Quei che giace in forza altrui
Io lo giuro per Colui
Che da morte suscitò
Signori
La festa di oggi come - quella del Natale di N. S. G. C. è foriera di pace – è la più splendida delle solennità - come quella che segna il trionfo della libertà, della giustizia – è la vittoria!
Non più la natura annunzierà con tremuoti e con tenebre il suo stordimento ed orrore, non più una Croce, ricoperta d’ignominie, sarà cagione di scherzo ad un popolo licenzioso. Lo spettacolo cambia di forma ed alla rivoluzione che il cielo e la terra sperimentarono, tien dietro la conversione delle menti e dei cuori. All’eclissi del sole, succede l’eclissi della rea sinagoga, allo scotimento delle rupi e dei monti succede lo scotimento delle masse popolari e la croce diventa ora il fregio stupendo degli imperatori.
Quel Martire che vedeste ieri sotto la Croce, che trascinava paziente il suo patibolo, quel Martire illustre e beffeggiato è risorto dalla morte, perché Egli era il padrone stesso della morte e l’avevate inteso ripeter là all’altezza di Betania – dinanzi al sepolcro del suo morto amico: Io sono la resurrezione e la vita!
A nulla valsero le funi ed i suggelli, a nulla valsero i soldati piantonati alla sua custodia – Egli da forte ha superato le leggi di natura, Egli ha vinto la morte stessa. Vedetelo! Il suo fianco, dalla cruda ferita sanguinante si piega leggermente nell’atto di spiccare il volo, dalla persona risplendente emana una luce da fare impallidire il sole e la destra, quell’inclita destra stringe ora il vessillo della vittoria.
Sac. Ernesto Gliozzi sen
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