Powered By Blogger

domenica 23 maggio 2021

Il ritorno [di Andrey Zvyagintsev - 2003]



Roma, 16 maggio 2021
Gentile Signora Rosalba
Ho ricevuto con molto piacere “I love Platì” ed anzitutto la ringrazio per l’attenzione che ha voluto riservarmi. Avrei voluto scriverle già da qualche giorno, ma avendo cominciato a leggerlo ho preferito prima finire la lettura.
Così sono andato col pensiero a circa 70/80 anni fa ritrovando circostanze, persone e luoghi della mia fanciullezza, con particolare riguardo a Pasqualino, amico carissimo dell’infanzia.
Alcune cose mi hanno coinvolto maggiormente: lo sforzo, talvolta fallito, di comprendere il dialetto di lettere e poesie, la bella protesta di Pasqualino ad alcuni importanti giornali ed il rivivere alcune vicende che, sia pure marginalmente, mi hanno, a suo tempo, interessato.
Una riguarda la famiglia Tassone. Io ho partecipato ai funerali di Don Giacomino che era gerarca fascista, come si diceva allora, ed ha avuto un funerale con tutto il rituale che allora si usava. Ero un “figlio della lupa” ed ho partecipato in divisa, naturalmente inserito nelle organizzazioni tipiche del regime.* Lo ricordo come una faticaccia ed una grande sudata. Ricordo, ancora, che da indizi e mezze parole dei grandi da me percepiti, avevo intuito, negli anni seguenti, che Giulia era sua figlia. Lei era alunna di mia madre, maestra a Platì, assieme ad un gruppetto di belle ragazze (Lisetta Zappia poi sposata con l’avvocato Murdaca di Locri, Lisetta Fera, Mariolina Galatti, una cugina di Pasqualino di cognome Miceli ed altre). Erano tutte molto affezionate a mia madre ed essendo io nato proprio quando loro avevano cominciato la scuola, appunto con lei, mi hanno per anni riempito di attenzioni e carezze.
I discorsi sottovoce si riferivano anche all’altra figlia, Peppinuzza. Si era sposata, in modo imprevisto, mi pare di ricordare, con un “ustascia” croato, scappato dal suo paese per motivi politici, accolto in Italia dal partito fratello (P.N.F.) ed inviato a Platì. Dopo l’inizio della guerra quando noi avevamo occupato la Jugoslavia, gli “ustascia” avevano preso il potere in Croazia e lui era rientrato, portandosi dietro la famiglia, e doveva essere diventato un personaggio importante.  Mi pare che Peppinuzza avesse mandato delle foto della villa dove vivevano e, a Platì, molto si diceva dell’aspetto sontuoso di questa dimora.
Poi le cose sono tracollate, lui è stato ucciso e non credo dai nazisti – ustascia e nazisti erano alleati – ma nella spietata guerra civile che là imperversava in contemporanea alla guerra mondiale.
Ho auto modo di parlare di loro anche uno o due anni fa. Io faccio il volontario presso una parrocchia romana e mi occupo di assistenza ai bisognosi. In tale veste ho conosciuto un giovane frate cappuccino croato che studia in una delle tante università ecclesiastiche romane. A Roma questi studenti sono molti e sono mandati a fare pratica ed a dare una mano nelle parrocchie locali. Così ci siamo conosciuti ed io gli ho raccontato di quel tale ustascia venuto al mio paese tanti anni fa. Lui fu molto interessato e voleva saperne il cognome. Purtroppo io non lo ricordavo e neppure mia sorella a cui lo avevo chiesto per telefono-
Ho rivisto con piacere anche la foto di Peppino Gliozzi, divenuto mio cugino per il matrimonio con Annina, figlia del fratello di mio padre di cui Peppino era, pure, molto amico nonostante la bella differenza di età.
Ricordo anche con piacere don Ernesto, anche se mi è più presente don Ciccillo che, a suo tempo, era noto a Platì per la grande velocità con cui diceva messa.
Insomma, son tornato un po’ “pratioto”, dopo essere stato un po’ ramingo perché, dai 10 anni in poi, ho vissuto a Locri, Bovalino, Reggio, Modena, Torino, Palermo, Bolzano, Trento e poi, da tempo, a Roma.
La ringrazio ancora dell’opportunità che mi ha fornito, mi complimento per gli appropriati versi di Giorgio Caproni che ha trascritto sul libro e le accludo, di seguito, un elenco di curiosità che mi rimangono. Non si senta in alcun modo obbligata. Se può, se ne ha il tempo e quando ne ha, mi dia qualche informazione. Trasmetta i miei saluti, se ne ha occasione, anche a zie e zii paterni.
Con un vivissimo ringraziamento finale. Le invio un cordiale Abbraccio
Carlo Zappia.


*Lo stesso ricordo è già stato riportato  da  Carlo Zappia di Pasquale e Caterina Lentini, meglio conosciuto come Carletto - primo cugino e più avanti con gli anni e lo potete confrontare qui:

Nella foto di apertura Carlo e Isabella Zappia di Giuseppe e Luly Carmelina
a seguire una manifestazione di Balilla sul finire degli anni '20 a Platì.Le foto appartengono a Isabella Zappia che le ha gentilmente messe a disposizione.
Andrey Zvyagintsev il regista del titolo di oggi è un direttore russo, Tarkovskiano più dello stesso Andrej Tarkovkij.





 


Nessun commento:

Posta un commento