Catanzaro
12 – III – 34
Carissimo papà
Crederei di venir meno al mio dovere senza darvi una risposta alla
lettera ultima. Essa mentre da un lato mi consola, come ogni cosa che mi viene
da voi, da un altro mi rattrista. Non già, s’intende, per il suo contenuto,
perché tutto ciò che contiene è ben detto, ma si perché vedo che, trascendendo
un poco nel modo di scrivere, vi avrò potuto arrecar dispiacere. La mia ultima
lettera però non voleva essere un dolce e sia pur lontano rimprovero a voi,
ch’io venero ed amo, ma voleva solo farvi notare che non c’era ragione
d’impensierirsi pel silenzio, sia pur prolungato, di uno di noi, perché altrimenti
anche noi dovremmo stare in continua trepidazione, dato che ci lascia per mesi
e mesi privi di notizie. Lo sa poi il cielo il bene che scambievolmente ci
vogliamo con Ernesto. Noi due andiamo
così ben d’accordo che, direi quasi, formiamo una cosa sola. E’ per questo che
se vi scrissi di risposta date alle domande di Ernesto e di mancanze di
risposte alle mie domande, ciò scrissi non per lamentarmi di tutto questo o per
dirvi che preferite l’uno all’altro, ma esclusivamente per portarvi un qualche
esempio e per farvi capire che anche alle mie domande era necessaria una
risposta. L’unica cosa per noi necessaria è aver vostre notizie spesso, che
l’indirizziate ad Ernesto o a me poco importa, perché come voi ben dite,
scrivendo ad Ernesto è lo stesso che scrivere a me e scrivendo a me è lo stesso
che scrivere ad Ernesto.
Ora che penso che la mia ultima
lettera vi ha potuto arrecar dispiacere, vorrei non averla scritta, però vi
protesto che essa non fu scritta per farvi un benché minimo e sia pur dolce
rimprovero, come mi scrivete. Vi prego perciò di credere unicamente a questa
mia intenzione e non al suono delle parole scritte in quella lettera, deponendo
qualsiasi dispiacere che v’abbia potuto arrecare, dispiacere di cui vi chiedo
sincero e filiale perdono.
Ieri ho ricevuto dallo zio una cartolina in cui già mi parlava della
vostra andata aCasignana. Riguardo al camice direte a Rosina e Cata che debbono cucirlo secondo le misure
presemi. Solo riguardo al colletto debbono fare diversamente da quanto loro
avevo detto. Debbono cioè, anziché fare il colletto, come avevamo stabilito,
praticare al suo posto una scollatura come per le cotte, ma molto più stretta.
Detta scollatura può avere una larghezza di circa 16 centimetri per lato.
Riguardo agli altri lavorucci, possono farli col tempo loro purchè li facciano
bene. Fra giorni manderò loro il disegno per un altro corporale e una palla
torno a ripetere quanto ho loro scritto, che se non possono fare tutto loro,
mandino qualche cosa alla zia Iolanda o si facciano aiutare da altra persona
amica.. Questo disegno che manderò potrebbero senz’altro mandarlo a Oppido
perché me lo facessero eseguire dalla zia.
Tempo addietro ho mandato anche a Rosina e Cata un giornalino, l’hanno
ricevuto? Spero di mandare qualche altro migliore in seguito. Fra giorni
scriverò a peppe e allo zio Giuseppino per l’onomastico.
A nome mio e di Ernesto, bacio caramente e abbraccio col più grande
affetto, voi, la mamma, Rosina, Cata, Fina, Peppe, Iola, Amalia, gli zii
Giuseppino, Michele e la nonna. A voi e alla mamma, bacio pure la mano vostro aff.mo
Ciccillo
P. S. Riguardo alla Messa ormai è questione di mesi, potete
quindi star tranquilli, perché tutto, per la fine di luglio o i primi d’agosto,
sarà a posto. Tutto questo peò non lo
divulgate se non quando ve lo scriverò e cioè qualche settimana prima dell’ordinazione
Sacerdotale. Ho fatto aggiustare la pianeta regalatami da Caterinuzza. E’
riuscita bellissima e preziosa.
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