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lunedì 14 marzo 2016

Rivalità eroica (reg. Richard Rosson/Howard Hawks - 1933)



LA VERGINE DI PANDORE

A distanza di qualche decennio dal catastrofico terremoto che distrusse l’antica città di Pandore e costrinse i suoi abitanti a trasferirsi in altre zone più sicure (Careri e Natile), la tradizione vuole che un contadino intento ad arare un pezzo di terra... e qui si innesta inevitabilmente la leggenda del “quadro miracoloso” della Vergine di Pandore.
Credo sia doverosa riferirla.
Un contadino, come si diceva, mentre stava arando un pezzo di terra rinvenne, a poca distanza dalla zona dove sorgeva anticamente Pandore, un trittico raffigurante la Madonna.
Poiché il terreno sorgeva ai limite dei confini territoriali dei Comuni di Careri e Platì, tra i due popoli sorse una animata disputa: il trittico doveva essere portato a Careri o a Platì? Mai disputa fu tanto accanita ed accesa. L’accordo non fu raggiunto. Alcuni “saggi” suggerirono un singolare stratagemma che, con grande soddisfazione di tutti, venne attuato.
Il «quadro» venne caricato su un carro trainato da due giovenche e abbandonato in aperta campagna. Se le giovenche si fossero dirette in direzione di Platì, sarebbero stati i Platiesi gli unici proprietari della immagine della Vergine di Pandore. In caso contrario il possesso sarebbe toccato di diritto ai «pandurioti». Le giovenche si diressero verso Careri facendo la gioia dei «Pandurioti» e la disperazione ovvia dei Platiesi. Da quel giorno i cittadini di Careri divennero i gelosi custodi del miracoloso trittico raffigurante la Vergine con il Bambino.
Per i Careroti il "quadro" divenne ben presto l'ancora di "salvezza"; salvezza del corpo e dell’anima. La fede nella Vergine di Pandore fu sempre grande, infinita.
Purtroppo ai primi di ottobre del 1971 mani sacrileghe trafugarono il "quadro" miracoloso lasciando nello sconforto più nero migliaia di fedeli.
In quei giorni il sindaco del paese, Rosario Monteleone, rivolse ai malfattori un accorato appello: “Mi rivolgo a nome mio e di tutta la cittadinanza a coloro che, forse in un momento di smarrimento,hanno voluto privarci di un bene cosi inestimabile; restituite a Careri il miracoloso quadro: soltanto allora il mio popolo riacquisterà la pace e la tranquillità “.
A distanza di anni l'appello è rimasto però inascoltato.
Quella mattina di 15 anni addietro la notizia del furto del «quadro» si diffuse in un baleno. “Non c‘è legge, non c’è legge” gridavano, piangendo, uomini e donne, vecchi e bambini.
Non sono mancate scene di grande commozione come quando una anziana donna, genuflessa davanti all’altare, pregava: «Vergine Santa, ritorna a Careri».
Era una speranza!

A Careri cà si dicia
Cà ndavi a veniri la Matri Maria:
O Maria, o di li Grazii,
chi vu siti la cchiù bella
vi misiru nta na stanza
non vi volenu portari a Careri.
Quando la Matri si misi in caminu
li Prativoti gralimi iettaru:
ora cu vui volimu mu venimu
finu a Careri mu v’accumpagnamu.
volimu la Matri cu Gesù Bambinu
pa li nosrti bisogni ma pregamu.
Quandu la Matri a Careri trasiu
tuttu lu mundu cà s’allumtanau.
Nostra Madonna in prucessioni iu
avanzi a la chiesa si fermau;
tutti gridaru «la Matri di Diu»'
Maria di li Grazi l’intitulau.
Lu bastimentu a mari si ndi iu
e lu patruni grazii cercava;
e chissu fu  miraculu di Maria:
mu scindi sarvu e non si maculau.

Tratto da CARERI nel 150° anniversario della fondazione del comune, a cura di Giuseppe Pipicella, Laruffa Editore, 1986

Secondo lo Zangari, riportato da Domenico Minuto, Careri, Pandore e Platì  contenevano beni dei monasteri basiliani. All’ epoca del furto, parroco di Careri era lo zio Ernesto il giovane che per l’occasione intrecciò una breve corrispondenza con lo scrittore careroto Francesco Perri che trovate qui:
Il terremoto che distrusse Pandore risale al 1507.
Dimenticavo: la foto è di Don Salvatore C.




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