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lunedì 1 febbraio 2021

La prova del fuoco [di John Huston - 1951]



Quando passa trionfante il carro falcato della MORTE, i nostri cuori tremano, le nostre fronti s'incurvano.
Lacrime e gemiti accompagnano il rombo del carro funesto che s'invola dietro la soglia misteriosa d’un camposanto dove l’Angelo della Fede conforta i superstiti con la dolce musica della speranza. Perché si piange, perché si geme quando una creatura chiude gli occhi al sole per riaprirli alla luce eterna di DIO?
Si piange e si geme perché la nostre debole natura è così fatta: sgorga irresistibile il sangue da una ferita corporale, sgorgano irrefrenabili le lacrime da una ferita ideale.
Ma, l'anima nostra deve rimanere ferma e serena nella sublime certezza che il trapasso non rappresenti la fine ma solo il principio dell'immortalità.
Signori,
noi siamo qui per onorare un uomo prematuramente scomparso che condusse la sua non lunga esistenza nel sacro tempio della famiglia, lavorando tenacemente amando fedelmente soffrendo crudelmente ma confortato da quella pacata rassegnazione che sorregge i credenti e che deriva dalla profonda convinzione che la vita terrena altro non sia che un periodo di prova per meritarsi una vita migliore e imperitura.
E questa prova, che per tutti è dura, per Francesco Miceli fu durissima.
Due stelle accompagnarono sempre senza mai velarsi i 64 anni del suo terrestre pellegrinaggio: la stella del dolore, la stella del dovere!
Dolore
Quando ancora è bambino, scoppia sul suo capo la folgore della sventura, perché gli occhi di sua madre si chiudono, perché il cuore di sua madre si spegne e il piccolo resta nel buio nel freddo - solo - all' inizio di une strada che sarà un calvario!
Le necessità dell'esistenza costringono il padre e sposare un'altra donna, la carezza della matrigna acuisce nel cuore dell’orfano il tormento della mamma perduta. Perché se ogni altro vuoto può colmarsi, il vuoto che lascia una madre è un abisso che nessuno immensità potrebbe riempire.
Quando e appena adolescente, in una notte di terrore, sopra uno sfondo di tenebre impenetrabili, tra gli urli di una moltitudine impotente, la sua casa arde come una fornace.
Un essere umano è sottratto a quel rogo crepitante.
II povero corpo affumicato e nero vien deposto all'aperto sulla piazza ...
Ma l'aria fresca, ma l’aria pura della notte non trovano più la via …

Nota di Rosalba
Francesco Miceli nacque il 4 giugno 1873 da Giuseppantonio Miceli (classe 1827) e Rosa (Mariangela) Zappia (classe 1847).
Era il terzo dei 4 figli della coppia ed unico a sopravvivere. La madre morì a trent'anni ed il padre si risposò con Marianna Pangallo da cui ebbe 3 figlie: Rosa, Anna (deceduta a 1 mese) e Francesca. Rosa sarebbe diventata monaca di casa e "santona", Francesca sposò un Trimboli (perlinu).
Giuseppantonio, che nei documenti ufficiali risulta come sartore, morì tragicamente cercando di spegnere l'incendio (doloso?) che stava distruggendo il suo allevamento di bachi da seta.
Francesco si sposò una prima volta nel 1895 con Maria Treccasi da cui ebbe un figlio, Giuseppe, detto "u Tonga". Rimasto vedovo, sposò in seconde nozze Giuseppa Caruso (vedi https://iloveplati.blogspot.com/2020/12/the-grandmother-di-david-lynch-1970.html) da cui ebbe 9 figli. 
Di mestiere era macellaio e abitava in via San Pasquale sopra il proprio negozio. Lo chiamavano "u sordateju".
Sviluppò una malattia, la gotta, che gli impediva di camminare e di fare le scale. Era la moglie a portarlo sulle spalle giù fino alla bottega di cui si occupavano i figli Antonino e Domenico. Morì nel 1937.

Il testo pubblicato in apertura è stato concesso gentilmente da Pina Miceli figlia di Nino e Maria Strangio. Di padre in figlia è attribuito a don Giacomo Tassoni Oliva, ma ad un’attenta lettura - sebbene dattiloscritto e tronco - equiparandolo ad altri dello stesso genere e tenore, il testo potrebbe essere legittimamente ricondotto ad Ernesto Gliozzi il vecchio.
Conviene ricordare ancora una volta, al di là delle attribuzioni autoriali, la vivacità intellettuale che attraversava il paese in quel periodo storico che va dai primi del secolo all’inizio del secondo conflitto mondiale.


Francesco Miceli di recente è apparso qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2020/12/the-grandmother-di-david-lynch-1970.html

Nella foto: alla vostra sinistra sul davanti Cata, Francesco Miceli, Cristina e Pasqualino; alle loro spalle Peppina Caruso e Maria.

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