Da
Platì
Tentato avvelenamento
Platì 29
(Iris). - Un certo V. F. di A., manovale, doveva sposare la ragazza M.
F. di D.; ma, per motivi che ignoriamo, il matrimonio è andato a monte, ed il
V., qualche mese fa, ha impalmato una certa I. M. Se non che pare che fra i due
coniugi non regnasse il più perfetto accordo, e che il marito non disdegnasse
di frequentare la baracca della prima fidanzata, che in cuor suo sperava di
potersi un giorno, unire al suo F.! Fatto sta, intanto, che giorni dietro R. C.,
madre della M., ha pensato di preparare tre focacce e di affidarle ad un
ragazzo, certo Pignataro, con l’incarico di andare a deporle sul tavolo della
I., che sapeva essere uscita dalla baracca, e nel caso questa fosse chiusa,
d’introdurvele attraverso una fessura sottostante all’uscio, non senza mancare
di avvertirlo di guardarsi bene dal saggiarle, altrimenti sarebbe morto.
Sperava ella che la vittima designata, ritirandosi e trovando in casa
quel ben di Dio, si sarebbe affrettata a cibarsene, visto e considerato che il
grano costa caro, e che tre focacce ben arrosolate non capitano mica tutti i
giorni! Il ragazzo ha eseguito l’incarico, ma è corso subito a riferire ogni
cosa alla guardia forestale Panuccio che, entrato in sospetto, si è avviato col
Pignataro alla baracca della I., facendo asportare le focacce, che ancora si
trovavano dove erano state messe, e consegnandole al maresciallo dei
carabinieri. Questi, saputo di che si trattava, ha proceduto subito all’arresto
della R. la quale, messa alle strette dall’intelligente funzionario, ha finito
col confessare che alle focacce aveva mescolato delle capocchie di fiammiferi,
allo scopo di mandare all’altro mondo la I., e così permettere a sua figlia di
sposare il V. Il quale, avendo fornita la farina occorsa per confezionare il
cibo borgiano, è stato anch’egli messo in gattabuia come complice.
Merita una parola di sincera lode il bravo maresciallo Cioni, per il
brillante servizio compiuto.
Sigmund, il mio analista, tempo indietro, mi aveva prescritto tutta la
filmografia di Alfred Hitchcock per sfuggire ai complessi di colpa e a tutti i
disturbi mentali connaturati a chi ha l’esistenza sgretolata come me. Ora che
me li sono sparati tutti vi posso dire che il buon, grande, Alfredo, mai
raggiunse in semplicità e concisione questo fatto di cronaca inviato alla
Gazzetta di Messina e delle Calabrie, ed ivi pubblicato il 2 aprile 1915, da parte di
Don Giacomino Tassoni Oliva. Ho oscurato nomi e cognomi per rispetto a quanti
ancora hanno parentela con i protagonisti della vicenda. Per quanto riguarda Cioni Attilio, Maresciallo dei R. R. Carabinieri vi ricordo
che era apparso di già in una pubblicazione dell’8 gennaio 2016.
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