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mercoledì 17 febbraio 2016

La canzone del paese natio (reg. Kenj Mizoguchi - 1925)

Siamo tutti stranieri in terre lontane. Ho visto solo ora il tuo post e gli occhi mi si sono riempiti di lacrime per i meriti che mi attribuisci e per l’amicizia che mi comunichi. Rivivo la nostra fanciullezza e tutto il profumo delle piccole-grandi cose: i comizi, il cinema parrocchiale, la tv dei ragazzi presso la casa dei tuoi zii, i giochi “made in vineje” e mille altre cose. Ora siamo orfani, la nostra amata terra è morta sotto i colpi “terroristici” del progresso. Ora ci sentiamo con i telefoni, ci scriviamo con il computer e non aspettiamo più tre mesi, come un tempo, che arrivi la lettera dall’Australia o dalle Americhe. Io vivo a Roma, ma sono senza lavoro e quindi “non libero” di pensare e dedicare al paese, qualche altra residua energia intellettuale. Ho scritto un libro, ma stento a vendere qualche copia per recuperare le spese di stampa. Il titolo dice tutto: “Gli ultimi resteranno… ultimi”. Se lo vuoi, posso inviartelo gratis, ma devi fornirmi il tuo indirizzo dove spedirtelo.
Ciao 
Mimmo


Com'è accaduto altre volte un commento può diventare il post del giorno e in questo di Mimmo Marando c'è il sentimento che lega i paesani straviati. Da parte mia non posso che ribadire, rifacendomi allo slogan che negli anni ottanta rilanciava nei cinema 2001: odissea nello spazio, che prima e dopo daplatiaciurrame c'era e ci sarà sempre PLATI' di Mimmo Marando.

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