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mercoledì 7 giugno 2017

Cronaca di una morte annunciata (reg. Francesco Rosi - 1987)


Pro Platì
Intendiamo sotto questa rubrica ed in diverse riprese esporre tutto quanto manca a questo paese che, perché segregato in montagna e privo di qualsiasi comunicazione, ha la sfortuna di essere trattato in modo differente di come son trattati gli altri paesi. E ciò facendo non é intenzione nostra di richiamare la attenzione delle autorità, in modo che per l’avvenire si occupino un poco di noi, ma per dimostrare alla
gente che noi cerchiamo cose indispensabili alla vita, cose,senza le quali la vita sarebbe per noi uguale
a quella che vien vissuta dalla gente più incivile e più dimenticata.
   Ed incominciamo con
Platì distrutto
Qualsiasi passeggiero sperduto chi sa come o un qualunque funzionario arrivi qui per qualche paio di
ore, si meraviglia nel vedere la posizione in cui si trova questo disgraziato paese. Già par arrivarci avrà sudato chi sa quante camicie ed avrà pericolato la vita almeno una dozzina volte sul dorso del mulo. La sua stanchezza però non basta per non renderlo sbigottito alla vista della stato in cui si trova l’abitato che gli si presenta dinnanzi. Non vi è una casa che possa dirsi abitabile ed inorridito quel forestiere dimanda dove la genie viva. E quando qualcuno gli risponde << là dentro» quel bravo uomo, anche se funzionario, impallidisce e compiange la miseria altrui.
E, cosa si é fatto per Platì dopo tanti disastri che ridussero un paese nello stato più misero che si possa
immaginare? Nulla o quasi nulla! ...
Il terremoto del 1894 distrusse Platì, gli altri terremoti fino al 905 aggravarono la distruzione di Platì, l’ultimo del 1908 ne completò la distruzione.
Piccola storia e di qualche riga ma è troppo dolorosa quando si pensi che dopo tanti disastri nessuno si occupò mai perché l’abitato almeno sia tale che la gente non debba da un giorno all’altro far la morte dei topi.
Dal 28 dicembre storico ad oggi nulla si fece per Platì tranne che si son costruiti un centinaio di baracche, perché fossero abitate da 100 famiglie. Come si viva in quella specie di abitazione.... provvisoria e malfatta e da dimandarlo alle persone che vi dimorano; mentre dimandiamo noi, e il resto della popolazione dove dovrebbe abitare? Nelle case certamente.... Nelle case crollanti col pericolo da non potervi uscire se non tratti fuori schiacciati per qualche eventuale disastro. E per le abitazioni definite, a quando si pensa?
l’Italia crede di aver risoluto il problema pei paesi colpiti del terremoto con certe leggi che, a leggerle, si crederebbe che i paesi distrutti divenissero fra un periodo di tempo villaggi ameni e città incantevoli. Può essere che sia così, ma se ogni paese è considerato come Platì io, ripeto, sicuro di non sbagliare, il detto che fu di altri: Le leggi son, ma chi pon mano ad elle?
Si parlò infatte di tante belle cose: di piano regolatore, di strade larghe 10 o 15 metri, di mutui per la
costruzione di edifizi, di piazze, di ampiamento di edifizi pubblici, di scuole ecc.... ma il piano regolatore
se ci sarà. Lo vedranno i posteri dei nostri posteri; le strade non potrebbero essere nello stato peggiore
in cui si trovano, i mutui non sono altro che turlupinature, almeno per quanto concerne gli abitati nostrani, e l’opera degli edifizi pubblici si limita alla compilazione di progetti.
Benedetta la professione dell’ ingegnere: ogni terremoto per essa significa ricchezza e per la povera
gente aumento di miseria.
Ma dissi tutto per quanto riguarda la distruzione di Platì? Non saprei dare una vera e piena descrizione dell’attuale posizione di questo paese: son delle cose che a dirle non si riesce ma che impressionano soltanto quando si vedono.
Quali i rimedi per si tanto male?
Io non li saprei certamente enumerare, soltanto ripeto che non solo si dovrebbe pensare a noi, ma che sarebbe dovere di chi sta in alto provvedere al cambiamento di questo stato di cose.
Ci pensino anche un pò l’Amministrazione ed il popolo di Platì: le leggi provvidenziali, approvate per
i paesi colpiti dal terremoto, non escludono certamente questo paese dal diritto di usufruirne.
Approfittino di queste leggi cercando ciò che spetta loro, non mendicando, come cercano gli arabi il
mangeria, ma imponendosi con quella forza che nasce dal loro diritto e dalla loro qualità d’italiani.
N. S.

IL COMPASSO - ORGANO SOCIALE – Anno I, N. I
Redattori: Prof. Salvatore Scali, Emanuele Fabiani
Gerace Domenica 3 novembre 1912


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