A Chiara (2021) di Jonas Carpignano è
un film su cui si possono riservare ore su ore di dibattiti tanto è il
coinvolgimento per chi riesce ad apprezzarlo. Il regista italo- americano ha eletto
Gioia Tauro sua terra adottiva e a motivo di essa ci racconta la Calabria, o se
volete, per dirla con parole attuali, la Città Metropolitana di Reggio
Calabria. Importante per portare a termine in modo speciale il film in
questione è la scelta stilistica e la volontà di ritornare alla pellicola,
usando per questo mezzi tecnici leggeri che permettono al regista di stare
sempre al passo, sempre in movimento, degli interpreti, restringendo il campo
visivo, e risaltare la psicologia dei personaggi, senza dimenticare la maggiore resa cromatica. Il lavoro si può facilmente suddividere
in quattro parti, più un segmento centrale che è la vetta più alta raggiunta
nel lavoro del regista: la vita di una famiglia di Gioia Tauro; a Chiara; la
sopravvivenza, l’epilogo. Ciò che non convince è proprio l’epilogo con “la
svolta narrativa poco probabile”. Carpignano con un procedere che riporta alla
lezione di Roberto Rossellini ci mostra la vita di una tipica famiglia
calabrese di neo arricchiti. Il suo
quotidiano, come quello di una qualsiasi famiglia sulla terra, è crescere i
figli nel modo migliore possibile, anche se esse sono tutte ragazze: la scuola,
l’apparecchio odontoiatrico, la palestra, gli amici, i selfie, i diciotto anni
della maggiore di esse, il trend che a volte emerge come kitsch. Chiara
scoprirà presto che tutto questo ha un prezzo. Crescere ha un costo. Il
segmento centrale citato: è il momento decisivo per Chiara, quasi una sorta di
limite tra l’adolescenza e le future sofferte scelte, qui rivediamo Pio Amato
passare dalla ciambra alla maturità,
alla consapevolezza di sé, ad un futuro responsabile.
venerdì 15 luglio 2022
A Chiara [di Jonas Carpignano, 2021]
mercoledì 13 luglio 2022
La valle della sete [di Edward F. Cline, 1935]
domenica 3 luglio 2022
Fuori dalla nebbia [di Anatole Litvak, 1941]
«Se sei nato a Platí, – spiegano con rabbia e rammarico i due poliziotti che da anni indagano nella Ionica, – sei nato sfortunato». «È un po’ come se non potessi prescindere da un destino che t’è toccato e per forza di cose ti nutrissi di una certa mentalità e la facessi tua, perché questa ti hanno inculcato».
"
La parte centrale, quella legata ad episodi di natura delittuosa non aggiunge nulla di nuovo. Per chi si è nutrito di cinema nero americano tali episodi sono visibili, seppur frammentati in opere che vanno da Piccolo Cesare del 1931 (il film citato in apertura è un altro valido esempio) a Traffic del 2000, in quest’ultimo Steven Soderberg ha detto quello che bisognava dire sul tema della droga - anzi voglio ricordare addirittura un film italiano, Alina di Giorgio Pàstina del 1949, siamo in pieno dopoguerra: i trafficanti di droga sono degli inermi valligiani piemontesi che smerciano per sopravvivere la polverina in Francia; senza dimenticare William Faulkner e Cormac Mc Carty sul versante della grande letteratura.
Dalla pubblicazione del citato libro però qualcosa di nuovo c’è: A Chiara di Jonas Carpignano del 2021 e Michele Papalia, che stende sale sulle piaghe.
La
foto è uno sguardo sulla via fratelli Sergi, quando la CASA era ancora piena di odori, suoni, voci, i gerani e le fucsie in fiore, il gelsomino profumato.
giovedì 30 giugno 2022
Strade perdute [di David Lynch 1997]
“Lo stato naturale di queste contrade si stende in una maniera uniforme fino a Gerace, Ardore e Bovalino. A Gerace specialmente è meraviglioso il progresso che fa la coltura degli ulivi. … Nel littorale la parte coltivabile è piana e picciola. … sono rare le gelate nell'inverno, e quasi mai nella primavera. La gragnuola vi è rarissima. In ciò sono ben favoriti questi luoghi dalla natura. … Il flagello maggiore è il subalternismo. Le comunità riguarderebbero come una grazia una nuova tassa quando per mezzo di essa si abolissero i subalterni. L’innocenza si deve comprare e l’impunità è un oggetto di traffico. … L’agricoltura non fa progressi per la scarsezza della popolazione, ... e per l’ignoranza de’ buoni metodi agrari. … Gli strumenti agrari sono imperfetti. L’uso della vanga vi è sconosciuto. Solo nella provincia di Cosenza vi si usa qualche poco. La putatura degli alberi vi è ignota. Per putarsi li gelsi qualcheduno fa venire i potatori da Cosenza. Gli ulivi si lasciano intatti senza putatura. Non si conoscono altri concimi che quelli della stalla. La terra non è profondamente cavata, né bene stritolata, per lo cattivo aratro; principalmente di qui il piccolo prodotto che abbiamo notato nelle derrate. La malattia del verme seguita a fare strazio delle ulive in questa contrada ancora. l trappeti alla genovese vi sono sconosciuti. L’olio generalmente si conserva nelle fosse, in vasi di creta. … si è cominciato ad introdurre l’uso delle cisterne, le quali si fabbricano sotto terra con calce di tufo, mattoni e ferraggine o sia spuma di ferro … e il suo intonaco è impenetrabile. I vini sono spiritosi, ma nell'estate si alterano ed inacidiscono. … Si conservano o in botti di castagno o in vasi di creta. ... Le campagne generalmente sono aperte, specialmente nelle marine … non perché fossero soggette a servitù, ma … contribuisce a ciò anche il mal costume: si portano a pascolare i porci e le capre indistintamente in ogni luogo o chiuso o aperto. Questi animali devastano le coltivazioni e formano un altro grande ostacolo all’agricoltura. La moneta è scarsissima, specialmente dopo il tremuoto. … l macelli in questa contrada sono mal provveduti. L’inverno solamente non manca la carne porcina, la quale però è cara. Quella di vaccina e scarsa e cattiva. In questa contrada e generale la sulla spontanea, della quale si fanno uso tutti gli animali. … Si vuole tanto sostanziosa anche secca da bastare a supplire all’orxo. Non si conosce il falcione … ma una semplice falce imperfetta. Gli ortaggi sono scarsi e si fanno solamente per uso de’ particolari. Solo Roccella ha circa 30 barche pescherecce. … Nell'inverno sono provvedute queste contrade di pesca da' pescatori del Golfo di Napoli e della riviera di Reggio. Nell'estate si sta senza pesce. Le marine non sono custodite … Le torri e le case de’ cavallari sono state in buona parte rovinate distrutte da' tremuoti, né si è dato ancora principio a restaurarle. La spiaggia è aperta ne ha fortificazione di sorte alcuna. … Il prodotto della seta in Gerace è di circa 8.000 libbre: quella rivelata è di 4.000. Si può considerare il controbando della seta per una metà della raccolta. ... Il costume di questa contrada e di esser ostinati e vendicativi. Il popolo per le oppressioni che soffre e meno facinoroso di quello dovrebbe essere. ... Una delle principali cagioni degli omicidi è la gelosia, figlia della rozzezza de’ costumi. Gli omicidi o sono rissosi e nascono da ubbriachezza, o sono premeditati e nascono da gelosia e da odio. I furti, le crassazioni sono comuni. I miliziotti sono nella maggior parte i primi facinorosi. Le scorrerie de’ malviventi nelle campagne sono generali. Quasi tutti i miliziotti sono i più facinorosi della provincia perché i delinquenti ed i debitori adottano questa professione e vengono garantiti da’ comandanti in disprezzo delle leggi. Con ciò restano impuniti i delitti, quali crescono ogni giorno. La mendicità è scarsissima. L’ozio, il giuoco, la mala fede è generale. Gli esposti non sono frequenti, ma sono relativi al costume della contrada, geloso e che punisce tali falli delle donne colle armi. … Non vi sono Ospedali. Solo in lsca c'è una scuola pubblica di lettere umane, latina e leggere e scrivere. Il maestro ha 40 ducati l’anno. … Le malattie costituzionali si sentono nel cader della estate e nell'autunno. Sono febbri terzane e putride biliose, alle quali è soggetta la gente di campagna principalmente. … La durata più lunga ordinaria della vita è fino a 70 anni. La contrada e dunque più sana del Marchesato. L’inoculazione comincia a farsi generale. A Gerace si fa fino dalle donne. Le femmine si maritano alli 18 anni, gli uomini a' 20. Delle donne pochissime restano senza marito. Le pinzoche sono numerose, ... nel giorno della Croce e più nella Settimana Santa usano flagellarsi a sangue per le strade e per le chiese, né vi si e potuto por freno da’ vescovi e dalle leggi. L’uso però va rendendosi meno comune. l galantuomini ed i preti anche sogliono flagellarsi. Usano ubriacarsi prima, per rendersi insensibili alle sferzate. … Non vi sono osterie di sorte alcuna. Prima i conventi esercitavano l’ospitalità e la loro soppressione è un danno per coloro che viaggiano”.
Giuseppe Maria Galanti (1743 – 1806), Giornale di viaggio in Calabria, Napoli, 1792
Il
testo sopra riportato l’ho ricavato dal libro del professor Pino Macrì Uomini,
economia e fiscalità in una Terra in Calabria Ultra. Bovalino nel Catasto
Onciario 1742- 1745). … la
pesante remora del feudalesimo incatena ancora
l’intera comunità lasciandole appena lo spazio per respirare. È in questo frangente
che l’illustre viaggiatore si inoltra nelle terre del Circondario di Gerace rimandandole
a noi 230 anni dopo intatte perché possiamo farci un’idea del nascere ed ivi
insediarsi un malessere ancora oggi difficile da negare.
venerdì 24 giugno 2022
Di padre in figlio [di Vittorio e Alessandro Gassman 1971]
Storia
del fondo Sfalassi(secondo
don Luigi Gliozzi)
Per testamento di
Gliozzi Arciprete Filippo venne lasciato a Gliozzi Francesco fu Domenico ed
Arcuri Filippo. Per divisione fondiaria l’intiero fondo spettò a Gliozzi
Francesco fu Domenico.
Per donazione
fatta da Gliozzi Francesco fu Domenico ai figli Serafina, Luigi ed Ernesto atto
(notaio) Febbo 21 – 4 – 1899. Per divisione atto Febbo 12 – 7 – 1904 l’intiero
fondo spetta a Gliozzi Ernesto fu Francesco*. Per divisione 26 novembre 1933
atto “Petroli” Gliozzi Ernesto fu Francesco donava al nipote Gliozzi Francesco
di Luigi l’intiero fondo Bianco 4 dicemmbre 1933 trascritto addì 2 dicembre …
Ardore 21 maggio 1935riportato al n° del Catasto 4353 Sez C n. 624 – 325 – 626 £
7 . 74
Per vendita notar
Barillaro 4 giugno 1935 Gliozzi Francesco di Luigi vendeva a Gliozzi Luigi fu
Francesco vendeva un apprezzamento di are sei limitato dallo stesso venditore
tanto in presso della Strada Nazionale per £ 400 “aratoria”.
Registrato a …? Il
5 giugno 1939
Trasmesso a Reggio
Cal. Il 6 giugno 1939 in apertura
*https://iloveplati.blogspot.com/2022/05/il-mio-domani-di-marina-spada-2011.html
domenica 19 giugno 2022
L'istruttoria è chiusa: dimentichi [di Damiano Damiani 1971]
Do you believe in justice, Judge?
René Claire, And Then There Were None (Ten Little Indians Went Out To Dine …), 1945
Solo io posso giudicarmi. Io so
il mio passato, io so il motivo delle mie scelte, io so quello che ho dentro,
io so quanto ho sofferto … io nessun altro. Oscar Wilde
Potranno tagliare tutti i fiori
ma non fermeranno mai la primavera.
Pablo Neruda
La cultura rende un popolo
facile da guidare, ma difficile da trascinare. Facile da governare, ma
impossibile a ridursi in schiavitù.
Henry Brouham
Varie
e molteplici sono le citazioni a cui ricorre Antonio Papalia (classe 1975),
dalle Sacre Scritture a William Shakespeare ad André Gide, dentro il suo ultimo
lavoro letterario e visivo: Stanze chiuse
riflessioni dall’oscurità, 2000, BookSprint Edizioni*. I lettori platiesi,
urbi et orbi, l’hanno ignorato preferendo i facili titoli da caffè. Un po' filosofo, un po' sognatore,
fervente religioso. Dentro l’Istituzione che lo detiene, in solitudine e per
necessità, corrisponde con il Cielo ed i terreni mortali da Sant’Agostino a
Rutka Laskier, ad Alan Kurdi, spesso con il proprio figlio, il proprio padre.
Tempo e spazio, infinito il primo, esiguo il secondo: la cella, "l'aria", la biblioteca.
Dentro quest'ultima comincia la sua rinascita. “Iniziai
a leggere qualche libro, o almeno tentavo,. Non capivo e non ricordavo nulla di
quello, che leggevo, e allora cominciavo daccapo lo stesso libro, lo stesso
capitolo, la stessa pagina, fino a quando non avevo compreso una piccola parte
di quello che leggevo. Le prime volte era come se la testa dovesse scoppiarmi,
ma poi, passo dopo passo quando chiudevo il libro e iniziavo a ricordare qualcosa,
in qualche modo ero felice … Non mi importava cosa leggevo, anche perché non
potevo avere chissà quale imbarazzo di scelta circa gli autori o le cose in
genere… A arte il fatto che di autori non conoscevo alcuno, non avendo mai sino
ad allora letto un libro”. A seguito dell’accanita lettura nasce l’esigenza
dello studio, licenza di scuola media inferiore, diploma e studi universitari,
questi ultimi non del tutto portati a termine. Da qui la consapevolezza di
essere qualcuno, seppur vittima di un sistema che ignora i diritti umani. C’è
da rilevare che il lavoro editoriale, su cui uno scrittore fa sempre affidamento,
è a dir poco scadente essendo mancate da parte della casa editrice la revisione
e una giusta presentazione, per non tacere sul lavarsi le mani in sede di
responsabilità che non impegnano l’editore, lasciando all’autore le opinioni
come nuove possibili sanzioni da Giudice Istruttore.
giovedì 16 giugno 2022
Scarpe grosse [di Dino Falconi 1940]
giovedì 9 giugno 2022
Il dono di Dio [di Gaston Kaboré, 1982]
UN FIORE
assunto a l’ara del Signor. Te chiama
al tempio la santa
madre, che se non ami, sempre t’ama.
Oggi, solenne istante,
È momento di vita esultatrice
Per Te, giovane amico:
Salve! Di Dio Ministro: a Te felice
Del Vas d’elezione
Sia l’improba carriera, militante:
grazie, sempre doni
il Signor ti conceda ognor costante.
Sorridano del cielo
Ai giorni tuoi le stelle, il tuo cammino
Di fiori sia interciuto
E miri di Gesù sempre al divino
Labaro, che del tempo
La patina disprezza, e dei delubri,
La cupola illustrando,
I nemici di Dio sfida, colubri.
Tu da la polve ai sacri
Altari ormai avviato da la mano
Vescovile di Locri
E dal padre, che a sé non tolse invano
Il pane, ahi! poveretto,
Per la scola che a Te de’ chiostri sana
Cultura benedetta
Dette a la tutelare ombra di arcana
Celeste, educatrice
Virtù del gran seguace d’Aquinate,
Mangeruva* profondo,
De’ due mondi al Leone degno frate,
Tu, che al mio cor sei caro,
accetta, se non altro, di mia lira
malferma, ma sincera,
l’inno, che vola a Te, e a Te sospira! …
Oggi sul viso brilla
del padre tuo la gioia che pur senti:
Padre che i nostri cari
Padri, a l’are devoti, tra le genti
Seppe imitar, creando
Te sacerdote, a mezzo del salire
E scender le scale
Or ti rallegra, amico:
altare, croce e calice, che insegna
son di Cristo nel mondo,
t’attendono, di Cristo anima degna.
Però, sui pulvinari
Non poserai tranquillo senza il grido
De la colpa, il tuo core.
Se questo non sarà sempre a Dio fido.
Sempre innocente, scevro
D’ipocrisia, come oggi puro ascende
L’altare che t’invita
A l’ostia. Che d’amore il cor t’accende.
Di stelle circondata,
Col viso irradiante più del sole,
Di là de l’universo
Oggi la mano a te, senza parole,
Porge sposa divina:
La tua pur stendi: affrettati: di cielo
Oggi son le tue nozze,
Coronate, di rose d’Evangelo.
Sebbene pur mortale
Tu sia, uffiziando, a Te davanti
Il popolo non vedi
Che si prostra? Non vedi che de’ Santi
Il compito t’eleva?
Di te chi mai più nobile è su questa
Aiuola, sempre in diro?
Iddio non senti in seno in tanta festa?
Chi più di Dio t’innalza?
Chi più di Dio su l’orme della Fede
A camminar t’inspira?
A convertir la gente che non crede?
Guarda: darwiniana
Turba contro di Dio grida e ride
Di quelle nozze sacre:
stolta, che i sacerdoti invano irride! …
di Dio col nome sprezza
questa turba, che uccise la morale,
la libertà di Cristo,
che di Roma, del mondo capitale
Cattolica, le zolle
Fin profanò, le ceneri insultando,
L’urna di Pio adorata,
Onorevoli ladri pur creando …
Sprezza l’alato Dio:
Il popolo rispetta: ma da questo
Mostro, che fa che l’uomo
Ora un Dio, ora fango, lungi il resto …
Core astigiano e sensi
Generosi coi tuoi nemici adopra;
non cedere la schiena
a chi da l’alto in basso guarda ed opra.
Il Signore ti guardi:
Come quest’ore, che oggi Ei benedice,
Passi il tempo, che vola,
E scorra sempre a Te, sempre felice.
Platì, 7 Aprile 1895
Dottor Papalia Vincenzo
Don Francesco Mittiga era nato a Platì il 22 giugno 1872 da Nicola, sarto e da Mariantonia Gliozzi tessitrice. A detta della zia Amalia don Francesco abitava nella via Fratelli Sergi. Nella foto l’abitazione sopra la la scalinata.
*Mons.
Francesco Mangeruva era nato a Sinopoli il 9 gennaio 1823. Fu ordinato
sacerdote il 20 settembre 1845 e salì sulla cattedra di Gerace il 9 maggio 1872
che conservò fino alla sua morte avvenuta l’11 maggio 1905.
venerdì 3 giugno 2022
Resurrezione - reup dieci anni dopo
Se lo zio Ciccillo mi ha impresso
l’amore per la musica quello per i libri lo devo a papà Ciccillo, tutt’e due
quest’anno ne avrebbero avuti 114 di anni. Queste passioni sono rimaste sopite
e superate per una passione che definirei vitale: quella per il cinema che devo
allo zio Peppino , u mutu i barva e a
Mimmo Addabbo. Musica e lettura resurrexit per merito di due incontri che feci
negli anni che si susseguirono alla maturità scolastica. A parte libri e
libricini di preghiere della mamma, l’unico libro che ricordo in casa, a Platì,
è Resurrezione di Lev Tolstoi – mi piace scriverlo
così, né alla russa con la J che sembra un’appendice felina,
né all’americana con la Y yankee -.
E’ sulla scrivania di papà, nel
retrobottega, che, poi, era ancora una parte della bottega: di fronte, dove
stava seduto papà, la scaffalatura conteneva le scarpe in vendita, alle spalle
c'era di tutto, dai chiodi di tutte le dimensioni alle cartucce, piombo &
polvere da sparo per i cacciatori.
Papà, è stato, nei tempi
prima dell’entrata in casa della televisione, il lettore della famiglia
- è stato anche un ascoltatore della radio (alla sinistra della
scrivania), la sua passione erano le opere liriche -; molto spesso, dopo cena,
leggeva per gli adulti di casa, dapprima per il nonno, la nonna e le sorelle ancora
signorine, e dopo sposato si aggiunse la mamma, ma già mancava qualche sorella
andata sposa di mariti venuti da fuori. Poco prima di venir meno la zia Amalia
mi ha detto che papà leggeva di tutto, eppure non superò mai la terza
elementare. Qui a Messina preferiva gli editoriali del direttore della
Gazzetta del Sud, il quale col suo anticomunismo alla messinese infusogli dal
suo padrone/padrino/allevatore, Bonino, il re della molitura, lo faceva
arrabbiare e gridare, indirizzandogli, “bestia”!
Quel titolo, Resurrezione,
non l’ho scordato mai: nella copertina del libro era scritto di colore rosso,
in corsivo, di traverso, da sinistra verso destra, dal basso verso l’alto, con
sopra un volto dolorante d’uomo - un Cristo? -.
Ho aspettato anni prima di cominciare
a leggere Tolstoi, e l’ho letto tutto. Devo dire che ho cominciato al momento
giusto con Anna Karerina. Guerra e Pace è il libro
da leggere e rileggere: del resto Cormac Mc Carthy, come ai suoi tempi
Dostoevki, lo definiscono il più grande mai scritto, superiore alla Bibbia e. fidatevi, è così! Mio malgrado,
quello che preferisco è I Cosacchi, una cosetta rispetto all’altro,
ma per dirla con Marcel Proust: “sono le opere da niente che ci fanno
addentrare nei gradi capolavori di uno scrittore”.