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martedì 9 giugno 2020

Il molto onorevole ministro [di Mervyn LeRoy, 1961]


La visita del ministro Grassby a Platì
al ministro Grassby ed al suo seguito
festose e cordiali accoglienze di autorità e popolazioni

I platiesi, sin dall'inizio del secolo scorso, hanno conosciuto la via dell'emigrazione: sono andati nei Paesi di tutto il mondo e lì, grazie alla loro iniziativa ed al loro attaccamento al lavoro, si sono spesso affermati
portando nei luoghi di nuova residenza lo spirito e l'impronta del carattere calabrese.
Perciò, il tre febbraio 1974 le popolazioni di Platì hanno vissuto una giornata di attiva solidarietà, di ideale collegamento con i fratelli d'oltre Oceano: l'On. le A.J. Grassby, ministro per l'immigrazione del Governo australiano, in occasione di una sua visita ufficiale al Governo italiano, è stato ospite graditissimo di Platì.
L’illustre ospite ha voluto direttamente conoscere il Paese di origine dl migliaia dl cittadini, immigrati od oriundi, che popolano diverse cittadine australiane, particolarmente Griffith e l'intera Riverina. Assieme alla Sua gentile consorte, lo ha accompagnato Pietro Callipari, ritornato a Platì dopo 26 anni di assenza, uno dei tanti platiesi che hanno, con la loro energia ed attività, contribuito allo sviluppo economico e sociale della Australia. Calde ed affettuose sono state le accoglienze delle popolazioni di Platì, dei suoi lavoratori, dei giovani, degli scolari; l’amministrazione comunale interpretando fedelmente la volontà popolare, ha fatto di tutto per accogliere il rappresentante del Governo australiano con generosa ospitalità.
Alle porte dell'abitato, affollato di cittadini e di autorità convenute da tutta la provincia di Reggio Calabria, era ad attendere l'illustre Ospite un complesso bandistico: al suono degli inni nazionali australiano ed italiano, il ministro Grassby, la sua consorte ed il seguito, sono stati accompagnati nella sede del palazzo Municipale dove il sindaco On. le Francesco Catanzariti gli ha consegnato, tra gli applausi dei presenti, la chiave d'oro della città.
Dopo la presentazione delle Autorità provinciali e regionali, il vice sindaco Francesco Prestia ha letto il messaggio inviato dall'On. le Luigi Granelli, sottosegretario di Stato per gli affari esteri; successivamente I’assessore comunale, Nicola Sergi, ha letto la motivazione con cui il Consiglio comunale di Platì, riunito in sessione straordinaria, ha conferito all'On. le Grassby, la cittadinanza onoraria.
Il discorso di benvenuto è stato fatto dal sindaco On. le Francesco Catanzariti; infine, l'On. le Grassby ha ringraziato, visibilmente commosso, porgendo i saluti del Governo, del popolo australiano e suoi personali.
Il ministro Grassby, prima di lasciare Platì per raggiungere la vicina cittadina di Locri, famosa per i suoi interessanti reperti archeologici della Magna Grecia, si è lungamente intrattenuto con i platiesi e con le numerose delegazioni degli altri Comuni calabresi.
Numerosi messaggi sono stati inviati a parenti o ad amici residenti in Australia con nastri registrati.
Il saluto di arrivederci è stato, infine, porto all'illustre Ospite nella colazione offerta dall’amministrazione comunale a Locri nei saloni dell'Hotel Demaco.
Luigi Mandarano 
segretario capo del comune di Platì


 The «Platieses» (people from Platì), ever since the beginning of this century, have known the way of emigration to all countries all over the world and, thanks to their initiatives and devotion to their work, have proven their worth bringing to the places of new residence the spirit and mark of the Calabrian character. 
For this reason, the third of February, 1974 the population of Platì lived a day of active solidarity, of ideal junction with their countrymen overseas. Hon. A. J. Grassby, Minister of lmmigration of the Australian Government was a most welcome Guest of Platì.
The distinguished guest wanted to visit the town of origin of thousands of citizens, immigrants and their descendants that populate several Australian towns, particularly Griffith and the entire Riverina. He was accompanied by his gracious wife and by Pietro Callipari, who returned to Platì after 26 years of absence being one of the many «Platiesi» that have contributed to the social and economic development of Australia with their energies and activities.
The Minister received a warm welcome by the people of Platì, by its workers, by its students and children. The Municipal Administration of Platì, faithfully interpreting the wish of the people, did all they could to welcome the Representative of the Australian Government with wholehearted hospitality. At the entrance of town, full of people and Authorities present from all over the province of Reggio Calabria, a musical band met the eminent Guest playing both the Australian and Italian anthems while Minister Grassby, his wife and retinue were taken to the Municipality where the Mayor, Hon. Francesco Catanzariti, handed over to him the town's golden key, amid applauses.
After the introduction to the provincial and regional Authorities, Vice Mayor Francesco Prestia read the message sent by Hon. Luigi Granelli, Undersecretary of State to the Italian Foreign Office. Hence the Muncipal Alderman Nicola Sergi read the Statement of Reasons for which the town council, gathered in an extraordinary session, conferred the Honorary Citizenship to Hon. Grassby. The welcome speech was delivered by Hon. Francesco Catanzariti. At the end Hon. Grassby, clearly moved, thanked all, giving 
his personal regards and the regards of the Government and people of Australia.
Minister Grassby, before leaving Platì to reach the near town of Locri, famous for its interesting archaeological findings from «Magna Graecia» (Great Greece), spent time talking to «Platiesi» and to delegations from other Calabrian Towns. 
Plenty of messages were recorded for relatives and friends residing in Australia. 
At the end the «goodbye» greetings have been addressed to the illustrious Guest during a dinner offered by Platì's Municipal Administration at Demaco Hotel in Locri.

Luigi Mandarano
Chief Secretary to the Commune of Plati


 IL CONSIGLIO COMUNALE DI PLATI’

Sindaco: On. le Francesco CATANZARITI
Vice-sindaco: Francesco PRESTIA
Assessori effettivi:
Francesco AGOSTINO, Domenico IEROPOLI, Nicola SERGI
Assessori supplenti: Domenico CATANZARITI, Giuseppe LENTINI
Consigliati di maggioranza: Rocco Antonio AGOSTINO, Giuseppe BARBARO, Francesco CARBONE, Antonio COSENZA, Michele CREA, Bruno Antonio MEDIATI, Francesco MUSITANO, Domenico PERRE, Giuseppe ZAPPIA
Consiglieri di minoranza: Biagio CARBONE, Antonio MICELI, Bruno REITANO, Emilio RIZZO

Testo contenuto nella pubblicazione edita dal Comune di Platì in occasione della visita del ministro Mr Grassby avvenuta il 1° febbraio 1974.
La pubblicazione è conservata presso la Biblioteca Comunale “Pietro De Nava” di Reggio Calabria

... and there is no story of Platì or of a "platiese" that can be told by other blood.

lunedì 30 marzo 2020

Virus letale [di Wolfgang Petersen, 1995]


La vita ai Tempi del Corona


Sentiti, sentiti, sentiti cristiani
Sentiti genti vicini e luntani
U coronavirus da Cina rrivau
E chianu chianu a tanti nfettau.

Rivvau pe’ prima nta Lumbardia
E nta nnenti ci fu l’epidemia
Si parinchiru tutti i spitali.
Non ndavi medicini pe’ stu mali.

Prestu di tutt’Italia si mpatruniu
Non cercau permessu e nta tutti i reggioni trasiu
Nta tuttu u mundu stu virus viaggiau
E comu na macchia d’ojiu si allargau.

Guvernu e medici ndi misuru ‘n quarantena
Ogni jornu nta televisione a stessa cantilena
Rrestati a casa e non nesciti fora
Ca ndavi lu virus corona.

E se nesciti pe’ bbisognu di necessità
Mascherini, guanti e disinfettanti ‘n quantità
I parenti non si ponnu bbracciari
Nenti stretta di manu e mancu baciari

A distanza di du’ metri ndaviti a stari
Se no lu coronavirus potiti pijiari
Puru a cresia rrestau ssulicata
A ggenti numma veni cuntaggiata

Nenti missi, matrimoniji, funerali
A causa di chiustu grandi mali
Non sapimu cchiù a quali santu ndi votamu
E ognu jiornu lu Patreternu nui pregamu

Nginocchiati ti facimu st’accoratu appellu:
Cunta i nostri meriti, ferma stu flagellu
Manda lu Spiritu Santu supra a Terra
I mmazza stu virus e mu sotterra.

Staci portandu morti pe’ tuttu lu Mundu
Non permettiri Patreternu u veni u finimundu
Tu criasti lu cielu, terra e mari
E non criju ca ora ndi voi abbandunari.

Ndi rivolgimu puru a ttia Matri Maria
Mun ndi ccumpagni sempre pe’ la via
E cu to’ fijiu nostru caru Signuri
intercedi pe’ nui poveri peccaturi,

E vui giuvanotti che vi ffacciastuvi a li barcuni
Mu sonati e mu cantati li canzuni
Ffacciativi e recitati ‘na Salve Regina
Arzati l’occhi ‘o cielu ca c’è na grandi Reggina
Di tanti grazie ija sula esti china.
E si usamu tutti a mascherina
Stu virus scompari nta na quindicina.

Testo e voce: Silvana "parlina" Trimboli, platiese residente in Caraffa del Bianco.
Edward Hopper's paintings from ShirleyVisions of Reality (2013) by Gustav Deutsch
Songs: El Zocalo - La Llorona by Beirut
Trascrizione: Rosalba Perri

Nota di Rosalba Perri:
Ho ricevuto questa poesia in forma audio da mia zia Suor Carmen che l'aveva a sua volta ricevuta con la dicitura "una mamma di Platì".

Una dizione perfetta, una intonazione accorata che diventa quasi una giaculatoria specialmente alla fine quando si invoca l'intervento divino.
Una voce calda e materna che mi ha ricordato mia nonna Rosina.
Ho girato l'audio per scoprire di chi fosse quella voce e l'informazione mi è arrivata da mia cugina Pina Miceli di Bovalino. Si tratta di Silvana Trimboli che, sebbene risieda a Caraffa, è la figlia di Antonio Trimboli di Platì tragicamente scomparso nel 1959, già ricordato un alcune pagine del blog:

Voglio ricordare che il soprannome di questa famiglia Trimboli, che nelle varie prionunce è stato storpiato in "parlinu" e addirittura "pallinu" (compatibili con le pronunce piuttosto aperte della a e la trasformazione della r in l) è in effetti "perlinu" come l’ho sempre sentito pronunciare nella mia famiglia e come è confermato da documenti dell'800.

giovedì 26 marzo 2020

Daughters, Wife and a Mother [di Mikio Naruse, 1960]


Platì,  agosto 1993



Per Madre Paola Melia, Antonio Richichi, Padre Ambrogio Gandolfi, che di Platì non erano ma l'hanno attraversato. Riprese di Silvio Gelsomino Barbaro.

giovedì 14 febbraio 2019

Communio [di Aldo Molinari, 1915]


La Candelora è trascorsa e con essa l'annuale ricordo di colui che queste pagine ha ispirato e in parte redatto.

martedì 15 gennaio 2019

STILL LIFE - La dispersione


"niente voglio e niente spero ca tenerte sempe affianco a me"
Califano-Cannio,1915




4

Gli anni ’50 furono anche quelli dell’inizio della dispersione delle famiglie: i giovani emigravano in Argentina o in Australia oppure andavano a studiare a Roma, Torino, Milano e non tornavano se non per le vacanze estive. La morte del capo-famiglia, poi, dava il colpo finale. Le madri si trasferivano a vivere con uno dei figli, le case si riaprivano solo per l’estate e nemmeno tutti gli anni. Non fece eccezione la grande famiglia di zio Francesco: la prima a partire fu Marianna, figlia della seconda moglie, che andò in Argentina e fu seguita dopo qualche anno da Rosario.
Anna è l’unica ad essere sempre vissuta a Platì: “era figlia della prima moglie di papà, ricordo la casa dove abitava all'inizio dell'Ariella, dopo il negozio dei giarruni. Abitava sopra la bottega di falegname del marito, Pasquale Giorgio. Hanno avuto due figli: Domenico, che vive a Platì e lavora al Comune, e Tita (Teresa) che vive in Australia, sposa di Domenico Addabbo, morto un anno fa circa; a Platì, essendo molto industrioso lo richiedevano tutti, da monsignor Minniti, ai componenti la banda musicale o quanti avevano bisogno di un elettricista. Chi fu bambino tra gli anni ’50 e gli anni ’60 lo ricorda soprattutto come proiezionista del cinema parrocchiale .”

Giuseppe fu disperso in guerra. “Tre fratelli l'hanno combattuta,” - racconta ancora Attilio - due sono stati feriti e uno, Giuseppe, risultò disperso e mai ritrovato. Quindi, ormai da tempo, è stata dichiarata la morte presunta. Ovviamente nessun risarcimento dallo Stato, con la scusa che avrebbe fatto parte della "cessata Repubblica di Salò".* Cornuti e mazziati, direbbero a Napoli. Era figlio di primo letto di mio padre. Nato e vissuto a Platì, faceva il falegname. A casa mangiavamo su un tavolo da pranzo fatto da lui, che, all'occorrenza, si poteva aprire e diventava il triplo, con l'inserimento di otto tavole.”


Attilio continua con il ricordo dei fratelli: “Rosario faceva il barbiere in paese. Frequentava i vitelloni del tempo: Peppino Gliozzi, Gianni e Mario Spadaro, Saro Morabito, Saro Zappia, poi emigrò in Argentina, dove si sposò ed ebbe quattro figli. Li vivono la moglie Norma e i figli.
Antonio, nato dopo di Rina, seguì le orme di papà facendo il commerciante di generi alimentari, frutta e verdura. Lui fu l'unico maschio a non sposarsi. In un certo periodo si vociferava di un interesse per una delle figlie di Peppantoni, ma non se ne fece nulla.”
Domenico, istruito come tanti a Platì nell’arte della sartoria maschile, fu collaboratore di suo cugino Mimì Perri, grande sarto della borghesia romana e fratello di mio nonno Peppantoni. Successivamente emigrò in Canada dove vivono la moglie Colomba e tre dei quattro figli, la figlia Elisa è mancata un anno fa circa.
Benito imparò a fare il sarto da mastro Nicola Addabbo che aveva la bottega verso “u vajuni” e poi dal cugino Peppino u muttuiu, ma frequentava anche la bottega di mastro Saverino Marando sulla piazza del mercato, una specie di salotto paesano dove gli uomini si riunivano anche a chiacchierare e, perché no, a fare una partitina a carte. Partito soldato, in Piemonte dove si sposò, a Novara, aprì una sartoria con buon successo, ebbe due figli, prima di separarsi dalla moglie. Benito ospitò il fratello più piccolo, Attilio, che così lo ricorda ancora: “Ho potuto riprendere a studiare ed ho iniziato a lavorare nelle assicurazioni. A Platì ero candidato a fare il falegname da mastro Rosario Stancati. In seguito, ci raggiunsero mamma ed Antonio e prendemmo casa vicino a Benito. Franca invece andò a vivere con Marietta a Camigliatello, per via della prima figlia che era malata. Antonio trovò lavoro alla Rhodiatoce, ma in seguito decise insieme a Benito di aprire un negozio di Articoli Sportivi a Camigliatello Silano (Sci in particolare). Quindi a fine anni Sessanta il grosso della famiglia si concentrò a Camigliatello, mentre io andai a completare l'Università a Napoli, quando ero già dipendente della SAI. A Napoli ho trovato ospitalità da Elisa che viveva lì con il marito. Rina abitava a Catanzaro”.

Lo zio Francesco contrasse una asma bronchiale cronica che lo portò alla fine, a 71 anni, nel 1958; la sua famiglia si è dispersa, tra l’Italia, le Americhe e l’Australia, la sua casa sulla piazza del mercato non esiste più.
ROSALBA PERRI & ATTILIO CARUSO


There is no end, but addition.
Thomas S. Eliot*



NOTE
- * In effetti Giuseppe, nella foto in apertura, col grado di sergente, cadde a Pola, sotto il bombardamento, conseguentemente disperso, il 17 febbraio 1945. La notizia l’ho trovata qui: http://www.laltraverita.it/elenco_caduti_e_dispersi.htm
- Le foto incorniciate dal brano di Alan Lomax e Diego Carpitella ritraggono i piani di Zervò in autunno
- Nella foto centrale: Saro Morabito e lo zio Pepè (Gliozzi), un pò vanitoso, dove finisce la via Roma e si diparte la via XXIV maggio.
- Rosalba come commento musicale a STILL LIFE aveva pensato alle canzoni napoletane. Su questo argomento sono poco incline. Optando sulla tradizione calabra, per finire, non potevo tralasciare  'O surdatu 'nnamuratu eseguita dalla Fanfara di Piminoro il sabato sera, vigilia da festa i santu Rroccu all'uscita della messa celebrata, lo voglio ricordare, da don Pino Strangio alla fine dei ricordati anni '90 del secolo della bomba atomica. Devo ammettere una registrazione poco efficace, la foto appartiene agli eredi di Mimì "Colonnello" Fera.
* In my beginning is my end
per ricondurvi al principio di questo immenso racconto degno di Bernardo Bertolucci.

lunedì 14 gennaio 2019

STILL LIFE - Ricordi


"... i ricordi d'infanzia sono plasticamente visivi, anche in quelle persone i cui ricordi ulteriori mancano dell'elemento visivo". Sigmund Freud



3

I miei ricordi d’infanzia non sono legati strettamente allo zio Francesco che certamente conobbi, troppo piccola per ricordarlo, ma alla sua famiglia, specialmente a due delle sue figlie: Lisa (Elisabetta) che era la maestra di cucito di mia zia Lisa, e Marietta che aveva una figlia della mia età, nata con un grave handicap. Di Marietta ricordo il volto da madre dolente anche quando sorrideva. Conservo ancora un’immagine: un lungo tavolo in una stanza da pranzo usata anche come stanza da cucito con le due Lisa, maestra ed allieva, sedute alla macchina da cucire, e Marietta che imboccava una ragazzina di sei anni seduta in un seggiolone mentre sorrideva a me. C’erano altre donne nella stanza, forse anche la zia Bettina, la loro madre, ma nell’immagine ci sono solo Marietta e Lisa. È stata forse la prima volta in cui mi sono chiesta il perché del caso: perché io ero una bambina sana, vivace, cicciottella e rosata mentre la figlia di Marietta doveva essere imboccata dalla madre? Un senso di colpa si insinuò in me, lo vissi come un’estrema timidezza. Per fortuna allora gli adulti oltre a fare una carezza, offrire un sorriso ed un dolce, poco si interrogavano sugli stati d’animo dei bambini e li mandavano fuori a giocare con gli altri.  Lo zio Francesco doveva essere deceduto forse da un anno perché le figlie indossavano il lutto. Se ne era andato a 71 anni, lasciando l’ultimo figlio appena tredicenne.


Il ricordo di Attilio:

Papà, come si vede dalla foto, era elegante, considerando tempo e luogo. È una foto degli anni Cinquanta, lui è morto l'11 febbraio '58. Sicuramente era un uomo che apprezzava i piaceri della vita, tra questi il mangiare e il vestire bene. Ho impressi nella memoria i suoi cappelli che indossava malgrado i folti capelli. Era comunque un uomo saggio e dispensava consigli a noi figli e anche a chi frequentava abitualmente. Sapeva essere diplomatico, riuscendo a gestire la varietà di caratteri e ceti sociali degli abitanti del paese e dei dintorni che, per lavoro, frequentava. Era rigoroso con noi nell'educarci al rispetto e all'onestà. Ricordo che diceva: "ai soldi degli altri dovete dare del Voi, ai vostri date pure del tu". Purtroppo, negli ultimi anni ha attraversato problemi economici e di salute. Nonostante l'asma che lo ha condotto alla morte, ha fumato sino alla fine. A noi figli ha saputo dare buona educazione insegnandoci la dignità e l’etica del lavoro, dando un mestiere a tutti. Marietta era la prima delle figlie femmine e presto imparò a fare la sarta da donna Concettina, moglie di Rocco Barbaro. Caterina (Rina o Cata alternativamente) era la più "folle": simpatica, espansiva, dalla battuta facile, faceva la ricamatrice come pure Franca che, in più, lavorava benissimo all'uncinetto.  Franca insieme a Rina erano bravissime ai fornelli (leggi fornacetta). Elisa pure faceva la sarta e confezionava gli abiti per sé e per le altre sorelle. Devo dire che anche loro vestivano bene. Tranne Franca, che fu la prima a lasciarci, tutte le sorelle si sposarono ed ebbero figli.” (continua)
ROSALBA PERRI & ATTILIO CARUSO



NOTE
- La foto di Francesco Caruso, come quella di Lisa, Marietta e Rina sono di Attilio che le ha gentilmente concesse per questa occasione.
- La foto dell'uscita in processione della Madonna appartiene agli eredi di Mimì "Colonnello" Fera.
- Le registrazioni musicali sono mie: la prima in Platì negli anni '90, il Passu Cantandu è un "live in ciurr...."con suonatori locali.

domenica 13 gennaio 2019

STILL LIFE - "u ciancianu"





2
Cicciu come molti uomini della sua generazione, ma anche di quelle successive fino alla Seconda Guerra Mondiale, era un autodidatta non tanto nell’imparare a leggere e scrivere ché a quello ci pensava la scuola, ma nell’istruirsi nelle lettere. Mio nonno Peppantoni, suo nipote, diceva di lui che con lo zio Ciccio si poteva parlare di qualsiasi argomento.
Si era dato al commercio gestendo una bottega di tessuti prima ed una di vino in seguito.  Come commerciante di stoffe, lo chiamavano Manganaro, paragonandolo ad un grande commerciante di stoffe di Messina. Prosperava lo zio Francesco, tanto da far nascere leggende, come il fatto che accendesse la sigaretta coi soldi di carta. Oppure suscitava scandalo ed invidia che lui portasse un piatto di pasta con sopra il formaggio alla gatta che teneva nella bottega. A me fa venire in mente l’immagine di un uomo con un lato tenero ed affettuoso.


Sicuramente ha avuto alterne fortune nella sua vita economica. Stava bene prima della guerra, poi la guerra ne rovesciò le sorti. Un incarico amministrativo lo vide protagonista a Caulonia nel ventennio (non a caso diede al figlio nato nel '37 il nome di Benito) ricevendo anche un’onorificenza. Il dopoguerra regalò invece anni bui e di stenti che, come commenta il figlio Attilio, “in casa si facevano sentire e molto”. In quegli anni aveva una bottega alla "cresiola" all'angolo tra la 112 e via San Pasquale, dove vendeva il vino e qualche genere alimentare, praticamente di fronte alla casa della sorella Cata. “Ricordo”, racconta il figlio Attilio, “che verso giugno, ogni anno prendeva delle piante di fico in affitto per raccogliere i frutti dell'annata. Questo fondo mi pare che fosse di Furore e si trovava di fronte al cimitero. Si chiamava "u cianciano" forse dal nome del colono. Ricordo che veniva un perito che stimava i frutti della singola pianta e con un coltello faceva sul tronco tante tacche per quanto dovesse essere il canone: ogni tacca valeva dieci lire. Il canone per i frutti dell'annata costava di solito 90-110 lire. Papà prendeva tre piante coi fichi diversi: bianchi, neri e schiavi. Questi ultimi erano di un nero scuro e vellutato, in assoluto i più squisiti. Spesso papà mi portava a raccoglierli col paniere che, una volta colmo, copriva con le foglie e a piedi tornavamo a casa. In quel tempo i fratelli Mittiga - Cicciu, Rosi e Ninu – impiantarono subito dopo l’alluvione del 1951 il forno elettrico che, per il tempo e per Platì, fu un evento straordinario, un panificio innovativo che arrivava a rifornire le botteghe di alimentari dei paesi circostanti e perfino nelle marine. Una delle prime mattine di attività del nuovo forno, all'ora della prima sfornata, rientrando con i fichi appena colti, papà facendo la discesa che portava al forno, situato nella traversa della Strada Statale 112 che divide ancora il paese, nota come via 24 maggio, dove c'era anche il bar di Dante De Maio, prese dei filoncini caldi e fragranti e, tornatomi vicino, ne estrasse uno e lo tagliò per la lunghezza; sbucciando alcuni fichi, imbottì con essi il panino offrendolo a me affinché lo gustassi. Al solo pensiero ancora ho l'acquolina in bocca.” (continua)
Rosalba Perri & Attilio Caruso





Note.
- In apertura la Croce al merito di Guerra ricevuta da Francesco Caruso, bersagliere, per la sua partecipazione alla Grande Guerra.
- La foto centrale ritrae le Signore del forno elettrico dei fratelli Mittiga, dalla sinistra: Rosina Mittiga moglie di Rosi du bar, Ciccina Miceli, moglie di Ninu ca lapa e Caterina Marando moglie di Cicciu u carrarmatu.
- La registrazione musicale del primo video con Micheli u giamba e Silvano Barbaro è stata effettuata da me negli anni novanta del secolo delle stragi durante l'annuale festa du ritu.
- La foto del secondo video con registrazioni di Alan Lomax e Diego Carpitella, dalla vostra sinistra: la zia Jola sposa Tripepi, la zia Amalia, lo zio Pepè seduto e un non identificato signore.

giovedì 10 gennaio 2019

STILL LIFE [di Uberto Pasolini, 2013]



He’s like an amalgam of Henry James and T.S. Eliot’s



di Rosalba Perri & Attilio Caruso


1
Circa quattro anni fa, io, frequentatrice di quella folle piazza che è Facebook, ricevo una richiesta di amicizia da una persona il cui nome mi suona familiare, ma che non riesco a collocare nei ricordi se non come persona originaria di Platì. Accetto la sua richiesta di amicizia e gli scrivo un messaggio:
“Siamo forse parenti?” perché il dubbio mi era sorto.
“Se sei la figlia di Pasqualino, allora lo siamo.”
“Sì, e come?”
Lui mi spiega, la mia memoria arrugginita non riesce ad inquadrarlo, però in sottofondo cova ed in un lampo, qualche tempo dopo, ricordo.
  



La mia bisnonna Caterina Caruso, madre di mio nonno Peppantoni, è vissuta fino agli anni ’60. La ricordo vecchissima, seduta accanto al braciere, vestita di nero, che tagliava vecchi abiti a striscioline per fare il gomitolo che poi sarebbe servito a tessere le pezzare. Aveva l’abitudine, quando riceveva la pensione, di dare del denaro a mio nonno per comprare quei cioccolatini triangolari, simili a formaggini, avvolti in lucida carta colorata, che poi nascondeva nel cassetto della “cifunera” (by the way, cifunera* viene dal francese chiffonnière) e dava a noi nipoti più piccoli, spesso mesi dopo che erano stati comprati quando ormai sapevano di stantio. Le mie zie li snobbavano, ma poi li mangiavano lo stesso. Ai nipoti più grandi regalava del denaro, dicendo a ciascuno di non dire nulla agli altri: era il suo modo di far sentire ognuno un po’ speciale.
La nanna Cata aveva un fratello di nome Francesco. “U zi’ Cicciu Carusu” nato nel 1887, ultimo di cinque figli di Giuseppantonio, falegname, e Elisabetta Mittiga, tessitrice.
Cicciu si sposò una prima volta a ventitré anni nel 1910 con Maria Trimboli e nel 1911 ebbero due gemelli: Giuseppe ed Anna. I gemelli non devono essere sopravvissuti perché nel 1914 nacque un altro figlio di nome Giuseppe Antonio e nel 1915 un’altra Anna. Maria non sopravvisse, forse prese anche lei la spagnola che in quegli anni mieteva vittime tra tutte le classi sociali, e nel 1919 lo zio sposò Marianna Virgara da cui ebbe una figlia, Marianna come la madre. Anche la seconda moglie morì e, a trentacinque anni, Francesco sposò Elisabetta Romeo, di ben sedici anni più giovane di lui, da cui ebbe nove figli. In tutto, lo zio Francesco ebbe ben quattordici figli, 12 dei quali sopravvissuti alla prima infanzia. La persona che mi aveva contattato in Facebook era proprio l’ultimo dei suoi figli, Attilio Caruso, che pur essendo cugino di mio nonno ha solo nove anni più di me. (continua)

NOTE
- Il film che Uberto Pasolini ha girato in Inghilterra con il testo oggi proposto e con le intenzioni con cui questo blog si presenta hanno molto in comune: congiungere e ricostruire eventi fondanti dell’esistenza – la nascita, la morte - quindi quel still è più da intendere come fermo; alla fine ne vien fuori una sinfonia raffinatissima di immagini in cui il cromatismo di ogni narrazione riflette lo stato d’animo degli autori e, come in un crescendo musicale, alza gradualmente i toni riflettendo la metamorfosi emotiva da risultare tanto apparentemente comune, quanto profondamente speciale
- Per una volta tanto la base sonora è affidata alla musica folk calabrese con registrazioni live effettuate nel 1954 da due tra i più illustri etnomusicologi che attraversarono la nostra regione: Alan Lomax (1915-2002) e Diego Carpitella (1924-1990)*.
- Attilio Caruso detentore dell’immagine d’apertura: “La foto con la casa: a piano terra abitava una certa donna Pasqualina che aveva due figlie senza padre. Al primo piano invece abitava don Giovannino Zappia. L'arco era una "lamia" dalla quale si passava per andare verso la casa di Francesco Caruso. Questa casa fu abbattuta agli inizi degli anni settanta”.
- *cifunera: mobile alto per riporre la biancheria con tre cassetti e una cassa (baule) nella parte superiore .
- * In corsivo sono citazioni rubate qui:


mercoledì 11 luglio 2018

Il dolce rumore della vita [di Giuseppe Bertolucci,1994 ]


Riprese dell'estate 1993 di G. Barbaro


giovedì 3 maggio 2018

Coming Soon



Sono trascorsi dieci anni dalla morte dello zio Ernesto; gli amici pulinaroti, attraversando innumerevoli difficoltà, continuano a ricordarlo soprattutto attraverso la prossima seconda edizione del premio letterario a lui dedicato, rivolto a giovani e giovanissimi scolari platioti. L'augurio è che i lavori che verranno presentati nell'edizione 2018 superino la qualità dei componimenti raggiunta nel 2017.

Il seguente lavoro è realizzato sfruttando parte di riprese di Antonella Italiano che trovate qui:
https://youtu.be/85i3-yhaKVE

lunedì 16 aprile 2018

La sera della prima (di John Cassavetes, 1977)


Tra tutti, i volti noti di don Giosofatto Trimboli, Totò Delfino e la voce di Madre Paola che solleva coro e fedeli.
Il video è di Silvio Gelsomino Barbaro.


mercoledì 28 marzo 2018

In lotta col destino (reg. Ubaldo Pittei, 1913)



Per una volta la RAI si è degnata di fare qualcosa di politicamente corretto, spuntano, a volte, anche le lacrime. Nelle immagini dell'Istituto Luce, del paese si riconosce ben poco, tranne quelle tre lapidi ancora fissate nel luogo d'origine dentro il cimitero; non riesco a distinguere neanche chi piange ai piedi della bisnonna Caterina Fera. E il dottor Franco Mittiga lamenta quello che ancora lamenteremo in eterno. E' una vera lotta col destino!



domenica 25 marzo 2018

Missione sublime (reg. Reginald Barker - 1935)

In contemporanea con Novo Cinema Loreto di Platì


In una cornice poco dignitosa, senza alcuna gratitudine, da oscuro Medio Oriente, chiamato a Reggio in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna della Consolazione sul finire degli anni novanta del secolo passato, tra suoni assordanti di clacson e venditori di calia il Maestro è riuscito a trascendere in paradiso con questa esecuzione della Roma Sinfonietta da lui stessa diretta di The Mission. Unici attenti spettatori noi venuti direttamente da oltre Stretto con un Nigel (mai abbastanza compianto) commosso fino alle lacrime e Valerio che registrava l'evento. Interrogato anni dopo su quella serata il Maestro si dimostrava ancora turbato per non dire irritato dell'ingratitudine reg(g)ina.

 

domenica 18 febbraio 2018

Il mio amore brucia - in processione


Terza ed ultima parte del videovista di G. Mittiga del 1986. L'autore sebbene dilettante si dimostra capace, a distanza di anni, di trasmetterci un microcosmo ormai scomparso come le acconciature delle signore e signorine (like a virgin Madonna Luisa Veronica Ciccone), così come i molti volti noti, che da tempo ci hanno lasciato e tra tutti voglio ricordare i Contini Oliva, che fugacemente vi appaiono. E non dobbiamo dimenticare che il lavoro era stato portato a termine con lo scopo prefissato di essere utilizzato a tutto beneficio dei platioti residenti in Australia.


lunedì 5 febbraio 2018

Accadde una volta (reg. Sidney Lanfield - 1935)

in contemporanea con Nuovo Cinema Loreto di Platì



Taormina 1985 - Premiazione Nastri d'argento  
Carlo Simi, Tonino Delli Colli, Ennio Morricone, Sergio Leone per C'era un volta in America. Riprese e Foto Crisafulli & Mittiga

Visto che non abuso solo del materiale altrui eccovi qualcosa di veramente personale per chi vuole vederlo. A proposito, quanto prima il nostro tubo mi bannerà, per cui copiate i video che vi interessano più che potete.

mercoledì 31 gennaio 2018

Il mio amore brucia - Offret


La seconda parte del videovista prodotto da G. Mittiga, alla vostra visione, si presenta come disorganica sebbene ricca di suoni, noises e volti cinti da un’acustica com'era quella del duomo platiota. In essa però vi è contenuto un rituale ormai desueto per chi frequenta oggi la messa: il sacrificio, sotto forma di offerta, dell’animale (qui una capra) portato dal mandriano ai piedi dell’altare come rappresentante di un più corposo gregge. G. Mittiga aveva confezionato, da dilettante, il suo videovista per portarlo con sé in Australia allo scopo di farlo vedere a parenti ed amici, inconsapevole, allora, di testimoniare una memoria storica e un tempo disintegrato.


domenica 21 gennaio 2018

Il mio amore brucia (reg. Kenji Mizoguchi - 1949)







Sono ormai quattrocento anni che la devozione per la Signora di Loreto infiamma i cuori dei platioti e forse questo amore arde più in quelli che vivono in terre lontane; prova ne è questa prima parte del videovista di G. (tranquilli non sono io!) Mittiga che in quell'estate del 1986 fece ritorno a Platì dall'Australia. Oggi  chi lo vede è costretto a fare un balzo indietro come trasportati da quelle macchine del tempo che si vedono nei film. Molti i volti strappati alla vita, carissimi quelli che ancora resistono.
Questo documento, dal qualetrapela e riconosciamo anche l'intatta acustica odierna, è prezioso perché era una delle prime volte che veniva utilizzato il dolly progettato dallo zio Ernesto (nel film Arnesto)  e messo in opera con il prezioso aiuto di Micuzzu. Evento, quest'ultimo, non ancora riconosciuto pubblicamente per come merita.
La foto appartiene agli eredi di Mimì, Colonnello, Fera.

lunedì 15 gennaio 2018

Non siamo angeli (reg. Neil Jordan - 1989)

Il paese come lo vedono quelli di Getty e ...


quelli di raitre



il filmato risale alla metà degli anni ottanta del secolo della bomba atomica.

giovedì 16 marzo 2017

Walkabout (reg. Nicolas Roeg - 1971)





Carissimo Don Ernestino
Per mezzo di mia suocera Marianna Zirilli sto scrivendo per come usuale ogni anno vuol mandare della moneta per il Paraggirico (panegirico) della Madonna di Loreto e per St. Rocco. Allora in questa lettera trovate un vaglio di 188.200 lire italiane su questo riguardo.
Auguriamo che la presente lettera trova a voi e tutti i vostri familiari di buona salute. Mia suocera e la mia famiglia stiamo tutti bene.
All’inizio dell’anno pensavo che cera l’opportunità s fare un’altra visita ma dopo non è stato possibile.
Pure qui in Australia cè tanto da fare al presente in più del mio lavoro sono tanto su tanti attività nella Comunità, in particolare attività parrocchiale, Comitato finanziario e amministrativo, Movimento dei focolarini come volontario e parrocchiale. Presidente Raccolta Fondi per il Villaggio Scalabrini di Griffith, Casa di riposo per gli anziani italiani condotta dalle suore figlie di St. Anna, vice presidente del Board Villaggio Scalabrini e altre attività nella Comunità. In tutto si cerca vivere e costruire l’Ideale dell’unità dove Gesù può essere presente in mezzo a noi.
Da per tutto ce tanto da zappare e fare nella vigna (del Padre) Dio, ma in tutto questo ce tanta gioia e pace, e quello che si fa, si fa spontaniamente e con tanta gioia. Sempre si cerca di vivere la volontà di Dio accettando sempre Gesù abbandonato nelle difficoltà della vita, superandoli ed entrando sempre nella gioia della Resurrezione. Fare la volontà di Dio è come vivere Maria che continuamente da Gesù al mondo.
Vivendo la volontà di Dio è come vivere il dono dello Spirito Santo, che ci dà occhi da vedere, orecchi da ascoltare, mente da capire e un cuore per amare. Vivere la volontà di Dio è dare Gloria a Dio Padre.
Io prego la Madonna che ama tanto i suoi figli, di una maniera particolare rivela Gesù al Popolo di Platì che là dichiarata Patronessa del paese, che Platì presto diventerà una comunità viva di fedeli Credenti basata sul vangelo e vivere l’Ideale dell’unità solo di amare Dio e il prossimo.
Vivere il regno di Dio.
Tutto è possibile a Dio. Questa non è solo una preghiera per Platì, ma per il mondo intero.
Per voi preghiamo che il signore vi da salute e pace a compiere la vostra missione nella sua santa volontà.
Auguriamo un giorno vederci di nuovo.

Mia suocera Marianna dice di dare tanti affettuosi saluti a voi e tutti i vostri familiari. Saluti da parte mia, mia moglie Caterina e famiglia. Saluti a tutti, Domenico Spagnuolo e la sua famiglia, pure ad Antonio Calabria il postino, e se vedete a mia cugina Gina Scarfò, un cordiale saluto a tutta la comunità dei fedeli. Con abbraccio Fraterno in Cristo. JOE CATANZARITI


Note
Catanzariti Giuseppe (JOE) figlio di Domenico e Callipari Concetta
È nato a Platì il 22 febbraio 1936
è sposato con
Caterina Zirilli di Domenico e Iermanò Marianna
nata a Platì il 10 luglio 1945

Cath Zirilli Catanzariti in 2008. Photograph Peter Kabaila

Il video è venuto fuori dalla sola parte audio a disposizione. Si tratta di un’intervista dovuta ai nipoti di Joe Catanzariti, Tom e Harry, rispettivamente di 13 e 10 anni nel 2013 quando fu mandata in onda dall’Australian Broadcasting Corporation (ABC), Producer Sonya Gee. "Nonno told us the story of what brought him to Australia," Tom said. "We'd never heard some of the stories before and we've never had the chance to record them."

Gli originali sono qui: