui lui faceva parte, proiettati al cinema Royal, e per il quale chiesero la mia consulenza e collaborazione.
 Il docente di “Comunicazioni di Massa” per quel corso era Sebastiano Di Marco che veniva Reggio dove insegnava inglese in un liceo, ma era più conosciuto perché era la mente del circolo “Charlie Chaplin” in via Aschenez.
Il Natale di quell’anno, con Fabio e Filippo, un altro collega ed amico, lo passammo presso il suo circolo perché aveva allestito una retrospettiva su Sergej M. Ejzenstejn, cosa rarissima in quei tempi per i circoli calabro-siculi, e ogni sera con la 126 rossa della mamma di Fabio traghettavamo, via Villa San Giovanni, per andare al circolo reggino.
A Sebastiano Di Marco devo una riconoscenza che non ho mai potuto ricambiare a causa della sua prematura scomparsa: se sono diventato un lavoratore dell’E. lo devo al suo inaspettato e disinteressato sollecitamento presso il direttore. Lui capì subito quanto rappresentava il cinema per me e la preparazione acquisita  frequentando i cinema e i circoli, per questo ogni tanto, durante le lezioni, mi chiamava a fare qualche intervento a supporto delle sue lezioni.
Al di fuori di questa mia attività lavorativa che mi impegnava abbastanza durante la settimana ,
sepolto il “Barbaro” non smisi di partecipare all’organizzazione di cicli cinematografici con altri circoli e in quegli anni si intensificò pure la collaborazione con la Rassegna Cinematografica di Messina-Taormina e con la succeduta Taormina Arte.
Continuai a proiettare film presso un circolo ARCI, “Il Punto Rosso” – vi proiettai per qualche settimana Io sono un atutarchico di Nanni Moretti, allora al suo debutto -, partecipai e proiettai con la cooperativa Entr’Acte fondata dagli scissionisti barbari cui si era aggiunto Maurizio, Godard, Wenders, il Cinema Francese, proiettai pure presso il circolo socialista Officina e nelle feste dell’Unità.





giovedì 12 aprile 2012

Il piccolo seminarista (reg. William Dieterle - 1936)

Ernesto Filippo Domenico Rocco Gliozzi 12/04/1915 -02/02/2008



Ai signori
Lugi, Bettina, Ernesto
Gliozzi
(Reggio Cal)                Platì


Gerace Sup. 24 – 10 – 25
Zio e genitori carissimi
Vi scrivo per la prima volta questa cartolina e mi perdonate se nella quale ci sono errori o s’è troppo corta
Mandatemi al più presto che sia possibile, le vesti da Seminarista, la cotta, la fascia, il berretto, perché il Rettore deve ritirarle a chi mancano, e disse che vuole vederle, se non volete mandarmele mi dite se mi manca qualche veste. Io sto bene, non mi mandate troppe cose da mangiare, perché ce ne ho. Baciate caramente i parenti, al nonno e alla nonna, agli amici.
A voi baciandovi caramente vi chiedo la S. B. e sono il vostro aff.mo figlio
Ernesto

mercoledì 11 aprile 2012

Anche gli angeli mangiano fagioli ( reg. Enzo Barboni - 1973 )



Il coraggio consiste nel rimanere insieme alla natura che ignora i nostri disastri.

Marcel Proust, op. cit.

martedì 10 aprile 2012

La più grande storia mai raccontata (reg. George Stevens - 1965)






Quei che giace in forza altrui
Io lo giuro per Colui
Che da morte suscitò

Signori

La festa di  oggi come - quella del Natale di N. S. G. C. è foriera di pace – è la più splendida delle solennità - come quella che segna il trionfo della libertà, della giustizia – è la vittoria!
Non più la natura annunzierà con tremuoti e con tenebre il suo stordimento ed orrore, non più una Croce, ricoperta d’ignominie, sarà cagione di scherzo ad un popolo licenzioso. Lo spettacolo cambia di forma ed alla rivoluzione che il cielo e la terra sperimentarono, tien dietro la conversione delle menti e dei cuori. All’eclissi del sole, succede l’eclissi della rea sinagoga, allo scotimento delle rupi e dei monti succede lo scotimento delle masse popolari e la croce diventa ora il fregio stupendo degli imperatori.
Quel Martire che vedeste ieri sotto la Croce, che trascinava paziente il suo patibolo, quel Martire illustre e beffeggiato è risorto dalla morte, perché Egli era il padrone stesso della morte e l’avevate inteso ripeter là all’altezza di Betania – dinanzi al sepolcro del suo morto amico: Io sono la resurrezione e la vita!
A nulla valsero le funi ed i suggelli, a nulla valsero i soldati piantonati alla sua custodia – Egli da forte ha superato  le leggi di natura, Egli ha vinto la morte stessa. Vedetelo! Il suo fianco, dalla cruda ferita sanguinante si piega leggermente nell’atto di spiccare il volo, dalla persona risplendente emana una luce da fare impallidire il sole e la destra, quell’inclita destra stringe ora il vessillo della vittoria.

Sac. Ernesto Gliozzi sen

venerdì 6 aprile 2012

Pranzo di Pasqua (reg. Melville Shavelson - 1962)

Quando i platioti erano immigrati nella loro patria




Buccinasco – 30 – 3 – 1964
Carissimo signore vi scrivo questi poche Righe per dirvi che noi stiamo bene inziemi a vostro figlio Giuseppino speriamo che anche voi tutti godeti di ottima saluti. Adesso vi dico per il mastro di non pensare nienti perché sta bene vi dico che il giorno di Pasqua si a fatto la Santa Comunione e per mangiare a mangiato co Rosario Murabito e oggi appunto che di pasquetto  siama al presenti che mangiamo inziemi a casa mio e stiamo tutti bene speriamo che anche voi aveti fatto una buona Pasqua adesso vi riceveti i più cari saluti da me e famiglia insiemi a vostro figlio vostro indimenticabile
Pangallo Francesco

Riceveti i più cari baci per voi tutti in famiglio e mi baciati tutti i nipoti vostro caro Giuseppe





Messina 14 – 3 – 67
Caro zio
Spero che la presente vi trovi in ottima salute, io sto bene.
Caro zio spero che la mia cartolina vi è arrivata.
Io oggi vi scrivo per Pasqua e vi auguro di passarla bene in salute. Io sabato ho ricevuto la lettera da casa che mi dicevano che stanno bene tutti, gli zii Pina, Rosina e famiglia vi salutano e vi mandano tanti baci. La nonna sta bene ora mi congedo da voi salutandovi e augurandovi una buona Pasqua vostro nipote
             Gino



giovedì 5 aprile 2012

Mater dolorosa (reg. Giacomo Gentiluomo - 1942)




Signori
L’avete visto nel vespero di sangue di ieri sera:
“Stava Maria Dolente
 Senza respiro e voce
 Mentre pendeva in croce
 Del mondo il Redentore”
Un supremo spasimo serra ora il suo cuore e scalza, coi capelli discinti sotto l’azzurro manto, appoggiata alle altre pie donne, cammina con la fissità di un dolore che non conosce più scampo.
Ella, in verità, non si lagna, non domanda, non geme, legata con le viscere, con l’anima alla spoglia del suo bellissimo Figliuolo ucciso, dominata da quell’amore infinito, reso sublime dall’adorazione della donna verso il Signore.
Madri che avete visto la morte  accanto al letto del vostri figliuoli, madri inconsolabili per la perdita del frutto delle vostre viscere, ditelo voi, se il suo dolore è veramente profondo.
O voi tutti, pare che ripete, aspettate e vedete se vi è dolore simile al mio dolore.
Non per tanto, le ferite del cuore si fasciano con le bende del conforto ed un cuore ferito tende verso un altro cuore ferito. Ed è per questo, unicamente per questo, che io mi rivolgo in questo giorno a tutti quanti conoscono l’assenzio che amareggia la vita e dico loro: Non avete dell’unguento, del nardo spicato prezioso, della mirra odorosa per imbalsamare il cuore di questa Madre Addolorata? Non l’avete? Ebbene, datemi la fede con la quale si trascinano le montagne, datemi la speranza che è palpito dei cuori, madre degli eroi, datemi la carità che la terra infiamma coi raggi suoi, ed io vi solleverò in un altro ambiente di vita che non conosce tramonto, in un’atmosfera di grazia e di verità e di pace per cui sette spade trapassarono il Corpo del Figlio e il cuore della Madre. Oh ideale grandissimo di questo primo Martire, tu solo esisti, io lo confesso e giuro -

Sac. Ernesto Gliozzi sen.


mercoledì 4 aprile 2012

Metti una sera a cena (reg. Giuseppe Patroni Griffi - 1969)



Fervorino pel Giovedì Santo 1916
Ragazzi
Dice l’Apostolo S. Paolo che Dio nel creare il mondo ci diede una prova della sua onnipotenza traendo dal nulla tutto ciò che ammiriamo, ci diede una prova della sua sapienza disponendo armonicamente le cose tutte in ordine, peso e misura, ci diede una prova della sua bontà allorché volle mandare il suo diletto Figliuolo a sollevare le sorti dell’umanità caduta.
Ma chi poteva mai pensare che Egli avesse ancora un’altra prova per dimostrare il suo infinito amore? Forse Gesù non aveva fatto abbastanza per noi? Non era bastato nascondere la sua divinità, nascere in una stalla, vivere come un giovine di bottega,  essere contrariato, maledetto, e poi morire sopra una croce? No, o ragazzi, Gesù ancora non aveva finito; perché se tutto ciò bastava alla nostra redenzione, non bastava al suo cuore che era tutto un intessuto di amore.
Guardatelo infatti eccolo là a mensa con i suoi discepoli osservate come il suo volto è raggiante di splendore, i suoi occhi brillano come due stelle; da tutta la sua persona si comprende che Egli sta meditando grandi cose, sublimi, misteriose.
Ho desiderato ardentemente di mangiare con voi l’ultima Pasqua. Adesso più che mai mi sento bruciare d’amore il petto; ancora pochi istanti ed il Figliuolo dell’Uomo sarà dato in mano dei nemici; ma non vi lascerò orfani! Sarò con voi sino alla consumazione dei secoli. E ciò dicendo prende il pane, lo benedice lo spezza, lo porge ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate è questo il mio corpo che per voi vien dato. Non come i padri vostri che mangiarono la manna del deserto e morirono; chi mangia della mia carne avrà la vita eterna.  Fu allora che la Sapienza increata unendo la sua onnipotenza al suo amore infinito comandò che fossero sospese le leggi di natura e rimanendo le sole specie del pane, gli uomini si cibassero per la prima volta della carne di un Dio.
O portento di amore!

Sac. Ernesto Gliozzi sen.

martedì 3 aprile 2012

Harvest



Se finora non l’avete capito, ho il culto di C’era una volta il west. L’ho prenotai dalle paoline e tra le altre proiezioni, perché i film circuitavano, con me e il Fumeo, nelle varie sedi dell’E., desideroso di vederlo da solo invitai Adolfo ed Angela, un’allieva di quell’anno. Nella prima agghiacciante apparizione di Henry Fonda, lei scioccata gridò: “no, Henry Fonda fa queste cose?” Non sapendolo mi rese immensamente felice. Era proprio questo lo scopo di Sergio Leone quando scritturò l’attore di John Ford: il buono in senso assoluto, il mite Tom Joad di Furore, in quel film doveva essere più cattivo di Lee Van Cleef nel precedente. Ancora dopo circa quindici anni faceva quello strano effetto sul pubblico.
Persi l’amica ma io ero ancora per il cinema, specie quello leoniano, e non sbaglio se vi dico che a Messina ero il suo profeta. In molti erano quelli che mi prendevano in giro a causa della mia  passione per Clint Eastwood e la musica di maestro Morricone, molti erano quelli a cui non piacevano sia i primissimi piani sia la lentezza delle scene.

In quel posto di lavoro, la chiamano formazione professionale, si svolgono corsi, in particolar modo per ragazzi poco vogliosi di continuare gli studi, ma anche per diplomati e laureati che non sanno la strada da imboccare. La vera attività è quella di tenere, oggi più che mai, lontano, dalla strada, come dalla droga e dalle armi, migliaia di possibili sovvertitori di leggi malfatte,  ad uso e consumo di chi sta al potere e di chi non la pensa come loro, ed anche di chi vuol graduare tranquillamente la televisione. Ma questo non lo si è voluto capire, neanche da chi presta la sua opera come formatore. Molti pensano, specie i professionisti, chi deve essere più preoccupato di tutti, che mangiamo i soldi che loro versano all’Agenzia dell’Entrate. Noi passiamo i mesi senza il dovuto, e senza il sostegno dei sindacati che si sono lavate le mani come è loro costume, ora immaginatevi dieci squadroni di questi ragazzi, esasperati dalla mancanza di prospettive nella vita, per le vie di una città come Messina… altro che I guerrieri della notte di Walter Hill… forse arriverebbero a nutrirsi di carne umana come ne La strada di Cormac McCarthy – ma non preoccupatevi, dormite tranquilli, è solo la mia fantasia, o catastrofismo, questi ragazzi sono annorbati  dalla televisione, dal sesso precoce, e dai cibi pieni di sostanze conservanti che li mantengono quieti e inadatti a qualsiasi ribellione.

lunedì 2 aprile 2012

I compari (reg. Robert Altman - 1971)





Acquaro  2 Aprile 1898

Mio stimatissimo compare

Meglio tardi che mai, dopo tanto lungo silenzio trovasi la combinazione di scrivervi la presente  lettera onde manifestarvi lo stato perfetto di mia salute, e di mia famiglia, come spero altrettanto di voi tutti.
 Saputo dal sacerdote Sig.Fiera che siete ammalato con un romatico che vi seccò metà vita, ed è nell’impossibilità di guarirsi. Questa notizia mi ha recato un grave dispiacere che mi fece tremare della collera.  Ma del resto caro compare non vi affondate a tanto che le malattie inguaribile  le guarirà il nostro Dio  perciò fatevi coraggio e uniformatevi alla volontà sua che lui è colmo di grazie e potrà benissimo guarirvi in un momento.
 Basta non credo che la S. madre dello Reto non vi concederà tale grazia, fidatevi in lei che è madre di tutti ondi vi salverà di tale malattia.
Non più mi allungo vi acchiudo i miei saluti porgendoli alla vostra cara famiglia, come lo stesso fa mia moglie e mio figlio, io saluto con particolarità i miei compare D. Ernesto e D. Luigi, ed a voi caro compare un caldo baci ed una stretta di mano
Credetemi vostro aff.
Compare
Maugeri Girolamo

P. S. La lettera era indirizzata a Francesco Gliozzi padre di D. Ernesto e D. Luigi