Powered By Blogger

mercoledì 29 novembre 2017

INVERNO - Antonio Vivaldi, II Movimento - Largo

         Inverno
Iermanò Domenico 2° A 


La brina sui rami,
la neve sui prati,
sulla città si posa,
e fischia ululando il gelido vento

Giocano i bambini sui prati innevati
dappertutto pupazzi di neve
mentre il gelido vento trasporta
i fiocchi cadenti

Dai tetti imbiancati
sale il fumo dei camini accesi
alle famiglie riunite
sembra augurare pace






Domenico è anche qui:



Domenico Iermanò sembra essere d'accordo con Claudio Scimone e con l'andamento che questi ne dà al classico vivaldiano.

lunedì 27 novembre 2017

Una fede cieca (reg. Luigi Zampa - 1945)

Confesso che quando ho trascritto questo discorso di Ernesto Gliozzi il vecchio sono rimasto alquanto sbigottito per il tono e le parole, altresì per la cieca adesione al Partito Nazional Fascista da parte di un sacerdote dimentico dei fatti del 1922 ma pur esso fornito della necessaria cultura per stare fuori dalla politica. Un servilismo, se volete, di quei tempi - servilismo che successivamente col cambio delle facciate, e fino ai nostri giorni, non è mai venuto meno -. Ma poi è arrivato il discorso seguente a mitigare quella delusione, dove lo zio Ernesto si svela per quello che era: un uomo di Dio e del popolo, per la dottrina e il conseguente proselitismo cristiano.



 DISCORSO
Dell’Arc. Sig. GLIOZZI
IN OCCASIONE DELLA BENEDIZIONE DEL GAGLIARDETTO
DELLA SEZIONE FASCISTA
DI
CASIGNANA

IN PRESENZA DI AUTORITA’ COLA ‘ CONVENUTE.
 OTTOBRE 1926
PUBBLICATO
a cura del Podestà del luogo
Sig. SERGIO FRANCESCO

Gerace Marina
Tipi VINCENZO FABIANI
1927


Autorità, Fratelli tutti, Fascisti.
L'Uomo Provvidenziale (ascoltatemi) S. E. BENITO MUSSOLINI in persona, nel maggio ultimo, consegnava ad un mio ottimo Amico - il Missionario P. Coltrè  una Bandiera.
Quella Bandiera sventola ora sulla nuova chiesetta di tavole e di foglie, che il giovine soldato della Religione e della Patria ha innalzato là, nelle Isole Salomone – in Australia.
Lo stesso Uomo Provvidenziale, al Napoletano De Pinedo, consegnava pure una bandiera, che per le vie dell’aria, faceva il giro del mondo.
Ultimamente, una Bandiera d'Italia, scendeva lentamente nell’immensità del Polo violato; ed il capitano Nobile, in nome del Fascismo, ancora una volta, la Patria.
E Viva Dio! cosi doveva essere; perché la nostra Bandiera - come la Croce - deve salire in alto, sempre più in alto, exelsior - per la tutela della libertà e della civiltà, nell'ordine.
Fascisti, in alto, con la Bandiera, i cuori! Voi –vi stringete attorno a questo segnacolo – l’abbassaste, per ricevere su di esso la benedizione di Dio, e l’innalzate, superbo, come una dichiarazione di giubilo, di tranquillità e di Vittoria. Fate bene!
La Bandiera dice lotta ed attività instancabile per il trionfo dell'Idea.
Non vorrei predire la guerra, ma il descrivervi un avvenire tutto roseo, sarebbe tradirvi: - Dalla cerchia delle Alpi - dove si sono uniti in abominevole concilio – gli invidiosi di ieri ed i fuorusciti di oggi, vengono singulti di catastrofiche civette. Crepi l'Astrologo! …  Interruzioni applausi
Se l’Italia perisce, è per sua colpa.
Un popolo che possiede nel suo seno una falange invitta di camicie nere, una Milizia come la nostra, ed un Duce, come l’abbiamo noi questo popolo ha tutto il dritto di parlare d’imperialismo nel mondo, ed ha ragione. Quel popolo che arriva a piantare la sua bandiera nel Polo.... che manda i suoi araldi di patriottismo e di fede tra i selvaggi..,. quel popolo che si espande con la luce sublime dell’Idea, non ha nulla che fare con la politica bottegaia di altri mercanti atroci, i cui libri di fondaco non portano altro che cifre. Applausi. Noi esportiamo il pensiero di Dante, la filosofia di Tomaso e l’amore ardente del Poverello d’Assisi.
Ci basta! - Fratelli, dunque, Fascisti alzate ed agitate in segno di trionfo il gagliardetto: quello che rappresenta è l'Italia ... Essa possiede un principio di salvezza sicura, una forza invincibile e invulnerabile; sciagura a chi nol conosce e lo rinnega: è l’Uomo Provvidenziale – come vi ho detto - che BENITO MUSSOLINI si chiama.
Egli è triplice ed uno; si compone di forza, di ordine e di volontà; è tutto di un pezzo, come un masso granitico della sua Toscana. Si espande nel mondo con l’audacia del Capitano Nobile, con la precisione e la volontà di De Pinedo, con l’amore e la fede del Missionario Coltrè.  -  Onore a Lui!
Inchinate, dunque, o fascisti, dinanzi a Dio il gagliardetto, e quando lo vuole e lo comanda il Duce - sia uno, forte e possente il grido di battaglia:
                                            A Noi!
Arc. GLIOZZI

Signori,
Or fa un anno – presenti voi e le autorità civili e militari di tutta la provincia – ebbi a pronunziare anche delle parole, dopo la benedizione del gagliardetto fascista. Ricordate? Non so perché, quelle parole sentite ebbe l’onore della pubblica stampa ed “orgogliosette”, perché no?, fecero il giro da un capo all’altro dell’Italia … Si trattava di un simbolo … esponente è vero, d’una grande nazione qual è la nostra. Ma io in quel simbolo vedevo la Religione e la Patria, abbracciate così come sorelle, scioglievo le note più belle dell’anima mia: di Sacerdote di Cristo e Italiano. Facevo bene.
Oggi salgo – non la tribuna in piazza ma questa cattedra di verità per la benedizione dello stendardo, glorioso dell’Apostolato della Preghiera su cui rosseggia un Cuore – che è il Cuore di tutti i cuori – voglio dire il Cuore Sacratissimo di Gesù. Vedetelo!
E prima di procedere alla benedizione di rito, permettetemi nobili signore, signorine graziose e gentili, permettetemi tutti che i porga tutta quanta la mia lode alle buone e virtuose zelatrici Rosina e Gioconda Nicita, che l’hanno ricamato con tale e tanto intelletto d’amore da non lasciar comprendere se sia maggiore l’arte o la divozione di esse. Il meritato encomio serva di nobile esempio, di emulazione e di gara per quelle che possono e mi sentono. E passo avanti … (continua)

domenica 26 novembre 2017

L'olandese volante (reg. Jos Stelling - 1995)



AEROGRAMME

Rev.mo Sig. Parroco.
Parrocchia di Santa Maria de Loreto
PLATI’ (RC)
I T A L Y

      A.  Moester SDB,
      Catholic Presbytery,
      23 Lipsett Terrace,
      BROOKLYN PARK.
      South  Australia  5032


 8-11-76

Carissimo fratello in Cristo

Anno 1976 die 7 mensis November  Ego Anthony Moester SDB in matrimonio coniunxi Ross Donald Harry (catolico) filium Donald Sampson Harry et Shirley Roma Smith,
ET
Domenica Catanzariti,filiam Rocco et Maria Staltari, baptizatam 6-7-1947 dal Rev. Sac Francesco Gliozzi, praesentibus testibus Nick Ritorto et Josephine Musolini.
Ross Harry è un buon convertito, e i due fanno una copia molto buona. Ero presente al ricevimento ieri sera dove ho incontrato più di 400 persone, molti dei quali da Platì, per es. il nostro parrocchiano sig. Bonifazi con i suoi 4 figli, ottimi cattolici.
Le auguro buon Natale e felice 1977. Che il signore ci risparmi dai Vangelisti e quelli di Geova che in altre parrocchie adesso fanno tanta confusione, tanto danno.
Se Lei conosce che cosa fare contro i Vangelisti ne sarei molto riconoscente. Scusate il mio italiano; sono olandese di nascita.
Preghi per me come ora prego per Lei.
Affmo in Cristo

Fr Tony Moester (pictured) made his profession as a Salesian of Don Bosco in his home country of Holland in 1950 and moved to Australia in the same year. He was ordained a priest in Italy in 1960.
Among his varied assignments was his tenure as parish priest at Brooklyn Park from 1974 to 1987 and from 1994 to 1998.


Nota - L'originale della breve biografia di padre Tony e qui:
https://thesoutherncross.org.au/news/local/2017/10/31/90-not-out/

giovedì 23 novembre 2017

Uomini d'onore (reg. William Reilly - 1990)


Il sottoscritto Delfino Giuseppe
tutore di Oliva Francesco fu Filippo
nella sua qualità di tutore, si dichiara vero debitore verso Gliozzi Francesco di Luigi per la somma di lire 522 cinquecentoventidue che si obbliga di pagare con la raccolta degli ulivi del fondo Sfalis della porzione dell’interdetto nella prossima annata 1938, mediante perizia degli ulivi stessi.
Se detti ulivi non sono ufficienti a pagarsi il Gliozzi del suo credito, la rimanenza somma sarà data nell’anno successivo 1939, sempre con gli ulivi dello stesso fondo e con le modalità sopra detti.
Platì 10 Luglio1938
Delfino Giuseppe

Nota - La foto - che poi è una fotocopia - il legggendrio maresciallo dei Carabinieri Giuseppe Delfino detto "Massaru Peppi" travestito da zingaro - deriva da un articolo pubblicato su un settimanale italico

mercoledì 22 novembre 2017

Il cavaliere senza paura (reg . Giuseppe DeLiguoro - 1913)



Lettera aperta a Mons. Mittiga

Rev.mo Superiore di Polsi
Poiché non posso credere ispirati da voi i varii gazzettieri che dalle colonne d'innumerevoli giornaletti
dàn fiato alle trombe della vostra rèclame, mi permetto amichevolmente di pregarvi che li facciate
desistere.
Già qualche amico mi scrive e mi domanda : «  questo nuovo cavaliere francese è quello stesso Mittiga dell’anno scorso?.. Donde si rileva che i vostri amici riescono colle loro esagerazioni, a destare
qualche vespaio che sembra tuttora sedato.
E, poi, non è certamente né decoroso né bello che costoro, dietro le spalle del Santuario e vostre, si
sbizzarriscano a confezionare polpettoni laudativi di quella fatta! E, tutto sommato, a qual fine? Per
decantare una svizzera che non ha mai interessato, come tale, i pellegrini calabresi: per blandire la vostra vanagloria, mentre è certo che voi riconoscete di cingere con disagio lo spadino di Carlo VII, che
vi mette accanto ad uomini come Augusto Conti, il Cantù, l’Arcoleo; e per fare la bottegaia rèclame a
ristoranti, caffè e tabaccherie che smagando il tradizionale disagio della circostanza, rallentano nell'animo dei fedeli la più cospicua suggestione.
Non vi pare che questo sfoggio si differenzii completamente dal culto, sia anche esterno, e che voi i non dobbiate permettere lo si perpetri in vostro nome, e, peggio mediante scrittareili pedestri, infarciti di sperticatissimi incensamenti?
 Poiché da quest’ultimi nessun vantaggio vi deriva; che i lontani i non si occuperanno giammai di voi,
e i vicini vi conoscon bene per credere che, in poco tempo, si possa i diventar grandi per santità e dottrina.
Consigliate perciò ai varii strimpellatori di lodi che vi lascino nell’angusto guscio, fuori del quale i vostri nemici avran più agio di brandirvi sul capo la spada di Temi e farvi tremar sotto i piedi l’aspro granito del monte.
In attesa di constatare che m’avrete dato ragione, vi riverisco.
Dott. G. Fera
IL COMPASSO  ORGANO SOCIALE  ANNO II  n. 52, Gerace 16 settembre 1914


lunedì 20 novembre 2017

La domenica alla sera (reg. Augusto Genina - 1929)





A S. E. Ill.ma e Rev. ma
Mons. MICHELE ARDUINO
Vescovo di Gerace – Locri
                   Eccellenza Rev. ma,
                                                     in ossequio alle disposizioni,impartite
 dall' E. V.  in conformità col Decreto sulla S. Liturgia emanato dal S. Concilio Ecumenico Vaticano II°, domando a V.E. Rev. ma la facoltà di celebrare nella Chiesa della Confraternita del Rosario in Platì di cui sono Rettore, ogni sera di domenica la funzione vespertina con la recita del S. Rosario, la Catechesi agli adulti e la Benedizione Eucaristica.
Faccio presente che tale funzione, senza la catechesi agli adulti, era solita farsi da tempo remoto, ma era stata sospesa da quando nella Matrice si incominciò a celebrare le S. Messa vespertina; ora sarebbe mio desiderio ripristinarla, per dare la possibilità ai fedeli che ascoltano la S. Messa al mattino, di ascoltare anche la spiegazione catechistica, che V. E. tanto ha raccomandato.
Ringraziando sentitamente, Le bacio il S. Anello, implorando la Pastorale Benedizione.
Platì 12 febbraio 1964.
 Suo Um. mo e Dev.mo
(Sac. Francesco Gliozzi)


Sopra la richiesta dello zio Ciccillo e alla quale dette il suo maggior contributo l’allora vescovo Mons. Michele Arduino affinché si ripristinassero le consuetudini in atto nella chiesa del Rosario. Di pochi giorni è la notizia, invece, che Padre Giuseppe ha lanciato la tanto aspettata e desiderata notizia, con un appello urbi et orbi, perché quel luogo storico sia restaurato, dopo anni di assoluto degrado, e riconsegnato al culto. Per maggiori informazioni potete andare qui:







domenica 19 novembre 2017

Donne in un giorno di festa (reg. Salvatore Maira - 1993)






Platì  Protesta di duecento donne che hanno consegnato al sindaco una petizione contro le “criminalizzazioni
Assediano il Municipio con la mimosa in mano
PLATI - La giornata dedicata alla «Festa della donna» è stata scelta da duecento donne di Platì per assediare il Municipio e, con la mimosa in mano, chiedere al Sindaco di farsi portavoce della loro protesta contro i provvedimenti restrittivi recentemente emessi dal Tribunale della Libertà di Reggio Calabria che raggiungono, tra gli altri, anche 32 donne accusate di associazione per delinquere dì stampo mafioso.
Al sindaco è stata consegnata una petizione dai toni duri, firmata da circa duecento donne, tra queste molte delle quali figurano nel provvedimento giudiziario che tanto clamore ha suscitato, e non solo a Platì.
Ovviamente si grida alla criminalizzazione del paese, e si lanciano anatemi contro le presunte «persecuzioni» di cui tutti in paese si dicono vittime. Il sindaco, Francesco Mittiga, ha avuto il suo da fare per stemperare gli animi, alla fine ha parlato alle donne che affollavano il piazzale del Municipio per garantire che avrebbe divulgato la petizione.
«Sono e sarò con voi- ha detto il sindaco Mittiga - perché abbiano risposte positive l`ansia di lavoro e la necessità di avere strutture pubbliche agibili e civili. Su questo ribadisco che terrò costante e fermo il confronto con le altre Istituzioni, pronto a dimettermi se non verranno onorati gli impegni presi». Più cauto è stato sul confronto con l’autorità giudiziaria: "Personalmente ritengono che occorre avere fiducia nella Giustizia e restare solidali con l’attività di chi è chiamato ad amministrarla. Fermi questi concetti - ha aggiunto - possiamo certamente chiedere una giustizia oculata, che colpisca i colpevoli ma eviti di travolgere anche gli innocenti. Dobbiamo chiedere una Giustizia dai tempi rapidi e che non guardi in faccia nessuno, ed in questo senso ci incoraggia l'onestà dimostrata dal Presidente Scalfaro che nega la firma al decreto che doveva salvare i politici che hanno rubato. A lui invierò copia della vostra petizione».
Ed ecco cosa scrivono le donne nella petizione: «Noi siamo le madri, le sorelle, le figlie, le amiche delle nostre sventurate concittadine che sono state accusate di associazione per delinquere e contro le quali e stato emesso il mandato di cattura del Tribunale di Reggio Calabria. Ci rivolgiamo a voi sindaco di Platì perché fate presente, cosi come avete fatto dopo le elezioni, che le donne di Platì conoscono la sofferenza, la miseria, le difficoltà della vita di tutti i giorni che affrontano con dignità, con spirito di sacrificio, con onore a fianco dei loro uomini. Che lo fate presente al Presidente della Repubblica, ai ministri, alla televisione che a Platì non esiste solo delinquenza, che molte volte si vuole vedere solo delinquenza dove non c'è, mentre non si vede la sofferenza della popolazione che paga lo stato di abbandono in cui è stata lasciata a quarant’anni dall'alluvione che distrusse il paese.
Voi - continua la petizione - dovete fare presente ai giudici che vogliono arrestare le nostre parenti, le nostre amiche, i nostri uomini che le responsabilità quando ci sono vanno punite ma non si può fare un'associazione per delinquere basata sulla miseria, quando a Milano si sono mangiati l'Italia e non esiste nessuna associazione per delinquere. Noi chiediamo giustizia perle nostre madri, le nostre sorelle, i nostri fratelli, i nostri mariti, per tutti i cittadini di Platì e vogliamo che voi dite come stanno le cose, che ci vuole lavoro, che si deve dare la possibilità di vivere onestamente a tutti. Se non lo farete ci recheremo a Locri, bloccheremo il Tribunale, faremo vedere che cosa è la fame, il lavoro in montagna in cui si muore congelati, la miseria, la preoccupazione per l'avvenire dei figli e di tutti. Se metteranno anche noi in carcere significa che in Italia non c'è più giustizia per la Calabria e per Platì e ognuno si regolerà che altro deve fare per vivere nel giusto. E quando andremo in carcere, quando arresteranno gli uomini e le donne che hanno avuto il mandato di cattura, assieme a noi, allora dovrete provvedere a centinaia di ragazzi, bambine e bambini che resteranno senza genitori, privi di ogni assistenza. Può darsi che allora lo Stato e i papaveri che se lo sono mangiato e continua-no a mangiarselo, si commuoveranno e gli manderanno da mangiare come fanno in Somalia e in Jugoslavia, senza preoccuparsi  dei nostri figli che per loro valgono meno e li fanno diventare mafiosi prima di nascere. Non è più possibile aspettare, pregare, umiliarsi. Noi oggi accusiamo e qualcheduno dovrà rispondere alle nostre accuse».
Fin qui la petizione, della quale è stata chiesta la diffusione anche per prevenire possibili episodi dì turbativa dell' ordine pubblico.
 Non è la prima volta che a Platì si individua nel Municipio l’interlocutore col quale protestare contro processi per sospetti reati di mafia. Un precedente analogo si registrava nel 1983, all'indomani di una ”maxiassociazione" promossa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri.
Paolo Pollichieni
GAZZETTA DEL SUD, Anno XLII – Martedì 9 Marzo 1993



giovedì 16 novembre 2017

L'Odissea (reg. Francesco Bertolini e Adolfo Padovani-1911)

In questo racconto di Barbaro Francesco ci sono molte cose che mi incuriosiscono, una su tutte le vince, quella data riportata nel testo: 2 febbraio 1959. Una data lontana nella vita di un ragazzo nato al principio del XXI secolo. Essa contiene tutte le paure passate e future di chi vive in una terra abbandonata e dove ancora tutti sono spinti alla fuga, in una zona presa d’assalto da innumerevoli volti carbonizzati, provenienti da un Sud ancora più a Sud, cercatori di un miraggio, o di un sogno, l’America, meta, di solo andata, di chissà quanti parenti di Barbaro Francesco.
A questo punto vi invito a leggerlo bene perché Francesco non fa che l'indovino di se stesso,tracciando le sue ansie, le sue aspettative, il suo avvenire; cuoricini compresi!


                   I due immigrati

Barbaro Francesco
Platì 3C, Scuola Media

Dall’Africa all’inizio della seconda metà del XX secolo due coniugi partirono per trovare pace e soprattutto lavoro in un paese industrializzato. I due si chiamavano Solah l’uomo e Carmen la donna. Solah e Carmen erano partiti su una barcona e avevano portato con se i pochi risparmi che avevano tenuto da parte e dei vecchi vestiti. I due arrivarono sul barcone e partirono insieme agli altri.
Il barcone su cui viaggiavano andava diretto in Italia ma l’obiettivo di Salah e Carmen era arrivare in America più precisamente negli Stati Uniti. Arrivati a circa 100 – 200 dalla costa il barcone si rovesciò, e ci furono più di 400 persone in mare, ma Salah e Carmen riuscirono a nuotare e raggiungere la costa dove poi vennero salvati da alcuni italiani. Per entrare in Italia i due dovettero pagare delle tasse e così persero molti risparmi, gli restarono soltanto qualche spicciolo e così non potevano a partire per l’America.
I due si ritrovarono per strada disperati, e così Salah cercò di andare a trovare lavoro. Salah in qualche modo fu fortunato, perché trovò lavoro in una locandina dove veniva pagato bene e dove venne anche ospitato insieme a Carmen. Per avere due biglietti della nave che porta negli Stati Uniti ci volevano molti soldi e quindi Salah doveva lavorare molto. Anche se ospitati i due non si ambientarono bene, non socializzarono con nessuno e non venivano visti di buon occhio perché di colore.
Salah andava a lavorare molto presto, verso le sei del mattino, e tornava a casa un po’ tardi, verso l’una di notte ed arrivava a casa molto stanco ma con il desiderio che prima o poi avrebbe avuto i soldi per comprare quei biglietti che l’avrebbero portato, insieme a Carmen, alla libertà e alla vita benestante. Dopo due anni e mezzo di lavoro e sacrificio Salah e sua moglie Carmen raccolsero i soldi per comprare due biglietti per dirigersi verso l’America. Appena comparti i biglietti i due si diressero al porto dove si sono imbarcati e partirono verso le sette e mezza di mattino del giorno 2 febbraio 1959. Il viaggio durò poco più di venti giorni.
Arrivati lì con i primi risparmi che gli erano rimasti Salah e Carmen acquistarono una casa dove cominciarono la loro vita di libertà e dove non c’era più guerra. La casa che avevano acquistato si trovava in un quartiere dove vivevano altri immigrati e quindi, i due, socializzarono molto.
Salah non ebbe problemi a trovare lavoro e così cominciarono a stare bene anche economicamente. Salah e Carmen felici del posto dove si erano insediati non si spostarono più e crearono una grande famiglia dove vissero per molti anni con amore e felicità.

Fear and Desire (reg. Stanley Kubrick - 1953)



Adelaide 13 – 10 – 1970
Dear sacerdote I am sorry if I did not right to you before and I am sorry if I am not going to church because my father does not let me go there.
I wish I could come to Italy so I could come to your church so you can lean me.
I hope your will give a kiss to the children that I like at the church.
your
friend Maria
Cua

xxxxxxxxxxxxx

Dear Mary
You wrote, me at last, a letter! How do you feel I’m very well. But I’m not getting more the priest of Careri.
I’m very sorry because you are no going to church and I hope your father will let you do just in according to you desire and catholic conscience; so I’m prying God. We all will be pleasing if you come here; I’m residing in Platì; but if you will come to Careri, I still think I come see you.
I wanted I say Hi! To everyone and want to know how everyone is?
I wish o each and to all a Merry Christmas and Happy new Year.
Love

Your friend sac. Ern…..

mercoledì 15 novembre 2017

Il Canto della Vita (reg. Carmine Gallone - 1945)


La Signora Rosina Caruso e il Col. Mimì Fera.

Fosse ancora al mondo, la Signora Rosina avrebbe, in questi giorni, compiuto i 100 anni, essendo nata a Platì il 18 novembre 1917 da Peppino Caruso e Maria Lentini.
Dacché sposò l'allora maggiore Fera - lui di anni ne avrebbe avuti, oggi, 110 - la vita della signora Rosina si divise tra Platì e Messina dove il consorte prestava servizio. Nella città dello Stretto i coniugi lasciarono la vita terrena, dapprima il marito, il 21 luglio 1992, la signora, il 23 gennaio 2013.
Chi fu fanciullo agli inizi degli anni sessanta del secolo della bomba atomica, ricorderà certamente il colonnello Fera nei pomeriggi estivi, e nelle serate di festa, passeggiare con i figli  sulla via XXIV maggio, allungandosi, superato il ponte, sino all'antenna RAI.
Per legare il nome della signore Rosina con la storia del paese dirò soltanto che la madre Maria Loreta con la sorella Caterina, sposa di Pasquale Zappia di Carlo, erano le ultime discendenti dell'avvocato Raffaele Lentini figlio di Muzio e Dorotea Roi, da qui anche la cuginanza con lo scrittore Mario La Cava. E parte dello storico sito Santa Pulinara apparteneva a quella famiglia. Chi volesse approfondire queste ultime notizie non può fare altro che andare a leggersi (o rileggersi) quanto a scritto Michele Papalia divulgando la chanson de Caci.



lunedì 13 novembre 2017

Furia (reg. Fritz Lang - 1936)


            IL DRAMMA DI UN POPOLO

Chi dia uno sguardo a una carta della Calabria si renderà conto della estensione della catastrofe che ha colpito la regione, per l’arco di duecento chilometri da Reggio a Catanzaro, oltre ad alcune limitate zone dell'interno. E' la costiera dello Jonio, la più illustre per le memorie della fiorente vita antica; e di ciò le è restata un'arcana bellezza che tanti secoli oscuri non sono riusciti a cancellare; la più povera ai tempi moderni. Il reddito medio degli abitanti di questa zona, per il settanta per cento, è di sessantaduemila lire annue. I fenomeni sismici da due secoli vi hanno cancellato quasi interamente le tracce dell’architettura di un millennio di vita; le collere della natura vi devastano periodicamente le preziose colture che l'uomo pure strappa alla terra avara.
E' la stessa zona colpita due anni fa da una prima alluvione di meno orride proporzioni, pochi giorni prima delle devastazioni del Polesine. Come allora, su quei lutti, una amara ironia: si disse che la Calabria aveva avuto la sventura d'un disastro come una buona occasione per attirare l'attenzione sui suoi mali, ma, un'altra regione dei Nord ne aveva una più grande, concentrando su di sé la solidarietà dei mondo. E, difatti, fino a ieri, arrivano in Calabria gli ultimi scarti di vecchi panni, alcuni ponti erano ancora di legno, e uno in costruzione, sul torrente più feroce che sbuca dalle gole dell'Aspromonte e che ingoia annualmente giardini e vittime umane, il Bonamico, era già crollato nuovamente.
La storia delle opero pubbliche in Calabria è anche troppo nota nella regione. Di quelle elargite dal passato regime, che nell’Italia meridionale faceva una politica stagionale di lavori pubblici come un palliativo alla disoccupazione, non resta quasi più traccia. Per la verità, s'è fatto assai più nel dopoguerra che nei ventidue anni. Ma la Calabria dà sempre l’impressione d'una terra pericolante, in continua riparazione; e le riparazioni appaiono puerili di fronte alla furia improvvisa degli elementi costano molto allo Stato, da non lasciare argino alle opere fondamentali, quelle che il bilancio della guerra d'Abissinia avrebbe potuto compiere portando una regione, infelice quanto è grande la sua forza dl vivere, all’onore del mondo civile, e i suoi abitanti perpetuamente in fuga, dietro le speranze di lavoro, a una vita degna della loro intima civiltà. Perché questo è atroce della sorte dei calabresi; detentori di una antica saggezza e verità della vita, non avviliti da tanti mali sono ricacciati sempre' più a forme di vita elementari, e spesso in lotta con gli elementi come in un mondo primitivo.
Ma i lavori pubblici in Calabria sono stati sempre veduti come un rimedio alla disoccupazione stagionale, né hanno mutato stile. Concepiti come palliativo sociale, inducono imprese e lavoratori alla medesima concezione.
Mezzo secolo d'una tale pratica nella destinazione del denaro dello Stato ha creato una mentalità per cui non si sa più ci sia l’ingannato e chi l’ingannatore. Lo Stato non vi ha guadagnato di prestigio. I Governi non vi hanno mai acquistato solidarietà: la perdono anzi, da anno ad anno. Per molto tempo, la Calabria ignorò lo Stato come ne era ignorata. Venti anni dopo l'unificazione, l’emigrazione bastava a dare ai calabresi una vita e una speranza. Nuova York e Boston erano più vicine di Roma o di Milano e, se l'emigrazione fosse rimasta aperta, i calabresi avrebbero risolto I loro problemi da sé, disgregato il latifondo, riformato i paesi e le abitazioni, rammodernato l'agricoltura, industrializzato, nei suoi limiti, il paese. La chiusura delle vie degli emigranti fu la causa non ultima delle crisi sociali italiane.
Il più moderno studio organico sulle condizioni della Calabria è del 1834, ed è una relazione del Governi) borbonico. I problemi che esso esamina sono ancora attuali, ma, bisogna aggiungervi, per il secolo che è trascorso da allora, la distruzione che si è operata, da speculatori senza cinismo e da municipi bisognosi e inesperti, del suo mantello arboreo, cioè della sua difesa naturale. La furia delle acque sul versante più spoglio, lo Jonio, allarga i letti dei torrenti d’anno in anno, divora ettari di terra di colture ricche. Tali fenomeni non si registrano fino a quando le alluvioni grandiose non compiono l’opera creando un cataclisma come quello attuale, che muta addirittura la configurazione del terreno, spiana monti, copre valli prepara il crollo dei paesi sulla pendici. Lo Stato interviene spendendo somme ingenti a fortificare i paesi pericolanti. A distanza d pochi anni, le crepe già segnano e rompono I bastioni che trattengono la terra.
Non si è mai tentata una soluzione radicale. Avrebbe dovuto essere lavoro e cura di intere generazioni, di sagaci amministratori e non dl fondi messi a disposizione lavori di ripiego, che danno cattivi risultati anche nella formazione morale dei lavoratori i quali sanno che si tratta di forme larvate di sussidio, come lo sanno molte imprese. Davanti all’imponenza dei mali accumulati da ormai un secolo di cattiva o distratta amministrazione, sbigottisce l'idea che nessun bilancio di nessuno Stato basterebbe a sanare i mali prodotti nella struttura della regione. Ma un giorno bisogna pur cominciare, e questo giorno puo’ essere oggi. Chi abbia un immagine dei torrenti della Calabria, dai letti larghi da uno a due chilometri, per l'estensione da dieci a quindici chilometri, i più tremendi sul versante colpito ieri, sa che impresa sia trasformarli da mostri distruttori a sorgenti di vita; ridare alle colture i greti, che diverrebbero fertili piani, creare serbatoi di energia, che sarebbero la fortuna di tutta l'Italia meridionale, che in alcune regioni è disperatamente e ineluttabilmente in ascesa, che fatalmente conquisterà una potenza comparabile alle migliori conquiste del Nord e che al Nord stesso potrà presentarsi alleata delle sue migliori fortune.
Bisogna dire queste cose, per non ridursi alle solite condoglianze d'occasione. La solidarietà nazionale si muoverà certo verso questo angolo della terra, in un pianeta pure afflitto da tante dure prove, ma con immensi poteri di recupero. Perché non resti un fugace slancio generoso, occorrerebbe che si delineasse un piano di azione, che si disponesse di uomini responsabili per la soluzione di questo dramma ormai secolare.
Il popolo calabrese ha virtù generose, ridotte ormai allo stretto mondo familiare e questa è la leva delle sue conquiste. Ha un senso della giustizia e il rispetto della persona umana e di sé, estrema reazione non ha dato spettacoli a quanto di umiliante ha dovuto subire. Per questo attraverso tante sventure, non ha dato spettacoli atroci ai quali sarebbe indotto, forse, qualunque altro popolo se fosse tanto duramente provato. Può finire in forme di disgregazione sociale, dopo avere tenuto duro per oltre un secolo nelle sue virtù fondamentali, irrimediabilmente. Questo popolo e la sua terra hanno, per tutti quelli che li hanno veduti da vicino, un non comune carattere, portano l'impronta di una vocazione a tutto quanto nel mondo è più degno di essere vissuto. A questi uomini è tempo di offrire un compito e una speranza, perché diano i risultati che conosce bene chi li ha veduti in guerra e al lavori sotto tutti i cieli.
 Corrado Alvaro
CORRIERE DELLA SERA, 24 ottobre 1953

L'articolo mi è pervenuto per interessamento di mio fratello Saro.
La foto, by Francesco di Raimondo, è di Toto Delfino

domenica 12 novembre 2017

La Religieuse (reg. Jacques Rivette - 1966)

Mi offrivi per retaggio la tua croce
invitandomi a seguirti o Re dei Re.


Maria Gemma (al secolo Serafina) Gliozzi
Platì 21/08/1917 – Roma 02/09/1999

giovedì 9 novembre 2017

Sogni (reg. Akira Kurosawa - 1990)





PARTITA DI CALCIO

L’altro giorno sono andata a Reggio con mio padre mia madre e mio fratello Rosario che gioca a calcio nella Reggina, perché doveva giocare una partita, arrivati al campo ci siamo seduti e dopo un po’ mio fratello ha segnato un gol.
A fine partita io ero molto contenta perché la squadra di mio fratello aveva vinto e lui aveva segnato altri 2 gol, a questo punto ero andata a congratularmi con lui, promettendogli che sarei andata quando andrà a giocare la prossima partita perché mi ero molto divertita.
Era la prima volta che andavo a vedere una partita di calcio, e così mi sono domandata perché noi ragazze non abbiamo tutte le possibilità che hanno i ragazzi per giocare a calcio. Comunque io sono molto felice che mio fratello è bravo a giocare a calcio infatti gioca con la Reggina l’unico rammarico che lui ha è che quando ritorna a casa non può giocare con i suoi amici perché qua da noi non c’è un campo sportivo, e così mio fratello ha detto che se un giorno diventerà famoso costruirà lui un campo di calcio così tutti i bambini potranno giocare e sognare come sta facendo lui. Infatti il suo motto è: Insegui il tuo sogno e fallo diventare realtà.

Catanzariti Angela 4C ELEMENTARE




mercoledì 8 novembre 2017

Qualcosa che vale (reg. Richard Brooks - 1957)


Il compito di trascrivere i testi consegnati dagli alunni dell’Istituto Comprensivo Statale “E. De Amicis” di Platì, concorrenti per il 1° Premio Letterario “Ernesto Gliozzi”, a circa cinque mesi da quella travolgente, radiosa, mattina, resa lieta dall’instabile irrequietezza che hanno manifestato gli alunni sull’androne antistante la Scuola Media, porta con sé ad alcune preliminari valutazioni del tutto sommarie e personali. Il totale delle opere è di 65 tra poesie e prose. I ragazzi partecipanti appartenevano alle classi quarta e quinta elementare e alle tre classi della media. Non essendosi gli organizzatori curati di dare una rigida tematica da svolgere, bambini e ragazzi si sono affidati a quelle che erano impressioni personali che abbracciavano argomenti legati alla stagione in cui il concorso si è svolto, la primavera, al luogo di residenza, Platì, e a quella che è la pressante questione adolescenziale: amicizia/amore. Non mancavano argomenti di derivazione mediatica: la natura da salvaguardare, l’inquinamento, la solidarietà, le problematiche familiari. Questo lavoro di amanuense ha messo in evidenza un pericolo, forse è meglio chiamarla devianza, di cui gli organizzatori, fiduciosi, alla loro prima esperienza, non ha tenuto in conto: il possibile ricorso al plagio, anche questo fiducioso, avendo a disposizione una qualsiasi connessione. Non sono questi episodi da considerarsi marginali data l’influenza perniciosa che le connessioni svolgono sull’utenza di qualsiasi età, classe sociale, formazione culturale. I piccoli plagiatori a loro scusante hanno argomenti che vanno dalla solidarietà alle giornate della memoria.
Per finire una indicazione da non sottovalutare: l’attaccamento di questi piccoli e meno piccoli, bambine e bambini, verso la comunità platiese da cui provengono; quasi una sorta di scongiuro verso un futuro quanto mai incerto che li aspetta, dentro e fuori i confini di una terra teneramente, in tenera età, amata, che non considera o ammette i tradimenti dell’avvenire, tanto meno un lacerante distacco.

martedì 7 novembre 2017

La Rocca (reg. Ray Enright - 1942)




Colla presente scrittura siellagamatica redatta in quadruprice originale tra noi fratelli e sorella, Domenico, Rosario, Rosina e Filippo Fera figli di Don Giuseppe e della fu Donna Mariamalia Zappia domiciliati e possidenti in Platì dichiariamo ce bonariamente si è fatta fra noi la divisione del fondo Rocca pervenutoci per per eredità materna e tocco la quota supeiore a me sottoscritto Domenico la seconda a me Rosina la terza a me Filippo e la quarta a me Rosario Fera qui sottoscritti fratelli e sorella e siamo ben contenti della suddetta divisione in modo che ci immessi in possesso ne esercitiamo ognuno i nostri diritti da veri e leggittimi padroni e quindi intendiamo rispettare la divisione sudetta anco con la penale di £ 200 dico Lire duecento
Domenico Fera
Fera Filippo
Rosario Fera
 Ed io Don Filippo Fera la cuota che spetta a me del sudetto fondo e che limita di sotto mio fratello Rosario e della parte superiore mia sorella Rosina la vendo a mio cognato Don Francesco Gliozzi del fu Domenico per il prezzo bonariamente tra noi stabilito di Lire secento ottantotto e centesimi cinquanta e che in atto mi ho ricevuto lire duecentocinquanta ed altri centosettantacinque che mi dovrù sborzare il gionro della stipula che dovrà aver luogo il giorno tre Gennaio 1874, ed il rimanente per comprimento dell’intera somma delle lire secento ottatntottoe centesimi cinquanta; dico rimanente in lire duecemto sessantatre e centesimi cinquanta che si obbliga consegnarmeli in Agosto mille e ottocentosettantaquattro
Questa vendita io la fo franca e libera di ogni ipoteca peso censo e servitù tranne il contributo fondiario e l’immetto nel pacifico possesso da questo stesso momento a disporre come legittimo padrone  a cautela
Io Filippo Fera ò venduto come sopra
Rosario Zappia Testimone
Marcello Zappia test.
Mi ho ricevuto in oltre alle lire centocinquanta altre cento lire in conto. Oggi 18 Giugno 1874
Filippo Fera


lunedì 6 novembre 2017

Vivere (reg. Akira Kurosawa -1952)

May you build a ladder to the star
Bob Dylan, Forever Young











domenica 5 novembre 2017

Ricorda il mio nome - Mastru Jhuri


-Mittica Assunta(13.11.1927/5-10) di Antonio savarè e Tripepi Eugenia
-Catanzariti Domenico(8.12.1927/7-14) di Domenico mussubeju e Trimboli Carmela.
-Sergi Rosa(17.12.1927/8-16) di Rosario lignuduru e Mittica Maria.
-Sergi Giuseppe(21.12.1927/10-19) di Rosario lignuduru e Mittiga Maria.
-Perre Domenico Antonio(19.1.1928/17-9) di Francesco cicerca e Lentini Maria.
-Marando Maria(22.1.1928/17-10) di Natale pistola e Carbone Caterina.
-Zappia Teresa(7.3.1928/23-21) di Antonio batitonno e Portolesi M.Franc.
-Marando Anna(3.6.1928/35-46) di Giuseppe pistola e Catanzariti Rosa.
-Catanzariti Francesca(4.8.1928/43-62) di Giuseppe paja e Creazzo Caterina.
-Romeo Domenico(19.8.1928/46-67) di Michele cerza e Zappia Anna.
-Zappia Maria(20.8.1928/46-68) di Saverio cicora e Violi Teresa.
-Marando Maria(7.10.1928/53-81) di Vincenzo pajuni e Pangallo Elisabetta.
-Violi Francesca(9.10.1928/54-83) di Domenico cocciularu e Vilardi Maria.
-Perre Mariantonia(27.10.1828/56-87) di Domenici jhumentaru e Scarfò Mariantonia.
-Miceli Antonino(27.10.1928/56-88) di Giuseppe soldateju e Trimboli Franesca judici.
-Mittiga Rosario(17.11.1928/58-91) di Francesco cinnarella e Trimboli Maria.
-Grillo Rosario Pasquale(18.11.1928/58-92) di Antonio inglese e Catanzariti Michelina bomba.
-Carbone Francesco Santo(29.11.1928/59-94) di Rocco i Richela e Papalia Rosa carciutu.
 -Riganò Maria Antonia(9.12.1928/60-95) di Gioisofatto 'ncineju e Marando Maria.
-Mittiga Michele (13.12.1928/60-96) di Michele e Iermanò Elisabetta di Domenico  rizzola.
-Catanzariti Pasquale Immacolato(26.12.1928/61-98) di Saverio giarruni e Carbone Maria.
-Perre Nazarena(30.12.1928/63-101) di Domenico santellino e Stalteri Maria caccianti.
-Tropeano Domenica(23.1.1929/68-10) di Antonio nasuni e Romeo Maria cecalupi.
-Perri Maria(10.2.1929/70-13) di Saverio ciucia e Terminelli Clementina..
-Miceli Caterina (20.2.1929/70-14) di Francesco soldateju e Caruso Giuseppa.
-Perri Domenico(25.2.1929/72-18) di Rocco spiritusantu e Trimboli Maria.
-Trimboli Maria(26.3.1929/79-31) di Domenico furnaru e Trimboli Maria.
-Carbone Caterina(2.6.1929/84-41) di Antonio crupeja e Agresta Maria.
-Trimboli Giuseppa(23.6.1929/86-46 )di Domenico vajana e Pelle Mariantonia.
-Catanzariti Rocco(14.7.1929/89-51) di Francesco carrau e Larosa Maria.
-Barbaro Domenico(14.7.1929/di Saverio babbeu e Trimboli Anna foca.
-Violi Maria(15.8.1929/92-58) di Pasquale cocciularu e Ciampa Maria.
-Perre Giuseppe(31.8.1929/96-65) di Francesco santellino e Papalia Fr.sca.
-Pangallo Giuseppa(4.9.1929/97-68) di Domenico batazzino e Pangallo Rosa.
-Catanzariti Giuseppa(12.12.1929/113-100) di Dom. bomba e Catanz.Anna.
-Perre Anna(22.12.1929/117-108) di Francesco cicerca  e Lentini Maria.
-Barbaro Anna(26.12.1929/118-109) di Graziano micciunarda e Amante Mar.
-Stalteri Francesco(1.1.1930/119-1) di Domenico e Sergi Caterina trì.
-Marando Antonio(15.2.1930/125-13) di Giuseppe pistola e Catanzariti Rosa.
-Zappia Domenico(1.3.1930/128-19) di Giuseppe batitonno e Portolesi Francesca lucìu.
-Demarco Giuseppe Ant. (13.4.1930/139-41) di Michele mìscita e Trimboli Anna.
-Catanzariti Anronio(4.5.1930/144-51) di Domenico giarruni e Perriu Anna jhumentaru. (jhu: come jhuri=fiore)
-Spagnolo Maria(18.6.1930/149-61) di Rocco mattulinu e Carbone Domenica di Giuseppe sansovino.
-Trimboli Bruno(18.6.1930/150-62) di Antonio maluni e Trimboli Caterina.
-Mittiga Giuseppe(19.6.1930/150-63) di Agostino cinnarella e Sergi Maria.
-Virgara Domenica(22.6.1930/151-65) di Saverio zoccoli e Campiti Fr.sca.
-Barbaro Bruno(6.7.1930/152-67) di Pasquale scrivo e Romeo Maria.
-Virgara Caterina(14.8.1930/154-71) di Vincenzo zoccola e Furore Francesca.
-Mittiga Elisabetta(7.9.1930/157-76) di Rosario cinnarella e Stancati Serafina.
-Catanzariti Pasquale(18.9.1930/158-78) di Pasquale ciccillo e Riganò Maria pillingò.
-Garreffa Filomena(28.11.1930/170-102) di Antonio e Portolesi Maria marte
-Agresta Pasquale(28.11.1930/170-103) di Gius. e Sergi Nicolina perciasipali.
-Sergi Nicola Francesco(13.12.1930/174-110) di Michele cajhò e Schimizzi Rosa.
-Perri Elisabetta(14.12.1930/174-111)di Antonio santollino e Catanz.Gius.a.
-Romeo Antonio Lucio(21.12.1030/175-112) di Saverio 'mburcanu e Barbaro Mariantonia.
-Catanzariti Giuseppe Antonio(21.1.1931/179-8) di Domenico celestino e Catanzariti Domenica barrosara.
-Zappia Francesco(4.2.1931/182-13) di Giuseppe cipri e Trimboli Pasqualina di Antonio vajana.
-Scarfò Maria(9.2.1931/183-16) di Francesco pezzangruppa e Catanzariti Giuseppa.
-Marando Maria Concetta(14.2.1931/184-17) di Rocco pistola e Romeo Caterina di Francesco cecalupi.
-Perre Maria Nazarena(8.3.1931/186-22) di Domenico santellino e Papalia Francesca.
-Violi Pasquale(8.3.1931/187-23) di Pasquale cocciularu e Ciampa Maria.
-Lentini Francesca(16.4.1931/191-32) di Dom. strascinapedi e Frisina Anna.
-Catanzariti Antonio(18.4.1931/192-33) di Francesco zumpano e Romeo Caterina 'ndondula.
-Trimboli Maria26.4.1931/192-34) di Padquale vajana e Pelle Mariantonia.
-Catanzariti Rosa (26.4.1931/193-35) di Antonio gnurasanta e Romeo Rosa.
-Trimboli Nicola Pasquale(17.5.1931/195-40) di Antonio furnaru  e Romeo Caterina.
-Perri Francesco(5.7.1931/201-51) di Domenico ciucia e Trimboli Elisabetta.
-Perri Pasquale(5.7.1931/201.52) di Giuseppe santallino e Ferraro Elisabetta.
-Catanzariti Santa (11.7.1931/202-53) di Rosario grignafocu e Barbaro Maria.
-Carbone Caterina(18.7.1931/203-56) di N e di Carbone Maria  lasceri.
-Trimboli Rosario(22.8.1931/206-61) di Francesco piseja e Carbone Caterina.
-Taliano Giuseppe Antonio(26.8.1931/208-65) di Francesco caravano e Marando Francesca.

-Catanzariti Antonio(4.10.1931/211-71) di Rosario carrau e Zappia Paola cagnolaro.

Libro dei Battezzati - vol.XVI°