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mercoledì 22 ottobre 2014

Perdono (reg. Ettore Maria Fizzarotti - 1966)



                                                                                              Catanzaro 12 – III – 34
Carissimo papà
Crederei di venir meno al mio dovere senza darvi una risposta alla lettera ultima. Essa mentre da un lato mi consola, come ogni cosa che mi viene da voi, da un altro mi rattrista. Non già, s’intende, per il suo contenuto, perché tutto ciò che contiene è ben detto, ma si perché vedo che, trascendendo un poco nel modo di scrivere, vi avrò potuto arrecar dispiacere. La mia ultima lettera però non voleva essere un dolce e sia pur lontano rimprovero a voi, ch’io venero ed amo, ma voleva solo farvi notare che non c’era ragione d’impensierirsi pel silenzio, sia pur prolungato, di uno di noi, perché altrimenti anche noi dovremmo stare in continua trepidazione, dato che ci lascia per mesi e mesi privi di notizie. Lo sa poi il cielo il bene che scambievolmente ci vogliamo con Ernesto.  Noi due andiamo così ben d’accordo che, direi quasi, formiamo una cosa sola. E’ per questo che se vi scrissi di risposta date alle domande di Ernesto e di mancanze di risposte alle mie domande, ciò scrissi non per lamentarmi di tutto questo o per dirvi che preferite l’uno all’altro, ma esclusivamente per portarvi un qualche esempio e per farvi capire che anche alle mie domande era necessaria una risposta. L’unica cosa per noi necessaria è aver vostre notizie spesso, che l’indirizziate ad Ernesto o a me poco importa, perché come voi ben dite, scrivendo ad Ernesto è lo stesso che scrivere a me e scrivendo a me è lo stesso che scrivere ad Ernesto.
 Ora che penso che la mia ultima lettera vi ha potuto arrecar dispiacere, vorrei non averla scritta, però vi protesto che essa non fu scritta per farvi un benché minimo e sia pur dolce rimprovero, come mi scrivete. Vi prego perciò di credere unicamente a questa mia intenzione e non al suono delle parole scritte in quella lettera, deponendo qualsiasi dispiacere che v’abbia potuto arrecare, dispiacere di cui vi chiedo sincero e filiale perdono.
Ieri ho ricevuto dallo zio una cartolina in cui già mi parlava della vostra andata aCasignana. Riguardo al camice direte a Rosina  e Cata che debbono cucirlo secondo le misure presemi. Solo riguardo al colletto debbono fare diversamente da quanto loro avevo detto. Debbono cioè, anziché fare il colletto, come avevamo stabilito, praticare al suo posto una scollatura come per le cotte, ma molto più stretta. Detta scollatura può avere una larghezza di circa 16 centimetri per lato. Riguardo agli altri lavorucci, possono farli col tempo loro purchè li facciano bene. Fra giorni manderò loro il disegno per un altro corporale e una palla torno a ripetere quanto ho loro scritto, che se non possono fare tutto loro, mandino qualche cosa alla zia Iolanda o si facciano aiutare da altra persona amica.. Questo disegno che manderò potrebbero senz’altro mandarlo a Oppido perché me lo facessero eseguire dalla zia.
Tempo addietro ho mandato anche a Rosina e Cata un giornalino, l’hanno ricevuto? Spero di mandare qualche altro migliore in seguito. Fra giorni scriverò a peppe e allo zio Giuseppino per l’onomastico.
A nome mio e di Ernesto, bacio caramente e abbraccio col più grande affetto, voi, la mamma, Rosina, Cata, Fina, Peppe, Iola, Amalia, gli zii Giuseppino, Michele e la nonna. A voi e alla mamma, bacio pure la mano                                                                     vostro aff.mo    
                                                                                           Ciccillo
P. S. Riguardo alla Messa ormai è questione di mesi, potete quindi star tranquilli, perché tutto, per la fine di luglio o i primi d’agosto, sarà a posto.  Tutto questo peò non lo divulgate se non quando ve lo scriverò e cioè qualche settimana prima dell’ordinazione Sacerdotale. Ho fatto aggiustare la pianeta regalatami da Caterinuzza. E’ riuscita bellissima e preziosa.

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