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mercoledì 11 dicembre 2019

Il bosco sacro [di Léon Mathot,1939]

Ho avuto la netta impressione che il mio soggiorno fosse diventando un lento viaggio di avvicinamento al grande monolite che vedevo quotidianamente dalla finestra della cucina a casa dei nonni. Avrei voluto raggiungerla, ma un problema ad una caviglia mi ha impedito di camminare a lungo.
Non ero però preparata alla sorpresa che mi aveva riservato Mimmo invitandomi ad una cerimonia religiosa in una chiesetta vicino Pietra Cappa.
Marilisa, la sera prima, mi ha regalato alcune delle sue collane composte da un grosso pendente-fibbia di ceramica Raku ed uno spesso laccio di stoffa elasticizzata. Ne scelgo una da indossare sulla camicia. Incontro Mimmo a Bovalino da dove ci inoltriamo verso Natile sulla sua Panda 4x4 chiacchierando di amicizie comuni e di Panduri che spero diventi in futuro un altro capitolo di questa mia scoperta della Calabria. A Natile torno dopo 58 anni; mia madre vi aveva insegnato non so se per qualche mese o per tutto l’anno scolastico 61-62. Ci andavamo da Platì, lasciavamo la provinciale a Cuccumo attraversando i serri e la fiumara a dorso di mulo. Questa volta saliamo da Natile nuovo e vi incontriamo un interessante gruppo di persone che hanno dato vita alla Pro-Loco ed organizzato l’evento di oggi. Degli escursionisti del CAI di Reggio stanno salendo a piedi e si uniranno a noi sotto Petra Cappa. Riprendiamo la strada in salita verso la nostra meta: a destra ho la vallata della fiumara e Platì, a sinistra splendidi scorci dell’Aspromonte e di Petra Cappa. Dopo un tempo che mi è parso breve per le bellezze dei paesaggi e lungo per lo sballottolamento in auto, ci fermiamo nei pressi di un bosco. Percorriamo a piedi un breve tratto fra castagni, pietre ed un torrentello a secco ed ecco apparire, fra gli alberi, circondati da una distesa di pietre e mattoni sparsi nella boscaglia, i ruderi di un’antica chiesa bizantina. L’emozione è forte. 
Mimmo mi indica i materiali con cui è stata costruita: pietre dell’Aspromonte, mattoni sia del periodo della costruzione, sia di periodo Romano poiché, come sempre è avvenuto nei secoli, i materiali di altri ruderi venivano usati per le nuove costruzioni. A terra ci sono un paio di colonne, una terza sembra sia a Polsi ed una quarta nel giardino di una casa privata a Reggio. Mimmo, Anna Maria Sergi (anima della pro-loco) ed altri che ci hanno raggiunto preparano l’altare ed una croce: due rami incrociati che non si sa come tenere insieme ed allora offro la mia collana così anche Marilisa, che non è potuta venire, sarà con noi. Il gruppo del CAI arriva quando l’altare è pronto e si celebra la messa, in mezzo ad un bosco di castagni, accanto a ciò che resta dell’antica chiesa degli eremiti, mentre Petra Cappa ci osserva dall’alto. 


Dal “Catalogo dei monasteri e dei luoghi di culto fra Reggio e Locri (Domenico Minuto, 1977):
Le fonti ci parlano di una cittadella e di un fiume detti di Pietra Cucca o Pietra Cafcas, di una chiesa di stile Bizantino tra la contrada di San Giorgio e Pietra Cappa (…) Quanto a Btrqûqah (terra) b.t.rqùqah (fiume) e πέτρα καύκας (…) mi sembra giusta l’opinione del Minasi che identifica questa località con Pietra Cappa il cui territorio circostante dovette avere una vita alquanto fervida attorno al Mille se ci presenta resti di una chiesa probabilmente a cinque cupole (S. Giorgio) …

… I ruderi si trovano in una zona montana a 500 metri in linea d’aria a nord ovest della caratteristica rocca di Pietra Cappa. Della chiesa restano brandelli di muri perimetrali che tuttavia mostrano ancora chiarissimo il disegno della pianta quadrata, orientata, triabsidata e, sparsi per terra, monconi di colonne, numerosi frammenti di marmo bianchi e policromi (con alcuni di questi i pastori hanno costruito un casotto) e di tegole. Come si è visto dalle misure della pianta, essa è leggermente più grande di quella di Stilo.”

Testo e foto di Rosalba

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