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mercoledì 29 ottobre 2014

Narciso nero (reg. Emeric Pressburger Michael Powell - 1947)


La ragazza della porta accanto
di Caterina Mittiga
Sicilia,‭ ‬estate‭ ‬2014.‭ ‬Grandi navi commerciali depositano a intervalli regolari il carico umano dei barconi che vengono da lontano.‭ ‬I tg ci aprono le edizioni della sera,‭ ‬con le notizie degli sbarchi,‭ ‬e dei recuperi,‭ ‬e dei morti galleggianti,‭ ‬e degli scafisti dannati.‭ ‬In tutta onestà,‭ ‬eviterei le immagini del personale sanitario che affronta l‭’‬emergenza con la mascherina di carta sul muso.‭ ‬Chissà se è necessaria.‭
I porti turistici della Sicilia aprono le braccia alle valanghe con trolley e Birkenstock.‭ ‬I porti delle più o meno grandi città schierano eserciti di pullman per gente senza valigia e certamente senza Lonely Planet.‭ ‬Niente templi di Agrigento,‭ ‬Teatro Antico di Siracusa,‭ ‬stazione termale di Taormina‭; ‬niente spiaggia di Montalbano,‭ ‬scavi di Selinunte,‭ ‬cannolo di Messina,‭ ‬pane cunzato di Salina‭; ‬niente casa di Pirandello,‭ ‬cioccolato di Modica,‭ ‬cous cous di San Vito Lo Capo‭; ‬niente Scala dei Turchi,‭ ‬manna di Castelbuono,‭ ‬costa saracena,‭ ‬Orecchio di Dioniso,‭ ‬per loro.‭
Uomini dalla pelle scura e lucida camminano lungo ampi viali alberati di una città che dal loro punto di vista non è poi così male.‭ ‬Non gli resta altro da fare che puntellare gli incroci delle strade,‭ ‬conquistandosi un posto al semaforo,‭ ‬quartier generale di un‭’‬avventura senza speranza.‭ ‬A ogni semaforo,‭ ‬tre o quattro di loro assalgono le auto‭ ‬che‭ ‬si fermano per il rosso.‭ ‬È luglio e sono ben coperti:‭ ‬piumino,‭ ‬giacca di lana,‭ ‬maglione a collo alto.‭ ‬Qui per loro non è caldo.‭
La mia abitudine a chiedermi in ogni circostanza della vita dove siano mai le donne mi porta a cercare sguardi femminili tra quegli enormi occhi neri coperti di smalto.‭ ‬Non ce ne sono,‭ ‬di donne ai semafori.‭
Un giorno,‭ ‬però,‭ ‬vado al supermercato.‭ ‬All‭’‬ingresso,‭ ‬accoccolata quasi a guardia delle porte scorrevoli,‭ ‬c‭’‬è una ragazza nera come la notte.‭ ‬Ha i capelli molto corti e una gonna colorata.‭ ‬E gli occhi abissali.‭ ‬Ha preso il posto della coppia di polacchi sorridenti che da sempre aspettava un gesto di elemosina dai clienti del supermercato.‭ ‬La guardo poco perché mi vergogno,‭ ‬con la mia bella borsa della spesa in materiale bio che uso per paraculissime motivazioni ecologiche.‭ ‬Le darò un euro quando esco,‭ ‬penso,‭ ‬e vado dentro a recuperare un carrello.‭
Latte,‭ ‬cereali,‭ ‬uno sgrassatore universale,‭ ‬questo è in offerta,‭ ‬una torta pronta per la colazione,‭ ‬Umberto vuole lo yogurt,‭ ‬troppa fila in salumeria,‭ ‬le teglie usa e getta,‭ ‬un balsamo per capelli mossi,‭ ‬oddio la cassiera lenta,‭ ‬ho preso la carta Nectar‭? ‬Mentre sono in coda,‭ ‬vedo al di là delle porte la ragazza.‭ ‬È chinata su una borsa che non avevo visto entrando.‭ ‬Pago la mia spesa e vado verso l‭’‬uscita,‭ ‬contando il resto che la cassiera più lenta del mondo mi ha dato.‭ ‬Un euro e venti.‭ ‬Li darò alla ragazza,‭ ‬ma comincia a battermi forte il cuore perché so che non riuscirò a guardarla negli occhi quando allungherò il braccio per far cadere nella sua mano quelle due monete che adesso nella mia bruciano come fuoco.‭
Esco dal supermercato,‭ ‬cerco il suo sguardo,‭ ‬sorrido,‭ ‬lei non ride,‭ ‬anzi è serissima,‭ ‬allungo il braccio che rimane sospeso perché lei sembra non aver capito cosa sto facendo,‭ ‬ma poi prende le monetine e dice qualcosa che sicuramente è grazie.‭ ‬Solo allora vedo un fagottino accanto a lei.‭ ‬È una bambina piccolissima che dorme su un passeggino basso e scolorito,‭ ‬avvolta in vestitini colorati,‭ ‬con i capelli corti e ricci.‭
La mia borsa della spesa pesa come un macigno mentre mi trascino verso la macchina.
Torno al supermercato dopo due giorni,‭ ‬e le trovo ancora lì,‭ ‬madre e figlia,‭ ‬davanti alle porte scorrevoli.‭ ‬Due euro,‭ ‬e un sorriso‭ ‬alla bambina.‭ ‬Altri quattro giorni e sono ancora lì.‭ ‬La ragazza guarda i piedi delle persone,‭ ‬la bambina è in piedi e non si dà pace:‭ ‬c‭’‬è un cagnolino legato con il guinzaglio a un paletto.‭ ‬Da che mondo è mondo,‭ ‬cane e bambina piccola devono giocare assieme.‭ ‬Un euro e ottanta.
Dopo qualche giorno,‭ ‬due euro e un pacchetto di biscotti mi lavano la coscienza per cinque minuti.‭ ‬Ma quegli occhi non mi lasciano.‭ ‬Ho deciso,‭ ‬le parlerò.‭ ‬La prossima volta.‭ ‬Where are you from‭? ‬Do you need anything for the baby‭? 
Forse dei pannolini,‭ ‬o una crema lenitiva perché fa caldo e la pelle di un bambino è delicata e chissà di che tessuto sono fatti i vestiti che le danno al palazzetto dello sport che funge da centro accoglienza per migranti.‭ ‬Sì,‭ ‬le parlerò.‭ ‬Voglio sapere come‭ ‬si chiamano,‭ ‬lei e la bambina.‭ ‬E se lei ha un marito che nel frattempo sta al semaforo.‭ ‬E come è stato il viaggio.‭
Fine agosto,‭ ‬si ritorna dalle ferie.‭ ‬È arrivato il momento di avvicinarmi.‭ ‬Quasi spero di non trovarle davanti alle porte del supermercato.‭ ‬Ma ci sono e adesso hanno anche i capelli più lunghi,‭ ‬con le treccine.‭ ‬Dovrei parlare alla ragazza prima di entrare al supermercato,‭ ‬così se le serve qualcosa posso comprarla e dargliela all‭’‬uscita.‭ ‬Ma se non parla italiano,‭ ‬come fa a farmi capire cosa le serve‭? ‬Arrivo davanti alle porte scorrevoli e la guardo come se ormai ci conoscessimo da mesi,‭ ‬ma tutto quello che riesco a dirle è buonasera,‭ ‬e neanche a un volume decente.‭ ‬Buonasera.‭ ‬Dico sempre buonasera agli indiani che vendono collanine,‭ ‬ai magrebini‭ ‬che vendono fazzoletti,‭ ‬ai nigeriani che vendono cover per smartphone.‭ ‬Per anni ho pensato che fosse rispettoso,‭ ‬invece di quel ciao odioso che la gente pensa di potersi permettere ché tanto‭ ‬“questa è gente che non si formalizza‭”‬.‭ ‬Con grande ingenuità penso che il mio rispetto passi da un buonasera.
Buonasera,‭ ‬ragazza che forse ha meno dei miei anni ma già una bambina al collo.‭ ‬Buonasera,‭ ‬ragazza stanca ché stare seduti per terra a chiedere l‭’‬elemosina dev‭’‬essere la più grande fatica di una vita.‭ ‬Buonasera,‭ ‬ragazza che mi fa vergognare della mia borsa bio-rispetta-ambiente.‭ ‬Buonasera a te,‭ ‬che non mi fai trovare il coraggio di rivolgerti la parola per chiederti come ti chiami e come stai e come sta tua figlia e dove dormite e dove volete andare,‭ ‬in questo lungo viaggio.

Buonasera,‭ ‬due euro e cinquanta e vado oltre,‭ ‬verso la mia macchina,‭ ‬verso casa.‭
L'originale è qui:
http://www.abbiamoleprove.com/2014/10/27/sicilia/
nella foto: la costa calabra vista da Ciurrame di notte

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