Roma,
16 maggio 2021
Gentile
Signora Rosalba
Ho ricevuto con molto piacere “I love Platì” ed
anzitutto la ringrazio per l’attenzione che ha voluto riservarmi. Avrei voluto
scriverle già da qualche giorno, ma avendo cominciato a leggerlo ho preferito
prima finire la lettura.
Così sono andato col pensiero a circa 70/80 anni
fa ritrovando circostanze, persone e luoghi della mia fanciullezza, con
particolare riguardo a Pasqualino, amico carissimo dell’infanzia.
Alcune cose mi hanno coinvolto maggiormente: lo sforzo,
talvolta fallito, di comprendere il dialetto di lettere e poesie, la bella
protesta di Pasqualino ad alcuni importanti giornali ed il rivivere alcune
vicende che, sia pure marginalmente, mi hanno, a suo tempo, interessato.
Una riguarda la famiglia Tassone. Io ho
partecipato ai funerali di Don Giacomino che era gerarca fascista, come si
diceva allora, ed ha avuto un funerale con tutto il rituale che allora si
usava. Ero un “figlio della lupa” ed ho partecipato in divisa, naturalmente
inserito nelle organizzazioni tipiche del regime.* Lo ricordo come una
faticaccia ed una grande sudata. Ricordo, ancora, che da indizi e mezze parole
dei grandi da me percepiti, avevo intuito, negli anni seguenti, che Giulia era
sua figlia. Lei era alunna di mia madre, maestra a Platì, assieme ad un
gruppetto di belle ragazze (Lisetta Zappia poi sposata con l’avvocato Murdaca
di Locri, Lisetta Fera, Mariolina Galatti, una cugina di Pasqualino di cognome
Miceli ed altre). Erano tutte molto affezionate a mia madre ed essendo io nato
proprio quando loro avevano cominciato la scuola, appunto con lei, mi hanno per
anni riempito di attenzioni e carezze.
I discorsi sottovoce si riferivano anche all’altra
figlia, Peppinuzza. Si era sposata, in modo imprevisto, mi pare di ricordare,
con un “ustascia” croato, scappato dal suo paese per motivi politici, accolto
in Italia dal partito fratello (P.N.F.) ed inviato a Platì. Dopo l’inizio della
guerra quando noi avevamo occupato la Jugoslavia, gli “ustascia” avevano preso
il potere in Croazia e lui era rientrato, portandosi dietro la famiglia, e
doveva essere diventato un personaggio importante. Mi pare che Peppinuzza avesse mandato delle
foto della villa dove vivevano e, a Platì, molto si diceva dell’aspetto
sontuoso di questa dimora.
Poi le cose sono tracollate, lui è stato ucciso e
non credo dai nazisti – ustascia e nazisti erano alleati – ma nella spietata
guerra civile che là imperversava in contemporanea alla guerra mondiale.
Ho auto modo di parlare di loro anche uno o due
anni fa. Io faccio il volontario presso una parrocchia romana e mi occupo di
assistenza ai bisognosi. In tale veste ho conosciuto un giovane frate
cappuccino croato che studia in una delle tante università ecclesiastiche
romane. A Roma questi studenti sono molti e sono mandati a fare pratica ed a
dare una mano nelle parrocchie locali. Così ci siamo conosciuti ed io gli ho
raccontato di quel tale ustascia venuto al mio paese tanti anni fa. Lui fu
molto interessato e voleva saperne il cognome. Purtroppo io non lo ricordavo e
neppure mia sorella a cui lo avevo chiesto per telefono-
Ho rivisto con piacere anche la foto di Peppino
Gliozzi, divenuto mio cugino per il matrimonio con Annina, figlia del fratello
di mio padre di cui Peppino era, pure, molto amico nonostante la bella
differenza di età.
Ricordo anche con piacere don Ernesto, anche se mi
è più presente don Ciccillo che, a suo tempo, era noto a Platì per la grande
velocità con cui diceva messa.
Insomma, son tornato un po’ “pratioto”, dopo
essere stato un po’ ramingo perché, dai 10 anni in poi, ho vissuto a Locri,
Bovalino, Reggio, Modena, Torino, Palermo, Bolzano, Trento e poi, da tempo, a
Roma.
La ringrazio ancora dell’opportunità che mi ha
fornito, mi complimento per gli appropriati versi di Giorgio Caproni che ha
trascritto sul libro e le accludo, di seguito, un elenco di curiosità che mi
rimangono. Non si senta in alcun modo obbligata. Se può, se ne ha il tempo e
quando ne ha, mi dia qualche informazione. Trasmetta i miei saluti, se ne ha
occasione, anche a zie e zii paterni.
Con un vivissimo ringraziamento finale. Le invio
un cordiale Abbraccio
Carlo Zappia.
*Lo stesso ricordo è già stato riportato da Carlo Zappia di Pasquale e Caterina Lentini, meglio conosciuto come Carletto - primo cugino e più avanti con gli anni e lo potete confrontare qui:
Nella foto di apertura Carlo e Isabella Zappia di Giuseppe e Luly Carmelina
a seguire una manifestazione di Balilla sul finire degli anni '20 a Platì.Le foto appartengono a Isabella Zappia che le ha gentilmente messe a disposizione.
Andrey Zvyagintsev il regista del titolo di oggi è un direttore russo, Tarkovskiano più dello stesso Andrej Tarkovkij.
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