Nel
giorno 18 Settembre 1898, cessava di vivere in Platì, il Cav. Uff. Oliva
Francesco fu Arcangelo, il quale con testamento pubblico del 13 Giugno 1898, reg.to
a Gerace il 19 Settembre detto anno, istituiva eredi universali della sua vistosa
proprietà, i figli maschi nascituri, del proprio nipote Oliva Filippo fu
Filippo.
A costui legava poi l'usufrutto di tutti i suoi beni,
con dispensa dall'obbligo di fare cauzione e di fare l'inventario.
Giova notare che il giovane Filippo Oliva, era sempre
vissuto a Napoli presso la propria madre Signora Contessa Luisa Ricciardi del
Conte Giuseppe, la quale, se aveva a lui impartita quella educazione che a ben
nato si conviene, lo avea però tenuto sempre lontano da ogni trattazione di
affari. Ed è cosi, che inesperto ed inadatto ad ogni amministrazione, il
giovane Oliva, si vide ad un tratto alla testa di un vistoso patrimonio del quale sconosceva l'entità ed il modo onde bene
sfruttarlo ed amministrarlo.
E, per colmo, egli, non avvezzo al luridume di una
camorra nauseosa, facilmente fu adescato dalle lusinghe di certi avidi vampiri,
che in breve tempo riuscirono a dilapidare quello che dovea essere inesauribile
patrimonio.
E sorsero così ingenti crediti contro il defunto; in
gran parte estinti col patrimonio particolare del Sig. Oliva, ed in parte poi
vennero acclarati mercé sentenze estorte ai giudici con arti subdole e con
raggiri di ogni sorta.
Oggi codesti crediti sono coverti dalla immunità della
cosa giudicata.
Ma un giorno Oliva Filippo incominciava ad accorgersi
in quali tranelli era stato tratto. Dimostra una certa diffidenza; vuole vedere
meglio nelle sue cose. Ma non per questo si perde di animo la cricca dei
Rocambole, ed ecco che una più splendida trovata scaturisce dalla fervida
fantasia di questi egregi compari.
Si fa intravvedere a Filippo Oliva la possibilità di
appianare tutte le sue pendenze mercé un matrimonio, che, se non confaciente
allo stato sociale di Filippo Oliva, dal lato della nascita, certo confaciente
dal lato dell`interesse.
E se ne intavolano le trattative e si giunge perfino
alla stipulazione dei capitoli nuziali, che contengono la dichiarazione
debitoria del povero Oliva, l’alienazione a favore del padre o della promessa
sposa di oltre trecentomila lire di proprietà. E l’intento e raggiunto.
Cosi legato mani e piedi, viene umiliato poi da una
indecorosa ripulsa. Ed è in quel torno di tempo che si foggia, si crea il
credito Zappia; che se ne forma una sentenza; che si giunge persino alla
subastazione di varii stabili, in gran parte aggiudicati al dottore ed in parte
dallo zio Rosario Zappia. È noto ormai, nonché nel Circondario, nell’intera
provincia, come e con quali mezzi, un intero casato Zappia. sia riuscito ad arricchirsi alle spalle del povero Oliva. Finalmente,
quando tutto quello che vi era da spolpare fu de questi avvoltoi spolpato,
quando la speranza di potere ulteriormente depauperare l’Oliva, svanì dall'animo
di costoro, si fece ricorso ad ogni sorta di giudizii già in precedenza preordinati
e preparati, e si pensò a mettere sul lastrico il povero ed inesperto Filippo.
Questi i fatti oramai noti, tanto che nelle aule
serene della giustizia, in ogni tempo venne l’Oliva ritenuto come inadatto ad
amministrare le proprie sostanze. (...)
Gerace 24 Marzo 1906
Nota. ROCAMBOLE è un personaggio creato da Pierre Alexis Ponson du Terrail, passato da quei romanzi d'appendice in eroe di alcune produzioni cinematografiche italiane e francesi. Doveva essere un accanito lettore di feuilleton l'avvocato Alberto Mercurio, perché a quel genere letterario si ispira per scrivere le sue arringhe pronunciate in vari processi penali in difesa della nobile e decadente famiglia Oliva, e quasi sempre contro uno Zappia. Ma quello che cercava il Mercurio era il proprio tornaconto non meno attraente di quello degli Zappia in gara per fare la festa alla famiglia Oliva.
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