… forse ti sta di fronte e non lo riconosci – perché sorride come un ANGELO … ma dagli in mano una colt .. ed è il DEMONIO … (iscrizione posta in testa al film in questione)
IL DISERTORE
"Sono come un ontano del fiume, le mie radici sono fisse e profonde" Mikio Naruse, 1958
… forse ti sta di fronte e non lo riconosci – perché sorride come un ANGELO … ma dagli in mano una colt .. ed è il DEMONIO … (iscrizione posta in testa al film in questione)
IL DISERTORE
Al momento della scansione non afferravo il significato di queste foto. Alla fine sono arrivato ad una scoperta. E’ l’addobbo, dovuto all’estro fantasioso dello zio Ciccillo, dell’altare della Chiesa del SS. Rosario per il Giovedì Santo, con relativo presepe pasquale; è una rappresentazione, quest’ultima, unica nel suo genere e forse mai ripetuta in Platì o altrove. Per riallacciarmi al quanto mai pertinente film del titolo, La recita della Passione, si tratta di una messa in scena quasi rudimentale, proprio come le prime rappresentazioni dei Lumière, in un’epoca precedente allo strapotere della televisione che porterà ai presepi viventi e alle sfilate ora carnevalesche del Venerdì Santo.
Testo: Gino
Edizione: Rosalba
NOTA: Il supporto fotografico è un negativo 4X6 in ottimo stato di conservazione databile alla seconda metà degli anni 50'.
Composizione partecipante alla Prima edizione - 2017 - del Premio Letterario Ernesto Gliozzi.
"When you're in the middle of a story, it isn't a
story at all, but only a confusion, a dark roaring, a blindness, a wreckage of
shattered glass and splintered wood, like a house in a whirlwind, or else a
boat crushed by the icebergs or swept over the rapids, and all aboard are
powerless to stop it. It's only afterwards that it becomes anything like a
story at all. When you're telling it to yourself or to someone else.”
Quando sei nel
bel mezzo di una storia, non è affatto una storia, ma solo una gran confusione,
un oscuro ruggito, una cecità, un relitto di vetro frantumato e legno
scheggiato, come una casa in una tromba d'aria, o una barca stroncata dagli
iceberg o travolta dalle rapide, mentre tutte le persone a bordo non possono
fermarla. È soltanto in seguito che diventa un qualcosa come un racconto del
tutto. Quando lo racconti a te stesso o a qualcun altro.
Margaret Atwood, Alias Grace (L’altra Grace), 1996
Altre volte il cinema è venuto
utile per sviluppare un tema. Molto più della novellistica entra in
sintonia/sinergia con queste pagine. Ora è la volta di Stories We Tell film canadese del 2012 di Sarah
Polley. Sorprendente è il particolare sguardo della stessa autrice/regista,
in bilico tra l’estasi e il coinvolgimento. Sarah Polley, quando l’ha girato,
di anni ne aveva trenta tre ed era alla ricerca di sé stessa, del suo DNA
genetico. Lo fa raccontando la storia di sua madre Diane, una donna impulsiva e
poco conforme a quanto la circondava, andando a coinvolgere i propri familiari
e quelli che con la madre hanno avuto contatti di lavoro. È un peccato svelare
tutto il coinvolgente film, un falso documentario rivestito di finzioni, girato
con mani esperte, con la struttura di un classico giallo americano: Raymond
Chandler incontra James Ellroy, a dispetto di quanto quest’ultimo pensasse del
primo.
Ma ora andiamo a noi e qui sarò
breve anzi brevissimo. Sostituite Sara Polley con daplatìaciurrame e la madre con Platì ed i quattrocento anni e passa di
storia, fermo-immagini di documenti e immagini relativi a fatti minimali e popolo,
che in questo frattempo hanno percorso il paese e le rive del Ciancio
diventeranno un libro: I LOVE PLATÌ!
In other
instances, Cinema has been useful in developing a theme. It comes into
tuning/synergy with these pages. And it is the case of Stories We Tell, a
Canadian movie by Sarah Polley. Hers is
a striking gaze teetering from extasy to involvement. Thirty-three year old Sarah Polley was, at the time
of shooting, in search of herself, of her genetic DNA. She tells her mother
Diane’s story, an impulsive ad unconventional woman, and she calls in relatives
and work contacts. It would be a shame to unveil the narrative of this
captivating movie. It is a false documentary lined with simulations, film with
expertise, using the structure of an American thriller where Raymond Chandler
meets James Ellroy, no matter what le latter thought of the other.
But let us
address our focus in a very short manner: replace Sara Polley wth daplatìaciurrame and her mother with Platì,
then the four hundred or more years of history, still-frames of documents
related to petty events and people, that have in the meantime crossed the roads
of the town and the shored of river Ciancio have become a book: I Love Platì!
AL CENTRO DELLE IMMAGINI TRATTE DAL FILM DIANE E SARA POLLEY.
IL TESTO IN INGLESE E' DI ROSALBA.
Buon giorno Luigi,
Ho letto con interesse il tuo libro (...); mi è parso un lavoro originale anche per
il costante richiamo ai titoli dei film che forse meritava qualche
delucidazione in più.
Dal testo si coglie il forte amore per il paese
natio anche al di là del
tempo, come si evince dai ricordi personali, dalla
rievocazione storica
di vari avvenimenti (l'alluvione, la prima guerra
mondiale ecc.), dal
divertente recupero della cucina locale fatto da
Maria, dal nostalgico
ricordo del 1° maggio, dal desiderio di una
rinascita di valori civici
ed etici auspicato da alcuni concittadini. Mi è
anche molto piaciuta la
parte inerente il lavoro delle donne dedite alla
tessitura di filati
tratti dalle ginestre e dai bachi da seta. Anche
qui in Friuli si è
praticato già anticamente l'allevamento dei bachi
da seta che spesso
hanno rappresentato (assieme all'essicamento del
tabacco) una forma di
resistenza alla miseria diffusa. Poi, nel corso
del '700 iniziò una
vera e propria produzione industriale della seta,
sviluppata dall'impero
asburgico dal 1797 fino al 1866 e proseguita sotto
i Savoia. Anche qui
il lavoro in questo ambito era prevalentemente
femminile.
Il libro quindi mi ha colpito e mi ha fatto
trascorrere piacevoli ore di
lettura in questo periodo di reclusione causa
Covid! Un solo piccolo
appunto: forse potevi aggiungere un riepilogo
storico delle vicende di
Platì da quando è sorta ai giorni nostri per far
capire al lettore
l'evoluzione di questa cittadina.
Ti saluto caramente e ti auguro buon lavoro per le
tue prossime fatiche
letterarie
Gina
Un contributo della professoressa Gina Misdaris di Udine, altre volte collaboratrice indispensabile per queste pagine.
La foto in apertura è di Giuseppino Mittiga, Medico Chirurgo.
In libreria I Love Platì, un atto d’amore di Luigi Mittiga che ha raccolto testi e fotografie nei confronti di tutto ciò che è luogo e di tutto ciò che è cinema, tra personaggi formidabili e scovati in una terra che è tutta e nessuna e cento adorati film tra uomini a loro modo eterni e le rughe cinematografiche e sapienti di Sergio Leone e del miglior Clint Eastwood attore mitologico e regista straordinario. Mittiga canta e finisce con l’essere coi propri testi, quasi suo malgrado, autore, canta il tempo ritrovato.