«Se sei nato a Platí, – spiegano con rabbia e rammarico i due poliziotti che da anni indagano nella Ionica, – sei nato sfortunato». «È un po’ come se non potessi prescindere da un destino che t’è toccato e per forza di cose ti nutrissi di una certa mentalità e la facessi tua, perché questa ti hanno inculcato».
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Avendo di già usufruito del
meglio dell’estate – caldo, freddo, pioggia, umido, insetti (e mosche
cavallone), melanzane, pomodori e peperoni andati a male, fagiolini che
dormono, zzipanguli bruciati dal
sole, incendi … mi sono trasferito in quel di Buccinasco, la Platì del terzo
millennio … dicono!
Chi si vorrà
avventurare a scrivere un’obiettiva storia di Platì è bene che tenga conto di Buccinasco La ‘ndrangheta al nord di
Nando Dalla Chiesa e Martina Panzarasa edito per Einaudi nel 212. Il suo valore
sta nell’indagine sociologica e socio-politica portata avanti con sobrietà e
documentazione dagli autori; se ad incominciarlo si rimane infastiditi alla
fine è la resurrezione quella che subentra. Da oggi in poi il testo e la relativa
indagine sono da superare e rivedere per non rimanere aggrovigliati nelle
maglie della soffocazione: “una ragione …
più necessitata che volontaria … destinata a rivelare nel tempo i suoi benefici
effetti”. Il libro di Dalla Chiesa e Panzarasa è da considerarsi come una
sorta di zibaldone vista la mole di testi e documenti citati. Di fatto sta che
è anche un valido aiuto per capire la Storia di Platì, anche per non sottacere
il lato noir di avvenimenti scaturiti
nel passato vuoi o non vuoi da malesseri di vario genere che vanno dalla lotta
per la vita o per la dignità della persona.
La parte centrale, quella legata ad episodi di natura delittuosa non aggiunge nulla di nuovo. Per chi si è nutrito di cinema nero americano tali episodi sono visibili, seppur frammentati in opere che vanno da Piccolo Cesare del 1931 (il film citato in apertura è un altro valido esempio) a Traffic del 2000, in quest’ultimo Steven Soderberg ha detto quello che bisognava dire sul tema della droga - anzi voglio ricordare addirittura un film italiano, Alina di Giorgio Pàstina del 1949, siamo in pieno dopoguerra: i trafficanti di droga sono degli inermi valligiani piemontesi che smerciano per sopravvivere la polverina in Francia; senza dimenticare William Faulkner e Cormac Mc Carty sul versante della grande letteratura.
Dalla pubblicazione del citato libro però qualcosa di nuovo c’è: A Chiara di Jonas Carpignano del 2021 e Michele Papalia, che stende sale sulle piaghe.
La parte centrale, quella legata ad episodi di natura delittuosa non aggiunge nulla di nuovo. Per chi si è nutrito di cinema nero americano tali episodi sono visibili, seppur frammentati in opere che vanno da Piccolo Cesare del 1931 (il film citato in apertura è un altro valido esempio) a Traffic del 2000, in quest’ultimo Steven Soderberg ha detto quello che bisognava dire sul tema della droga - anzi voglio ricordare addirittura un film italiano, Alina di Giorgio Pàstina del 1949, siamo in pieno dopoguerra: i trafficanti di droga sono degli inermi valligiani piemontesi che smerciano per sopravvivere la polverina in Francia; senza dimenticare William Faulkner e Cormac Mc Carty sul versante della grande letteratura.
Dalla pubblicazione del citato libro però qualcosa di nuovo c’è: A Chiara di Jonas Carpignano del 2021 e Michele Papalia, che stende sale sulle piaghe.
La
foto è uno sguardo sulla via fratelli Sergi, quando la CASA era ancora piena di odori, suoni, voci, i gerani e le fucsie in fiore, il gelsomino profumato.
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