Powered By Blogger
Visualizzazione post con etichetta Once upon a time in Platì. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Once upon a time in Platì. Mostra tutti i post

giovedì 17 giugno 2021

Sette note in nero - Rivali in copertina


Devo le copertine in apertura al Gentilissimo Signor Saverio Liardo che continua con accanimento le sue ricerche su Mons. Mario Sturzo (1861-1941) già vescovo di Piazza Armerina EN e fratello del fondatore del Partito Popolare Italiano. Il Signor Liardo era intervenuto con un commento qui:
interessato alla recensione del libro Rivali da parte di Francesco Portolesi (1883-1951) apparsa sulla rivista  LA SCINTILLA di Matera il giorno di San Valentino del 1904.

 

venerdì 19 marzo 2021

Sette note in nero [di Lucio Fulci - 1977]

FRANCESCO PORTOLESI
1883-1951




BRICCICHE DI CRITICA

RIVALI (1)

La lotta è tenacemente gagliarda.
E nessuno con freddo indifferentismo assistere a questa pugna vitale, a questa battaglia aspramente acre, che si combatte da anni e ne durerà ancora molti, prima che il sole fulgido della vittoria, spunti sul fosco orizzonte sociale. E’ una tenzone che ha interessato e continua ad interessare tutti, da i letterati e pubblicisti agli uomini eminentemente politici, dai cattolici ai miscredenti, dalla Chiesa allo Stato; è una tenzone che chiederà ancora molte vite, molto sangue, molti martiri. I due eserciti che si contendono palmo a palmo il terreno, dovranno sostenere, chi sa fino a quando, le fatiche penose del campo.
Invano le turbe, anelanti alla pace serena, spingono lo sguardo scrutatore lontano nelle tenebre fitte della notte, aspettano se qualche raggio furti qualche raggio furtivo brilli tra le nubbi gravide di tempesta, se qualche lembo d-azzurro accenni, speranzoso dall’alto. E si rivolgono quasi spaventate, quasi atterrite, dal sinistro bagliore dei lampi di sangue, dal cupo rombare del suono d’ imminente infuriare della tormenta.
Di chi sarà la vittoria? Non è lecito dire. Ambo gli eserciti pugnano con ardore e coraggio grande. Dall’una parte e dall’altra non mancano duci animosi, capitani esperti, che si battono da eroi, per il trionfo del loro ideale.
Quale dunque dei due eserciti, intonerà per primo esultante, il peana sublime della vittoria? L'evento dei fatti ci saprà dire con certezza! A noi, non resta che combattere con coscienza di soldati animosi, a cui tornerebbe sommante ignominioso l’appellativo di codardi.
E la questione sociale per l’appunto, ha dato argomento ad uno dei tanti collaboratori de «La croce di Costantino», di scrivere un grosso ed interessante volume di seicento pagine circa.
(1) Eneleo della croce di Costantino – RIVALI - Tip. Giustiniani – Caltagirone, 1903
 
Eneleo — i lettori questa Volta debbono contentarsi dello pseudonimo, ché la grande modestia dell’autore non gli ha permesso di mettere in capite libri il suo vero nome di battesimo — tratta appunto del socialismo e della d. c. in questo romanzo attraentissimo. Egli ha voluto darci (non per il primo) il romanzo addirittura sociale. E dico giustamente «non per il primo» che, se non m’inganno, questa nuova specie di romanzo, era stata tentata con esito felicissimo, da un baldo cavaliere di giustizia figlio della forte Biella. Il cuore sanguina di angoscia e tumultuano nell’alma, profondamente addolorata i palpiti, che ricordano le memorie blande, al semplice e caro nome di D. Guelpa. Questa speranza nera — come spregevolmente l’avrebbe chiamato l’autore di Anticaglie sentiva, nel vergine animo di giovine ventottenne, tutto l’ardore, e l’entusiasmo d’un degno ministro di Dio, e ci aveva dato Ribelli, dove è tutta ritratta la turba immiserita, che chiede tumultuando «pane e lavoro».
Sfogliando «Rivali» mi è passata, come in un gigantesco cinematografo, tutto il mondo sociale moderno. E non rare volte anzi, mi è toccato di accalorarmi talmente nella lettura, che provavo l’illusione d’essere di fronte agli avversari, in carne ed ossa.
Facilmente si riesce a capire, come deve averle viste e sentite, l'A. quelle scene, per ritrarle al vivo sì magistrevolmente. Egli deve essere davvero un animoso paladino per l'Idea, un entusiasta convinto della d. c., per parlarne con tanto calore. Io, francamente, ho sentito battere, dentro l'animo commosso, quasi tutte le corde di che il cuore umano è capace. Ed ho amato e abborrito, e ho palpitato e pregato, ho avuto fremiti di gioia e parole di odio, con tanti personaggi che mi passarono sotto gli occhi, ritratti con fedeltà grande, con perizia somma; messi in una luce sfolgorante, che ce li fa tutti comprendere, in tutto il loro carattere di ributtante cinismo o di sconfinata simpatia.
Lucio Desmeto è una di quelle creature, che si è quasi costretti ad amare per forza; è una di quelle coscienze moderne tutta virilità ed ardore. Egli, forte della fortezza che viene dalla santità della causa difesa, per nulla cede dinanzi ai nemici malignamente isleali, che vorrebbe ad ogni costo atterrarlo. La sua volontà, dalla tempesta d’acciaio, sa resistere anche di fronte alle vigliacche insinuazioni e alle grette utopie di cattolici che non son cattolici. Ed anche allora che uno dei suoi più cari compagni di lotta - il Gentile - osa, non si sa il perché, battere ritirata, Lucio non si scoraggia per questo. I vinti di oggi saranno i vincitori di domani. No, egli non è di quei cattolici, che si rintanano paurosi nel guscio di vecchie tradizioni, e vedono lo zampino del diavolo in ogni opera moderna. Lucio sente nel cuore, potentemente, la religione del Cristo, e per essa e con essa combatte, colla parola del Vangelo sul labbro e l’amore del Nazareno nel petto. E se il suo cuore è già promesso ad una creatura - Maria Dorsoli - non è un amore terreno il suo.
E' un amore santo, che non gli impedisce punto di combattere sempre, con crescente ardore, per il trionfo della sua nobile Idea.
E per l'Idea, Lucio ha fatto e farà dei sacrifizi grandi; per l'Idea non si risparmierà, a fatiche e dolori; per l'Idea non potrà, né vorrà lasciare il cammino intrapreso, lasciando talvolta brandelli sanguinolenti di vita tra rovi e cardi.
E l'avv. Porro – l’avversario di Lucio e direttore del circolo Marx – non è egli la sintesi del socialismo contemporaneo?
Ed anche egli si batte per il trionfo del suo ideale. Ma il suo non è il valore del soldato coraggioso, tutto fuoco pei nemici della sua patria; è il valore del mercenario prezzolato, cui un acuto desiderio di bottino chiama in battaglia.
Anche egli vorrebbe essere un idealista puro sangue, ma non riesce che un volgare impasto d'immoralità e intrighi; è l’uomo-bruto che non sa fissare il sole, pago soltanto di strisciare sulla palude bruna di tutte le porcherie dei bassi fondi cittadini.
Anche Bista Porro ama Maria, ma di quale amore, ognuno può facilmente comprendere. Né dovranno maravigliarsi i lettori, quando egli, abbandonando circolo e compagni prende il volo per ignoti lidi, unitamente alla moglie di un suo carissimo amico.  Per me, in breve, ne l'avv. Porro, ho trovato ritratta tutta l'indole del socialismo odierno: indole apertamente immorale, antireligiosa e antidemocratica.
Altro personaggio di «Rivali» è Maria. Ella è una di quelle giovani, frutto della società laica, senza fede, senza speranza, col riso beffardo e sprezzante dello scetticismo più torvo. Dopo le varie sventure toccatele, Maria, quasi intravede il sentiero delia fede cristiana. E dico quasi, perché l'A. non la fa convertire del tutto, e il perché non dice; Che forse sotto la snella figura di Maria, l'A. voglia adombrare la società moderna? Ebbene oggi - cosi il padre Maltese - le conversioni sono molto rare, e le plebi, che
attendono dinanzi, alle piazze delle nostre Chiese, non sanno decidersi ancora ad entrarvi, per purificarsi nei lavori salutari della fede.
Altre figure minori del romanzo, ci passano dinanzi agli occhi, per ogni pagina, descritte, o meglio ritratte con mestizia grande: sono anzi delle continue fotografie, tutte nitide, tutte luminosissime. Vi sono pagine davvero belle, bellissime proprio, che lasciano un solco grave nel cuore di chi legge e rivelano nell'A. un psicologo profondo. A lui un evviva di cuore, e un augurio sincerissimo.
Lo vorrei, dare ai lettori in saggio, ma mi trovo alquanto imbarazzato nella pelle, fra tante pagine di prosa smagliante ed incisiva. E però - conchiudo col medesimo padre Maltese - li consiglio a prendere fra le mani il volume, per gustarne tutte le bellezze e giudicarne con sincerità, se noi non abbiamo trovato in esso il nostro romanzo sociale.
FRANCESCO PORTOLESI
LA SCINTILLA QUOTIDIANO DELLA DOMENICA  ANNO V – N. 7  Matera 14 febbraio 1904


NOTA - Dubito che questa pubblicazione la leggeranno in molti, per questo sono ricorso all'immagine d'apertura di Giuseppino Mittiga medico chirurgo. Come difficile è stato scoprire l'autore dei libri recensiti dal quasi prete successivamente segretario, Francesco Portolesi: Mario Sturzo (1861-1941) vescovo di Piazza Armerina EN, fratello del più noto Luigi.   

martedì 23 febbraio 2021

Rullo di tamburi [di Delmer Daves -1954]

Michele Trimboli alias u Giamba
Platì, 1923 - 2006

Seminara, un personaggio indimenticato
Madonna dei Poveri
Quando “u tamburinaru”
Era l’uomo della festa
“Michele u Giamba” ogni primo agosto arrivava a piedi
dalla sua Platì, che ora vorrebbe intitolargli una strada

Antonio Ligato
SEMINARA
 
Quando venti anni fa, al corteo storico di Carlo V prese parte come figurante Michele Trimboli conosciuto da tutti come il “tamburinaro u Giamba” moltissimi si complimentarono con quest’uomo che pareva uscito dalla penna di Marino Moretti, il poeta crepuscolare della poesia “Il Burattinaio”. Ecco tornare alla memoria la figura di Michele u Giamba “tamburinaru”, nato l’8 ottobre 1923 a Platì.
Faceva la sua apparizione il primo di agosto, mese dedicato alla Madonna dei Poveri. E come un povero pellegrino, perché povero era davvero, il nostro personaggio giungeva nella cittadina della Piana, dopo aver camminato per tre giorni partendo da Platì. Attraversava la montagna che separa lo Jonio dal Tirreno, con sulle spalle il suo fedele tamburo. Uno strumento invecchiato assieme a lui. Passava le notti sotto il cielo stellato dove persino il rumore dei ruscelli gli suonava come la voce di un amico. Si nutriva di bacche selvatiche e si bagnava la bocca con la brina delle foglie degli alberi. Giorni di cammino. Affrontati da Michele, lasciandosi dietro il massiccio di Pietra Cappa. Scivolava giù attraverso lo Zomaro con vista sulla Pana di Gioia Tauro. Ancora chilometri e chilometri, per giungere, sfinito davanti alla Basilica della Madonna dei Poveri.
Il suo tamburo faceva sentire la voce già alle prime case, animandole di frotte di bambini che capivano dal suo arrivo di essere entrati nel clima della grande festa. Era salutato e attorniato, Michele u Giamba, e qualcuno provvedeva sempre a rinfocillarlo. Sorrideva, Michele, gli occhi si illuminavano su quel viso scarnito dalla fatica e dalla fame. Ringraziava, con semplicità. Tutti rispettavano quell’uomo minuto, asciutto, capelli brizzolati e spettinati, il fedele tamburo a tracolla.
Seminara diventava così per il periodo della festa, il paese di Michele. Giorno e notte per strada e nelle piazze. E quando si spegnevano le luci dei rosoni colorati, Michele trovava riposo distendendosi sui sacchi di farina del panificio Ciappina, a pochi passi dalla Basilica dei Poveri. Per riprendere di buon mattino, il consueto giro, protagonista di un piccolo mondo muto e irreale, che faceva felici tanti bambini. A chi gli chiedeva il nome e cognome, rispondeva semplicemente: Michele u Giamba. A lui, qualcuno a Platì sta pensando di dedicare una via.
( … )
Testo e foto: GAZZETTA DEL SUD, 1 agosto 2011

 

 

lunedì 22 febbraio 2021

Patto a tre [di Jack Donohue -1965]


Con la presente scrittura privata da valere per ogni effetto di legge, noi qui sottoscritti coniugi Zappia Filippo Antonio fu Pasquale e Gliozzi Serafina fu Francesco, nonché Mittiga Rosario fu Francesco adeveniamo al seguente contratto racchiuso nelle condizioni seguenti:
1° Noi coniugi Zappia Gliozzi daremo in fitto al Mittiga che vi accetta, per la durata di anni sei = 6 = a datar da oggi e finirà al quattro Settembre millenovecentotrentaquattro un fondo di nostra pertinenza denominato Rocca in contrada Panteforo in questo di Platì, di natura aratoria con ulivi, ghiande e fruttiferi, limitato per due lati Gliozzi Luigi, Oliva Cav. Michelino e strada Emulumenti =
2° La mercede locativa d’accordo pattuita per lire duemila £. 2000 per tutta la durata del fitto, somma pagabile all’atto del presente contratto come noi coniugi dichiariamo di averla già ricevuta dal Mittiga.
3° Noi coniugi riserbiamo soltanto su tal fondo la mettà dei frutti, cioè fichi, fichidindia, peri erbaggi quando vi sono, nonché ortaggi se vi sono, mentre ulivi e ghianda sono esclusivi del Mittiga.
4° Siccome gli ulivi per l’anno 1928-1929 sono già venduti a Riganò Antonio fu Giuseppe per quanto riguarda i soli frutti di ulivo la durata del fitto finirà Giugno millenovecentotrentacinque 1935 =
5° È a discrezione del Mittiga di coltivare il fondo, però se questi sarà coltivato la parte che spetta al colono va a carico di noi coniugi e Mittiga sui frutti ed ortaggi.
6° Entrambe noi coniugi e Mittiga ci obblighiamo di non arrecare danni alla proprietà ne con animali od altro.
Il presente contratto venne redatto in doppio esemplare una per ugnun di noi.
                                                                                                             Platì  3 – Settembre 1928 – VI =
Accetto come sopra Zappia Antonio fu Pasquale
Accetto come sopra Gliozzi Serafina Fu Francesco
Accetto come sopra Mittiga Rosario fu Francesco










 

lunedì 25 gennaio 2021

La questura, il questore e la questua [di Sergio Grieco -1951]


R. Questura di Reggio Calabria
Carta di riconoscimento che si rilascia al Signor Fera Antonio fu Michele e Jeraci Concetta, nato a Platì il 18 marzo 1909, ivi domiciliato, munito di carta d’identità, incaricato di effettuare la questua in detto Comune a beneficio della Chiesa di S. Rocco, giusta licenza rilasciata in data odierna all’Arciprete Pipicchi Antonio.
Reggio Cal. 17 settembre 1930 VIII
                                                                               Il Questore


Nota. Per Chiesa di S. Rocco è da intendere il Duomo di Platì intitolato alla Vergine del Loreto come per Arciprete Pipicchi Antonio è da intendere Mons. Antonio Pipicelli già "comparso" qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2016/05/e-venne-un-uomo-re-ermanno-olmi-1965.html
Antonio Fera era fratello del più famoso Colonnello Mimì.



 

martedì 19 gennaio 2021

ROCAMBOLE [di Giuseppe Zaccaria -1919]


 

Nel giorno 18 Settembre 1898, cessava di vivere in Platì, il Cav. Uff. Oliva Francesco fu Arcangelo, il quale con testamento pubblico del 13 Giugno 1898, reg.to a Gerace il 19 Settembre detto anno, istituiva eredi universali della sua vistosa proprietà, i figli maschi nascituri, del proprio nipote Oliva Filippo fu Filippo.
A costui legava poi l'usufrutto di tutti i suoi beni, con dispensa dall'obbligo di fare cauzione e di fare l'inventario.
Giova notare che il giovane Filippo Oliva, era sempre vissuto a Napoli presso la propria madre Signora Contessa Luisa Ricciardi del Conte Giuseppe, la quale, se aveva a lui impartita quella educazione che a ben nato si conviene, lo avea però tenuto sempre lontano da ogni trattazione di affari. Ed è cosi, che inesperto ed inadatto ad ogni amministrazione, il giovane Oliva, si vide ad un tratto alla testa di un vistoso patrimonio del quale sconosceva l'entità ed il modo onde bene sfruttarlo ed amministrarlo.
E, per colmo, egli, non avvezzo al luridume di una camorra nauseosa, facilmente fu adescato dalle lusinghe di certi avidi vampiri, che in breve tempo riuscirono a dilapidare quello che dovea essere inesauribile patrimonio.
E sorsero così ingenti crediti contro il defunto; in gran parte estinti col patrimonio particolare del Sig. Oliva, ed in parte poi vennero acclarati mercé sentenze estorte ai giudici con arti subdole e con raggiri di ogni sorta.
Oggi codesti crediti sono coverti dalla immunità della cosa giudicata.
Ma un giorno Oliva Filippo incominciava ad accorgersi in quali tranelli era stato tratto. Dimostra una certa diffidenza; vuole vedere meglio nelle sue cose. Ma non per questo si perde di animo la cricca dei Rocambole, ed ecco che una più splendida trovata scaturisce dalla fervida fantasia di questi egregi compari.
Si fa intravvedere a Filippo Oliva la possibilità di appianare tutte le sue pendenze mercé un matrimonio, che, se non confaciente allo stato sociale di Filippo Oliva, dal lato della nascita, certo confaciente dal lato dell`interesse.
E se ne intavolano le trattative e si giunge perfino alla stipulazione dei capitoli nuziali, che contengono la dichiarazione debitoria del povero Oliva, l’alienazione a favore del padre o della promessa sposa di oltre trecentomila lire di proprietà. E l’intento e raggiunto.
Cosi legato mani e piedi, viene umiliato poi da una indecorosa ripulsa. Ed è in quel torno di tempo che si foggia, si crea il credito Zappia; che se ne forma una sentenza; che si giunge persino alla subastazione di varii stabili, in gran parte aggiudicati al dottore ed in parte dallo zio Rosario Zappia. È noto ormai, nonché nel Circondario, nell’intera provincia, come e con quali mezzi, un intero casato Zappia. sia riuscito ad arricchirsi alle spalle del povero Oliva. Finalmente, quando tutto quello che vi era da spolpare fu de questi avvoltoi spolpato, quando la speranza di potere ulteriormente depauperare l’Oliva, svanì dall'animo di costoro, si fece ricorso ad ogni sorta di giudizii già in precedenza preordinati e preparati, e si pensò a mettere sul lastrico il povero ed inesperto Filippo.
Questi i fatti oramai noti, tanto che nelle aule serene della giustizia, in ogni tempo venne l’Oliva ritenuto come inadatto ad amministrare le proprie sostanze. (...)
Gerace 24 Marzo 1906

Nota. ROCAMBOLE è un personaggio creato da Pierre Alexis Ponson du Terrail, passato da quei romanzi d'appendice in eroe di alcune produzioni cinematografiche italiane e francesi. Doveva essere un accanito lettore di feuilleton l'avvocato Alberto Mercurio, perché a quel genere letterario si ispira per scrivere le sue arringhe pronunciate in vari processi penali in difesa della nobile e decadente famiglia Oliva, e quasi sempre contro uno Zappia. Ma quello che cercava il Mercurio era il proprio tornaconto non meno attraente di quello degli Zappia in gara per fare la festa alla famiglia Oliva.

domenica 10 gennaio 2021

Il giudice e il suo boia [di Maximilian Schell -1975]



In nome di sua Maestà
Vittorio Emanuele Secondo
per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia
La Giustizia Conciliatrice di Platì nell’udienza del giorno undici maggio 
mille ottocento settantatre ha pronunziato la seguente sentenza

Nella causa tra il Signor Don Francesco Gliozzi fu Domenico commerciante domiciliato e residente in Platì attore comparente in persona
E Giuseppe Lentini fu Arcangelo, bracciale domiciliato in Platì, contumace alla prima udienza oggi comparente
L’attore ha conchiuso per la pronta consegna di un cafiso e mezzo d’olio dovutogli o al pagamento del suo importo in lire trenta e per le spese del giudizio.
Il convenuto ha riconosciuto la sua obbligazione quale ... di Ferdinando Miceli e per debito proprio.
Atteso che la confessione giudiziale fa piena prova in giudizio contro il suo ...
Per tale motivo
Noi Francesco Oliva Giudice Conciliatore del Comune di Platì, per borgo San Nicola inferiore, deffinitivammente condanniamo il convenuto Giuseppe Lentini alla pronta consegna di un cafiso e mezzo di olio di oliva, ovvero al pagamento della somma di lire venticinque e centesimi cinquanta a favore dell’attore Don Francesco Gliozzi, ed alle spese del giudizio liquidate in lira una e centesimi novanta, fuori la spedizione della presente sentenza. Il Giudic Conciliatore firmato Francesco Oliva. Giudicato e pubblicato in Platì nella sala di udienza oggi sudetto giorno mese ed anno presenti ambo le parti
Comandiamo a tutti gli uscieri richiesti ed a chieunque spetti di porre in esecuzione la presente sentenza, al Ministero Pubblico di darvi mano, a tutti i Comandanti ed Uffiziali della forza pubblica di concorrervi con essa ed altri ove saranno legalmente richiesti.
Per ispedizione
rilasciata a richiesta dell’attore Signor Don Francesco Gliozzi oggi li due Giugno mille ottocento settantatre in Platì
Visto
Il Giudice Conciliatore
Francesco Oliva

L’anno mille ottocento settantatre, il giorno diciotto Giugno in Platì
ad istanza di Don Francesco Gliozzi, fu Domenico domiciliato in Platì, io Francesco Mittiga usciere presso la Conciliazione di Platì, ove domicilio, ho notificato la soprascritta sentenza e suo contenuto a Giuseppe Lentini fu Arcangelo, bracciale domiciliato ivi, acciò ne avesse piena coscienza e per tutti gli effetti di legge
Nello stesso tempo e col medesimo atto gli ho fatto precetto in nome del Re e della legge di pagare prontamente all’istante la somma di lire venticinque e centesimi cinquanta, oltre le spese liquidate e da liquidarsi, con diffidamento che e lassi cinque giorni si dovrà procedere al pignoramento de’ mobili
Copia della sopradetta sentenza e del presente atto debitamente collazionata e firmata l’ho lasciato nel domicilito di esso Lentini nelle mani di sua moglie
costa l’atto presente centesimi trenta
L’Usciere
+ Mittiga

giovedì 7 gennaio 2021

Sette in bella scrittura [di Vincenzo Leone -1918]



Pagella scolastica per l'anno 1946 - 1947
di Domenico - Mimmo - Diaco 
nato in Oppido Mamertino da Giuseppe e Iolanda Mittiga
Scuola elementare sita in via Duomo
Insegnante Teresa Galasso

 

domenica 20 dicembre 2020

Un cuore in inverno [di Claude Sautet -1992]


 Tota (nata Maria Antonia) Zappia
di Pasquale e Caterina Lentini
10 maggio 1927 - 20 dicembre 2020
Maestra delle elementari

giovedì 17 dicembre 2020

Baci carezze e pugni [di Gregory Ratoff -1942]



Confraternita di Maria S.S. del Rosario in Platì 
ììììììììììììììììììììììììììììììììììì 

N° di Prot.
Oggetto – Deliberazione

Eccellenza Reverendissima, 

Onoromi umiliare all’approvazione dell’E.V.Rev.ma l’acclusa deliberazione dell’Assemblea della Confraternita, che fa obblicgo alle sorelle ascritte alla medesima d’intervenire solamente agli accompagnamenti funebri dei Congregati.
Bacion con devozione il Sacro Anello e chiedendo la S. benedizione per me e Congregati

Umilissimo 
Marando Domenico Priore 

Platì lì 12/ 5 1929 VII

Non approvata

Il documento, gentilmente concesso, è custodito presso:
Archivio Storico Diocesano “Mons. Vincenzo Nadile”
Diocesi di Locri – Gerace
ASDLG

 

lunedì 19 ottobre 2020

Imputato alzatevi [di Mario Mattoli - 1939]

 Chi è senza peccato ...


Perquisiti i registri penali esistenti nella cancelleria della Pretura sul conto di Gliozzi Francesco fu Domenico di Platì si è rinvenuto ciò che segue
1 Crontravvenzione all’articolo 43.legge di Pubblica Sicurezza a 24 Luglio 1871. Con sentenza 26 Agosto detto anno condannato a lire quattro di Ammenda
2 Contravvenzione alla legge metrica decimale a 9 Novembre 1872. Con sentenza 30 detto
condannato a £ Cinque
... si rilascia il presente a richiesta dell’interessato
Ardore 1 Aprile 1879 
Il Cancelliere 
AntonioPortaro 

Visto
Il Pretore
Ant.Aguntini


Specifica 
Carta 0,60 
Dritto 1,00 
Lire 1,60

sabato 13 giugno 2020

Big Wedding [di Justin Zackham, 2013]




A Condojanni (Reggio Cal.) sono state celebrate nei giorni scorsi le nozze della gentile signorina Chiarina Principato di Gaetano, coll’egregio giovane Giuseppe Zappia da Platì, fratello del collega ed amico Carlo Zappia collaboratore da Parigi del nostro “Via Veneto” e della “Gazzetta del Popolo”.
VIA VENETO HEBDOPONTINS-IMPERTINENZE- WEEKLEY GOSSIP- CHISTES & C.

Questa pubblicazione è frutto di Francesco di Raimondo


domenica 3 maggio 2020

Con le mani pulite [di Sergiu Nicolaescu, 1973]



Dall' ANNUARIO DELL’AGRICOLTURA ITALIANA 1930 VIII

Frantoi (eserc.): Oliva Michele, Furore Giosafatte, Mittiga Francesco, Lentini Francesco, Oliva Francesco
Molini (eserc.): Marando Antonio, Marando Rocco, Marando Francesco, Marando Domenico Antonio, Miceli Giovanni, Creazzo eredi Luigi.
Olio d’oliva (prod.): Furore cav. Giosofattino, Oliva cav. Michele, Mittiga Giuseppe, Zappia Rosario, Oliva F.lli, Zappia Filippo, Mittiga Giuseppe.

Le mani pulite le avevano, ovvio, i gnuri sopra citati.

domenica 19 aprile 2020

Mammina cara [di Frank Perry, 1981]


«Cara Francesca, amata collega, per noi sei sempre stata di grande esempio: per la tua preparazione professionale, per il tuo comportamento signorile e per la tua distinta saggezza. Ti prodigavi in favore del prossimo sofferente perché tu l'amavi. Ti bastava solo di renderti utile, senza mai badare alle tue
sofferenze fisiche...»
(Sig.na Zemira, a nome delle Ostetriche della Zona di Locri)

«... Siete stata per tutto il popolo di Platì la maestra di vita, l'amica, la sorella, la mamma. E oggi, sono proprio le mamme di Platì a sentire maggiormente il vuoto che avete lasciato. Ma resterà sempre vivo il ricordo della vostra abnegazione, del profondo attaccamento al lavoro che ha minato la vostra salute e vi ha improvvisamente stroncata»
(Prof, Pasqualino Violi)

«Amici, l'incontro che noi facciamo in questi luoghi sono incontri di pianto di dolore e di amarezze ... Oggi questo calice di amarezza lo sente l'intero paese perché ha perso colei che con il suo sorriso sapeva portare la sua parola di conforto a qualsiasi creatura umana colpita da sciagura o anche umiliata dall'ingiustizia umana. Sembrava che il Redentore che ha creato l'universo avesse mandato Lei come angelo consolatore del nostro paese.
Cara Donna Ciccina camminavate nel paese di Platì meravigliosamente bella e amata da tutti. I vostri comportamenti e la vostra educazione facevano crescere l'amore e il rispetto nell'intera comunità. E proprio per questo, cara Donna Ciccina, se potevate risorgere per un momento e dare uno sguardo
intorno, allora sì che vedevate la grande realtà di un popolo compatto che con le proprie lacrime bagna questo feretro dove giace il corpo della nostra grande dottoressa...»
(Sig. Rocco Zappia)

(dai discorsi tenuti durante le esequie)

Donna Ciccina Portolesi, meglio nota come "a mammina", era la moglie di don Bertinu, mamma di Nino e Tota già ricordati in queste pagine.




mercoledì 8 aprile 2020

Golgota [di Julien Duvivier, 1935]

Pasqua lontana

La settimana Santa era vissuta con grande partecipazione in paese e la lettura del Passio durante le funzioni religiose non mi annoiava, anzi mi introduceva in un mondo dove Gesù era una persona conosciuta.
"... prima che il gallo canti mi rinnegherai tre volte..." rivolto a Pietro, oppure il tradimento di Giuda non erano solo parole, ma vivide immagini che mi commuovevano fino al pianto.
Venerdì Santo scrutavo il cielo sin dal mattino: la metereologia lo governava che se il tempo si fosse messo al brutto il pomeriggio non ci sarebbe stata la commemorazione e la processione per me la più bella, significativa e coinvolgente dell'anno liturgico.
Il monte Calvario delimita l'orizzonte di Platì; sulla sua cima si stagliano tre croci; cosa potevo pensare, me bambina, di più vero che quello era proprio il Golgota raccontato dalle Scritture?
Niente.
E il Venerdì Santo, quando il tempo lo permetteva, si faceva la salita verso il Monte, la folla variopinta seguiva il prete in silenzio.
Il Rito era lungo perché ci si fermava a tutte le stazioni della via Crucis fino all'arrivo in cima dove il sacrificio del Cristo si compiva sotto gli occhi della Statua dell'Addolorata e di tutti i paesani commossi.
Per me era il massimo del misticismo a cui potevo partecipare e poi...rotte le fila ci si lanciava festanti nella discesa che proprio come per incanto rivelava una natura colorata di verde e giallo i fiori della ginestra che raccoglievo con le amiche perché con quelli avremmo fatto l'inchiostro.
Non ricordo se l'esperimento sia mai riuscito, di sicuro ricordo che a casa portavo un grande mazzo che serravo su un braccio, l'altro mi serviva per dare la mano a mia madre che protettiva e silenziosa asciugava le mie lacrime per la morte di Gesù e mi rassicurava: domenica sarebbe Risorto.
MARIA MITTIGA

La foto risalente agli anni '20 del XXI° secolo è dello zio Giuseppino, u mericu Mittiga figlio di Rocco e Caterina Fera di cui conservo il negativo.

mercoledì 4 marzo 2020

Misure straordinarie [di Tom Vaughan, 2010]






                                                                                                      Domenica 31 - Luglio 932 

                                                                                                           Catanzaro 31 – VII - 32

Carissimo papà

La presente per annunziarvi che oggi mi sono ordinato avendo ricevuto la Sacra Tonsura: Non vi scrissi prima intorno a ciò, perché mi trovavo in Esercizi Spirituali. Vi mando due figurine ricordo, una per voi, l’altra per la mamma. Agli altri di casa (sorelle, fratello, parenti) le manderò fra qualche giorno perché ora non le ho pronte: Nell’ultima mia cartolina vi scrissi che sono stato promosso su tutto, ora vi avverto che anche Ernesto è stato anche lui promosso in tutto.
Vi ho scritto pure per un manto di cui ho estremo bisogno e per accertarmi che avete ricevuto la cartolina nella quale ve lo chiesi, vi dissi di rispondermi a riguardo. Ancora non ho avuto risposta alcuna. Per timore che la cartolina non si sia smarrita vi rinnovo la richiesta del manto avvertendovi che me lo dovete al più tardi per il 15 di agosto. Se avete quindi ricevuto la cartolina mia e avete già provvisto bene. Se ancora poi non avete provvisto cercate di provvedere subito, altrimenti poi capita che uscirà alla luce qualche casacca.
Raccomandate al mastro che lo faccia secondo le misure spedite, senza aumentare sia pure di un millimetro e ancora che si attenga ai miei gusti che lui ben conosce. Lo confezioni quindi con cura, come quello che fece a me due o tre anni fa, aderente più o meno alla persona e un po’ più stretto alla vita. Riguardo alla stoffa, mi rimetto ai vostri gusti, solo vi raccomando che sia di buona qualità e non troppo pesante. Baci ed abbracci cari a voi, alla mamma, sorelle, fratello e ai parenti tutti da me e da Ernesto.
Vostro aff.mo  Ciccillo
Misure
Lunghezza totale cm.  130 (centotrenta)
Lunghezza vita cm.  41 ( quarantuno )
Maniche cm.  56
Larghezza spalle cm. 20 ( venti )
Torace cm. 45 (quarantacinque )
Grossezza vita cm. 44 ( quarantaquattro )

Nella foto eseguita presso il Pontificio Seminario Teologico "Pio X" di Catanzaro lo zio Ciccillo è riconoscibile da chiunque lo ricordi.

domenica 1 marzo 2020

Fase IV: distruzione della terra - Igiene al D.D.T.






Da quando venne permesso l'impiego del DDT per usi civili, abbiamo assistito ad un costante aumento di produzione di composti chimici sempre più tossici. E questo è avvenuto perché gli insetti, in una trionfale rivendicazione del principio di Darwin della sopravvivenza degli individui più atti, si sono man mano evoluti in razze più resistenti, immuni agli insetticidi usati fino allora.
Dopo molti anni di irrorazione con DDT, i pettirossi e gli storni sono praticamente scomparsi; da due anni non vedo più cince sul mio davanzale, e quest’anno anche i cardinali se ne sono fuggiti; in tutto il vicinato hanno fatto il nido solamente un paio di tortore e, forse, una famiglia di mimi.”
RachelCarson, Primavera silenziosa, 1962












Igiene a Platì
Platì, 21 giugno
(M.F.) - Molte istanze ci vengono rivolte dai lettori a proposito della annuale disinfezione gratuita col D.D.T., che quest'anno tarda ad arrivare. Noi siamo comprensivi, e assicuriamo che se fosse in nostro potere disinfetteremmo il mondo col prezioso liquido. Ma a disinfettare questa minuscola parte di mondo platiese, ci pensi finalmente l’amministrazione comunale.  
 
A Platì si attende
la disinfezione col DDT
Nonostante le numerose istanze rivolte alle autorità sanitarie per la disinfezione annuale delle abitazioni col D. D. T. le mosche continuano indisturbate, a infelicitarci la esistenza. Nei vicini centri di Careri e Natile, molto più piccoli del nostro, la disinfezione è stata effettuata.

Platì destinato a rimanere senza D.D.T.
Platì, 22 luglio
(M.F.) - Sono passati ieri dal nostro centro alcune squadre degli operai addetti alla disinfezione delle campagne col DD.T..
Nonostante le preghiere e le implorazioni dei cittadini assetati del prezioso liquido, le squadre inesorabilmente sono passate oltre. Pare che il nostro centro non sia compreso tra quelli che debbono essere disinfettati.

Attuare a Platì
la disinfestazione col DDT
(M.F.) - Con la mancata attuazione dell’annuale disinfezione col D.D.T., le autorità a ciò preposte ci costringono a sottoporci a un cosiddetto “camoleggiamento” di terzo grado, da parte delle mosche e delle zanzare. Perché non provvedere?

Igiene pubblica a Platì

(M.F.) Richiamiamo l’attenzione delle autorità su un argomento che comincia a scottare, all'unisono con l’attuale ondata di caldo. Si tratta della disinfezione dell’abitato mediante il D.D.T., disinfezione che a Natile e Careri pare sia stata già effettuata e che a Platì pare non si abbia intenzione di effettuare.
Il provvedimento è della massima urgenza, giacché mai prima d'ora s'era visto un tal nugolo di mosche, di zanzare, etc.

Platì ha bisogno di D.D.T.

Platì, 24 agosto
(M.F.) Preghiamo il medico provinciale di interessarsi perché nel nostro centro venga, spruzzato, come ogni anno trascorso, un centinaio di ettolitri di D.D.T. contro le mosche e le zanzare.

Tutti gli articoli apparsi nell'estate del 1957 sulla  GAZZETTA DEL SUD sono di Michele Fera. 
Dubito che il libro di Rachel Carson sia mai apparso a Platì o che qualcuno lo abbia letto, e non sapremo mai  quanti ebbero a patire gli effetti di quelle nebulizzazioni continue che ricorderò sempre per l’odore che emanavano e anche perché a tutti i bambini piaceva andare per casa con quel micidiale spruzzatore che NON ADDORMENTA fulmina! Gli americani quando si trattava di cospargere la terra di veleni pensavano solo al profitto, vedi l’uso del Napalm in Vietnam.



mercoledì 26 febbraio 2020

Fase IV: distruzione della terra [di Saul Bass, 1974]




Peste suina a Platì
Platì, 18 aprile
(M. F.) - Negli ultimi giorni è scoppiata in alcune zone del nostro centro la peste suina. La notizia è stata data dal sanitario competente.
La malattia non ha ancora mietuto che poche vittime.
Igiene a Platì
(M.F.) -- Il nostro centro è abbandonato in balia delle mosche e di tutti gli altri insetti più scoccianti (ortotteri, afanitteri, ditteri atteri, lepidotteri ecc.), perché le autorità non intervengono?
Epidemia a Platì
di colera aviare 
Sì è sviluppata rapidamente nel nostro centro una epidemia di colera, aviare, che ha colpito indistintamente, galline, oche, tacchini, ecc.


In questi giorni epidemici infettanti infetti ecco gli eventi pestiferi accaduti nel secolo scorso a Platì, allora i nemici erano ortotteri, afanitteri, ditteri atteri, lepidotteri ecc e i media sociali inesistenti.
Gli articoli, di Michele Fera, sono apparsi su:
GAZZETTA DEL SUD, anno 1957