Al solito Dottor
Filippo Zappia
Oh, l’abbietta
creatura che è il Dott. Zappia Filippo! Come inverte le parti, alllor che parla
di provocazioni, di cretinismo, di faccia tosta! Figuratevi! Lui, tutt’ una
provocazione alla compassione ed allo scherno; lui, l’apoteosi del cretinismo; lui,
che à la pelle più dura di quella dell’ippopotamo, lui ... parla di tali cose! E’
da ridere. Ma davvero costui ne capisce di clinica altrettanto, quant’io d’arabo!
Lui parla
di correttezza e di scrupolosità, maggiore e rigorosa!
Lui
l’ignobile prepotenza, e la volgare sopraffazione! E dire che le sue sono tutte
cattive azioni! La sua spudoratezza non à limiti! Ha il coraggio di parlare di
buona creanza! Ma dunque à dimenticato tutto, costui! La sua ignominiosa
esistenza bestiale, la sua insulsagine, la sua ridicolagine, la sua strampalagine
..., mentecatto, tutto egli à obliato? Imbecille, ancor tutto bagnato
dell’orina dei muli, che tradizionalmente coi suoi ha menati al pascolo, o su e
giù da Bovalino pel traffico del commercio, villano insolente ed importuno, rettile
schifoso, rampollo di ibrida genia, tracotante e sicofante insieme, non vede che
per la sua infamia, ognuno ne rifugge, tante sono le azioni malvagie e prave di
che s’incornicia il riverito suo nome?! Incosciente! C’è sale a rammentarmi che
mi si è aperto sotto i piedi un baratro, quando è stato aperto dalle truffe e
dall’espoliazione di certe genti che a lui son troppo note!
Se avessi
rubato anch’io fin treppiedi e scarpe, se fosse io Carmine faccia lorda; e
qualcuno avessi fatto miseramente perire; set oltre alla mia donna ne andasse
in traccia di altre; se mi intricassi dei fatti altrui, e degli atti tutti di
altri volessi far la spia; se di tutti dicessi male i tradendo la verità; se caluniassi
i buoni; se diffidasse dei gentiluomini; oh allora si, non solo la casa, di
correzione, ma anche il carcere meriterei. E così la società sarebbe liberata
di chi introducendosi in una casa, giunge al punto di rovistare, sullo scrittoio
degli altri per essere al corrente dei fatti che interessano le diverse famiglie,
e propalarle, gioiendo del male; rattristandosi del bene che possa capitare ai
proprii simili!
Cosi,
non avverrebbe che io possa vantarmi d’avere pagati con 10 mila i baci di quella
fanciulla che il Dott. sapendo di mentire per la gola, dice che io ho vilmente
abbandonata! Cosi non accadrebbe che io posso gridare di avere tempo per sistemare
di pagare a caro prezzo gli amplessi di una donna, fosse costei pure una tale più
nota all’illustre dottore!
Così, infine,
non potrei rinnovellare al mondo il fatto che anche sulle prostitute da me possedute,
qualcuno non abbia per anco esatta la camorra!
E
nemmeno si farebbe verificato che io avessi dato della roba non mia, a tutti quei
che desiderosi di, spogliarmi, ànno abusato della mia buona fede per farsi
pagare dei debiti imaginarii con proprietà della mia eredità, sia pure se all’asta
fossero stati venduti dei cespiti, che poi furono ingranditi nell'estenzione a bene
placido degli acquirenti, e per i quali l’ultima parola ancora non è stata detta!
Tutte
le turpitudini di questa carogna puzzolente ancora del letame di che s’è infiorata
la sua vita, fra striglie, cavezze, e basti; dimostrano anche una volta di più
come il nostro animale altro che sifilide à nel sangue; egli ha la corruzione
nell’anima, e nel cuore. Sicché il fango putrido e lurido che egli con accorgimento
tenta di buttare sul viso degli onesti a tutta prova, riconosciuti da tutto il
mondo per mali, rimbalza e ricade sul viso di lui!
A
certi individui, però, è duro il constatarlo, non basta la vergogna di sostenere
delle lotte con mezzi dei quali non si può contestare la provenienza! Non basta
a certa canaglia, no, di esercitare la più largai bugia! Costoro, venuti su dai
bassi fondi, e in essi vissuti e pasciuti, costoro, dico, vogliono che nella storia
della canaglieria di tutto il mondo, resti, a caratteri cubitali, impressa la
loro, piena di vituperii e di disonore!
E così
sia!!!
Filippo Oliva dei Conti Ricciardi
Il Circo di NERONE Anno I – N. 15 PLATI’-GERACE 11 DICEMBRE 1904
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Poco si sa e poco
è rimasto de IL Circo di NERONE,
Giornale semi-umoristico con sede in Platì-Gerace. Dei 15 numeri che videro la
luce nell’anno 1915 è rimasta solo questa copia appartenuta a Ernesto Gliozzi il vecchio.
"Considerate la vostra semenza: - fatti non foste a viver come bruti -
ma per seguir virtute e canoscenza", la citazione dal Canto 26° del
Sommo Poeta posta a ridosso della testata è un monito quasi scagliato
all’intera popolazione platiese di quel tempo. Direttore responsabile,
proprietario ed amministratore il dottor Vincenzo Papalia, Il Conte Filippo
Oliva-Ricciardi redattore capo e l’avvocato Alberto Mercurio redattore.
Redazione ed amministrazione in Corso San Nicola numero civico 1. Un numero
aveva il costo di 10 centesimi delle lire di allora. Il dottor Filippo Zappia in
quel tempo era il bersaglio del triumvirato sopra citato: il medico Papalia
nella sua Istorosofia(1) del 1896, il
conte Oliva-Ricciardi e l’avvocato Mercurio(2) con vari
procedimenti penali circa i raggiri per impossessarsi dei beni del casato Oliva
di cui il dottor Zappia era accusato. Purtroppo non si hanno pubblicazioni di
eventuali difese da quest’ultimo sostenute, a meno che non si ventili l’ipotesi
che dietro Marco da Scazia (3) non si celasse che lui.
(2)https://iloveplati.blogspot.com/2021/09/la-vita-risorge-natile-gli-oliva-plati.html
(3)https://iloveplati.blogspot.com/2017/05/il-romanzo-di-un-medico-regjurgen-von.html
https://iloveplati.blogspot.com/2017/05/il-romanzo-di-un-medico-medici-di.html
https://iloveplati.blogspot.com/2017/05/il-romanzo-di-un-medico-pitazzu-di.html