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mercoledì 4 aprile 2012

Metti una sera a cena (reg. Giuseppe Patroni Griffi - 1969)



Fervorino pel Giovedì Santo 1916
Ragazzi
Dice l’Apostolo S. Paolo che Dio nel creare il mondo ci diede una prova della sua onnipotenza traendo dal nulla tutto ciò che ammiriamo, ci diede una prova della sua sapienza disponendo armonicamente le cose tutte in ordine, peso e misura, ci diede una prova della sua bontà allorché volle mandare il suo diletto Figliuolo a sollevare le sorti dell’umanità caduta.
Ma chi poteva mai pensare che Egli avesse ancora un’altra prova per dimostrare il suo infinito amore? Forse Gesù non aveva fatto abbastanza per noi? Non era bastato nascondere la sua divinità, nascere in una stalla, vivere come un giovine di bottega,  essere contrariato, maledetto, e poi morire sopra una croce? No, o ragazzi, Gesù ancora non aveva finito; perché se tutto ciò bastava alla nostra redenzione, non bastava al suo cuore che era tutto un intessuto di amore.
Guardatelo infatti eccolo là a mensa con i suoi discepoli osservate come il suo volto è raggiante di splendore, i suoi occhi brillano come due stelle; da tutta la sua persona si comprende che Egli sta meditando grandi cose, sublimi, misteriose.
Ho desiderato ardentemente di mangiare con voi l’ultima Pasqua. Adesso più che mai mi sento bruciare d’amore il petto; ancora pochi istanti ed il Figliuolo dell’Uomo sarà dato in mano dei nemici; ma non vi lascerò orfani! Sarò con voi sino alla consumazione dei secoli. E ciò dicendo prende il pane, lo benedice lo spezza, lo porge ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate è questo il mio corpo che per voi vien dato. Non come i padri vostri che mangiarono la manna del deserto e morirono; chi mangia della mia carne avrà la vita eterna.  Fu allora che la Sapienza increata unendo la sua onnipotenza al suo amore infinito comandò che fossero sospese le leggi di natura e rimanendo le sole specie del pane, gli uomini si cibassero per la prima volta della carne di un Dio.
O portento di amore!

Sac. Ernesto Gliozzi sen.

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