“Del resto l’ambiente nel quale viveva la
ragazza era saturo di connessioni simboliche asserite con grande serietà e
senza il minimo dubbio”. Ernesto De Martino, La terra del rimorso, 1961
Ritengo
il racconto di Saro Zappia, qui apparso,* come il più importante sin ora
pubblicati. Se non altro per il suo carattere etnoantropologico,
socio-culturale, psichiatrico e psicologico. Chi ha dimestichezza con i testi
di Ernesto De Martino o quelli di Sigmund Freud vi trova un’enorme quantità di
informazioni che spiegano il carattere, il comportamento e il subconscio di
Nnuzza, la protagonista. Tutto questo è confermato da una conversazione con
Filippo Zappia, fratello di Saro. Nnuzza di cognome andava Catanzariti ed in
casa del Surrosariu era tata e
collaboratrice domestica. La casa dove abitava alla Pietra d’Angela l’aveva
acquistata da Domenico «u giarruni» Catanzariti, e là trascorse il resto della propria
esistenza. Quella dove era nata sul finire del XIX° secolo, all’Ariella, catoiu nel testo citato, era un mono
locale di quattro metri per quattro circa, con alle spalle l’aperta campagna. L’episodio,
drammatizzato da Saro Zappia, come molti possono ricordare, è realmente
accaduto. Se Rosario Zappia si fosse dedicato alla vita letteraria più che a
quella forense, forse avrebbe eguagliato Pasqualino Perri se non superato, e
noi avremmo avuto un altro generoso letterato a cui far riferimento.
*https://iloveplati.blogspot.com/2022/04/la-colomba-non-deve-volare-di-sergio.html
Questa volta anonimo è il fotografo.
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