Powered By Blogger

domenica 19 novembre 2017

Donne in un giorno di festa (reg. Salvatore Maira - 1993)






Platì  Protesta di duecento donne che hanno consegnato al sindaco una petizione contro le “criminalizzazioni
Assediano il Municipio con la mimosa in mano
PLATI - La giornata dedicata alla «Festa della donna» è stata scelta da duecento donne di Platì per assediare il Municipio e, con la mimosa in mano, chiedere al Sindaco di farsi portavoce della loro protesta contro i provvedimenti restrittivi recentemente emessi dal Tribunale della Libertà di Reggio Calabria che raggiungono, tra gli altri, anche 32 donne accusate di associazione per delinquere dì stampo mafioso.
Al sindaco è stata consegnata una petizione dai toni duri, firmata da circa duecento donne, tra queste molte delle quali figurano nel provvedimento giudiziario che tanto clamore ha suscitato, e non solo a Platì.
Ovviamente si grida alla criminalizzazione del paese, e si lanciano anatemi contro le presunte «persecuzioni» di cui tutti in paese si dicono vittime. Il sindaco, Francesco Mittiga, ha avuto il suo da fare per stemperare gli animi, alla fine ha parlato alle donne che affollavano il piazzale del Municipio per garantire che avrebbe divulgato la petizione.
«Sono e sarò con voi- ha detto il sindaco Mittiga - perché abbiano risposte positive l`ansia di lavoro e la necessità di avere strutture pubbliche agibili e civili. Su questo ribadisco che terrò costante e fermo il confronto con le altre Istituzioni, pronto a dimettermi se non verranno onorati gli impegni presi». Più cauto è stato sul confronto con l’autorità giudiziaria: "Personalmente ritengono che occorre avere fiducia nella Giustizia e restare solidali con l’attività di chi è chiamato ad amministrarla. Fermi questi concetti - ha aggiunto - possiamo certamente chiedere una giustizia oculata, che colpisca i colpevoli ma eviti di travolgere anche gli innocenti. Dobbiamo chiedere una Giustizia dai tempi rapidi e che non guardi in faccia nessuno, ed in questo senso ci incoraggia l'onestà dimostrata dal Presidente Scalfaro che nega la firma al decreto che doveva salvare i politici che hanno rubato. A lui invierò copia della vostra petizione».
Ed ecco cosa scrivono le donne nella petizione: «Noi siamo le madri, le sorelle, le figlie, le amiche delle nostre sventurate concittadine che sono state accusate di associazione per delinquere e contro le quali e stato emesso il mandato di cattura del Tribunale di Reggio Calabria. Ci rivolgiamo a voi sindaco di Platì perché fate presente, cosi come avete fatto dopo le elezioni, che le donne di Platì conoscono la sofferenza, la miseria, le difficoltà della vita di tutti i giorni che affrontano con dignità, con spirito di sacrificio, con onore a fianco dei loro uomini. Che lo fate presente al Presidente della Repubblica, ai ministri, alla televisione che a Platì non esiste solo delinquenza, che molte volte si vuole vedere solo delinquenza dove non c'è, mentre non si vede la sofferenza della popolazione che paga lo stato di abbandono in cui è stata lasciata a quarant’anni dall'alluvione che distrusse il paese.
Voi - continua la petizione - dovete fare presente ai giudici che vogliono arrestare le nostre parenti, le nostre amiche, i nostri uomini che le responsabilità quando ci sono vanno punite ma non si può fare un'associazione per delinquere basata sulla miseria, quando a Milano si sono mangiati l'Italia e non esiste nessuna associazione per delinquere. Noi chiediamo giustizia perle nostre madri, le nostre sorelle, i nostri fratelli, i nostri mariti, per tutti i cittadini di Platì e vogliamo che voi dite come stanno le cose, che ci vuole lavoro, che si deve dare la possibilità di vivere onestamente a tutti. Se non lo farete ci recheremo a Locri, bloccheremo il Tribunale, faremo vedere che cosa è la fame, il lavoro in montagna in cui si muore congelati, la miseria, la preoccupazione per l'avvenire dei figli e di tutti. Se metteranno anche noi in carcere significa che in Italia non c'è più giustizia per la Calabria e per Platì e ognuno si regolerà che altro deve fare per vivere nel giusto. E quando andremo in carcere, quando arresteranno gli uomini e le donne che hanno avuto il mandato di cattura, assieme a noi, allora dovrete provvedere a centinaia di ragazzi, bambine e bambini che resteranno senza genitori, privi di ogni assistenza. Può darsi che allora lo Stato e i papaveri che se lo sono mangiato e continua-no a mangiarselo, si commuoveranno e gli manderanno da mangiare come fanno in Somalia e in Jugoslavia, senza preoccuparsi  dei nostri figli che per loro valgono meno e li fanno diventare mafiosi prima di nascere. Non è più possibile aspettare, pregare, umiliarsi. Noi oggi accusiamo e qualcheduno dovrà rispondere alle nostre accuse».
Fin qui la petizione, della quale è stata chiesta la diffusione anche per prevenire possibili episodi dì turbativa dell' ordine pubblico.
 Non è la prima volta che a Platì si individua nel Municipio l’interlocutore col quale protestare contro processi per sospetti reati di mafia. Un precedente analogo si registrava nel 1983, all'indomani di una ”maxiassociazione" promossa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri.
Paolo Pollichieni
GAZZETTA DEL SUD, Anno XLII – Martedì 9 Marzo 1993



Nessun commento:

Posta un commento