Pro Platì
Intendiamo sotto questa rubrica ed in diverse riprese esporre tutto
quanto manca a questo paese che, perché segregato in montagna e privo di
qualsiasi comunicazione, ha la sfortuna di essere trattato in modo differente
di come son trattati gli altri paesi. E ciò facendo non é intenzione nostra di
richiamare la attenzione delle autorità, in modo che per l’avvenire si occupino
un poco di noi, ma per dimostrare alla
gente che noi cerchiamo cose indispensabili alla vita, cose,senza le quali
la vita sarebbe per noi uguale
a quella che vien vissuta dalla gente più incivile e più dimenticata.
Ed incominciamo con
Platì distrutto
Qualsiasi passeggiero sperduto chi sa come o un qualunque funzionario
arrivi qui per qualche paio di
ore, si meraviglia nel vedere la posizione in cui si trova questo disgraziato
paese. Già par arrivarci avrà sudato chi sa quante camicie ed avrà pericolato
la vita almeno una dozzina volte sul dorso del mulo. La sua stanchezza però non
basta per non renderlo sbigottito alla vista della stato in cui si trova l’abitato
che gli si presenta dinnanzi. Non vi è una casa che possa dirsi abitabile ed
inorridito quel forestiere dimanda dove la genie viva. E quando qualcuno gli
risponde << là dentro» quel bravo uomo, anche se funzionario,
impallidisce e compiange la miseria altrui.
E, cosa si é fatto per Platì dopo tanti disastri che ridussero un paese
nello stato più misero che si possa
immaginare? Nulla o quasi nulla! ...
Il terremoto del 1894 distrusse Platì, gli altri terremoti fino al 905
aggravarono la distruzione di Platì, l’ultimo del 1908 ne completò la distruzione.
Piccola storia e di qualche riga ma è troppo dolorosa quando si pensi
che dopo tanti disastri nessuno si occupò mai perché l’abitato almeno sia tale
che la gente non debba da un giorno all’altro far la morte dei topi.
Dal 28 dicembre storico ad oggi nulla si fece per Platì tranne che si
son costruiti un centinaio di baracche, perché fossero abitate da 100 famiglie.
Come si viva in quella specie di abitazione.... provvisoria e malfatta e da
dimandarlo alle persone che vi dimorano; mentre dimandiamo noi, e il resto
della popolazione dove dovrebbe abitare? Nelle case certamente.... Nelle case
crollanti col pericolo da non potervi uscire se non tratti fuori schiacciati
per qualche eventuale disastro. E per le abitazioni definite, a quando si
pensa?
l’Italia crede di aver risoluto il problema pei paesi colpiti del
terremoto con certe leggi che, a leggerle, si crederebbe che i paesi distrutti
divenissero fra un periodo di tempo villaggi ameni e città incantevoli. Può
essere che sia così, ma se ogni paese è considerato come Platì io, ripeto,
sicuro di non sbagliare, il detto che fu di altri: Le leggi son, ma chi pon mano ad elle?
Si parlò infatte di tante belle cose: di piano regolatore, di strade
larghe 10 o 15 metri, di mutui per la
costruzione di edifizi, di piazze, di ampiamento di edifizi pubblici,
di scuole ecc.... ma il piano regolatore
se ci sarà. Lo vedranno i posteri dei nostri posteri; le strade non potrebbero essere nello stato peggiore
in cui si trovano, i mutui non sono altro che turlupinature, almeno per
quanto concerne gli abitati nostrani, e l’opera degli edifizi pubblici si
limita alla compilazione di progetti.
Benedetta la professione dell’ ingegnere: ogni terremoto per essa
significa ricchezza e per la povera
gente aumento di miseria.
Ma dissi tutto per quanto riguarda la distruzione di Platì? Non saprei
dare una vera e piena descrizione dell’attuale posizione di questo paese: son
delle cose che a dirle non si riesce ma che impressionano soltanto quando si
vedono.
Quali i rimedi per si tanto male?
Io non li saprei certamente enumerare, soltanto ripeto che non solo si
dovrebbe pensare a noi, ma che sarebbe dovere di chi sta in alto provvedere al
cambiamento di questo stato di cose.
Ci pensino anche un pò l’Amministrazione ed il popolo di Platì: le
leggi provvidenziali, approvate per
i paesi colpiti dal terremoto, non escludono certamente questo paese dal
diritto di usufruirne.
Approfittino di queste leggi cercando ciò che spetta loro, non mendicando,
come cercano gli arabi il
mangeria, ma imponendosi con
quella forza che nasce dal loro diritto e dalla loro qualità d’italiani.
N. S.
IL COMPASSO - ORGANO SOCIALE
– Anno I, N. I
Redattori: Prof. Salvatore Scali, Emanuele Fabiani
Gerace Domenica 3 novembre 1912
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